Sorprendente risultato di una ricerca dell'Università della California

"Nessun legame tra cannabis e tumori di polmone, bocca, testa-collo"
Studio Usa "scagiona" lo spinello

"Non aumenta il rischio di cancro"


Dimostrati invece i pericoli e le conseguenze nocive del tabacco


ROMA - Lo spinello non è più colpevole delle classiche sigarette, anzi. La cannabis, anche quando viene consumata per anni, non aumenta il rischio di tumore del polmone, e nemmeno di altri tipi di cancro, come quello della bocca, gola, testa-collo ed esofago.

Non è un invito all'uso di sostanze stupefacenti, ma il risultato di uno studio condotto dal team del professor Donald Taskin dell'Università della California di Los Angeles. I dati, presentati alla Conferenza internazionale della Società americana di penumologia in corso in questi giorni a San Diego, hanno sorpreso gli stessi stessi ricercatori.

Gli scienziati, in effetti, erano partiti con l'idea di dimostrare ben altro. "Ci aspettavamo che l'uso di cannabis protratto nel tempo - afferma Taskin - aumentasse il rischio di tumore anche dopo decenni dal consumo della sostanza". Proprio come era emerso dagli studi condotti negli ultimi anni: risale al 2000 la ricerca del centro Sloan-Kettering di New York, in cui si affermava che nei consumatori abituali di marijuana il rischio di sviluppare forme cancerogene alla testa e al collo, inclusi i tumori alla bocca e alla gola, aumentasse di 2,6 volte rispetto a chi non aveva mai toccato uno spinello. Conclusioni negate, per la verità, dagli scienziati della John Hopkins Medical School, secondo i quali nessuna prova evidenziava il contributo negativo della marijuana in questo tipo di forme tumorali.

Nella loro ricerca, i medici del team del professor Taskin hanno messo a confronto la storia clinica, le abitudini alimentari e lo stile di vita di 611 pazienti con cancro al polmone, 601 con tumore testa-collo, e 1040 soggetti sani, tutti sotto i 60 anni. In particolare, hanno raccolto informazioni sui consumi di marijuana e di tabacco, di alcolici o di altre droghe, sui casi di cancro in famiglia e sullo stato socio-economico di ciascun volontario.

Quindi, hanno diviso i partecipanti in tre categorie: i consumatori accaniti di cannabis, che avevano fumato oltre 22 mila spinelli; quelli moderati, con consumi tra gli 11 mila e i 22 mila, e i non fumatori. La conclusione è stata sorprendente: per i tre gruppi il rischio di tumore è lo stesso. L'aver fumato marijuana non influisce sulla probabilità di sviluppare neoplasie, ai polmoni come ad altri organi coinvolti.

Dalla ricerca è infatti emerso che l'80% dei pazienti con cancro del polmone e il 70% di quelli con tumori della testa-collo avevano il 'vizio' delle sigarette, ma solo la metà faceva uso di marijuana. Ancora una volta, quindi, il legame evidente è quello tra il cancro al polmone e il fumo di tabacco: il pericolo di ammalarsi è di 20 volte maggiore per chi fuma due o più pacchetti al giorno.

La cannabis viene invece "scagionata", anche se i ricercatori forniscono solo una spiegazione "possibile": secondo i medici, il principio attivo della cannabis, il Thc, incoraggerebbe le cellule 'anziane' a suicidarsi prima di eventuali trasformazioni tumorali.

(23 maggio 2006) - Repubblica