20 aprile le "forze dell'ordine" di Pisa hanno effettuato una delle solite retate anti-immigrati. In una baracca senza acqua, luce né fogne hanno trovato una "clandestina" rumena di 19 anni. A niente le è servito mostrare un certificato medico che attestava una probabile gravidanza e prescriveva ulteriori accertamenti: la ragazza è stata portata al Centro di Permanenza Temporanea di Ponte Galeria [1] [2] a Roma.
La legge tutela la gravidanza e la maternità, e una donna incinta non può essere espulsa: invece, proprio nel periodo in cui sarebbe più alto il rischio di aborto, la ragazza è stata sottoposta a un lungo viaggio, al sovraffollamento e alle dubbie condizioni igieniche del CPT.
Nonostante il certificato e la relazione medica dell'Associazione Mezclar, il magistrato - senza la presenza di avvocati né traduttori - ha autorizzato l’espulsione, subordinandola ad ulteriori accertamenti sulla gravidanza; decisione comunicata a voce dal personale del CPT: “mi hanno detto che non sono incinta, ma solo raffreddata”.
Grazie all’intervento dell’associazione romana ACTIon, alcuni avvocati e parlamentari hanno fatto visita alla ragazza, spaventata e in pessime condizioni di salute, che ha raccontanto di aver avuto dolori addominali e un’emorragia dopo l’assunzione di farmaci somministrati dal personale della Croce Rossa,senza che lei sapesse cosa stava prendendo.
Né la ragazza, né il suo legale, né i parlamentari sono riusciti a vedere la cartella clinica e il risultato del nuovo test di gravidanza. Intanto la donna resta al CPT e su di lei grava un provvedimento di espulsione, la Polizia Municipale di Pisa non si degna di rispondere, i rimpatri vengono eseguiti in fretta e furia a mo' di emergenze di ordine pubblico, in Questura non esistono traduttori, nel corso delle procedure di espulsione gli stranieri non possono comunicare con nessuno, spesso viene loro assegnato solo il legale d'ufficio...
A Pisa si è chiesta la revoca del decreto d'espulsione.