Allora, la mia impressione è che tu parta da presupposti condivisibili ma per poi tendere a guastare un discorso che, con qualche correzione, sarebbe invece sottoscritto da molti...Originariamente Scritto da Galaad
E' chiaro che una notizia come quella di apertura appartiene più alla cronaca che alla politica (se non marginalmente, potendosi semmai discutere de iure condendo nel senso della politica criminale) e che le riflessioni da sviluppare dovrebbero piuttosto propendere verso il "perché" nascano situazioni del genere (dovere di ogni buon criminologo) e verso il "cosa fare" in presenza di esse...
Per quel che riguarda il primo aspetto io direi che ammazzare un gatto a calci è quanto meno sintomo di mal di vivere, di una situazione di squilibrio esistenziale (non riesco a immaginare uno che sta bene con se stesso e che fa cose del genere)... ma anche di pulsioni eterodistruttive a sfondo sadico (emerse, in tal caso, nel gruppo) che andrebbero opportunamente attenzionate non potendosi escludere che siano preludio ad altri gesti di orientamento simile ma diretti verso obiettivi umani...
Per quel che riguarda il secondo aspetto, tralasciando ovviamente sanzioni tipo pena di morte, linciaggio ecc. (anche se umanamente comprendo la rabbiosa spinta emotiva di chi le invoca), mi sembra chiaro che una contromisura proporzionata deve esserci... Prendere a calci un gatto, come dici tu, è per l'appunto prendere a calci un gatto... Né più ma neanche meno di questo... E se può apparire paradossale che, per esempio, uno definisca "liberatori" quelli che lanciano uranio impoverito sulla gente salvo indignarsi per la vicenda del micio, altrettanto vero è che il peggio non giustifica il male... E che una forte dose di gravità, connaturata all'ingiustizia intrinseca del fatto, esiste comunque e - fermo restando che al mondo capita anche di peggio, questo lo sappiamo - come tale va evidenziata... Senza esagerare in un senso, ma neanche nell'altro sminuendo qualcosa che è e resta orribile...
E allora, realisticamente, che si fa? Io dapprima valuterei la personalità di tutti questi soggetti e se ce ne fossero i margini, anche considerata la giovane età, avvierei un percorso obbligatorio di sensibilizzazione e recupero che, se fatto bene, sarebbe la cosa migliore anche per dare un senso al sacrificio del gatto e prevenire la reiterazione del crimine (comprendere il male che si è fatto è la ricetta migliore per evitarne ancora)... Contemplerei, tuttavia, sanzioni ben più pesanti per i recidivi o per reati affini come il mostruosamente cinico abbandono di animali per strada causa partenza per le ferie (pericoloso anche per gli uomini, alimentando il randagismo).