Non sono d' accordo. Il regime talebano è caduto, con l' instaurazione di un governo "democratico" filo-americano; le motivazione, anche apparenti, per cui si era andati lì non ci sono più.
Non sono d' accordo. Il regime talebano è caduto, con l' instaurazione di un governo "democratico" filo-americano; le motivazione, anche apparenti, per cui si era andati lì non ci sono più.
"Gli idoli di legno possono vincere, le vittime umane venir sacrificate."
Karl Marx
Originariamente Scritto da dies irae
ehehe grazie della precisazione, ma chi ti dice che io alle ultime politiche non abbia votato rifondazione?
Beh....dall'avatar proviene qualche sospetto..Originariamente Scritto da Zaneen delaBala
......e non dimentichiamoci mai che abbiamo alle spalle un 8 Settembre ! Risentiremo coniugare il verbo inglese " to badogliate " ?Originariamente Scritto da Zaneen delaBala
Abbiamo messo il piede nella tagliola ed ora e' difficile toglierlo !
Un nostro antico vizioadere nella trappole ( 1915 , 1940 ) !
Originariamente Scritto da dies irae
Ieri su liberazione c'era l'appello per il ritiro.
Il tema del ritiro dall'Irak sara' la telenovela dell'estate !Originariamente Scritto da yurj
Partiam , partiam , partiam paaaartiam !
Ieri sera si e' discusso a Report dell'operato delle truppe Italiane in Afghanistan e di quello che hanno fatto(e fanno) per la Popolazione locale.
L'Afghanistan non e' l'Iraq....certo che magari qualche bombettina (usa) su qualche campo di papaveri potevano anche buttarcela, magari per sbaglio....
l'appello in verità è firmato da zanotelli e altri.Originariamente Scritto da yurj
certo è che la pressione dei movimenti sociali al governo sul ritiro immediato delle truppe può e deve essere fondamentale.
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«Ritiriamo le truppe italiane dall’Iraq e dall’Afghanistan»
di Luigi Ciotti, Tonio Dell’Olio, Gino Strada, Alex Zanotelli
Liberazione del 14/05/2006
Onorevoli deputate e deputati, Onorevoli senatrici e senatori,
questo appello, scritto nell’ora tragica in cui le vittime di guerra italiane dei due teatri di guerra Iraq e Afghanistan, tornano in Italia per ricevere i funerali di Stato, cade anche nel momento in cui il nuovo Parlamento della Repubblica inizia i suoi lavori. Vorremmo che fosse un nuovo inizio o meglio una svolta. Una decisa svolta in politica estera con scelte coraggiose per una vera politica di disarmo, per attuare con scelte concrete l’art.11 della nostra Costituzione. Poiché, secondo l’art.11, non è possibile usare la guerra come mezzo per risolvere le crisi internazionali, la prima scelta che si impone, che chiediamo al nuovo Parlamento, è quella di interrompere le missioni militari in teatri di guerra e ritirare le truppe italiane dall’Iraq e dall’Afghanistan.
L’unica verità della guerra sono le sue vittime. Purtroppo in tanti ci accorgiamo di questa verità solo quando le vittime sono i soldati italiani e fatichiamo a realizzare questa stessa verità quando le vittime non le vediamo, sono “altre”, anche se abbiamo saputo in modo indiretto che migliaia di persone sono state trucidate a Falluja, a Ramadi, torturate ad Abu Graib, bombardate nei villaggi afgani o saltate in aria e mutilate dalle clusters bombs sia in Afghanistan che in Iraq. Ma se è vero che l’unica verità della guerra sono le sue vittime, se è vero che in nome di questa verità migliaia di persone sono scese in piazza con la bandiera arcobaleno nel nostro paese, reclamando una politica di pace, allora Vi chiediamo, facendo appello alla libertà di coscienza, ed al rispetto dell’art.11 della nostra Costituzione, di porre fine alla presenza militare italiana in Iraq e in Afghanistan, decidendo di non rifinanziare queste missioni di guerra. Le missioni di pace devono tendere alla pacificazione e alla ricostruzione, pertanto dovrebbero essere senza armi, a nostro parere, senza eserciti, fondate sulla cooperazione con gli altri popoli, sulla diplomazia, sul dialogo e la solidarietà. L’intero sistema di intervento va ripensato all’insegna di una nuova politica estera. Ma per l’immediato, per salvare vite umane, per interrompere la spirale di morte, per operare una pressione internazionale che provochi la fine delle occupazioni militari, chiediamo che il Parlamento italiano dia un segnale forte di discontinuità, immediatamente e senza ambiguità. Il nostro saluto sia con le parole di Gandhi: “Non c’è una strada che porta alla pace, la pace è la strada”
I primi firmatari di questo appello sollecitano l’adesione di tutte le persone e le associazioni che si sentono impegnate per la pace e la difesa dell’art.11 della Costituzione per rendere visibile l’ampia unità del popolo della pace. Le adesioni si raccolgono presso: parlamentodipace@gmail. it
Per me la presenza di truppe in un paese straniero è sempre un errore.
Lo è ancor di più lì in Afghanistan, dove i danni fatti sono enormi e giganteschi, dove la campagna di guerra ha portato da una parte alla caduta dello status quo e dall'altra parte ad una situazione priva di controllo e destinata a peggiorare.
Noi come stato italiano non possiamo nè dobbiamo fare nulla di nulla se non programmare il ritiro del nostro contingente contemporaneamente al ritiro delle altre truppe e creare, nel contempo, un progetto alternativo alla sterile presenza di truppe armate in un groviglio intricato e incasinato.
Quale sia questo progetto non ne ho idea, so soltanto che non deve essere portato con le armi imbracciate da qualcuno con una bandierina di qualche stato cucita sul braccio.
Ma il punto non è "italiani, brava gente". Il punto è: "una popolazione ha il diritto ad autodeterminarsi".Originariamente Scritto da Max72
Ora, come fa un popolo ad esistere, se dipende dagli altri? Esiste un barlume di politica nella popolazione afghana?
Guardate la somalia, dopo il ritiro non è cambiato nulla, fa parte della loro storia. L'importante è che DA FUORI non i vada a influenzare la situazione.
Popolazioni meno sviluppate vanno lasciate in pace, se no non si svilupperanno mai autonomamente.
Se volete, è la prima direttiva di Star Trek. Per quanto fosse un telefilm, alcuni concetti lì delineati sono stati visionari e molto moderni. E dimostra che gli Usa di cultura ne producono, anche se poi non sanno sfruttarla...