Originariamente Scritto da
patatrac
Berlusconi deve tornare a far politica
L'illusione della spallata
di Angelo Panebianco
Con il voto amministrativo di oggi si conclude un altro round dello scontro fra maggioranza e opposizione (il primo ha riguardato l'attribuzione delle alte cariche istituzionali) in questo turbolento dopo-elezioni. Da domani, comunque vada il voto amministrativo, si aprirà la campagna per il referendum istituzionale e sappiamo già che sarà durissima: maggioranza e opposizione si confronteranno con la stessa virulenza con cui hanno condotto la campagna elettorale. Centrosinistra e centrodestra giocano al gatto e al topo, anche se solo il tempo potrà dirci chi è il gatto e chi il topo. Silvio Berlusconi continua a non riconoscere la legittimità del governo in carica e a mantenere altissimo il livello dello scontro con la maggioranza: con il fine immediato di tenere compatta dietro di sé l'opposizione e con la speranza di dare, in tempi brevi, una spallata risolutiva a un governo che ritiene fragilissimo.
La maggioranza, a sua volta, spera di banchettare, entro qualche mese, con le spoglie dell'opposizione, spera che a lungo andare il centrodestra si disgreghi, magari portandole anche in dono quel pacchetto di senatori in fuga dall'opposizione di cui il governo ha vitale necessità per governare o, quanto meno, per durare. Anche se, come ha mostrato la campagna elettorale, non bisogna mai sottovalutare le capacità di Berlusconi, è però lecito chiedersi se la strategia da lui scelta possa essere davvero così pagante come egli pensa. Mi sembra che il punto debole di questa strategia stia precisamente nell'illusione della «spallata». In Italia anche i governi più fragili non cadono mai solo qualche mese dopo le elezioni. Per giunta, se il governo Prodi dovesse cadere, diciamo entro un anno, non è affatto certo che non si formerebbe un altro governo di centrosinistra. È insomma molto difficile che si torni a votare prima di due o tre anni. Nemmeno se il centrodestra vincesse il duello nel referendum istituzionale questo basterebbe a dare a Berlusconi le nuove elezioni che egli cerca.
Ma se così stanno le cose, e io credo che stiano proprio così, Berlusconi dovrà per forza, a breve termine, fare scelte diverse da quelle fin qui fatte. Dovrà ricominciare a fare «politica». Dovrà trovare un punto di equilibrio che gli consenta, da un lato, di mantenere il più possibile unita la sua coalizione a fronte delle spinte centrifughe e, dall'altro, di inserirsi a pieno titolo, con la forza rilevante che tuttora possiede, nel gioco parlamentare. Giocando la partita dell'opposizione responsabile, quella che non fa sconti al governo ma che agisce anche per migliorare (dal proprio punto di vista, si capisce) in aula i provvedimenti della maggioranza, che difende nel concreto gli interessi di quella metà di Italia che il centrodestra rappresenta.
Il che può essere fatto solo se prima c'è quel riconoscimento di «legittimità» del governo fino a oggi rifiutato. Alcuni, nel centrodestra, sembrano pensare che questo sarebbe solo un «regalo» a Romano Prodi. Ma, in realtà, il vero regalo per Prodi è un Berlusconi che continui, senza sbocchi plausibili, a giocare allo scontro frontale. Si potrebbe dire che proprio di questo ha bisogno Prodi per tenere unita una coalizione che più variopinta ed eterogenea (come ogni giorno testimoniano le dichiarazioni in libertà dei vari membri del governo) non potrebbe essere. Talché, ci si potrebbe chiedere: quando smetterà Berlusconi di essere il migliore alleato di Prodi?
28 maggio 2006
da
www.corriere.it