Berlusconi si dimette, tocca a Prodi
A quasi un mese dalle elezioni politiche, il governo Berlusconi si dimette. Il premier ha finalmente annunciato ai suoi ministri le dimissioni del governo e, al termine della breve riunione del Consiglio, ha lasciato palazzo Chigi per recarsi al Quirinale. Le sue dimissioni aprono la strada all'incarico a Romano Prodi che spera di non dover aspettare l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica per riceverlo. «Si tratta di un passaggio ovvio, è un obbligo e una necessità», ha commentato Prodi. «La democrazia va avanti, a volte si muove un po´ lentamente, ma si muove». «Spero che la mancanza di un governo non si prolunghi per troppo tempo. Confido anche nella possibilità tecnica di avere uno scambio di informazioni e di consigli necessari in questi casi», ha aggiunto Prodi.
I tempi per la formazione del nuovo governo si intrecciano con quelli dell'elezione del prossimo presidente della Repubblica e con le ambizioni del partito maggiore della coalizione di centrosinistra, i Ds. Il mandato di Carlo Azeglio Ciampi si conclude il 18 maggio e le Camere dovrebbero essere convocate per l'elezione del suo successore entro il 13 maggio. La Costituzione dice che l'incarico per la formazione dell'esecutivo spetta al capo dello Stato sentiti i presidenti delle Camere, gli ex presidenti della Repubblica e i leader dei gruppi parlamentari.
Se entro questa settimana si formassero i gruppi parlamentari e venissero eletti i loro presidenti Ciampi avrebbe in teoria il tempo per affidare l'incarico a Prodi, ma non è sicuro che il governo avrebbe il tempo per ottenere la fiducia delle Camere entro il 13. Ma è stato lo stesso Ciampi ad escludere tempo fa questa ipotesi dicendo che l'incarico sarebbe stato dato dal suo successore. A questa scansione di tempi Quirinale-Governo si attiene anche l'opposizione, per la quale deve essere il nuovo presidente della Repubblica ad affidare l'incarico per la formazione del nuovo esecutivo.
I Ds sono rimasti fuori dagli incarichi istituzionali dopo che le presidenze di Camera e Senato sono andate rispettivamente al leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti ed all'esponente della Margherita Franco Marini. Gli osservatori accreditano tra le ipotesi la candidatura ancora non ufficiale del presidente dei Ds Massimo D'Alema alla presidenza della Repubblica. Contro la candidatura di D'Alema ha già tirato un muro Berlusconi che minaccia una «opposizione dura e totale, non soltanto nelle aule». Altri candidati dei Ds, ma al momento considerati meno forti, potrebbero essere il senatore a vita Giorgio Napolitano e Anna Finocchiaro, senatrice siciliana che viene anche accreditata di vari ministeri nel toto-ministri. D'Alema, che ha ceduto la Camera a Bertinotti, potrebbe aspirare in un ministero di grande prestigio, come gli Esteri. I Ds potrebbero quindi essere interessati a giocare la partita del Quirinale prima della formazione del governo per essere certi di vedere soddisfatte le loro richieste.