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Discussione: Ambiente e territorio

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    Ambiente e occasioni mancate - Nell'esecutivo divisione vecchio stile fra tutela e sviluppo
    "Sostenibilità" un concetto che sembra ignorato

    di Giovanni Pizzo

    Il nuovo Governo ha visto la luce e comincia la sua difficile avventura. Ci si aspettava molto dalla composizione del Governo per decifrare quali siano i reali equilibri di forza che potranno sostenere la maggioranza di fronte alle scelte complicate che l'attendono. La stessa riorganizzazione delle deleghe avrebbe potuto costituire l'occasione per introdurre le novità legate alla strategia di fondo che Prodi intende attuare. Alcuni segnali sono stati abbastanza chiari, pochi positivi, altri negativi, altri, infine, dipendono da come i singoli Soggetti interpreteranno il proprio mandato. In primo luogo la scelta del Premier è stata quella di lasciare il minore numero possibile di ferite aperte e questo lo ha portato ad una certa "larghezza di manica" nel soddisfare gli appetiti di partiti, correnti, fazioni, ecc. Di certo ha voluto dare un grande peso specifico all'Esecutivo soprattutto per quanto riguarda tutto il tema dell'economia presidiato da Padoa Schioppa, Bersani, Rutelli. La creazione di un Ministero dello sviluppo economico è un fatto positivo: da tempo noi consideravamo poco efficace concentrare in un unico ministero (Economia e finanze) la responsabilità sia della tenuta in ordine dei conti dello Stato che quella di organizzare le politiche di sviluppo. Ma la scelta di considerare lo sviluppo economico come elemento collaterale alle attività produttive risponde ad una logica vecchia e superata che scaturisce da una concezione dello sviluppo come aumento nominale del PIL, che ha già mostrato limiti proprio nei paesi ad alta intensità di ricchezza. La presenza del leader del partito ecologista al Ministero dell'Ambiente potrebbe essere intesa, a questo punto, come la riproposizione di uno schema altrettanto superato: da un lato coloro che promuovono le politiche di sviluppo convenzionale, dall'altro (sia pure al livello massimo di credibilità) colui che si fa garante del rispetto dell'ambiente. Se le cose andranno in questo modo si potrebbe arrivare ad una situazione di empasse in cui le forze interessate allo sviluppo tenderanno a chiedere sconti sui temi ambientali creando oggettive difficoltà per un Ministro leader del partito ecologista. Con l'attuale struttura dei sistemi economici l'aumento della ricchezza tradizionale (PIL) comporta un degrado dell'ambiente non sostenibile soprattutto dai sistemi più "saturi"; per questo motivo le politiche di sviluppo tradizionali, spesso, non producono più i risultati desiderati oppure ci trasci**** verso situazioni come quella dei rifiuti della regione Campania, le crisi energetiche, ecc. La saturazione fisica, i limiti ambientali e la competizione globale impongono politiche di sviluppo mirate alla progressiva trasformazione del modello economico in direzione della "sostenibilità". Noi avremmo auspicato che questo Governo avesse avuto il coraggio di saldare il coordinamento delle politiche dello sviluppo economico e quelle ambientali verso un'unica "politica per lo sviluppo sostenibile". Più opportuno, allora, sarebbe stato accorpare all'attuale Ministero dell'Ambiente le deleghe in materia di sviluppo nonché quelle in materia di energia per creare un vero "Ministero dello sviluppo sostenibile". Ma, e qui ricadiamo nei vincoli negativi, secondo il manuale Cencelli un tale importante ministero non sarebbe potuto andare ai Verdi. Noi confidiamo, però, che il nuovo Ministro dell'Ambiente, che ha già dimostrato di avere una visione allargata della politica ambientale, sappia cogliere comunque questo ruolo attivo delle questioni ambientali nelle scelte di politica economica, a cominciare dalla grande questione che presto sarà sul tavolo del governo: come gestire il rapporto fra spesa pubblica e prelievo fiscale e liberare le risorse per attuare le politiche attive per lo sviluppo. Oggi i due terzi del prelievo fiscale proviene dai redditi (1/3) e dagli oneri sociali (1/3), mentre solo un terzo proviene dai consumi, essendo marginale quello proveniente dalle rendite finanziarie. Questo assetto penalizza chi produce reddito e crea lavoro mentre favorisce l'uso indiscriminato delle risorse ambientali. Un primo punto fermo di politica per lo sviluppo sostenibile è riorganizzare il sistema fiscale, a parità di carico complessivo, per incrementare la quota di prelievo a carico dei consumi e delle rendite, e alleggerire quella sui redditi e gli oneri sociali. Ad esempio, sarebbe in linea con la strategia per lo sviluppo sostenibile approvata dal CIPE nel 2002, recuperare il minore gettito derivante dall'abolizione di imposte inique e distorsive attraverso l'introduzione di una "tassa sul consumo dell'ambiente" una sorta di addizionale IVA pigouviana, determinata in base alla stima del danno o costo esterno ambientale incorporato nei vari beni di consumo.

    tratto dal sito del Partito Repubblicano
    http://www.pri.it


  2. #2
    ($_€) ( . Y . ) i lov
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