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    Predefinito Una marionetta, un nasolungo, un orecchiechecrescono: Pinocchio Prodi

    Il discorso vergognoso del signor presidente del Consiglio del governicchio dell'Unione tra sinistra ed estrema sinistra innanzi al Senato della Repubblica Italiana, con particolare riferimento ai passaggi relativi alla politica estera e alla "giustizia", dimostra il reale "spessore" della marionetta di postcomunisti e comunisti posto a fare da specchietto per le allodole sulla poltrona di "Capo del Governo". Peggio delle peggiori aspettative. Rispetto a Prodi persino il vanitoso chiacchierone Berlusconi sembra uno Statista.

    Saluti liberali

  2. #2
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    Predefinito

    dal quotidiano LIBERO di oggi...

    " Prodi, il falsario della Costituzione

    di RENATO BRUNETTA


    MISSIONE IRAQ

    Prima di ritirare i nostri ragazzi dall'Iraq, Romano Prodi e il suo governo di sinistra-centro farebbero bene a rileggersi meglio l'articolo 11 della nostra Costituzione: "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli". Troppo spesso i pacifisti nostrani dimenticano la seconda parte di questa importante frase. Che cos'è stata ieri l'invasione militare - a cui l'Italia formalmente non ha preso parte - dell'Iraq? Prodi dice che è stato «un grave errore», ma secondo la nostra carta costituzionale è stato innanzitutto una guerra per liberare un popolo oppresso da un dittatore odioso e sanguinario che per trentacinque anni ha torturato, ucciso e cancellato ogni libertà. Basterebbe questo a giustificare la successiva presenza dei soldati italiani sul territorio iracheno, con l'obiettivo di accompagnare la liberazione di milioni di persone che hanno finalmente ritrovato il loro diritto alla cittadinanza. ARTE STALINIANA Romano Prodi, invece, accusa il precedente governo di aver partecipato a una guerra di invasione: il nuovo presidente del Consiglio è un abile falsificatore che sembra aver imparato l'arte staliniana dei suoi alleati di oggi. L'Italia non ha fatto parte della coalizione che ha invaso l'Iraq per obbligare Saddam Hussein a rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite sulle sue armi di distruzione di massa. L'Italia ha inviato il suo primo contingente solo dopo il termine ufficiale delle operazioni militari con il compito ufficiale del mantenimento della pace e della protezione delle operazioni umanitarie. Una presenza - Prodi farebbe bene a ricordarlo - che è stata riconosciuta come forza di pace da due risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: la 1511 del 16 ottobre 2003 e la 1546 dell'8 giugno 2004, entrambe votate all'unanimità. Cosa dice l'Onu, organizzazione rispetto a cui l'articolo 11 della nostra Costituzione "consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni"? L'articolo 13 della risoluzione 1511 "autorizza la Forza multinazionale sotto comando unificato a prendere tutti i provvedimenti necessari per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq", mentre l'articolo 14 "esorta i Paesi membri (dell'Onu) a dare il proprio contributo, in virtù di questo mandato delle Nazioni Unite, anche con l'invio di forze militari, alla Forza multinazionale". Avete letto bene: l'Onu ha ufficialmente chiesto a tutta la comunità internazionale di inviare i propri soldati e i propri eserciti per aiutare l'Iraq a rafforzare la sua sicurezza e la sua stabilità! E Prodi che fa? Scappa in nome dell'Onu! FALSA GIUSTIFICAZIONE Molti esponenti della coalizione di sinistra-centro dicono che sono gli iracheni a non volere la forza di mantenimento della pace e legittimano i terroristi chiamandoli "resistenti". Vediamo cosa dice l'Onu, all'articolo 9 della risoluzione 1546: la presenza della forza multinazionale in Iraq "è una richiesta dell'entrante governo ad interim dell'Iraq". Vero è che il governo provvisorio dell'epoca non era pienamente legittimo, ma nel frattempo quello democraticamente scelto dalla popolazione irachena ha ribadito più volte la sua richiesta ai soldati della coalizione di rimanere per preservare la sicurezza e la stabilizzazione. Del resto, in campagna elettorale, lo stesso Prodi e altri autorevoli esponenti del suo governo - primi fra tutti i due vice-premier, Francesco Rutelli e Massimo D'Alema - avevano promesso di concordare un eventuale ritiro con le autorità irachene. Invece, nonostante le implorazioni del primo ministro Al Maliki e perfino del governatore di Nassiriya, il primo atto del nuovo governo è il ritiro dall'Iraq. Si tratta di un ritiro legittimo? Per saperlo è necessario capire cos'è oggi l'Iraq. In Iraq c'è una guerra, ma la coalizione guidata dagli Stati Uniti non è una coalizione di occupanti, come vorrebbero far credere Prodi & Soci. In Iraq c'è una guerra intercomunitaria e intrareligiosa che minaccia la libertà di tutto un popolo e di tutti i popoli. E allora rileggiamo l'articolo 11 della Costituzione: "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli". La guerra è quella di bande sunnite, manipolate dai terroristi di Al Qaida e dai destabilizzatori della Siria, contro la maggioranza dei cittadini sciiti. La guerra è quella delle squadre della morte sciite, guidate dalla longa manus dell'Iran che vuole prendere il controllo dell'Iraq, contro la minoranza sunnita. I presunti "resistenti" non colpiscono tanto i presunti "occupanti" - per usare il linguaggio della sinistra - semmai i cittadini comuni, quelli che fanno la spesa nei mercati per vivere una vita normale o vogliono arruolarsi nelle forze di polizia per difendere la loro democrazia. Le armi sono le auto-bombe, gli obiettivi sono i negozi, i posti di polizia, le moschee. Questa non è resistenza, è terrorismo. Ed è una guerra contro i milioni di iracheni che sono andati alle urne - sunniti compresi - per compiere il loro dovere democratico sfidando le minacce dei terroristi internazionali e locali. Per queste ragioni, l'Italia, secondo la lettera dell'articolo 11 della Costituzione, dovrebbe rimanere in Iraq. L'AFGHANISTAN Ci sono, poi, importanti ragioni di carattere geopolitico a sconsigliare vivamente il ritiro dei nostri ragazzi. Massimo D'Alema, negli scorsi giorni, ha cercato di rassicurare la comunità internazionale sull'impegno dell'Italia in Afghanistan, affermando che Kabul è diversa da Baghdad. In realtà, oggi l'Afghanistan sta diventando un altro Iraq: i talebani, guidati dai servizi segreti del Pakistan, stanno conducendo la loro offensiva di primavera nelle province del sud del paese, mentre i terroristi legati ad Al Qaida hanno fatto la loro ricomparsa nella capitale e in altri importanti centri. In politica quel che conta, prima ancora del passato, è il contingente e la prospettiva e, da questo punto di vista, il ritiro dall'Iraq annuncia una zapaterizzazione generale del governo di sinistra-centro di Prodi. Quel che si intravede è il neoisolazionismo: un'Italia patetica e codarda che fugge da tutte le zone calde in cui è impegnata - dall'Iraq all'Afghanistan, dalla Bosnia al Kosovo - ed è condannata a diventare irrilevante, un paese di serie B sulla scena internazionale. IL KOSOVO Nel 1999, l'allora presidente del Consiglio e attuale ministro degli esteri, decise la partecipazione dell'Italia a una guerra - i bombardamenti contro il regime serbo di Slobodan Milosevic e poi la presenza militare in Kosovo - non autorizzata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Contro la sua stessa maggioranza e con i voti dell'opposizione, Massimo D'Alema permise all'Italia di rimanere tra i grandi del mondo e dalla parte dei popoli la cui libertà è "offesa" - secondo l'espressione della nostra Costituzione. Oggi, da più parti, viene la richiesta di una pacificazione politica dopo i lunghi mesi di scontro elettorale. Ma la pace non è un valore in sé e non si fa con gli inciuci delle presidenze delle commissioni parlamentari. Gli accordi tra maggioranza e opposizione, se devono esserci, si fanno a una condizione: che siano sulla politica e che siano "alti". Preservare lo status internazionale dell'Italia, proteggere la stabilizzazione dell'Iraq e garantire la sicurezza e i diritti umani nel mondo possono essere la base di un accordo politico alto tra maggioranza e opposizione. Il governo di sinistra-centro lo tenga presente prima di andare avanti con lo scellerato ritiro dei nostri ragazzi dall'Iraq.
    IL SOSTEGNO ALLA POPOLAZIONE I soldati della Brigata "Folgore" fotografati mentre distribuiscono grossi sacchi di pasta, riso e acqua ai bambini di Nassiriya in Iraq. L'Italia ha inviato il suo primo contingente soltanto dopo il termine ufficiale delle operazioni militari delle forze alleate, con il compito ufficiale del mantenimento della pace e della protezione delle operazioni umanitarie (Ansa) "


    Saluti liberali

 

 

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