SPORT
DIMISSIONI IN BLOCCO DEL CDA. SI CHIUDE UN’ERA. IL 29 GIUGNO IL NUOVO VERTICE CON L’OBIETTIVO DI RECUPERARE LA CREDIBILITÀ PERDUTA, MA C’È TIMORE PER LE SANZIONI SPORTIVE
Juve, se ne vanno tutti
Lasciano Moggi, Giraudo e Bettega. Franzo Grande Stevens resta presidente. In panchina (ma non in B) ancora Capello
12/5/2006
Marco Ansaldo
Roberto Bettega, Antonio Giraudo e
Luciano Moggi
TORINO. Il futuro della Juve comincerà il 29 giugno, con lo stesso presidente, lo stesso allenatore e una dirigenza completamente nuova: è il risultato di quanto è successo ieri in una delle giornate più intense e contrastate di cui ci si ricordi, con il consiglio di amministrazione che ha rassegnato in blocco le dimissioni. E’ la fine della Triade, è il dissolvimento di un’epoca consegnato a poche righe di un documento che nessuno ha voluto illustrare, l’ultimo atto di incomunicabilità di questa gestione che proprio per non aver mai voluto spiegare nulla ha creato capolavori di incomprensione. Come è successo ieri.
Trovarsi tra le mani le dimissioni di tutto lo stato maggiore e non soltanto di Giraudo, Moggi e Bettega è stato uno «choc»: filtrava la voce che nella sala al secondo piano della palazzina di corso Galileo Ferraris fossero volati gli stracci e che nell’impossibilità di cacciarne tre avessero deciso di andarsene tutti. Qualcuno avrebbe potuto chiarire che era invece il percorso concordato nei giorni scorsi per arrivare allo smantellamento «soffice» della dirigenza che ha portato la Juve ad essere un’industria che funziona trascinandola però in un pasticcio giudiziario senza fine, un bombardamento di inchieste dalle quali potrebbe uscire la prima retrocessione in 109 anni di storia.
La rivoluzione di Elkann
«Non si poteva stare fermi - ha detto uno dei dimissionari - nè fare finta che non stia succedendo nulla. Bisognava dare un segnale forte senza criminalizzare tre dirigenti che nessuno ha ancora condannato». Hanno trovato questo escamotage. Via tutti così nessuno sente l’indice puntato addosso e il 29 giugno l’assemblea degli azionisti (era prevista a ottobre) nominerà i nuovi consiglieri: naturalmente non ci sarà la Triade e scomparirà qualche altro nome. Per saperlo basta attendere il 9 giugno quando verrà pubblicizzata, come prevede la Consob, la lista dei consiglieri proposti dalla proprietà, ovviamente l’espressione della Ifil che detiene il 60 per cento del pacchetto azionario. E’ una rivoluzione mascherata ma una rivoluzione forte, voluta e apprezzata da John Elkann: «E’ stato un gesto di grande responsabilità - ha detto il vicepresidente della Ifil a proposito delle dimissioni in blocco -. Ora bisogna voltare pagina». Chiarissimo. Sarà proprio Elkann a gestire le mosse delle prossime settimane. Sicuramente si consulterà con Michel Platini, che non avrà un ruolo ufficiale nella ricostruzione della Juve. Lavorerà dietro le quinte. I colloqui per scegliere il successore di Giraudo sono già avviati, si parla di Jean Claude Blanc e Carlo Sant’Albano ma potrebbe arrivare un’altra soluzione prestigiosa.
Più società che mercato
Sarà il nuovo amministratore delegato a designare il successore di Moggi, le cui dimissioni dal ruolo operativo arriveranno domenica sera. L’organigramma sarà pronto per la fine di maggio, di sicuro con Franzo Grande Stevens presidente e con Capello allenatore. All’Ifil hanno indagato sulle sue intenzioni di accasarsi all’Inter e sono convinti che il tecnico non si muoverà da Torino: la condizione è che la Juve non sia condannata alla serie B, insomma deve uscire pulita da inchieste e processi, al massimo con una modesta penalizzazione. Questa è la vera variabile in tutta la vicenda, l’incognita che incombe sul futuro. Quale Juve si può allestire se non c’è neppure la certezza sul campionato al quale sarà iscritta e dalla Uefa arrivano segnali preoccupanti sulla partecipazione alla prossima Champions League? E quale sarà l’atteggiamento dei giocatori? Con la retrocessione d’ufficio sarebbero liberi di andarsene e c’è gente che ha molto mercato. In questo momento la Juve viaggia al buio, dunque non è molto importante che l’azzeramento del consiglio di amministrazione imbalsami il mercato e impedisca di occuparsi liberamente di acquisti e cessioni.
Una stagione di attesa
La situazione è questa. Il cda dimissionario resta in attività fino al 29 giugno per gestire l’ordinaria amministrazione, lo stesso faranno Giraudo e Bettega come amministratore delegato e vicepresidente (Moggi invece se ne andrà con la conquista dello scudetto). Per ordinaria amministrazione si intendono però le pratiche meno importanti e di routine: pagare gli stipendi e i fornitori, magari firmare i contratti per il settore giovanile. Certamente non si potrà procedere agli acquisti più onerosi che incidono sul bilancio. «Chi se ne frega del mercato - sostiene uno dei consiglieri - in questo momento ci sono altre priorità: vedere come procedono le inchieste e soprattutto costruire la nuova Juve. Tralaltro il mercato riapre il 1° luglio, il nuovo consiglio di amministrazione avrà il tempo per ratificare le operazioni future». Funziona così. Se nel prossimo mese e mezzo la nuova dirigenza si troverà nella condizione di bloccare giocatori costosi, sottoporrà l’operazione al vecchio cda che la può approvare all’unanimità e quello nuovo definirà il contratto. Ma è un’ipotesi rara. La nuova Juve chiede un anno di tempo per risistemarsi su basi nuove e più etiche: si può fare a meno di uno scudetto se si riconquista la fiducia della gente che adesso è ai minimi. I tifosi sono nauseati da quanto esce dalle Procure. La nuova sfida è ripulire gli armadi da certi scheletri. Da certe abitudini finite nelle intercettazioni telefoniche.
sperèm