Massimo Centini
MAGIA E SEGNI
Un'importante verifica allo studio della fisiognomica che avanzava velleità scientifiche giunse da Giovan Battista Della Porta (1535-1615) che, pur non negando alcuni legami con la cultura magica, offrì una prima interessante occasione di riflessione intorno al simbolismo della raffigurazione umana. Lo studioso poneva la fisiognomica all'interno del corpus costituito dalle scienze divinatorie: l'astrologia, l'aeromanzia, l'hidromanzia, la geomanzia, la capnomanzia (divinazione attraverso il fumo). Oltre alla fisiognomica, il Della Porta annoverava anche altre ipotesi di interpretazione del corpo umano: la metoposcopia (lettura della fronte), la podomanzia (lettura dei piedi), l'umbilicomanzia (lettura dell'ombelico). Per lo scienziato napoletano si trattava di 'scienze' dalle quali comunque tendeva a prendere le dovute distanze: «Le quali scienze quanto siano vane, e scritte senza alcun fondamento, lo giudichino i Letterati, à quali muovon lo stomaco».
Nella sua opera scientifica, Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium libri III (1558), il Della Porta si proponeva di dimostrare come fosse possibile, attraverso la magia, scorgere oggettive analogie fra micro e macrocosmo, fra l'uomo e i fenomeni della natura, tra i vegetali e gli animali. Di fatto in questo libro è rinvenibile in nuce quella ricerca di corrispondenze tra l'uomo e gli altri esseri che sarà uno degli elementi trainanti del suo studio più emblematico: i sei volumi che formano il De humanaphysiognomonia (1586). Secondo Jean Bodin, il grande giurista cacciatore di streghe, il Della Porta era un «mago venefico»; definizione che in particolare era riferita alla Magia naturalis, ma anche i suoi studi di fisiognomica non furono indenni da accuse.
Accanto a tutta una simbologia astrologica connessa alla magia naturale, il Della Porta recuperò il simbolismo dello zoo-morfismo aristotelico, con un'impostazione più allargata sul piano esoterico. Nella sua elementare ricerca di corrispondenze formali, si avvalse delle caratteristiche dei volti per scorgere nei loro tratti elementi riferibili a qualche animale, al fine di porre in evidenza il carattere e il temperamento del soggetto raffigurato. Così l'autore: «È un metodo che permette di conoscere le attitudini e la natura degli uomini interpretando i segni fissi e permanenti del suo corpo e i mutamenti che tali segni subiscono reagendo agli stimoli esterni (...) L'esperienza ci fa scorgere con facilità che l'animo non è impassibile rispetto ai moti del corpo, così come il corpo si corrompe per le passioni dell'anima». [1]
G.B. Della Porta,
De humanaphysiognomonia
Nel lavoro di Della Porta sono presenti alcune intuizioni antropologiche e psicologiche ancora informi, ma innegabilmente il riordino formale operato nel libro rivela la consapevolezza che la ricerca sulla natura profonda dell'uomo possa effettivamente essere condotta studiandone l'aspetto esteriore. «Dall'istesso volto si conosce la magnificenza, la liberalità, la bontà, la malvagità, l'ansietà e lo studio, il saver, la mestizia, la vigilanza, la sonnolenza e le restanti, come sono di propria natura (...) La faccia è quella che rappresenta le passioni, perché quando l'animo sta allegro, ella è serena e allegra si vede, se mesto ella è malinconica e perturbata, quando è irato ella è livida, e sparsa di sangue e pazza, e piena di furia si vede.» [2]
Il suo metodo non era certo indenne dall'influenza ermetica, ma forse, paradossalmente, lasciava intravedere alcuni accenni che potremmo quasi definire 'positivistici': «II volto è veramente testimonio e dimostratore della nostra coscienza, il quale è incerto, incostante, e vario, si forma dalla configurazione dell'animo, anzi suo simulatore e dissimulatore» [3]. Il Della Porta non lasciò nulla al caso, analizzando in toto la figura umana: oltre all'attenta valutazone del metodo da adottare per l'analisi fisiognomica, lo studioso proponeva un'analisi dettagliata di testa, capelli, fronte, sopracciglia, tempie, orecchie, naso, guance, labbra, denti, lingua, respirazione, riso, voce, mascelle, mento, collo, clavlcole, spalle, torace, ventre, ombelico, braccia, mani, dita, unghie, cosce, natiche, ginocchia, polpacci, talloni, piedi, andatura, eccetera. Un intero libro è dedicato agli occhi, mentre il quarto volume prende in considerazione i vari caratteri umani, suddividendone i tipi. In alcune delle sue valutazioni, come abbiamo già detto, il Della Porta concorda con Aristotele, individuando nelle analogie tra morfologia animale e umana gli elementi per risalire al carattere del soggetto.
Va osservato che la sua ricca fisiognomica costituisce «il maggiore contributo alla scienza del viso di quel periodo, conserva in effetti alcuni tratti del pensiero magico proprio dei filosofi della natura del Rinascimento, ma da un altro punto di vista prepara l'avvento di una ragione classica del corpo e del viso. Della Porta è senza dubbio un uomo del Rinascimento per i suoi interessi di magia naturale, secondo cui si tratta di svelare i segreti della natura più che di scoprirne le leggi; e lo è anche per il suo uso delle comparazioni zoomorfe, fedeli alla dottrina delle segnature e delle simpatie» [4]
NOTE
1. G.B. Della Porta De humana physiognomonia, Lib. I, Napoli, 1598, pag. 147.
2. G.B. Della Porta op.cit., Lib. li, pag. 105.
3. G.B. Della Porta op. cit. Lib. II, pag. 107.
4. J.J. Courtine, C. Haroche Storia del viso. Esprimere e tacere le emozioni (XVI-XIX secolo), Palermo, 1992, pag. 53
Massimo Centini, Fisiognomica, edizioni Red (pag. 28 e seguenti)