Cagliari, le servitù militari nell’urna Checchino Antonini (su Liberazione del 26.5.2006)
Serve soprattutto a nascondere immensi serbatoi di carburante nella montagna ma la base PolNato della Marina, incastonata sotto la Sella del Diavolo, offre anche la possibilità di giocare a tennis a ufficiali di Marina italiani e non. Come tutte le servitù militari di Cagliari occupa un territorio meraviglioso, l’unico sul quale non hanno potuto mettere le mani i cementificatori della Sardegna. Quasi tutte le caserme della città sorgono nell’area di S. Bartolomeo-Calamosca, alcune hanno perduto la funzione originaria e sono destinate a scopi residenziali. Un amiraglio, per dire, abita in una villetta che affaccia su Cala Fighera e dal suo giardino si accede al mare con una piccola scalinata. Altri edifici sono ormai dismessi.
Dopo cinque anni sotto il sindaco forzista Emilio Floris, dello slogan “Cagliari capitale del Mediterraneo”, che lo catapultò al Palazzo di Via Roma, sede del Comune, non rimane che il ricordo sbiadito. Cagliari era, e resta, la «capitale delle servitù militari», come spiega a Liberazione, Claudio Cugusi, del Movimento sardista che ha aderito alla Sinistra europea e ora candidato con Rifondazione. A Cugusi si deve il dossier (edito dai Fratelli Frilli) su caserme, magazzini, stabilimenti balneari militari che potrebbero tornare alla città, «visto che è venuta meno l’esigenza di sicurezza che determinava la servitù», per usi sociali non certo per alimentare speculazioni.
Su questo si gioca un pezzo della campagna per le comunali che nel capoluogo sardo una serie di ricorsi ha fatto slittare all’11 giugno quando il resto d’Italia andrà, invece, ai ballottaggi.
Con i suoi 170mila abitanti circa e un’area metropolitana di altri 400mila, la città è il punto di attrazione dell’intera isola che di residenti ne ha 1 milione e 650mila.
Di Gianmario Selis, candidato a sindaco dell’Unione, più volte consigliere regionale, prima dc dopo Margherita, non si può dire certo che sia un radicale ma ha capito che unica idea di città solidale parte dal concetto che quelle aree devono tornare ai cagliaritani.
L’uscente Floris, suo avversario due punti sopra nei sondaggi, sembra soffrire di “inaugurite”, una patologia che lo spinge a tagliare nastri di un teatro senza un tetto, di una piscina - al contrario - già pronta da sei mesi e di parco che è ancora un cantiere e ci si è fatto male un bambino. A Floris, “signore della Sanità”, la città rimprovera di non essersi opposto all’amico di partito Sandro Balletto che ha gestito, da presidente della Provincia, il ripascimento della spiaggia di Poetto. Lì la sabbia da bianca è diventata nera e per questo Balletto è stato condannato a 10 mesi con la condizionale oltre ad aver dovuto lasciare Palazzo Viceregio al centrosinistra. Per non dire della surreale gestione dei cantieri dove le strade sono state sventrate per il passaggio delle fibre ottiche, richiuse e sventrate di nuovo per i tubi dell’acqua, analoga operazione per l’impianto del gas. Così è divenuta opinione comune che a Cagliari sia meglio girare in fuoristrada. Un altro attacco di “inaugurite” ha seminato betoniere e compressori un po’ ovunque.
La lista del Prc pesca nella società civile e punta a trasformare Cagliari, da «città delle famiglie con due cognomi» a città solidale. Dove, ad esempio, laprecarietà non abbia più cittadinanza. Di precari se ne trovano nella pubblica amministrazione e nel privato. Come i 450 operatori del call centre dell’Interteam, risultati dall’esternalizzazione del 187 di Telecom, ora a rischio per gli effetti collaterali della new economy. O come i loro colleghi di “Quality Sardinia” la cui vertenza ha una coda giudiziaria che ha portato pezzi di management a Sollicciano e Rebibbia.
FUORI LA NATO E GLI USA DALLA SARDEGNA E DA TUTTA L'ITALIA!
VIVA I SARDI CHE LOTTANO PER LIBERARE LA LORO TERRA DALLE BASI USA E NATO!