Il rifiuto di Ciampi interessa sotto vari aspetti, che qui sintetizziamo.
E' quasi un aneddoto fiabesco, quanto si stava preparando per la sua rielezione: sembra che alla terza scheda in suo favore, i deputati riuniti con i governatori delle Regioni, si sarebbero alzati ad applaudire: una riconferma per acclamazione! Con questa premessa, se a me nota certamente giunta anche ai suoi nobili padiglioni auricolari, solo Carlo "Aurelio" Ciampi poteva impartirci questa lezione di democrazia e umanità: un partigiano dal profilo professionale altissimo e con uno spirito di servizio assai raro, non solo in Italia, un orgoglio da esporre al mondo.
Lo scenario che si apre vede a contendersi il Colle candidati rispettabili, ma anche criticabili: Letta, Amato, D'Alema.
Innazitutto su Letta occorre chiedersi come mai l'ex premier l'abbia proposto, visto che non è mai stato in ruoli istituzionali di assoluto rilievo e visto che - pur sapientissimo tessitore politico - non ha mai avuto la necessaria visibilità internazionale, né la storia costituzionalista pretesa. Una risposta può trovarsi se - escluso lui stesso - l'ex premier può permettersi di bruciare Letta, per far sbocciare il nome di Casini.
Su Casini occorre il seguente inciso, da tenere a mente. Perdente (per ora) nella corsa al Colle, egli desidera ricostituire un grande partito di centro e si rende conto di poterlo fare solo a danno di Forza Italia. Ragion per cui tende a spingere l'ex premier nell'importantissimo ruolo economico di derivazione, promuovendolo ad eminenza grigia del centro destra: lo stesso ruolo che Gianni Agnelli ricoprì, per la sinistra. Riprenderemo questo inciso in seguito.
Veniamo ad Amato. E' certamente ricordato per esser stato a capo di un governo assai difficile, quello del risanamento, della svalutazione e del noto balzello del 6 permille (firmato Barucci). Mai criticato abbastanza per aver convissuto con lo schema Craxi, senza denunciarne gli abusi ed i danni che avrebbero portato dalla distruzione del suo partito. Tentò (proprio con D'Alema) la cosiddetta "cosa", proponendosi di rifondare la sinistra: si sono persi gli esiti di quei ragionamenti. Infine è coautore della Costituzione Europea: peccato che questa sia stata bocciata un po' ovunque.
Eppure bisogna dargli atto della conoscienza costituzionale ben più che sufficiente, della capacità politica elevatissima, oltre che di godere della necessaria stima internazionale.
Massimo D'Alema. Un politico che ancora bambino, fu definito "il migliore" addirittura dal "migliore" stesso: Palmiro Togliatti.
Amato oltre misura, quanto odiato per la sua apparente arroganza, D'Alema sta giocando la sua partita con una abilità superiore alle attese. Rinunciando ad una delle Camere, ha messo il tassello per ottenere il voto dell'Ulivo, di Rifondazione, del PdCI. Lasciando scorrere il tempo - come desiderava tutta la CDL - arriva alle elezioni del Colle prima della nomina del governo. Insomma RnP, Udeur, Verdi e IdV, possono anche provare ad eccepire sul suo nome, ma poi nulla avranno a che pretendere in tema di Ministeri con portafoglio.
Perfino l'ex premier - al di là delle parole in pubblico - ben sa che se si potrà permettere di telefonare a qualcuno, con la speranza di essere ascoltato e senza il timore di intercettazioni, quell'uomo è D'Alema. Ciò potrebbe aprire il discorso a consensi (segreti o sottobanco che siano, insomma come vogliamo definire il fenomeno contrario ai "franchi tiratori"?).
Ed infine riprendiamo il tema Casini. Perfino all'UdC in fin dei conti converrebbe questa elezione. Un'eminenza grigia al Colle, per la sinistra; una (ascoltata) eminenza grigia a destra: il miglior viatico alla Rifondazione di Centro, per poi tirare le somme tra sette anni.
Informauro