Citazione Originariamente Scritto da pensiero
Un milione di immigrati esulta
Arriva la cittadinanza italiana
Ridotti da 15 a 6 anni i tempi burocratici. Chi nasce qui acquisisce la nazionalità
29/5/2006
Giacomo Galeazzi





ROMA. Il prossimo Consiglio dei ministri del 1° giugno potrebbe produrre una nuova fotografia del Paese con oltre un milione di «nuovi italiani», frutto della riforma della cittadinanza che il governo si appresta a varare. 550 mila minori figli di stranieri e 480 mila extracomunitari adulti beneficeranno del provvedimento che riduce da quindici a sei anni i tempi burocratici per la naturalizzazione e fissa il «diritto di suolo» (chi nasce in Italia è automaticamente italiano). Una svolta, invocata dal mondo cattolico (comunità di Sant’Egidio, ordini religiosi, congregazioni missionarie), che avrà una pluralità di effetti (dal numero di elettori alle pensioni).

«Già oggi ci sono 130 mila anziani ogni 100 mila minori, entro il 2050 i morti saranno il doppio dei nati all’anno: il saldo positivo della popolazione dipende dagli stranieri», spiega il portavoce di Sant’Egidio Mario Marazziti, la cui proposta di legge è stata accolta dal governo. La maggiore età Finora i bambini che nascono in Italia, secondo la vecchia legge, devono aspettare la maggiore età. Chi arriva in Italia da piccolissimo non ha nessuna possibilità di diventare italiano, nemmeno quando va a scuola, e per gli adulti servono dieci anni ininterrotti di permanenza nel nostro Paese in maniera legale. In più, ci vogliono dai due ai tre anni prima di vedere riconosciuto questo diritto. In tutto una quindicina di anni. Adesso, invece, i tempi per chiedere la cittadinanza scenderanno a sei anni, come per il permesso di soggiorno permanente.

«E’ una svolta “bipartisan”, resa possibile dall’Udc quanto dalla Margherita», rivela Marazziti. Il provvedimento, che rientra nell’agenda dei cento giorni dell’esecutivo, sancisce lo «ius soli» (i figli di stranieri nati in Italia sono italiani) e riguarda pure gli adulti immigrati. Chi vive e lavora in Italia, se ne farà richiesta, avrà in tempi più rapidi (un terzo dell’attesa rispetto a quanto accade finora) un posto da cittadino, poiché i requisiti per la naturalizzazione verranno estesi. «Dei due milioni e mezzo di regolari attuali, due milioni sono ex clandestini, cioè sono frutto delle varie ondate di regolarizzazioni a posteriori. Intanto - osserva Marazziti - gli imprenditori chiedono quote triple rispetto a quelle concesse finora e gli immigrati regolari versano più di un miliardo e 700 milioni di euro di tasse». In un Paese sempre più vecchio i «neo-italiani» aiuteranno, quindi, i conti previdenziali.

«Negli ultimi 50 anni la durata della vita in Italia è aumentata quattro mesi all’anno. Come se ogni anno avesse sedici mesi: dodici da vivere subito e quattro per allungare la vecchiaia - precisa Marazziti - e ci sono già cinque vedove per ogni vedovo. Nel 2050 ci saranno 800 mila morti all’anno e 400 mila nati». Se le cose restassero come sono ora, rischieremmo oltre mezzo milione di persone in meno all’anno, con la popolazione «over 80 anni» che crescerà di 4 milioni e quella al di sotto che diminuirà di 20 milioni. «La vecchia legge sulla cittadinanza - puntualizza Marazziti - non immagina neppure che possano esistere numeri consistenti di immigrati sul nostro territorio. I bambini che nascono in Italia non sono cittadini e, per esempio, non possono uscire dai confini nazionali». A ciò si lega il problema scolastico.

«Tra gli studenti stranieri il tasso di bocciature è del 27% contro il 15% dei bambini italiani - evidenzia Marazziti -, un minore extracomunitario su sette è in una condizione di precarietà, fragilità sociale e di carenza di interventi di accompagnamento e integrazione». L’interesse nazionale Adesso il governo riconosce come interesse nazionale prioritario poter contare su un’immigrazione regolare e stabile. «Solo una politica seria di regolarizzazione e di integrazione sociale aumenta la sicurezza, fornisce nuovi soldi, freschi, all’erario e riduce l’evasione fiscale, di datori di lavoro e immigrati - ribadisce Marazziti -. Inoltre così si riequilibra la previdenza, ringiovanisce la forza-lavoro e si rende più competitivo il Paese. I diritti di cittadinanza sono una grande conquista e una scelta intelligente». L’integrazione, però, non deve essere solo formale-legale, ma sostanziale-sociale. «Il boom economico degli Stati Uniti e nel resto del mondo si è sempre accompagnato con l’immigrazione. In Europa, chi saprà cogliere questa occasione si avvantaggerà sugli altri.

L’Italia è partita tardi». La sfida è appunto trarre vantaggio dalla leva dei neo-italiani. Del resto, gli immigrati che ora diventeranno cittadini, conclude Marazziti, «sono più italiani di tanti che hanno messo in discussione l’unità territoriale del Paese, o che si divertono a prendere le distanze dai simboli nazionali, inclusa la lingua italiana».


Ciao,
volevo sapere se possibile la vostra opinione sulla nuova legge di cittadinanza e in particolare se iRS si è epsressa ufficialmente.