Dalla slealtà all´illecito ma cosa rischia la Juve?
10.05.2006 09.27 di Maurizio Crosetti
Fonte: La Repubblica
La faccia è persa, il posto quasi. Ma i punti in classifica? E gli scudetti vinti? Cosa e quanto rischia davvero, la Juve, a livello sportivo? Per rispondere bisognerebbe sapere cosa c´è sui nastri registrati dalla procura di Napoli, piuttosto che a Roma. Ma il dibattito, come si dice in questi casi, è ampio e articolato.
Come premessa, una considerazione: la giustizia sportiva, a volte incline in passato a chiudere un occhio e magari tutti e due in presenza di certe società, certi personaggi e certi fatti, si trova oggi a lavorare consapevole della tempesta. Improbabile che faccia sconti, con tutti quegli occhi addosso. Resta da definire se i telefonini di Luciano Moggi abbiano modificato l´esito di alcune partite, o soltanto reso evidente l´ambigua dipendenza di una parte del sistema arbitrale. E se anche questo non sia a sua volta un illecito...
Va ricordato che la rilevanza penale, che riguarda cioè la legge ordinaria, è totalmente autonoma da quella sportiva e viceversa. Ciò che per il giudice ordinario può valere l´archiviazione, per quello sportivo può portare a una condanna.
Il caso è abbastanza nuovo e divide anche gli esperti di diritto sportivo. Quanto è emerso fino a ora è configurabile come illecito? Le strade possibili sono tre. 1) I dirigenti juventini non hanno commesso nulla di irregolare né per la legge ordinaria, né per quella sportiva. 2) E´ stato violato l´articolo 1 del codice di giustizia sportiva, dove si parla del principio di lealtà. 3) E´ stato commesso, appunto, un illecito sportivo. Nel primo caso, assai improbabile dopo la lettura delle intercettazioni, la Juventus non rischierebbe nulla. Nel secondo, ed è l´ipotesi più verosimile, Luciano Moggi, insieme ad Antonio Giraudo, andrebbe incontro a un sicuro deferimento e a una squalifica pesante. Magari un anno... Nel terzo caso, al momento il più remoto, però scatterebbero sanzioni che vanno dalla penalizzazione in classifica alla retrocessione. E tra i tifosi comincia a serpeggiare la paura.
Poi, si può dibattere se il richiedere arbitri e ottenerli con continuità in Italia e talvolta all´estero, per il campionato e per le amichevoli, intrecciando a questo le loro carriere nazionali e internazionali, condizionando il mercato e svariate vicende interne alla Federcalcio (stipula di contratti, assunzioni, cambi di mansioni), quello che in sostanza emerge dalle parole intercettate di Moggi in soli 48 giorni, non rappresenti di per sé un illecito sportivo- da cui la Juve ha tratto vantaggio - o uno spregio delle regole. Se lo potrebbero domandare le società concorrenti della Juventus, quelle che non hanno mai avuto arbitri graditi, né "svegli", e neppure favori a livello federale per garantire clientele e sistemare personaggi scomodi, come parrebbe il caso della famosa "segretaria bionda" che Moggi caldeggiò a Innocenzo Mazzini, vice presidente della Figc appena sollevato dall´incarico di capo delegazione ai mondiali.
Ora, chi rischia di più è proprio Moggi. Difficile pensare a una radiazione, più probabile una squalifica, oltre alla fine del rapporto con la Juve. Molto difficile e per nulla auspicabile un suo riciclaggio, come avvenne invece nel ´94 proprio in bianconero, dopo la triste vicenda delle hostess del Torino. La faccia è persa, la Juve anche. Resterebbe, come ultima opzione, il leggendario Tar del Lazio. Oppure una saggia, lunghissima vacanza lontano da qui.