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    Così il Pentagono arma Al-Zarkawi
    Maurizio Blondet
    13/05/2006



    Victor Bout (a sinistra) in Congo nel 2001WASHINGTON -



    Anzitutto la successione dei fatti, incredibili, se non li avesse denunciati la sezione britannica di Amnesty International.
    Il ministero della Difesa americano (il Pentagono di Rumsfeld) ha inviato in Iraq 200 mila Kalashnikov.
    Le armi, un centinaio di tonnellate, risultano provenire dalla Bosnia, ed erano conservate là in una base USA.
    Ufficialmente, erano destinate ad armare la «nuova» polizia irachena.
    Però la spedizione è segreta.
    Amnesty International ritiene che i voli - sono occorsi ben quattro aerei da carico - siano avvenuti tra il luglio 2004 e il luglio 2005.
    Ma i controllori di volo di Baghdad non trovano traccia di questi atterraggi.
    Una volta arrivati a destinazione, i 200 mila mitragliatori d'assalto svaniscono nel nulla.
    Ora, si ritiene che siano in qualche modo caduti nelle mani «dei terroristi di Al Qaeda»! in Iraq.
    I comandi USA in Iraq cadono dalle nuvole.
    «Non sappiamo di nessuna spedizione di armi dalla Bosnia», né di alcun acquisto di armi da parte dell'Iraq.



    Un portavoce della NATO sospira: «non disponiamo di procedure di rintracciabilità per garantire che le armi non passino nelle mani sbagliate»
    Del resto, altro sospiro, il Pentagono ammette di aver smarrito o perduto di vista, in Iraq, materiale di ogni tipo per circa 400 milioni di dollari.
    E' già successo che sia scomparso (sospiro, sospiro) un precedente carico di 1500 kalashnikov.
    E' un caso d'incuria?
    Non proprio.
    Come nota il Daily Mirror (1), «benchè l'ordinativo sia partito dal ministero della Difesa USA, l'operazione è stata condotta attraverso una complessa rete di mediatori d'armi privati sotto contratto» del Pentagono.
    Purtroppo, non vengono riferiti i dettagli su questa complessa rete di privati.
    Salvo uno: la compagnia aerea che ha ricevuto dal Pentagono il contratto per il trasporto delle armi è la Aerocom.
    Una ditta della Moldavia già da mesi denunciata dall'ONU per traffici d'armi soprattutto in Africa, era stata per questo privata delle licenze dal governo moldavo.
    Quando?
    Un giorno prima del primo volo delle spedizioni.



    Per ricapitolare: il Pentagono sente l'urgenza di inviare in Iraq la sola merce di cui il Paese occupato non manca e non ha bisogno.
    Per farlo, usa non i suoi aerei e i suoi propri ufficiali responsabili, ma «una rete» di mercanti d'armi privati a noleggio.
    Fra questi mercanti, ce n'è almeno uno che agiva in piena illegalità, privato persino delle licenze di volo da un governo non proprio scrupoloso come la Moldavia.
    E quando si cerca su internet «Aerocom», accanto al nome di questa compagnia spunta fuori, continuo ed inevitabile, il nome di Victor Bout.
    Victor Bout è uno dei principali mercanti d'armi del mondo.
    E un super-ricercato.
    Ex agente del KGB, è oggi un socio del Mossad.
    Il che non stupirà, perché l'intero traffico mondiale delle armi è, se non controllato, almeno infiltrato dalle spie ebree, anche a scopo di autofinanziamento: le armi si pagano in droga o in diamanti, e il Mossad ha le mani in pasta in tutte queste attività clandestine.
    Victor Bout ha fatto molti affari in Africa, rompendo sistematicamente i divieti con cui l'ONU cercava di frenare la fornitura di armi alle varie e orrende guerriglie africane.
    Ma è ricercato con mandato internazionale per aver armato, secondo gli stessi americani, «Al Qaeda» e i Talebani.



    Nonostante i numerosi mandati di cattura che pendono sul suo capo, Bout risiede senza noie a Mosca, sotto «altissime protezioni» della mafia ebraica, i cosiddetti «oligarchi».
    Ma dei servizi di questo gangster si è avvalso anche il governo britannico.
    Il Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale, un ministero di Tony Blair, ha spedito «rifornimenti» non meglio identificati in Iraq attraverso la Jet Line International, un'altra compagnia aerea che, secondo gli investigatori USA, è collegata a Victor Bout.
    Pagando per ogni volo 42 mila sterline.
    Ma c'è di più: dall'aprile scorso, di Victor Bout si sta occupando anche Patrick Fitzgerald, il magistrato americano che indaga sul caso Valerie Plame.
    Cioè dell'agente della CIA di altissimo livello, e moglie di un ambasciatore americano, che era in missione segreta ed è stata «bruciata» da qualcuno che, dentro la Casa Bianca, ne fece il nome ai giornalisti.
    Fizgerald cerca appunto di capire chi fu a spifferare il nome di Valerie Plame (ha già incastrato «Scooter» Libby, braccio destro di Bush) e per quale motivo.



    Fino ad ora si riteneva che la causa fosse la volontà di vendetta del vicepresidente Cheney contro il marito della Plame, Lawrence Wilkinson: costui, al tempo braccio destro di Colin Powell, mandò a monte la storia (elaborata da Wolfowitz e Cheney) secondo cui Saddam si era rifornito di uranio dal Niger, comprovandone la falsità.
    Ma ora emerge un altro motivo.
    Valerie Plame, al tempo dell'attacco USA a Saddam, si trovava allora in Turchia, dove guidava un gruppo di informatori ed agenti che avevano il compito di bloccare il contrabbando di armi particolarmente pericolose, come le testate nucleari ex-sovietiche che, mal sorvegliate in Ucraina, potevano finire in mano ai terroristi.
    Ebbene, in quella missione la Plame e i suoi collaboratori riuscirono a sventare un piano per «impiantare» imprecisate armi di distruzione di massa (uranio? Gas nervini?) nell'Iraq occupato: un piano evidentemente messo in atto dalla stessa Amministrazione USA per giustificare almeno a posteriori l'invasione.
    L'esecuzione di quel piano sventato era stata affidata, guarda caso, a Victor Bout.
    O almeno così sospetta Patrick Fitgerald, evidentemente su indicazioni della stessa Plame da lui interrogata.
    Questo sarebbe il motivo della vendetta che la Casa Bianca si prese contro l'agente segreta della CIA, colpevole di aver fatto troppo bene il suo mestiere (2).



    Così il cerchio si chiude.
    Victor Bout, agente o uomo di mano del Mossad, è utilizzato dall'Amministrazione Bush per vari tipi di operazioni clandestine e innominabili, che hanno al centro delle armi.
    Possiamo immaginare il resto: i 200 mila Kalashnikov sono andati ad armare o la fantomatica «Al Qaeda in Iraq» guidata da un Al-Zarkawi di cui lo stesso Pentagono ha ammesso di aver esagerato il ruolo, o i curdi, oppure le bande che provocano assassini e massacri con l'intento palese di innescare la guerra civile tra sunniti e sciiti.
    Questo spiega anche perché Bush abbia assoggettato la CIA, troppo autonoma ed abile, ad una purga massiccia, ed abbia messo alla guida dell'Agenzia un politicante suo compare come Porter Goss, egli stesso agente della CIA ai tempi in cui a guidare la CIA era Bush padre, e che per quella CIA fece lavori sporchi in Sudamerica; e perché oggi la Casa Bianca consegni
    la CIA in mano al generale Hayden, uomo dei segreti più sporchi (viene dalla NSA, una sorta di super-spionaggio interno) e soprattutto, uomo del Pentagono.
    Aggiungiamo un piccolo particolare.



    Sembra che Victor Bout avesse «legami diretti» con la Urban Moving System: la ditta di traslochi di cui quattro o cinque scaricatori furono visti, il giorno 11 settembre, fotografarsi a vicenda avendo sullo sfondo le Twin Towers in fiamme, con le dita alzate a «V» come vittoria, sorridenti ed esultanti.
    Una cameriera messicana li notò, perché questi individui che si fotografavano si erano vestiti «da arabi».
    E annotò la targa del loro autocarro da traslochi, appunto della Urban Moving System.
    Arrestati dalla polizia di New York, questi personaggi risultarono essere tutti giovani israeliani con addestramento nei servizi d'intelligence militare d'Israele (uno era figlio di un generale israeliano).
    La polizia di New York li dovette consegnare all'FBI, che li espulse con la motivazione che avevano sui passaporti visti scaduti.
    Sottraendoli così ad ulteriori indagini (3).
    Se un giorno ci sarà mai un processo di Norimberga contro i criminali che hanno preso il potere negli Stati Uniti, la ricostruzione di questa vicenda sarà essenziale per portare al patibolo i colpevoli.
    Speriamo che Valerie Plame sopravviva tanto da testimoniare.
    Che non scompaia in qualche incidente.

    Maurizio Blondet




    --------------------------------------------------------------------------------
    Note
    1) «Have 200,000 AK47s fallen into the hands of Iraq terrorists?», Daily Mirror, 10 maggio 2006.
    2) Tom Henegan, «Patrick Fitzgerald, Special Counsel investigating the Valerie Plame Leak Case has expanded his investigation», Stewweb, 1 aprile 2006.
    3) Di tutta la vicenda ho parlato in «11 settembre, colpo di Stato in USA», Effedieffe, 2002.




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  2. #2
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    Addio Tomàs
    siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i 5 stelle

  3. #3
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