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estewald
ROMA - Cosa ci faceva l’altra notte Casini a passeggio con ...
ROMA - Cosa ci faceva l’altra notte Casini a passeggio con Parisi per le stradine del centro di Roma? E cosa voleva dire ieri Prodi quando - prima di ringraziare D’Alema davanti ai grandi elettori dell’Unione - ha detto ai suoi di essere «molto soddisfatto del lavoro svolto da Rutelli e Boselli»? Sono passati otto anni dal «complotto» che scalzò il Professore da Palazzo Chigi, e non a caso Cossiga usa oggi lo stesso termine per raccontare «la manovra» che ha impedito al presidente dei Ds l’ascesa al Colle. Perché non c’è dubbio che di una manovra a tenaglia si è trattato, altrimenti non si spiega come mai in Transatlantico l’azzurro Grillo - polista dalemiano - accusava «quei cogl... dell’Udc, la cui priorità era di fregare Massimo». In realtà era anche l’obiettivo di Fini, che insieme a Casini ha attivato un canale riservato con Rutelli. Il presidente dei Dl è considerato il vero vincitore della sfida, e un mariniano doc come il senatore Bruno gli riconosce i meriti: «Sembra di rivedere il vecchio Forlani». Fini e Casini hanno collaborato alla manovra anti-dalemiana, e il leader di An ne spiega i motivi: «Il presidente dei Ds ha commesso molti errori. Il più grave però l’ha compiuto Fassino con l’intervista al Foglio . Lì si presupponeva la nascita di una diarchia tra Quirinale e Palazzo Chigi, che ha messo in allarme Prodi. Era uno schema semi-presidenziale di tipo francese. Ma qui siamo in Italia». Il primo risultato è stato raggiunto, «e con un D’Alema desideroso di rifarsi - secondo Casini - prima o poi Prodi sarà destabilizzato». Ma i due leader della Cdl hanno fallito l’altro obiettivo: far convergere tutta la coalizione su Napolitano.
Sul ponte del Polo sventola la scheda bianca, un modo per evitare che la spaccatura assuma i contorni di una crisi. Il fatto è che si sono subito riprodotti gli schemi della scorsa legislatura: da una parte l’asse Berlusconi-Bossi, dall’altra i centristi e la destra, a loro volta segnati da contrasti interni. Perché Fini ha toccato con mano la resistenza di una parte di An a votare per il senatore a vita dei Ds. E Casini ha dovuto acconciarsi alla posizione «distinta» dei folliniani, che oggi voteranno Napolitano. È stata evitata la rottura formale con il Cavaliere, ma è evidente la presa di distanza di Fini quando sostiene che non c’è alcuna pregiudiziale politica verso l’ex presidente della Camera: un modo per dire, a futura memoria, che al Colle potrà aspirare anche un ex missino. «Giocano a fare gli strateghi», commentava ieri Berlusconi. Con una punta di livore verso Casini: «Ha iniziato un’operazione di smarcamento, anche se nemmeno lui sa bene che fare».
La rottura è figlia di una sequela di contrasti e di sospetti, con i leghisti nei panni dei guastatori. E non c’è dubbio che nella notte tra lunedì e martedì qualcuno si è rimangiato la parola, sebbene circolino nella Cdl molte verità. Il Cavaliere sostiene di non aver mai dato il via libera su Napolitano: «Perché dovevamo risolvere noi i problemi interni dell’Unione? Quelli hanno usato nel modo peggiore il manuale Cencelli». Sarà, ma Fini ieri ha offerto un’altra versione, affidandola al direttore del Tg1 con una battuta. Siccome la sera prima il Tg5 aveva annunciato il sì di Berlusconi all’accordo, mettendo a soqquadro il Palazzo e il mondo dei media, il leader di An si è tolto un sassolino dalla scarpa: «Caro Mimun, chissà come sarà arrabbiato Rossella per quella notizia che gli ha dato il suo principale... informatore». Qualche metro più in là, in un corridoio di Montecitorio, Casini ricostruiva con i suoi come Berlusconi «aveva dato il via libera a Napolitano»: «Il fatto è che talvolta Silvio ha un atteggiamento schizofrenico». E così dicendo ha raccontato la «teoria dei due cervelli» del Cavaliere: «Lui è il più intelligente di tutti noi, perché ha due cervelli. Ma le decisioni migliori riesce a prenderle solo quando li connette entrambi».
È questo il Polo alla vigilia del giorno decisivo per il Colle. Pare sia pronto il «soccorso bianco-nero-azzurro», come lo definisce Rutelli. Nessuno ieri nella Cdl lo negava: «Buttiglione sta facendo campagna elettorale per Napolitano», rivelava il forzista Napoli. «Ci sarà qualche voto di stima», ammette Fini: «Certo, se ne raccogliesse molti, allora la cosa assumerebbe una valenza politica. Ma non sarà così, anche perché sarebbe la delegittimazione dei leader, che si sono espressi per la scheda bianca». Un segnale ad An e soprattutto a Casini, affinché vigili sui suoi. Davanti a una Cdl in ordine sparso, tutto lascerebbe supporre che oggi Napolitano succederà a Ciampi. Ma allora come mai ieri Parisi ha avvertito gli alleati di «far bene i conti?». «Eviterei di inserire nel computo i voti dell’Udc», ha detto il professore: «Non si sa mai...». Già, non si sa mai. Anche Napolitano non si fida. E non solo dell’opposizione. Ieri, uscendo dall’aula della Camera, il senatore a vita si è bloccato e si è messo a fissare per terra. «Giorgio, che succede?». E lui: «Volevo vedere se c’è una botola sotto i miei piedi».
Francesco Verderami