Eccomi, a distanza di poche ore dallo spoglio delle schede, a valutare cosa sia successo in questo tornata elettorale: la prima dopo la "vittoria di Pirro" ottenuta dalla coalizione di centrosinistra lo scorso 9 Aprile. Le elezioni sarebbe andate come si aspettavano un po' tutti: facile vittoria di Veltroni, Chiamparino e Cuffaro (anche se vista la scarsa affluenza, e vista la campagna di strumentalizzazione fatta dalla sinistra con il nome della Borsellino: la vittoria di Cuffaro, cone questo margine, assume anche i toni di sorpresa), inaspettato plebiscito per la Iervolino e vittoria un po' più faticosa dell'ex ministro Letizia Moratti.
Se nessuno avesse dato valenza politica a queste elezioni si trattarebbe di un sostanziale "pareggio", con un leggero vantaggio per il centrosinistra che riconquista comuni minori. Però, c'è da dire, invece, che Berlusconi ci credeva in queste elezioni: si è impegnato in prima persona, è stato candidato a Napoli e Milano si è battutto per far sì che venisse data la "spallata" al governo Prodi. L'italiani hanno risposto in modo diverso, gli ellettori di sinistra, mossi dalla "macchina da guerra" dei DS e dalla militirazzazione del suo elettorato, si sono precipitati come al solito al voto; gli elettori di centrodestra hanno preferito il mare e le gite fuori porta, forse stufi da questa guerra politica.
Quindi la politica aggressiva di Berlusconi non ha pagato, il suo elettorato non l'ha seguito: esempio eclatante il 10% di Forza Italia a Roma, dove ha perso metà dei suoi elettori rispetto al mese scorso. A Napoli la sconfitta è stata di proporzioni notevoli. L'impegno di Berlusconi ha sì giovato, ma al candidato sbagliato, infatti, molti napoletani che magari volevano evitare di rivotare la Iervolino, sì sono "turati il naso" e l'hanno sostenuta in chiave anti-berlusconiana, essendo Napoli una città fortemente di sinistra. Quindi diciamo che ci sono stati degli errori, frutto di un risultato, quello del 9 Aprile, che, come è scontato che sia, a Berlusconi non è andato giù. La rivincita non c'è stata, anzi c'è stata una sconfitta "voluta", che forse non sarebbe nemmeno stata tale se non si fosse data importanza politica all'evento.
Ci sono diversi punti su cui riflettere. Innanzi tutto la "svogliatezza" degli elettori di centrodestra, che si sentono coinvolti politicamente soltanto ogni 5 anni. L'importanza di essere radicati sul territorio, così questo centrodestra non è, a differenza della sinistra. I nomi dei candidati, seppur autorevoli, fatti sempre in ritardo e con logiche partitocratiche.
Ora il centrodestra deve riunirsi intorno a un tavolo e ripartire da capo, cambiando anche i toni per i futuri anni di opposizioni. Questo clima aggressivo e di scontro non ha coinvolto gli elettori moderati e quindi bisogna ripartire in altro modo. Se resterà unito il centrodestra potrà farsi valere al Senato, visti i numeri risicati della sinistra.
Per concludere si può dire che queste elezioni si sono chiuse con un unico grande vincitore: il popolo degli astensionisti. Se Milano fosse andata al ballottaggio, con quasi probabile vittoria di Ferrante successivamente, per il centrodestra sarebbe stata una Caporetto stratosferica. Così non è stato e allora l'occasione per ripartire c'è. L'opposizione deve essere dura e decisa ma credibile, bisogna allontanare questo clima da guerra civile che il popolo del centrodestra non ha apprezzato; ma che al controrio mobilita alla urne l'elettorato di sinistra.
Analizzando il discorso toscano, cosa possiamo dire: peccato per l'affluenza!!! Sia Grossetto e sia Arezzo sono tornate al centrosinistra, e soprattutto per Grossetto è stato un bel passo indietro, visto che era apprezzato anche da sinistra l'operato della giunta precedente, ma così è andata: gli elettori moderati hanno preferito la spiaggia. E ricordiamocelo chi diserta le urne ha sempre torto. Ad Arezzo, dopo gli scandali dell'ex sindaco Lucherini, solo una forte affluenza poteva far vincere l'Angiolini. Questa non c'è stata, e quindi anche Arezzo è tornata a sinistra.