E’ uscito il Quaderno n.ro 23 del Centro Studi Biologia Sociale di Acireale – editrice fuori commercio e senza fini di lucro. Si tratta di un lavoro di 168 pagine in due tomi dal titolo “Necessità di un ANARCHISMO ETICO (e fine di un’anarchia immaginaria)” Autore il sottoscritto.OMNIA SUNT COMMUNIAANARCHISMO ED ANARCHIA
Da oltre un secolo e mezzo esiste un movimento di uomini onesti e generosi che dicono di battersi per il più alto grado di civiltà, in cui non ci sia più sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dove ognuno dia quello che può e, sin dalla nascita, riceva secondo il bisogno. Ma questo è proprio il sogno del socialismo (vero) – termine scientifico che indica la perfetta omogeneizzazione degli individui quanto alla possibilità di rispondere ai diritti naturali. E anche, con il termine più appropriato, del comunismo che indica appunto la perfetta comunanza dei mezzi di produzione, della fruizione dei prodotti del lavoro e infine, dell’esercizio del potere (sociocrazia).
Ma gli anarchici, questo punto di arrivo ideale dell’evoluzione della civiltà (che non può essere ottenuta con un’operazione di forza dato che i costumi hanno i loro tempi!) la chiamano anarchia per dire “società senza Stato”. Gli anarchici si dicono tali – cioè senza principio di autorità (archè) – in quanto vedono nel potere pubblico o governo centrale ovvero nello Stato la causa massima di tutti i mali sociali e concludono che finché c’è Stato non può esserci giustizia. Ne consegue che non si organizzano in patito, non partecipano alle competizioni elettorali, sono per un’astensione totale e senza riserve. Boicottano le dittature in quanto tali – si tratti pure di una alla “Fidel Castro” – tollerano la cosiddetta democrazia, dentro cui possono esistere con un minimo di tranquillità. Oggettivamente sarebbero, secondo l’espressione marxiana, dei “piccolo-borghesi”. Ciò premesso, l’anarchismo sarebbe la via unica per l’anarchia. Gli anarchici fecero parlare di sé a cavallo dei secoli Ottocento e Novecento con una serie di attentati ad uomini di potere. Famoso il regicidio di Gaetano Bresci. Al momento non hanno più cosa dire. Sono i grandi assenti della vita politica pubblica.
Lo Stato, con i sui tre poteri interattivi (legislativo, esecutivo e giudiziario) è uno strumento fisiologico di cui la civiltà post-medioevale non può fare a meno. Ma il potere non è nato con lo Stato. Esso è sempre esistito come perno dell’organizzazione sociale di tutti i tempi senza tenere conto che esso è sinonimo di capacità di vivere del soggetto. Esempio occasionale la locuzione “potere di acquisto”.
Ora, gli anarchici non hanno ancora dimostrato come si possa realizzare una società senza autorità. Quella che loro chiamano “Rivoluzione Spagnola” – che fu soltanto una furibonda guerra civile e fratricida scatenata da Francisco Franco (che alfine l’ebbe vinta), contrastato anche da forze sovietiche ed anarchiche (ciascuna per un fine proprio), e che chiamano a testimonianza della realizzabilità dell’anarchia, è invece la prova totale del loro fallimento (semmai ce ne fosse stato bisogno) con anarchici di valore finiti ministri nel governo socialista di Largo Caballero.
Il Quaderno, il cui autore conta venti anni pieni di militanza giovanile nel movimento anarchico e che quindi conosce bene – distingue anzitutto l’anarchismo dall’anarchia. L’anarchismo attiene alla persona e – in quanto possibile espressione emergente del soggetto che, in nome della sola propria coscienza, prende le difese di una causa ritenuta giusta, se possibile contro tutti e tutto – può essere “etico” e quindi necessario in un mondo di inerti e di complici (donde il titolo del lavoro), mentre l’anarchia attiene alla società e, per totale incompatibilità, rimane un miraggio immaginifico e irreale, e quindi fuorviante. Così il movimento per l’anarchia si risolve in un atteggiamento di attesa messianica mentre lo Stato viene occupato a turno dai nemici del socialismo. Il Municipio – o Comune – su cui gli anarchici puntano tutte le loro aspettative – pur costituendo per sé stesso un micro-Stato - li riporta direttamente al Medioevo.
Il movimento anarchico, che rifugge da ogni organizzazione, si risolve in un’ideologia parareligiosa con veri e propri dogmi e dentro di esso viene esercitata un’autorità di fatto: diventa rifugio di insofferenti, di ribelli amorfi, di caporali, il tutto senza alcun’influenza sulla realtà attuale mentre imperversa la pseudodemocrazia in cui un giochetto elettorale serve a legittimare il potere dei vincenti senza cambiare la sostanza del sistema.
Il testo risponde sistematicamente ad una serie di domande relative e all’anarchismo e all’anarchia. Con il ricorso alla logica della biologia sociale ovvero alla scienza della società – che è un organismo biologico sui generis – si è forse messo un punto fermo alle antiche e lunghe diatribe sulla realizzabilità dell’anarchia. Sapere che tra due sole persone si può instaurare uno spontaneo rapporto di dominio-soggezione, basta a comprendere, per proiezione, l’universo del sociale.
Se è vero che il socialismo è anche la composizione delle ostilità per una universale fraternizzazione degli uomini, l’anarchico “etico” ha il diritto-dovere di porgere la mano agli eredi di quella lotta fratricida di sessant’anni fa, che esprimono lo stesso proposito e si orientano verso lo stesso fine.
Il Quaderno, come tutti i precedenti, viene spedito anche a chiunque ne faccia richiesta a crviola@mail.gte.it
(Q.23 . 27.05.06 – 2289Carmelo R. Viola
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