Allorchè si dice “Islam” il primo pensiero dell'uomo occidentale corre a comunità umane e a zone geografiche completamente estranee agli orizzonti europei: quando non si identifica il mondo islamico con l'area linguistica araba, lo si intende comunque come una realtà indissolubilmente legata al cosiddetto “Terzo mondo", per cui l'occidentale, anche se fornito di un discreto grado d'istruzione, pensa generalmente all'Islam come a una religione tipica di popolazioni asiatiche ed africane e niente di piu' (purtroppo il ‘terrorismo intellettuale' di certa storiografia moderna ha prodotto i suoi frutti…). Niente di piu' falso.
L’essenza autentica dell'Islam è fondata sulla sottomissione al Dio Unico, e non su qualsivoglia contingenza spaziale, o temporale, o umana. L'Islam è incomparabilmente vicino all’uomo, poichè è "din-al-fitrah", la religione innata nell'essere umano. La vicinanza dell'Islam riguarda infatti l’intimo dell’uomo, della sua natura propria, della sua essenza, una vicinanza che possiamo quindi definire assoluta. Sappiamo però che ciò che contraddistingue l'uomo moderno, occidentale in particolare, è proprio la sua lontananza dalla propria essenza, dal suo sè.
D'altronde l'universalità stessa dell'Islam è simboleggiata dalla composizione etnica del gruppo umano formatosi intorno a Muhammad (S) all'inizio della sua missione profetica. Infatti accanto agli arabi, che costituivano ovviamente la maggior parte dei Compagni del Profeta (S), c'erano esponenti delle altre grandi famiglie dell'umanità: c'era un africano, l'etiope Bilal, c’erano rappresentanti del mondo indoeuropeo come Salman al-Farsi (il persiano) o come Suhayb detto “ar-Rumiآ”, ossia “il Romano”, che era evidentemente originario dell’Impero Romano d’Oriente. La composizione etnica della comunità Islamica ai giorni nostri riconferma visibilmente il valore universale dell’Islam: gli arabi costituiscono solo una piccola parte dellآ’intera Ummah Islamica, di cui fanno parte anche popolazioni indoeuropee che nel corso dei secoli hanno abbracciato l’Islam (persiani, greci, afgani, indiani, caucasici, goti, slavi, illiri, ecc.).
La sua possibilità di coinvolgere una così grande vastità di tipi razziali e quindi una vasta molteplicità di tipi psicologici e di esperienze culturali gli deriva dalla sua peculiare caratteristica di prima e contemporaneamente ultima religione dellآ’umanità. L’Islam si presenta infatti come un adattamento della Tradizione Primordiale, che Muhammad (S) è venuto a riproporre e a riconfermare nei tempi storici, in una forma adeguata alle condizioni della presente fase dellآ’umanità - una forma tale da poter essere adottata da tutto quanto il genere umano.
E’ importante quindi avere ben chiaro che l'Islam non inizia con Muhammad (S), la cui venuta è stata preannunciata dai testi sacri di molte forme tradizionali, ma con Adamo (as), primo profeta e primo seguace di quella dottrina dellآ’Unità Divina (Tawhid) che costituisce l'essenza dell'insegnamento islamico.
Dice Iddio (Gloria a Lui) nel Suo Nobile Libro: “Wa li kulli ummatin rasul" (Per ogni comunità c'è stato un Messaggero”) (X, 47). E il Profeta Muhammad (S) disse che gli inviati celesti vissuti prima di lui furono centoquarantaquattromila. Ciò significa che i popoli europei, nella fase della storia umana anteriore alla rivelazione coranica, non furono certi esclusi dalla dispensazione della verità e che Iddio Altissimo (Gloria a Lui) suscitò in mezzo ai nostri antenati una serie di guide da Lui ispirate (1).
D’altronde non sarebbe difficile trovare le tracce dell’antico "Tawhid” europeo nelle pagine di molti maestri greci e latini, nei miti dei Celti, dei Germani, dei Daci, degli Slavi e, in generale, presso tutte le tradizioni che risalgono alle civiltà dell'Europa precristiana (2)
Se gli europei si rendessero conto di ciò, scoprirebbero che lآ’Islam custodisce oggi, in una forma integra e pura e adeguata allآ’ultima fase della storia umana, l’essenza di quegli elementi di verità che in un lontano passato appartennero all’Europa stessa. Il patrimonio piu' prezioso che l’Europa abbia posseduto, cioè l'insegnamento divino trasmesso ai popoli europei attraverso i Profeti che precedettero Muhammad (S) è stato salvaguardato, nella sua essenza, dalla rivelazione piu' recente, quella coranica.
E se agli europei di oggi i principi dell’Islam sembrano estranei o addirittura inaccessibili, ciò non è dovuto ad una presunta incomparabilità dellآ’Islam con l’autentica anima europea o al suo essere "semitica” (3); la causa di ciò, invece, sta nella decadenza e nella degradazione dellآ’Europa, la quale si è allontanata dalla sua natura originaria e dalla sua essenza piu' profonda.
E' soprattutto per questo che molti europei tendono a vedere nellآ’Islam una religione destinata esclusivamente a popolazioni asiatiche ed africane. Ciò avviene anche perchè molto spesso si dimentica che nel corso del Medio Evo (ma anche dopo) la cultura europea si è nutrita alle fonti dellآ’Islam (pensiamo anche ai rapporti fra i Fedeli dآ’Amore ed il tassawuf o fra la Cavalleria cristiana e la futuah); ci si dimentica, ad esempio, che la lingua letteraria dell'Italia nacque alla corte di un imperatore, Federico II di Svevia, imbevuto sin dalla giovinezza di Islam (e secondo taluni studiosi divenuto segretamente musulmano); ci si dimentica che il poema di Dante contiene una considerevole quantità di elementi di origine islamica (4); non sempre ci si ricorda che il territorio dell'Islam (dar al Islam) si estese anche in Europa, dal momento che inglobò la Spagna, la parte meridionale della Francia, la Sicilia; e sia pure in maniera temporanea la Sardegna, la Corsica, la città di Bari, e piu' tardi, con gli Ottomani, arrivò fin sotto le mura di Vienna; o che l’Islam, da quattro o cinque secoli a questa parte, in Europa non è rappresentato da immigrati extraeuropei arrivati di recente, ma da comunità autoctone di lingua bosniaca, macedone, bulgara, albanese, neogreca.
L’europeo che abbraccia l’Islam, dunque, non cessa affatto di essere europeo. Diventando musulmano, egli non diventa nè arabo, nè turco, nأè persiano, nè altro. Diventando musulmano, l'europeo ridiventa se stesso, recupera la sua identità originaria, perchè l’Islam è la sintesi finale e perfetta in cui si compiono e si compongono armonicamente le migliori potenzialità espresse dai popoli europei nel corso della loro esistenza.
Oggi l'Europa ha piu' che mai bisogno dellآ’Islam.
Invasa sessant'anni fa dagli eserciti americani, sottoposta fino ad oggi alla volontà politica d’oltre Atlantico, economicamente dominata dalla grande usura internazionale, costretta ad assimilare i costumi piu' volgari che siano mai apparsi sulla faccia della terra, incapace di reagire ad ogni moda culturale che provenga dagli Stati Uniti, l’Europa rischia di scomparire come realtà a sè stante, per annegare in quella melma che viene chiamata “civiltà occidentale” e che minaccia l’esistenza di tutti i popoli e di tutte le culture del nostro pianeta.
Si, il tentativo di livellare le culture mediante l’imposizione di un unico modello, quello occidentale, è una minaccia mortale che riguarda tutti i popoli; ed è al tempo stesso una ribellione contro il piano divino. Dice infatti Dio nel Sacro Corano. “O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribu' affinchè vi conosceste a vicenda. Presso Dio, il piu' nobile di voi è colui che piu' Lo teme. In verità Dio è Sapiente, ben informato" (XLIX, 13). “E fan parte sei Suoi segni, la creazione dei cieli e della terra, la varietà dei vostri idiomi e dei vostri colori. In ciò vi sono segni per coloro che sanno” (XXX, 22).
Sono appunto questi Segni divini, questa varietà di linguaggi e di colori, di tribu' e di popoli, questa ricchezza dell'ordine naturale voluto da Dio ad essere minacciati da un progetto che mira ad imporre a tutto il genere umano un unico modello di vita: quello occidentale, garantito dallآ’egemonia politico-militare americana funzionale al dominio economico della finanza usurocratica.
Europa ed Islam hanno dunque, in comune, il nemico principale. Se gli europei acquisissero la lucida consapevolezza di questo fatto, comincerebbero a guardare l'Islam con occhi diversi. E forse comincerebbero a prendere in considerazione questa ipotesi: che se vuole salvare la propria specificità, se vuole recuperare la propria autonomia, l’Europa deve cercare ispirazione e guida nella parola divina, così come essa si trova custodita in quel Libro di Dio nel quale tra l’altro leggiamo: “In verità Iddio non modifica la realtà di un popolo fintanto che esso non muta nel suo intimo” (XIII, II).
E’ a questa rivoluzione interiore che noi chiamiamo gli europei.
Wa ala awla wa la ghowwata illa billah al al-yul-adhim
NOTE
(1) Fu così che si potè scorgere in Platone – Sayyduna Iflitun “Imam dei filosofiآ” – un profeta elargito al mondo greco dalla Misericordia divina, si vide in Plotino uno “shaykh” che aveva insegnato l’unicità divina all'elite contemporanea o si nominò “wazir” onorario di Alessandria Aristotele; fu così che si identificò Ermete Trismegisto col profeta Idris (il biblico Enoch), Zoroastro con Sayyiduna Ibrahim (il biblico Abraham), il “Dhu آ‘l-Qarnayn” coranico (Possessore di due corna) con Alessandro il Macedone o Jamshid, senza dimenticare tutti i profeti della tradizione ebraico-cristiana come Mosè, Noè, Gesu' o Maria (la pace sia su tutti loro).
(2) Portiamo qui di seguito due brevi esempi: “Il Dio invece è, se necessita dirlo: ed è non nel tempo, in nessun modo, bensì con l’eternità: immota, atemporale, immutabile; di Lui non c'è prima nè dopo, nè futuro, nè passato, nè vecchiaia, nè giovinezza; anzi, essendo Uno, riempie il ‘sempre’ nel suo ‘adesso’, che è uno; e solo è ciò che realmente è in Lui: ciò che non è nato, non sarà , non cominciò, non cesserà di essere. Bisogna dunque rivolgersi a Lui e salutarlo, quando Lo si adora, in questo modo: “Tu sei”; oppure, per Zeus, dicendo, come alcuni fra gli antichi: “Sei Uno”. Infatti il divino non ha pluralità, come ciascuno di noi, che è fatto di diecimila discorsi e passioni; cumulo multiforme, orgoglioso miscuglio. L’Essere invece, è necessariamente Uno, così come Uno è necessariamente Essere (…). Quindi sta bene al Dio il primo dei Suoi nomi, nonchè il secondo e il terzo. E l'“Apollo”, infatti, perchè esclude la pluralità e nega il molteplice; e “Ios” in quanto Uno ed Unicoآ (Plutarco, Sulla E di Delfi, All'insegna del Veltro).
“Zeus, chiunque mai sia, se con questo nome gli è gradito esser chiamato, con questo lo invoco; non ho nulla da mettergli a paragone, ponendo bene tutto ciò che esiste, tranne Zeus, se il vano peso dell’angoscia bisogna realmente gettare viaآ” (Strofe II della parodo, vv. 160-166 Orestea di Eschilo). Il concetto come possiamo notare è questo: "Zeus...non ho nulla da metterGli a confronto, tranne Zeusآ”. Un concetto questo che può benissimo essere commentato con le stesse parole con cui Titus Burkhardt illustra il significato della shahada (testimonianza di accettazione dell'Islam): “Secondo questa 'testimonianza’ Dio è distinto da tutto, e nulla può esserGli a confronto, poichè fra realtà reciprocamente paragonabili vi è comunanza di natura o parità di condizione, mentre la Divinità trascende l’una e l’altra. Ora, l'incomparabilità perfetta esige che nulla possa essere confrontato con l’incomparabile, sotto nessun rapporto; e ciò equivale ad affermare che nessuna cosa esiste di fronte alla Realtà divina, di modo che ogni cosa si annulla in Essa: “Allah era e nulla con Lui; ed Egli è adesso quale Egli era (Hadih qudsi)” (Introduzione alle dottrine esoteriche dellآ’Islam, Mediterranee).
(3) Antonio Mediano definiva la visione islamica del mondo, una visione essenzialmente “aria” (Islam ed Europa, Allآ’insegna del Veltro), a cui faceva da supporto lo stesso Guenon che sottolineava il carattere “solare” della tradizione islamica, evidenziando le analogie per esempio fra il termine arabo con cui ci si riferisce alla vita ed ai detti del Profeta Muhammad (S) (l'Uomo Universale o anche figura “avatarica”), cioè “sunna”, con il nome con cui l’antica lingua dei popoli germanici designava il sole (cfr. ted. “sonne", ing. “sun").
(4) Cfr. il voluminoso lavoro “Dante e l'Islam” dell’orientalista e monaco spagnolo Palacios.