CONFRONTO Concertazione, legge 30, Sud, cuneo fiscale. Sono i giorni del confronto serrato, a volte stucchevole, ma necessario, sui nuovi assetti ministeriali. Momenti certo da non sottovalutare. Sarà però decisivo, una volta superate le difficoltà sugli or-

ganigrammi, affrontare i più urgenti impegni programmatici. Attorno ad essi potrà aprirsi il confronto vitale con i soggetti sociali: sindacati e imprenditori. Sono queste le ore in cui, lontano dai clamori dei mass media, si affilano le armi anche attorno a proposte, rivendicazioni, disponibilità. Cerchiamo di fare una sintesi del menù che attende la neonata compagine del centrosinistra.

Concertazione

E’ una scelta preliminare fatta da Romano Prodi. Consiste nella volontà di ritornare ad un metodo affossato dal centrodestra. Le tre grandi Confederazioni sono sostanzialmente d’accordo. Qualche dissenso è presente nel sindacato di Guglielmo Epifani. Il recente Congresso confederale ha però posto, ad esempio, l’esigenza di un patto fiscale, una nuova politica dei redditi. Sono tematiche impossibili da affrontare senza una discussione, un confronto, un dialogo tra le parti sociali interessate. C’è semmai da osservare come la Cisl appaia essere più interessata ad una specie di Patto per l’Italia onnicomprensivo. Mentre la Cgil sembra preferire accordi limitati. Una concertazione mirata, pragmatica.

Riduzione del cuneo fiscale. È per molti il punto di partenza capace di dare fiato ai primi sintomi di ripresa economica. Si tratta in sostanza di diminuire le tasse sul lavoro. Un’opinione prevalente tra i sindacati punta su una manovra capace di beneficiare lavoratori e imprese, ma da estendere con criteri precisi e non attraverso un sistema “a pioggia”. Tra gli esempi di tali criteri? Diamo i soldi ad imprese che investono nell’innovazione e ricorrono a forme di lavoro stabile. Le risorse per effettuare una tale costosa operazione, secondo la Cgil, si possono rinvenire attraverso la sua proposta di patto fiscale.

Legge trenta

È un capitolo spinoso. Ancora ieri l’editoriale del Corriere della Sera individuava nel seno del centrosinistra due linee. Una distruttrice della legge e una pressoché esaltatrice. Chi ha però messo la parola fine a tali contrapposizioni è il programma dell’Unione. Esso chiama la legge 30 col nome del suo vero autore: il leghista Maroni. Il programma sostiene poi la contrarietà ai contenuti di quel provvedimento e propone di «coniugare flessibilità e stabilità, superando la precarietà». È una legge, come hanno spiegato a più riprese due autorevoli parlamentari ulivisti, Tiziano Treu e Cesare Damiano, da riscrivere. Le differenze tra Cgil e Cisl su questi aspetti non sembrano insanabili. La Cisl con Raffele Bonanni ora sostiene che i lavoratori flessibili dovrebbero avere gli stessi diritti dei lavoratori stabili. La sua preferenza va però a misure ottenute tramite la contrattazione, non tramite una nuova legge. Come è stato osservato in casa Cgil la discussione dovrebbe partire dal tipo di modello di lavoro che si vorrebbe adottare per incentivare uno sviluppo basato sulla qualità e l’innovazione. La scelta non potrebbe che cadere, allora, su un modello di sviluppo stabile, fondato sulla formazione permanente, non su rapporti di lavoro ballerini.

Mezzogiorno

Il segretario della Cisl ha chiesto, parlando il primo maggio a Locri, un New deal per il Sud. Epifani, così come Angeletti, hanno posto tra le priorità del prossimo governo una nuova politica meridionalista, ponendo fine ad anni d’assenze. Tra le misure risaltano quelle relative ad una nuova programmazione, alla cosiddetta «fiscalità di vantaggio» per le imprese che investono in queste regioni, nonchè gli strumenti per contrastare il lavoro nero, l’evasione fiscale, i fenomeni di criminalità.

Riforma dei contratti

E’ uno dei temi cari alla Cisl che vorrebbe non una correzione ma una riscrittura dell’accordo del 1993. Il tutto nell’ambito di un patto complessivo, fondato sullo scambio. La Cgil teme di veder sgretolare in tal modo il contratto nazionale. Anche se rischia paradossalmente, in tal modo, di apparire come la nemica della contrattazione decentrata, così come successe nei lontani anni 50. C’è poi da osservare che immaginare uno «scambio» oggi risulta assai difficile. E’ possibile promettere, ad esempio, una moderazione nelle richieste salariali?

Questi sono solo alcuni dei temi al centro della riflessione sindacale in vista dell’apertura del confronto col governo. Potremmo aggiungerne molti altri.

L’elenco è infinito: una legge sulla rappresentanza sindacale cara alla Cgil; pensioni, previdenza e uso del Tfr; scuola e legge Moratti; trasporti (non c’è solo il caso Alitalia); le grandi opere bloccate comprese il Tav; il riordino televisivo… Senza contare scelte complessive che interessano i sindacati, come il ritiro delle truppe dall’Iraq o il referendum di giugno per abolire la legge sulla devolution. Sarà necessario fissare serie priorità, programmare gli impegni, collegarli a quell’evento severo che copre l’orizzonte e che si chiama andamento dei conti pubblici.