Maurizio Blondet
14/05/2006

GAZA - Alcuni lettori chiedono: come mai i Paesi arabi petroliferi, con tutte le loro ricchezze, non aiutano i palestinesi di Gaza, senza cibo e senza denaro, che viene loro sottratto dagli israeliani?
Ad alcuni ho risposto: i Paesi arabi hanno sempre fatto poco per i palestinesi.
Anche stavolta hanno promesso, ma non mantengono.
Devo rettificare.
L'Algeria ha stanziato fondi per il soccorso dei palestinesi messi alla fame; il Qatar e l'Arabia Saudita hanno fatto lo stesso.
La Lega Araba anche.
Ma nonostante questo, scrive l'Herald Tribune, «nessuna cifra è stata effettivamente trasferita all'Autorità Palestinese» (1). Chi blocca gli aiuti necessari?
Le banche internazionali.
«Le banche che dovrebbero gestire le contribuzioni hanno paura di violare le leggi americane contro il finanziamento di organizzazioni terroristiche».



Anche se gli USA hanno finto di accedere alla proposta della UE, di creare un fondo speciale per l'emergenza umanitaria, continuano a impedire di fatto l'arrivo degli aiuti per via bancaria. Agitano le loro «leggi» sul terrorismo, e dietro le quinte fanno pressioni e minacce: sanzioni, ritorsioni.
Più importanti ancora sono le minacce e sanzioni che ventila la nota lobby, la quale ha una qualche voce in capitolo sulla rete finanziaria internazionale.
Tzipi Livni, ministro degli Esteri di Israele, continua ad insistere che gli aiuti devono servire «a scopi umanitari», ma non per pagare i salari agli oltre 150 mila dipendenti dell'Autorità Palestinese, che mantengono quasi tutti gli altri assediati.
E con questa scusa, continua a non liberare i fondi dei dazi doganali (55 milioni di dollari al mese) che Israele dovrebbe trasferire ai palestinesi.
Anche Teheran, che ha stanziato una somma a quanto pare superiore a quella di tutti gli altri Paesi arabi, non riesce a far pervenire i fondi.
L'Iran non ha da temere le «leggi» americane contro il terrorismo essendo stata già bollato come «Stato terrorista»; non riesce però a far passare i fondi nei circuiti bancari internazionali, nemmeno «estero su estero».
Il problema è che non ci sono banche iraniane in Palestina, né banche palestinesi in Iran.
La sola via diretta per gli aiuti è dunque impraticabile.



Intanto, all'ospedale di Shifa a Gaza, quattro pazienti sono deceduti perché i medici hanno dovuto distanziare troppo i tempi delle loro dialisi renali, per mancanza di filtri, materiali, farmaci e preparati minerali essenziali per la terapia (2).
Giornalisti occidentali hanno potuto parlare con una ricoverata: Rima al Majdalawi, 28 anni, madre di quattro figli, affetta da cancro ovarico e bisognosa di chemioterapia.
Per mancanza dei chemioterapici, la donna riceve solo cure palliative: aspirina per la febbre, e morfina contro i dolori.
Ma anche la morfina sta finendo.
«La diamo solo nei casi disperati», dice il dottor Saleh al Dali, primario di oncologia, può mancarci da un momento all'altro».
Yasser Mtar, che ha una piccola gioielleria lì vicino, dice che i suoi acquisti di oro sono aumentati «del 70 % da dicembre»: sono le donne palestinesi che vendono i loro modesti gioielli, braccialetti e collanine, spesso regali di vecchie nozze, per sfamare i figli e nipoti.
Si tenga presente che anche prima del maligno assedio israeliano, il 60 % della popolazione di Gaza campava con 2 dollari al giorno.
Il «fondo umanitario» dell'Unione Europea non sarà attivo se no fra due mesi.
Rischia di essere troppo poco, e anche troppo tardi.



Forse noi cristiani dovremmo riconoscere questo potere che affama.
E' un potere finanziario.
Ci è stato descritto nell'Apocalisse (13,41e segg.):
«Vidi un'altra bestia salire dalla terra; aveva due corna come un agnello, ma parlava come il dragone. Esercitava tutta l'autorità della prima bestia e per conto di essa; s'adoperava infatti che la terra e tutti i suoi abitanti si prostrassero davanti alla prima bestia, la cui ferita mortale era stata guarita… S'adoperava inoltre che a tutti… fosse impresso sulla mano destra o sulla fronte un marchio, in modo che nessuno potesse né vendere né comprare, all'infuori di coloro che portavano il marchio».
Né vendere né comprare.

Maurizio Blondet




--------------------------------------------------------------------------------
Note
1) Geoff D. Porter, «Iran to the rescue?», International Herald Tribune, 12 maggio 2006.
2) Donald Macintyre, «Emergency aid may be too little, too late», Independent, 11 maggio 2006.




Copyright © - EFFEDIEFFE - all rights reserved.