Luigi Crema
28/05/2006


La prima causa di abbandono della religione, soprattutto tra i figli maschi, sembra essere l'assenza di una figura paterna che abbia loro dato l'esempio di una fede forte e matura.
Le statistiche dicono che se un padre non frequenta la chiesa, solo un bambino su cinquanta frequenterà la chiesa da adulto, indipendentemente da quanto ci vada la madre.
Se il padre la frequenta regolarmente, da due terzi a tre quarti dei loro figli la frequenteranno regolarmente, indipendentemente da quanto lo fa la madre. (1)
Tale dettaglio, derivato da una statistica condotta sulla popolazione svizzera, è il punto di partenza per scoprire fatto dopo fatto cosa sia successo a tale figura, quella del padre, nel corso degli ultimi secoli e quali ne siano le conseguenze attuali nella crescita di un bambino e nella formazione di un adulto maschio.
Parto da oggi, dai nostri tempi.
Viene sempre tirata in ballo la crisi del maschio, dell'uomo adulto, reso debole dopo la rivoluzione femminile.
Decontestualizzato, privato della sua funzione e spesso succube del mondo femminile aggressivo, in realtà trae la sua debolezza da un diverso contesto.
Non è l'uomo in quanto tale che si è improvvisamente indebolito, è l'uomo privo di padre che ha perso i riferimenti essenziali per il suo processo di crescita.
E' l'uomo che non trova più un uomo a formarlo che perde significati e formazioni che non troverà più nella vita, lasciandolo senza direzione nel mondo caotico, urbano, consumista (etc…) moderno.
Il problema a cui si ricollega tale evento, ben noto a livello di indagine sociologica, è la disgregazione della famiglia, iniziata alcuni secoli fa proprio con un attacco alla figura maschile.
L'uomo per secoli ha avuto un ruolo ben definito all'interno del nucleo famigliare, in particolare nella figura essenziale del padre.



Scrive Claudio Risè (2): «… la figura paterna porta nella vita dell'uomo una direzione, realizzata attraverso la rinuncia al caos, alla 'dismisura', al male».
Senza il padre, il figlio maschio non viene più iniziato alla vita, non apprende una conoscenza e un modo di rapportarsi alla vita che non recupererà mai più dal contatto con le femmine. (3)
Qual è l'età dell'iniziazione?
Verso gli otto anni.
In questa età il padre ha il ruolo di organizzare e dirigere le energie del bambino.
Dovrebbe in maniera allegorica prendere il figlio sulle sue braccia strappandolo da quelle della madre per elevarlo su una dimensione verticale, verso l'alto, verso il cielo, togliendolo dalla sua orizzontalità che lo lega e lo vincola alla terra.
La croce è una bella rappresentazione dell'unione di queste due dimensioni di sviluppo umane.
Quali sono gli insegnamenti che il padre solo può dare al bambino, qual è il suo ruolo formativo? Quando il bambino inizia una relazione con il padre, scopre di non essere onnipotente, scopre di avere dei limiti, di dover sottostare a delle regole a volte penose, ma assolutamente necessarie. L'accettazione di tali regole, il più delle volte dolorosa, libera però il bambino dall'ansia (4).
Questa ansia rischia di sfociare in una irrequietezza che porta il bambino a manifestare un disagio esterno apparentemente di rabbia, di aggressività, di incontenibilità emotiva, di tensione.
In realtà la sua ricerca inconscia è per una norma, un limite che gli venga posto e che lo riappacifichi internamente.
Definirei tale norma «la direzione paterna», un insegnamento fra i più grandi che viene trasmesso da uomo a uomo.
C'è qualcosa per cui il bambino subisce l'influenza dell'insegnamento del padre.



Come già accennato in apertura, il padre determina la relazione del bambino con il sacro, con Dio.
Il padre naturale inoltre, quale rappresentazione del Padre Divino, oltre che assicurare al figlio la sua provenienza, la sua origine sicura, offre al figlio la libertà.
Questa libertà è la sensazione di respirare un'aria libera, priva di mura, di vivere in uno spazio aperto, in cui iniziare a sperimentare e a provare attraverso i giochi quelle che diventeranno le doti e le abilità dell'adulto.
Molto altro e a profondo livello educativo ci sarebbe da aggiungere sul ruolo formativo del padre, che non possiamo trattare in maniera completa e profonda in questo articolo.
C'è stato un momento nella storia, dopo una stabilità durata millenni, in cui l'uomo ha perso il suo ruolo di padre, in cui ha subìto il primo attacco mortale da cui in seguito non si è più ripreso.
Tale momento è la riforma protestante e il Luteranesimo.
Lutero è stato il primo distruttore della famiglia in quanto unità terrena e materiale riflesso di un'unione spirituale divina.
La famiglia cristiana non trovava più una sua dimensione unica sulla terra, ma veniva smembrata fra competenze religiose da un lato e competenze civili dall'altro.
Il matrimonio smetteva di essere un'unione religiosa, ma iniziava ad essere un'istituzione civile.
Inoltre molti aspetti formativi del maschio (tra cui anche l'esclusività del sacerdozio) furono passati anche alla donna, con una perdita di significati che l'umanità ha cancellato dalla memoria e di cui non è più consapevole.



E' stata improvvisamente cancellata dalla storia la figura di Giuseppe, silenzioso educatore e formatore del bambin Gesù.
Figura di equilibrio essenziale, di gesti significativi; il riscatto del figlio al tempio con l'offerta delle colombe, l'insegnamento dell'abilità manuale, il vivere internamente la dimensione della sofferenza, nell'accettazione umile della vita e nella trasposizione verso l'esterno di un equilibrio umano simbolo di forza e temperanza.
Tutto perduto e dimenticato!
Il resto l'hanno fatto la Rivoluzione Francese, la Seconda Guerra Mondiale e la nascita del femminismo nella seconda metà del secolo scorso.
Tutti passi organizzati, tutti passi voluti e determinanti nel loro insieme per la scomparsa del padre.
La multinazionale dei divorzi dei giorni nostri, come viene definita, ha e sta operando una vera e propria distruzione e frammentazione della società, attaccando in ogni modo la figura del padre, umiliandolo, infliggendogli ferite da cui difficilmente riesce a risollevarsi.
Del resto, nella sua emarginazione l'uomo maschio perde sempre di più il suo midollo, si scopre timoroso nei confronti del sacrificio e del dolore, desideroso di una giacca e cravatta e di un ufficio pulito e ordinato in cui passare la maggior parte del suo tempo!
Dov'è finito il maschio che da un lato annusa la preda nella sua figura di cacciatore sentendone la vicina presenza e dall'altro si ferma estasiato davanti ai colori di un tramonto, sentendo dentro di sé che qualcosa di più grande di lui lo sta circondando?



Dov'è colui che nell'uscire da casa, dal proprio nucleo famigliare, era consapevole dell'importanza del suo sacrificio per la sopravvivenza della famiglia, abile nel trovare la direzione, sia fisica che spirituale per sé, la moglie e i figli, addestrato per millenni a questo ruolo, direi intrinseco nella propria natura?
No, siamo degli animali in cattività!
L'uomo è morto come uomo nel momento in cui suo padre non è più stato accanto a lui da un certo momento della sua vita in poi.
Ma vi sentite come parlate?
Effeminati, gay nella carne anche senza esserlo nella mente e negli ormoni!
E i vostri figli?
Li avete mai guardati quando tornate dall'ufficio o dal lavoro?
C'è un bagliore impercettibile nei loro occhi appena entrate in casa, un qualcosa nel profondo dei loro occhi e della loro percezione che cerca qualcosa.
Dura un istante, poi rimangono solo i sorrisi, gli scherzi, i giochi o i capricci , gli isterismi, i pianti. Qualcosa, dopo il primo istante, si è spento, si è chiuso.
Quello che nel loro profondo percettivo cercavano perché ne avevano vitale bisogno, in realtà non l'hanno trovato: un padre, un maschio, un istruttore di vita! (5)



Luigi Crema




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Note
1) W. Haug e P. Warner, «The demographic characteristic of the linguistic and religious groups in Switzerland», Neuchatel, in volume 2, Population studies, numero 31 e W. Haug e P. Warner, «The demographic characteristics of national minorities in certain European States», Council
of Europe, Directorate General III, Social Cohesion, Strasbourg, 2000.
2) Claudio Risè, «Il padre assente inaccettabile», San Paolo.
3) Si consideri che la percentuale degli insegnanti donna nella scuola elementare, nell'età in cui i bambini dovrebbe partire con l'iniziazione maschile, in Italia è del 94,6 %.
4) Confronta Claudio Risè, «ibidem», pagina 25.
5) Qualche tempo fa ho fatto un incrocio di numeri, casuale diranno i più, ma che mi ha fatto molto riflettere. Leggevo che un leone, allo stato naturale, vive circa 12-14 anni (il maschio) e può arrivare a 24 anni in cattività. Ho avuto un breve lampo: «tutti noi siamo in cattività», la nostra vita si allunga, viviamo più a lungo mediamente, come i leoni in cattività.




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Ottimo articolo: