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    Predefinito Ronald Reagan: An Autopsy

    Comincio con il postare la prima parte (circa metà) della traduzione di questo articolo di Rothbard.
    Mi scuso subito per la resa in italiano sicuramente non troppo buona, spero solo che si capisca...

    Ciao

  2. #2
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    Predefinito

    Ronald Reagan: Un Autopsia

    Di Murray N. Rothbard

    Prima pubblicazione: Liberty, Vol. 2, No. 4, March 1989.

    Otto anni, otto anni tetri, miserevoli, che hanno offuscato le menti, gli anni dell’era di Ronald Reagan, stanno finalmente per terminare. Questi anni hanno sicuramente lasciato una sinistra eredità per il futuro: indubbiamente, nei prossimi anni, soffriremo a causa delle scosse di assestamento del Reaganismo. Ma, per lo meno, Lui non ci sarà, e senza l’uomo Reagan, senza ciò che è stato chiamato il suo “carisma”, il Reaganismo non potrà più essere lo stesso. Gli eredi e i procuratori di Reagan sono un pallido ricordo del Maestro, come possiamo vedere dalla performance di Gorge Bush. Egli può tentare diimitare le note di Reagan, ma la musica non è proprio la stessa. Solo questo reca un briciolo di speranza per l’America: che il Reaganismo non può sopravvivere a lungo dopo Reagan.

    Reagan l’uomo

    Molti ricordi recenti hanno confermato ciò che alcuni di noi sospettavano da molto: che Reagan è fondamentalmente un cretino che, essendo un consumato attore, è molto abile nel recitare il copione che gli è stato assegnato. Donald Regan e altri hanno commentato sulla strana passività di Ronald Reagan, sul fatto che non chieda mai nulla e non presenti mai le sue idee, sulla sua volontà di attendere che gli altri presentino le questioni prima di lui. Regan ha inoltre sottolineato che Reagan è più contento quando può seguire il programma che altri hanno preparato. L’attore, avendo infine raggiunto quella celebrità che a Holliwood gli era sfuggita, legge le parole e compie i gesti che altri – i suoi scrittori di discorsi, i suoi registi – hanno stabilito.

    A volte, la memoria sollecita di Reagan – importante per un attore – ha dato dei problemi ai suoi burattinai.
    Evidentemente, mancando della capacità di ragionare, la mente di Reagan è piena di aneddoti, molti dei quali totalmente sbagliati, che ha assorbito nel corso degli anni, leggendo il Reader’s Digest o durante pigre conversazioni. Una volta che un aneddoto entra nella testa di Reagan, è come se fosse posto nel cemento ed è impossibile correggerlo in alcun modo. (Si consideri, ad esempio, la famosa storia a proposito della “Chicago welfare queen”: completamente sbagliata, ma Reagan ha continuato a riproporla senza curarsene.)

    Nei primi anni del governo di Reagan, la stampa controllava assiduamente gli aneddoti prediletti di Reagan, trovandoli quasi tutti pieni di imprecisioni. Ma Reagan non ha mai cambiato direzione.
    Perché? Dio sa che c’è un’enorme quantità di storie vere sui lestofanti dello stato sociale che avrebbe potuto utilizzare; perché attaccarsi a quelle false? Evidentemente, il motivo è che a Reagan non importa molto della realtà; lui vive nel suo personale mondo fantastico e hollywoodiano, un mondo mitologico, un mondo nel quale è sempre Mattino in America, un mondo dove La Bandiera è sempre sventolante, ma dove i Briganti dello Stato Sociale minacciano la gioia del mondo di Oz. Così, a chi importa se il racconto attuale è sbagliato? Lasciate che sia, come una storia di Hollywood, un surrogato dei Briganti del Welfare reali di cui ognuno conosce l’esistenza.

    Il grado di estraniamento dalla realtà di Reagan fu dimostrato al meglio con il suo aneddoto soi campi di concentramento. Questa non fu un semplice lapsus, tipo una confusione alla Bush tra dicembre e settembre. Quando il premier di Israele visitò Reagan alla Casa Bianca, il Presidente andò avanti per tre quarti d’ora spiegando perché fosse filoisraeliano: fu perché, essendo nei Signal Corps durante la Seconda Guerra Mondiale, visitò Buchenwald poco dopo la sconfitta dei Nazisti e collaborò con le riprese di quel campo. Reagan ripetè la stessa storia il giorno dopo ad un ambasciatore Israeliano. Ma la verità era tutt’altra; Reagan non era in Europa; non aveva mai visto un campo di concentramento; aveva trascorso il periodo di guerra a Hollywood, facendo film per le forze armate.

    Dunque, cosa possiamo dedurre da questo incidente? Questa vicenda ha avuto poco risalto sui giornali. I media avevano già realizzato che niente – nessun fatto, per quanto increscioso – poteva restare attaccato al Presidente di Teflon. (Iran-Contra smosse un po’ le acque, ma dopo qualche mese l’avvenimento fu scordato.)

    Ci sono solo due modi di interpretare la storia del campo di concentramento. Forse Reagan ha mentito spudoratamente. Ma perché? Cosa ne avrebbe guadagnato? Specialmente dopo che la bugia fosse stata scoperta, cosa che sarebbe accaduta presto. L’unico altro modo di spiegare questo incidente, nonché il più plausibile, è che Ronnie sia privo della capacità di distinguere la realtà dalla fantasia. Lui avrebbe voluto filmare Buchenwald. Di sicuro ha inventato una storia migliore di quanto è avvenuto in realtà. Ma cosa possiamo dire di un uomo che non sa distinguere la fantasia dalla realtà?

    E’ di sicuro agghiacciante pensare che il ruolo di maggior potere nel mondo è stato ricoperto per otto anni da un simile uomo. Addirittura più agghiacciante è la diserzione dei media, che hanno perso subito la loro integrità e hanno recitato la parte di un sottomesso ricettacolo per opportunità di foto e comunicati stampa. Un motivo di questa defezione è stato la scoperta della natura di Teflon di Reagan. Un’altra ragione convincente è che i giornalisti che erano troppo grintosi e indipendenti sarebbero stati privati del loro prezioso accesso al piano Presidenziale o a scoop interni o a fughe di notizie dalla Casa Bianca. E un terzo motivo fu probabilmente il desiderio di non insistere sulla questione vitale e terrificante che il Presidente degli Stati Uniti, “il leader del mondo libero” ecc. ecc., non è niente di più di un cretino demente.

    Ma perché Teflon? A causa dell’incredibile storia d’amore tra Ronald Reagan e il popolo Americano: In tutti miei anni di interesse per la politica americana (i ricordi della mia infanzia si basano su chi era il Presidente o il Sindaco di New York City o sul vincitore di qualche elezione), non ho mai visto nulla di lontanamente simile. Qualcun altro amato da tutti?
    Franklin D. Roosevelt fu venerato, di sicuro, dalla maggior pare dell’elettorato americano, ma ci fu sempre una larga e splendida minoranza che lo detestava in toto. Truman? Fu quasi totalmente vituperato al tempo; fu fatto diventare un’icoa solo in seguito, dal movimento conservatore. Anche Jack Kennedy, è un eroe solo adesso che è al sicuro sotto terra; prima che venisse assassinato era cordialmente detestato da tutti i conservatori. Nessuno poi amò Nixon.
    Colui che andò più vicino ad essere amato da tutti fu Ike, ma perfino lui non ispirò l’intensa devozione accordata a Ronnie Reagan; con Ike si trattò maggiormente di una tranquilla sensazione di pace e felicità.

    Ma con Reagan è stato puro amore: ogni cenno, ogni “We-e-ll” pensieroso, ogni aneddoto stupido e inesatto, ogni saluto vigoroso, fa andare in estasi virtualmente ogni Americano. Da tutti gli angoli del paese si levava la voce, “Non mi piacciono molto le sue politiche, ma adoro l’uomo.” Solo pochi, spuntando qua e là, in qualche oscuro angolo del paese, si configurarono come oppositori impegnati e pungenti. Come appartenente a questa sparuta minoranza posso testimoniare che sono stati otto anni solitari, perfino all’interno del movimento libertario. A volte mi sentivo come un profeta solo e inascoltato, che portava la semplice verità a chi si rifiutava di capirla. Molto spesso mi trovavo a qualche incontro sul libero mercato, continuando a sottolineare le deficienze delle politiche e della persona di Reagan, e trovando risposte del tipo ”E’ ovvio, non è certo un intellettuale.”

    E io: “No, no, non è questo il punto. Quell’uomo è un perfetto idiota. Al suo confronto Warren Harding fa la figura di un Aristotele.”

    Interlocutore: “Ronald Reagan ci ha fatto sentire bene riguardo l’America.”

    Forse ciò è parte del motivo che ha spinto il pubblico Americano a riversare un simile torrente di amore incondizionato su Ronald Reagan. Perso nel pazzo mondo di Hollywood, il sincero ottimismo di Reagan ha colpito un tasto sensibile nelle masse Americane. Il fatto preoccupante che “ci ha fatto” sentire bene riguardo lo Stato Americano e non semplicemente riguardo il paese è trascurato perfino da molti libertari.

    Ma, in questo caso, perchè l’egregia “politica della gioia” di Hubert Humphrey non ha evocato lo stesso tipo di amore? Non conosco la risposta, ma sono convinto che non sia semplicemente perché Hubert appartenesse alla temuta “L-word” visto che Ronnie è un conservatore. La questione è più profonda. Una delle rimarchevoli qualità di Teflon di reagan è che, perfino dopo molti anni come Presidente, è ancora capace di comportarsi come se fosse totalmente separato dalle azioni del governo. Può ancora denunciare il governo usando gli stessi termini vigorosi che usava quando era estraneo al potere. Probabilmente perché dentro la sua testa, lui è ancora Ronnie Reagan, la madre di aneddoti contro il governo come conferenziere per la General Electric.

    Guardando bene, Reagan non è stato una parte funzionante del governo per otto anni. Perso nel suo mondo dei sogni è l’attore obbediente che dice e fa quanto gli viene detto.
    Alcuni commentatori lo hanno criticato perchè sonnecchia nel pomeriggio, perché si addormenta durante icontri cruciali, perché trascorre lunghe vacanze nel suo amato ranch. Ebbene, perché? Cos’altro ha da fare? Reagan non ha in realtà nulla da fare; come Peter Sellers nel suo ultimo film, tutto ciò che deve fare è esserci, l’icona amata, dando la sua vitale approvazione al processo di governo,

    I manipolatori di Reagan si resero subito conto del pericolo di concedergli troppo contatto con i membri della stampa. Lontano dai suoi suggeritori Ronnie era un vero problema. Così molto presto venne eliminato qualunque tipo di conferenza stampa reale, con domande e risposte senza vincoli. Le uniche “conferenze” stampa divennero domande gridate mentre Reagan camminava in fretta da e verso l’elicottero della Casa Bianca. Uno dei suoi manipolatori ha scritto che, nonostante tutti gli sforzi, non riuscivano ad impedire che Reagan esercitasse una sua personale peculiarità: l’impulso di rispondere a qualunque domanda gli venga posta. Ma fortunatamente, non si rischiava molto, poiché il rumore dei motori dell’elicottero nascondeva la maggior parte della risposta.

    Il peggior momento per isuoi controllori arrivò, ovviamente durante il primo dibattito con Mondale nel 1984. Per un attimo, durante il dare e ricevere del dibattito, emerse il vero Reagan: confuso, perplesso, fuori luogo. Fu un brutto momento, ma tutto ciò che i burattinai dovettero fare fu riassicurare le masse shockate che il loro amato Presidente era ancora cosciente, che era ancora là per essere un totem per il suo gregge. I manipolatori giustificarono lo spettacolo di reagan con la scusa dei troppi impegni, si assicurarono che dormisse a lungo prima del secondo dibattito, e lo fornirono di un motto spiritoso riguardo la sua età. Il vecchio ragazzo sapeva ancora ricordare le battute e le masse Americane, con un sospiro di sollievo, lo abbracciarono teneramente un’altra volta.

    Gli Anni di Reagan: Retorica Libertaria, Politiche Stataliste

    Come ha fatto Reagan a perseguire delle politiche stataliste nel nome della libertà e del “toglierci il peso del governo dalle spalle”? Come è stato capace di seguire questa condotta di inganno e ipocrisia?

    Non cercate di salvare Reagan addossando la colpa al Congresso. Come tutta la popolazione – e troppi libertari – il Congresso è stato semplicemente un ricettacolo passivo per i desideri di Ronnie. Il Congresso ha approvato i budgets di Reagan con poche modifiche marginali qua e là – e gli ha concesso praticamente tutta la legislazione, e ha confermato tutto i personale che [Reagan] ha voluto. Per un Bork ce ne sono migliaia che l’hanno fatto. Gli ultimi otto anni sono stati un’Amministrazione Reagan per il Gipper, per farcela o fallire.

    Non c’è stata nessuna “Rivoluzione Reagan”. Qualunque “rivoluzione” nella direzione della libertà (“toglierci il peso del governo dalle spalle”, con le parole di Ronnie) porterebbe ad una riduzione del livello totale di spesa governativa. E ciò significa ridurre in termini assoluti, non in proporzione del prodotto lordo nazionale, o adeguati all’inflazione o in qualunque altro modo. Non c’è nessun comandamento divino che imponga che il governo federale debba sempre essere almeno al livello, in rapporto al prodotto nazionale, di quanto fosse nel 1980. Se il governo nel 1980 era un mostruoso leviatano enfatico, cosa di cui i libertari erano certi, le masse americane informi sembravano convinte e Reagan e i suoi quadri proclamavano di credere, allora il taglio delle spese governative era ciò che si doveva fare. Al limite, la spesa federale avrebbe dovuto essere congelata, in termini assoluti, così che il resto dell’economia sarebbe stata libera di crescere in contrasto. Invece Ronald Reagan non ha tagliato niente, nemmeno nel primo, impetuoso anno, il 1981.

    All’inizio l’unico “taglio” fu nelle psicotiche stime per il futuro dell’ultimo minuto di Carter. Ma nel giro di pochi anni le spese di reagan hanno superato perfino le irresponsabili stime di Carter. Invece Reagan non solo ha aumentato le spese governative in maniera enorme – così enorme che ci vorrebbe un taglio del 40% per riportarci al totale delle spese selvagge di Carter del 1980 – ma ha perfino incrementato sostanzialmente la percentuale delle spese del governo in rapporto al prodotto nazionale lordo. E questa sarebbe una “rivoluzione”?

    Il tanto proclamato taglio delle tasse del 1981 è stato in realtà un doppio aumento.
    Un primo aumento è dovuto allo slittamento delle fasce contributive, a causa dell’inflazione che ha sospinto la gente verso le fasce più alte, in questo modo con lo stesso reddito reale (in termini di potere d’acquisto) la gente si è ritrovata a pagare una maggiore, in percentuale, imposta sul reddito, anche se ufficialmente le tasse si sono abbassate. Il secondo aumento è dovuto al colossale incremento delle tasse per la Sicurezza Sociale che, comunque, non contano, nella perversa semantica del nostro tempo, come “tasse”; si tratta soltanto di “premi assicurativi”. Negli anni successivi l’Amministrazione Reagan ha costantemente alzato le tasse – per punirci del falso taglio del 1981 – iniziando nel 1982 con il singolo aumento delle tasse più grande della storia americana, che è costato ai taxpayers 100 miliardi di dollari.

    La semantica creativa è stato il modo con il quale Ronnie è stato capace di mantenere il suo impegno di non alzare mai le tasse, mentre le alzava continuamente. I manipolatori di Reagan, come abbiamo visto, seccati dall’attaccamento del vecchio e testardo semplicione al “no a nuove tasse”, hanno circuito il vecchio ragazzo semplicemente chiamando il fenomeno in un altro modo. Se il Gipper era così confuso da cadere in questo tranello altrettanto si può dire delle masse americane – e di un gran numero di libertari e di auto-proclamatisi economisti di libero mercato! “Chiudiamo un’altra scappatoia, Signor Presidente.” “Be-e-ene, OK, purchè non si alzino le tasse.” (Definizione di scappatoia: tutti i soldi che l’altro ha guadagnato e non sono ancora stati tassati. Ovviamente i vostri soldi sono stati guadagnati onestamente e non dovrebbero essere tassati ulteriormente.)

    Le aliquote dell’imposta sul reddito nelle fasce superiori sono scese. Ma l’odiosa e bipartisan “chiusura delle scappatoie” del Tax Reform Act del 1986 – ideato dai nostri economisti giacobini, egualitari e di “libero mercato” nel nome dell’” equità” – ha alzato, invece di abbassare, le tasse sul reddito pagate dalla gente con reddito maggiore. Di nuovo: ciò che il governo ha dato con una mano se l’è ripreso, con qualche aggiunta, con l’altra. Perciò il neo Presidente Bush ha appena abbandonato il meritevole piano di tagliare della metà le tasse sulle rendite del capitale, perché avrebbe violato l’amata equità istituita dalla “riforma” bipartisan di Reagan del 1986.

    La conclusione è che gli introiti derivati dalle tasse sono cresciuti enormemente durante gli otto anni di Reagan; l’unica cosa positiva che possiamo dire è che in rapporto al prodotto nazionale lordo sono cresciuti di poco, rispetto al 1980. Il risultato: il deficit mostruoso, adesso apparentemente fermo da qualche parte attorno ai 200 miliardi di dollari, e la triplicazione del debito federale totale negli otto benedetti anni dell’Era Reagan. E’ a questo allora che alla fine si riduce la tanto osannata “Rivoluzione di Reagan”? Una triplicazione del debito federale?

    Dovremmo spendere una parola anche su un’altra delle grandi doti “libertarie” di Ronnie. Alla fine degli anni ’70 divenne ovvio perfino all’uomo della strada che il Sistema di Sicurezza Nazionale era in bancarotta, kaput. Per la prima volta in cinquant’anni c’era un’eccellente opportunità di sbarazzarsi del più grande racket che agisce come una gigantesca truffa di Ponzi per derubare tutti i taxpayers americano. Invece Reagan inserì il famoso “libertario Randiano” Alan Greenspan, che si mise a capo di una commissione bipartisca, per eseguire il miracolo della “salvezza della Sicurezza Sociale” e da allora le masse sono rimaste affidate al sistema. Come venne “salvato” il sistema? Alzando le tasse (oops “premi”), naturalmente; in questo modo il governo può “salvare” qualunque programma. (Bipartisan: i due partiti agiscono insieme per mettere entrambi le loro mani nel tuo portafoglio.)

    Il modo in cui Reagan-Greenspan hanno salvato la Sicurezza Sociale è un superbo esempio della funzione storica di Reagan in tutte le aree del suo dominio; ha finto di rigettare lo statalismo per co-optare e disinnescare qualsiasi opposizione libertaria o quasi-libertaria. Il metodo ha avuto successo, per la Sicurezza Sociale come per altri programmi.

    Cosa dire della deregolamentazione? Non ha Ronnie almeno deregolato l’economia soffocata dalle norme ereditata dal malvagio Carter? Esattamente il contrario. Le eccezionali misure di deregolamentazione furono tutte passate dall’Amministrazione Carter, e, come è tipico di quello sfortunato Presidente, gli effetti si videro nei primi anni di Reagan, cosicché il Gipper potesse attribuirsene il merito. Così è stata la vicenda della deregolamentazione del gas e del petrolio (che ha preceduto il Gipper da settembre a gennaio del 1981); la deregolamentazione delle linee aeree e l’abolizione del Registro Aeronautico Civile, e la deregolamentazione dei trasporti su strada. E’ stato così.

    Il Gipper non ha deregolamentato nulla. Invece di mantenere il suo impegno di abolire il Dipartimento dell’Energia e Educazione l’ha potenziato e ha perfino concluso i suoi anni di governo aggiungendo un’altra figura nel gabinetto, il Segretario dei Veterani. Complessivamente la quantità e il livello del controllo del governo sull’economia è stato grandemente aumentato e intensificato durante gli anni di Reagan. L’odiata OHSA (Occupational Health & Safety Administration) , il flagello delle piccole imprese e la seconda più odiata agenzia del governo federale (sicuramente non avete bisogno di chiedere quale sia la prima), non solo non è stata abolita; ma è stata anche ampliata e rafforzata. Le restrizioni ambientaliste sono state largamente accelerate, specialmente dopo i primi anni impetuosi quando si parlò brevemente di vendere alcuni territori pubblici, e coloro che hanno proposto l’utilizzo e lo sviluppo di risorse bloccate dal governo (James Watt, Anne Burford, Rita Lavelle) sono caduti in disgrazia e costretti a fare fagotto, come monito ad ogni eventuale futuro “anti-ambientalista”.

    L’Amministrazione Reagan, in teoria campione del libero commercio, è stata la più protezionista della storia americana, aumentando dazi, imponendo quote di importazione, e – un altro netto esempio di semantica creativa – torcendo le braccia dei Giapponesi per imporre quote di esportazione “volontarie” su macchine e microchips. Ha dato vita al più abissale programma agricolo di questo secolo: introducendo supporti dei prezzi e quote di produzione, e pagando molti miliardi dei soldi dei contribuenti agli agricoltori per produrre meno e aumentare i prezzi ai consumatori.

    E non dovremmo mai dimenticare un disastroso e dispotico programma che ha ricevuto un supporto unanime da parte dei media e dell’invidioso pubblico americano: la sistematica caccia alle streghe e il regno del terrore contro il non-crimine senza vittime di “insider trading”. In un paese dove ai veri criminali – rapinatori, stupratori e “inside” ladri – è concesso agire impunemente, una grande quantità di risorse e pubblicità è usata per mettere fuorilegge l’utilizzo di una superiore conoscenza e intuito da parte di qualcuno al fine di ottenere profitti nel mercato.

    Nel corso di questo regno del terrore non è sorprendente che la libertà di parola è stata la prima cosa di cui occuparsi. Le spie e gli informatori del governo riportano con solerzia le conversazioni fatte con un martini in mano (“hey Joe, ho sentito che la XYZ Corp. sta per fondersi con la ABC”.) Tutto questo è stato fatto dalla cartellizzante e fascista Commissione di Sicurezza e Scambi, il Dipartimento di Giustizia e il suo acclamato Savonarola a New York, Rudolf Giuliani. Questa è l’opera dell’amato Gipper, l’Amministrazione Reagan, “libertaria” e “pro libero mercato”. E dove sono i “libertari conservatori”? Dove sono gli “economisti di libero mercato” per indicare e condannare tutto questo?

    Gli aiuti esteri, un vasto racket tramite il quale i taxpayers americani sono multati per sussidiare le industrie dell’export americano e i governi stranieri (per lo più dittature), sono aumentati enormemente sotto Reagan. L’Amministrazione ha inoltre incoraggiato le banche della nazione a inflazionare il denaro e a versarlo nelle trappole del Terzo Mondo; ha poi sostenuto le banche e le dittature socialiste insignificanti tramite i contribuenti americani (con gli aumenti delle tasse) e i consumatori (con l’inflazione). Dopo il discredito del monetarismo di Friedman alla fine del primo mandato, l’originale politica monetarista di lasciare fluttuare il dollaro liberamente è stata soppiantata dal Keynesiano James Baker, Segretario del Tesoro, che si è accordato con le banche centrali straniere per cercare di congelare il dollaro all’interno di varie zone. L’interferenza è stata, come al solito, futile e controproduttiva, ma questo non ha fermato il sempre più potente Baker dal tentare di realizzare, o almeno di andarci molto vicino, il vecchio sogno Keynesiano di un’unica moneta cartacea (o almeno di tassi di scambio fissi tra le varie valute nazionali) emessa da una Banca Centrale mondiale – in breve, il governo del mondo economico.

    Ma non ha Ronnie “abbassato l’inflazione”? Certo, ma non l’ha fatto con un miracolo, ma nella vecchia maniera: con la recessione (leggi: depressione) più esorbitante dagli anni ’30 in poi. E ora, come risultato delle sue politiche monetarie inflazionistiche, l’inflazione è tornata – e rimarrà come una delle grandi eredità del Presidente di Teflon all’Amministrazione Bush.

    E c’è un altro affascinante lascito: l’incauto corso inflazionistico, incoraggiato dall’Amministrazione Reagan, delle banche del paese. L’intera industria è ora virtualmente fallita e la FDIC – l’agenzia federale che dovrebbe “assicurare” i correntisti – è in bancarotta.
    Invece di lasciare che le banche e i loro clienti delusi paghino il prezzo della loro dissolutezza, i politici di entrambi i partiti, inclusi i Reaganauti del “libero-mercato”, sono pronti ad usare i soldi dei taxpayers o a stamparne di nuovi per sostenere l’intera industria – con una spesa stimata tra i 50 e i 100 miliardi di dollari. (Queste spese stimate, comunque, provengono da fonti governative, che notoriamente tendono a sottostimare i costi futuri dei loro programmi.)

    Ho analizzato principalmente la parte economica perché perché perfino il libertario pro-Reagan più fedele non oserà affermare che Ronnie è stato una benedizione per le libertà civili. Al contrario. Oltre al suo regno del terrore su Wall Street (ma a chi importano, in ogni modo, le libertà civili degli operatori di borsa?), Reagan ha operato per estendere verso l’infinito l’insana “guerra alla droga”. Al contrario del movimento degli anni ’70 per l’abrogazione delle leggi sulla marijuana, si sono invece riversati flussi sempre maggiori di uomini e risorse – innumerevoli miliardi di dollari – per combattere il “problema” droga che chiaramente peggiora in diretta proporzione all’intensità della “guerra”.

    L’esplosione del fascismo sulla droga, inoltre, è una superba illustrazione delle interconnessioni presenti tra le libertà civili e le libertà economiche. Con la scusa di combattere le droghe, il governo si è intromesso nella nostra privacy economica e finanziaria, cosicché trasportare denaro contante è divenuto evidenza prima fade di “riciclaggio” di denaro sporco. E così il governo può dare il via alla sua campagna, ideata da molto tempo, per convincere la gente a non usare il contante e ad affidarsi alle banche controllate dal governo. Il governo sta già insinuando controlli sugli scambi con l’estero – ora come ora l’obbligo legale di “notificare” grandi somme di contante esportate – dentro la nostra vita economica e personale.

    Ed ogni giorno si trovano ulteriori droghe malvagie che devono essere denunciate e messe fuorilegge: l’ultimo caso è stato quello della terribile minaccia degli steroidi anabolizzanti. Un aspetto di questa futile guerra è che siamo costretti dai seguaci di Reagan a sottoporci ad esami delle urine obbligatori (supervisionati, ovviamente, altrimenti qualcuno potrebbe acquistare e utilizzare urina “pulita” acquistata al mercato nero). In tutto ciò il governo non solo non si è tolto dalle nostre spalle, ma addirittura ha deciso di tenerci compagnia anche in bagno.

    E anche in camera da letto, se fosse per Ronnie. Sebbene l’aborto non sia ancora illegale, non è certo per carenza di sforzi da parte dell’Amministrazione Reagan. La spinta intransigente di Reagan per rendere più conservatore l’apparato giudiziario giungerà presto a recriminalizzare l’aborto, trasformando in criminali milioni di donne Americane ogni anno. George Bush, per meno di 24 gloriose ore, si era deciso a tenere una posizione ferma: se l’aborto è omicidio allora tutte le donne che lo praticano sono assassine. Ma è bastato un giorno ai suoi manipolatori per far riemergere Gorge dagli abissi della logica e per chiedere di criminalizzare solamente i dottori, le mani prezzolate che eseguono gli aborti.

    Forse il Gipper non può essere direttamente biasimato – ma certamente ha preparato il clima morale – per il crescente Puritanesimo selvaggio degli anni ’80: la virtuale messa al bando del fumo, la sempre maggiore proibizione della pornografia, perfino il parziale ritorno del Proibizionismo (divieto di guida in stato di ebbrezza, innalzamento dell’età legale per bere a 21 anni, aver reso i baristi – o i conoscenti – legalmente responsabili per la guida in stato di ubriachezza di qualcun altro, ecc.).

    Sotto Reagan la bilancia delle libertà civili è stata fatta pendere a favore del governo e contro il popolo: restrizione della nostra libertà di ottenere documenti governativi tramite il Freedom of Information Act e aumento delle multe sulla diffusione privata di notizie riguardanti le attività del governo, da una parte; maggiore “libertà” per la nostra polizia segreta priva di vincoli, la CIA, per impedire la stampa di notizie e intercettare le conversazioni telefoniche di privati cittadini, dall’altra. E per completare la sua ipocrisia, l’Amministrazione Reagan ha distolto lo sguardo dal traffico di droga condotto dalla stessa CIA.

    Per quanto riguarda la politica estera, il meglio che possiamo dire di Ronnie è che non ha scatenato la terza Guerra Mondiale. A parte questo la sua politica estera è stata una serie di tragici errori:

    • Il suo folle intervento nel calderone del Libano, senza sapere nulla, terminato con la ,orte di diverse centinaia di Marines.
    • Il suo tentativo fallito – lodato comunque dai suoi fedelissimi – di assassinare il colonnello Gheddafi con un attacco aereo – conclusosi invece con l’uccisione della figlia del dittatore, anche se dopo i nostri media hanno ironizzato sull’aspetto smunto di Gheddafi e commentato che la bambina era “solo adottata”.
    • Il suo inetto intervento nel Golfo Persico, per protegger le petroliere dei paesi alleati con l’Iraq nella guerra Iraq-Iran. (Ironicamente gli Stati Uniti praticamente non importano petrolio dal Golfo, al contrario di Europa Occidentale e Giappone, dove non c’è stata isteria e di sicuro non hanno inviato nessuna nave da guerra nel Golfo.) In uno dei più bizzarri eventi nella storia militare l’affondamento da parte Irachena dell’U.S.S. Stark è stato liquidato subito – senza indagini e nonostante l’evidenza dimostrasse il contrario – come un “incidente”, seguito immediatamente dal biasimo nei confronti dell’Iran (e usando l’affondamento come pretesto per un incremento del nostro intervento pro-Iraq nella guerra). A questo ha fatto seguito l’abbattimento di un aereo di linea Iraniano da parte di una nave da guerra Americana, che ha causato centinaia di morti civili, e la colpa di questa catastrofe è stata addossata – avete indovinato! – al governo Iraniano. Ancora più preoccupante di questi interventi dell’Amministrazione Reagan è stato il comportamento supino e pusillanime dei media, mentre concedevano al Gipper di fare tutto ciò che voleva.

    Come noi tutti sappiamo fin troppo bene, il culmine delle qualità del Presidente di Teflon è stato raggiunto con Iran-Contra. All’epoca, avevo ingenuamente pensato che con un simile scandalo il bastardo sarebbe stato spacciato. Ma nessuno ha visto qualcosa di sbagliato nel fatto che l’Amministrazione avesse incarcerato dei commercianti privati che vendevano armi all’Iran, quando allo stesso tempo l’Amministrazione stessa è coinvolta nella vendita di armi all’Iran. Nell’America di Reagan qualunque cosa, disonestà, aggressioni, omicidi di massa, è OK, purchè venga fatta per nobili e patriottici scopi. Solo l’avidità personale è considerata tabù.

    Non ho ancora fatto parola del grande trionfo in politica estera dell’Amministrazione Reagan: l’invasione e la conquista della piccola Grenada, un piccolo e pietoso paese-isola privo di esercito, aerei da combattimento, marina militare. Un’operazione di “recupero” lanciata per salvare degli studenti di medicina americani che non hanno mai chiesto di essere liberati. Anche se il nemico consisteva in una manciata di operai edili Cubani, ci abbiamo comunque impiegato una settimana per averne ragione, durante questo periodo le tre ali delle nostre forze armate si sono pestate i piedi a vicenda e i nostri militari si sono distinti bombardando un ospedale. L’operazione è stata un fallimento al livello del tentativo di Carter di salvare gli ostaggi Americani. L’unica differenza è stata che questa volta il nemico era inerme.

    M abbiamo vinto, o no? Non abbiamo forse riscattato la sconfitta americana in Vietnam e consentito all’America di “stare a testa alta”? Si, abbiamo vinto. Abbiamo sconfitto un minuscolo paese; e l’abbiamo fatto alla bell’e meglio. Se con questo si ritiene di far “stare a testa alta” l’America, allora è molto meglio se ci sediamo subito. Comunque è tempo che si impari che Corto è Bello.

    La guerra contro i Sandinisti d’altra parte, che è stata portata avanti con enormi spese e mano nella mano con Guatemala, Honduras e i dittatori di El Salvador, sta per concludersi disastrosamente, nonostante le operazioni illegali della CIA di posizionamento di mine nei porti e di sabotaggio di navi neutrali. Perfino il quasi comatoso pubblico Americano sta cominciando ad essere stufo di supportare movimenti di guerriglia, purchè siano anti-Comunisti – nonostante i migliori sforzi di Ollie e Secord e Singlaub e Abrams e di tutto il rwsto della cricca guerrafondaia.

    Il continuo aiuto e supporto dell’Amministrazione Reagan a Pol Pot in Ca,bogia, il più grande genocidi del nostro tempo, è condannato dalla maggioranza degli Americani, ma non si nota molto. Come risultato gli sgherri di Pol pot si stanno mobilitando al confine Tailandese per ritornare e prendere il potere in Cambogia non appena i Vietnamiti se ne saranno andati, probabilmente per riprendere il loro bizzarro sterminio di massa. Ma vedete, questo è okay per l?amministrazione Reagan perché i Comunisti Cambogiani sono dei guerriglieri che combattono contro i Comunisti Vietnamiti (pro-URSS), che sono malvagi per definizione. I macellai di Pol Pot, in quanto “combattenti per la libertà”, ci dimostrano che, nell’arsenale della Destra di Reagan, “libertà”, come “tasse” e altre parole cruciali, significa, come nel caso di Humpty Dumpty, qualunque cosa essi decidano.

    Grenada è stata la guerra perfetta per molti conservatori (e apparentemente per molti Americani): breve e facile da vincere, con, in pratica, nessun rischio di sconfitta, e ha concesso grandi possibilità di presentare i militari (e il loro Comandante-in-Capo) come eroi, quando si è mostrata la vittoria in televisione – in breve, si è consentito agli Stati Uniti di vantarsi come un bullo. (Ha aiutato a cancellare il terribile ricordo del Vietnam, che fu la guerra perfetta per i liberals di centro americani: virtualmente impossibile da vincere, terribilmente costosa in termini di uomini e proprietà – e soprattutto poteva proseguire per sempre senza soluzione, come la Guerra alla Povertà, ravvivando il loro senso di colpa e procurando allo stesso tempo eccitanti lavori ai membri della loro classe tecno-burocratica).

    Le masse Americane, anche se non vogliono una guerra con la Russia o addirittura aiutare i perfidi Contras, desiderano una forza militare sempre in espansione e altri simboli di un’America “forte” e “dura”, un’America che, come John Wayne, schiaccerà le piccole pesti come la Comunista Grenada o, forse, qualunque piccola isola che possa essere invasata dai toni e dall’ideologia dell’Ayatollah.

  3. #3
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    Grazie mille.
    Aspettiamo con ansia la seconda parte.

    Cavolo però ci andava pesante

  4. #4
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    Effettivamente non si tirava indietro.
    La seconda parte, impegni vari permettendo, dovrei riuscire a terminarla entro Natale.

  5. #5
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    Con comodo.
    Nulla è dovuto, e non finirò mai di ringraziare voi "traduttori"

  6. #6
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    Ecco la seconda (e ultima) parte

  7. #7
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    I preparativi della performance: La Ribellione Anti-Governo degli Anni ‘70

    Sono convinto che la funzione storica di Reagan sia stata quella di co-optare, sviscerare e infine distruggere la forte ondata di sentimento anti-governativo, e quasi-libertario, che ha imperversato negli Stati Uniti durante gli anni ’70. Si è assunto questo compito consapevolmente? Un’impresa sicuramente troppo difficile per un uomo a malapena capace di intendere e di volere. No, Reagan è stato sospinto a intraprendere questa strada dai suoi burattinai dell’Establishment.

    Il compito di co-optazione si era necessario perché gli anni ’70, specialmente il periodo 1973-75, furono caratterizzati da un’insolita e sorprendente congiunzione di crisi – che si sono alimentate l’una con l’altra fino a portare ad una rapida e crescente disillusione nei confronti del governo federale. E’ stata questa simbiosi di reazioni anti-governo che mi hanno spinto a sviluppare il mio “caso per un ottimismo libertario” a metà degli anni ’70, nell’attesa di una rapida crescita dell’influenza libertaria in America.

    Il periodo 1973-74 ha visto il miserabile fallimento del programma di controllo dei prezzi e dei salari di Nixon, e lo sviluppo di qualcosa che i Keynesiani ritenevano che non potesse mai accadere: la combinazione di un’inflazione a due cifre e di una grave recessione. Un elevato tasso di disoccupazione e un’elevata inflazione si sono rivisti, in maniera perfino più intensa, durante la grande recessione del 1979-82. Poiché il Keynesianismo resta dell’idea che il governo debba aumentare le spese durante le recessioni e frenarle durante i boom inflazionistici, cosa succede quando i due eventi accadono in contemporanea? Come direbbe Rand: Blankout! Non c’è nessuna risposta. E così, c’è stata disillusione nei confronti della capacità del governo di maneggiare la macro-economia, disillusione che si è accresciuta con l’inflazione in aumento degli anni ’70 e gli inizi della recessione nel 1979.

    Nello stesso periodo la gente cominciava ad essere stufa dell’elevata tassazione: tasse sul reddito, sulla proprietà, sui consumi, su tutto insomma. Specialmente all’Ovest si sviluppò un movimento di rivolta fiscale, con i suoi periodici e le sue organizzazioni. Sebbene mal guidato dal punto di vista strategico, il dispiegarsi di una rivolta fiscale fu un segnale di una disillusione crescente nei confronti del big government. Io ho avuto il privilegio di risiedere in California durante le elezioni del 1978, quando venne approvata la Proposition 13. E’ stato uno spettacolo ispirante. Nonostante l’isterica opposizione e le diffamazioni dell’Estamblishment Democratico e Repubblicano della California, del Big Business e dei sindacati, del mondo accademico, degli economisti e di tutta la stampa il supporto spontaneo alla Prop 13 sbocciò. Ognuno era contrario, a parte la gente. Se il trionfo di Reagan è il miglior avvenimento contro il “populismo libertario”, la Prop 13 è stato il miglior fatto in suo favore.

    E’ stato esilarante anche la clamorosa sconfitta dell’imperialismo USA in Vietnam nel 1975 – esilarante perché la prima sconfitta subita in una guerra dagli stati Uniti ha costretto gli Americani a riconsiderare la disastrosa politica estera bipartisan e guerrafondaia che ci ha afflitto fino dai non compianti giorni di Woodrow Wilson.

    Nel campo delle libertà civili, la legalizzazione de facto della marijuana è stato un segno che presto il nonsense della proibizione delle droghe sarebbe stato spazzato via. (Oh dei! Era solo il decennio scorso?) Recessione inflazionistica; tasse elevate; leggi proibizioniste; sconfitta in una guerra all’estero; in pratica le condizioni sembravano ottimali per un crescente e trionfante libertarismo.

    E come ciliegina sulla torta la crisi del Watergate (la mia favorita) ha distrutto la fiducia delle masse Americane nei confronti della Presidenza. Per la prima volta in più di un secolo, il concetto di impeachment di un Presidente divenne prima pensabile e poi un processo reale e glorioso. Per un attimo ho temuto che Jimmy Carter, con il suo adorabile cardigan, avrebbe ristabilito la fede degli Americani nel loro presidente, ma quella paura si è rivelata subito infondata.

    Di sicuro non è stato un caso se proprio nel bel mezzo di questo fantastico e improvviso moto anti-governo le idee libertarie e l’istruzione libertaria hanno cominciato a diffondersi rapidamente negli Stati Uniti. Ed è stato nel 1971 che il piccolo Partito Libertario è nato, nel 1972 che è stata lanciata la sua prima, embrionale candidatura alla presidenza, e nel 1973 ha partecipato alla sua prima competizione importante, per la carica di sindaco della città di New York. Il Partito Libertario ha continuato a crescere rapidamente, quasi esponenzialmente, durante gli anni ’70, raggiungendo il culmine con le campagne di Clark per la carica di Governatore della California durante l’anno della Prop 13 (1978) e per la Presidenza nel 1980. Il mattino che il mio primo articolo sul libertarismo è apparso sul New York Times nel 1971, un editore molto brillante alla Macmillan, Tom Mandel, mi ha chiamato per chiedermi di scrivere un libro sull’argomento (divenne For a New Liberty). Pur non essendo un libertario Mandel mi disse che riteneva che il libertarismo sarebbe divenuto un’ideologia molto importante nel giro di pochi anni – e risultò che aveva ragione.

    Così il libertarismo era in pieno splendore negli anni ’70. E poi Qualcosa Accadde.

    Entrino i Neocons

    Ciò che è successo porta il nome di Ronald Wilson Blaterante Reagan. Ovviamente Reagan non è apparso all’improvviso nel 1980. E’ stato l’acclamato candidato del movimento conservatore, fan dalla sconfitta di Goldwater. Goldwater era troppo brusco e schietto, era troopo una Vera Persona non controllabile. Ciò di cui si aveva bisogno era un’amabile icona da poter controllare comodamente. In più i principi di Goldwater erano troppo definiti: era troppo libertario nella politica interna e troppo un bramoso guerrafondaio. Sia il suo libertarismo che la sua passione per un confronto nuclear con l’URSS spaventavano a morte le masse Americane, e altrettanto la più astuta direzione del movimento conservatore.

    Un ricostituito movimento conservatore avrebbe dovuto far pulizia di qualsiasi ideologia libertaria o di politiche concrete, fornendo invece argomenti comodi e confusi per una vaga retorica anti-governo e una politica estera ampliata che avrebbe assicurato molti miliardi al complesso militare-industriale, per aumentare la pressione contro il Comunismo, ma evitando una guerra nucleare. Quest’ultimo punto era molto importante: per quanto adorino il ruolo del bullo, né l’Establishment, né il popolo Americano vogliono rischiare un conflitto nucleare, che potrebbe, dopo tutto, spazzarli via. Ancora una volta Ronnie Reagan è sembrato essere la Risposta.

    Durante la metà degli anni ’70 sono entrati nel movimento conservatore, e hanno aiutato a ridefinirlo, due nuovi importanti in gradienti. Uno è stato l’emergere di un piccolo, ma potente politicamente, gruppo di neoconservatori (neocons), che sono stati capaci, in breve tempo, di conquistare il controllo dei think tanks, le istituzioni che modellano le opinioni. E infine delle politiche del movimento conservatore. In quanto ex-liberal i neocons sono stati salutati come nemici convertiti. Più importante ancora, in quanto ex-Trotskisti, i neocons erano veterani politici e organizzatori, istruiti nell’organizzazione dei quadri Marxisti e nel controllo delle leve del potere. Sono stati astutamente svelti nel posizionare i loro stessi uomini nelle posizioni cruciali, sia per la guida sulle opinioni che per la gestione dei finanziamenti, e nel far fuori quelli in disaccordo con il programma neocon. Capendo l’importanza del supporto economico i neocons sapevano come attirare gli uomini d’affari della Vecchia Destra, dando loro le leve monetarie nei loro numerosi think tanks e fondazioni. Al contrario degli economisti di libero mercato, ad esempio, i neocons erano impazienti di utilizzare simboli patriottici e dottrine etiche, facendo l’equivalente di Reagan e Bush che si avvolgono nella Bandiera Americana. Avvolgendosi inoltre in tali simboli patriottici come i Padri Fondatori e la Costituzione, o i Valori della Famiglia, i neocons sono riusciti facilmente ad aggirare la fazione di libero mercato e a confinarla agli argomenti strettamente economici. In breve i neocon sono riusciti facilmente a stabilire l’”alto livello” morale e patriottico.

    L’unico gruppo desideroso e capace di sfidare i neocons sul loro stesso terreno morale e filosofico è stato, ovviamente, la piccola manciata di libertari; e subito il libertarismo morale, con la sua opposizione allo statismo, alla teocrazia, alla guerra, non poteva certo sperare di conquistare la prima base contro gli uomini d’affari delle corporazioni, che, perfino durante il miglior periodo dell’era della Vecchia Destra, non sono mai stati entusiasti riguardo le libertà personali (ad esempio: prostituzione, pornografia, omosessualità, droga) o l’individualismo dei libertari e la cospicua mancanza di devozione verso il Pentagono, o verso il prezioso simbolo della Nazione-Stato, la bandiera Americana.

    I neocons erano (e lo sono tuttora) dei sostenitori del New deal, come essi stessi si definiscono francamente, senza che questo provochi reazioni tra i conservatori! Sono ciò che si usava chiamare, nei tempi in cui le ideologie erano più precise, “Social-Democratici di estrema destra-sinistra”. In altre parole sono ancora Democratici sostenitori di Roosevelt-Truman-Kennedy-Humphrey. Il loro obiettivo, una volta che si sono (parzialmente) trasferiti nel Partito Repubblicano e nel movimento conservatore, è stato quello di riformarlo, con il minor numero di cambiamenti, per farlo diventare un movimento sulla scia di Roosevelt-Truman-ecc.; cioè un movimento liberal spogliato della terribile parola che inizia per “L” e del liberalismo post-McGovern. Per verificare questo punto tutto ciò che dobbiamo fare è notare quante volte Roosevelt, Truman, Kennedy, e gli altri, giustamente criticati in maniera pesante dai conservatori quando erano in vita, sono adesso lodati, addirittura santificati, dall’attuale movimento diretto dai neocons, da Ronnie reagan in giù. E nessuno sottolinea questa revisione Orwelliana della storia del movimento conservatore.

    In quanto statalisti fini al midollo i neocons non hanno avuto problemi nel guidare le crociate per diminuire le libertà individuali, sia per estirpare i “sovversivi” che per inculcare valori morali o vagamente religiosi (“giudaico-cristiani2). Sono stati ben lieti di formare una stretta alleanza con la Maggioranza Morale, la massa di fondamentalisti che è entrata nell’arena dei politici conservatori a metà degli anni ’70. I fondamentalisti sono stati risvegliati dai loro tranquilli sogni millenaristi (p. es. l’imminente venuta dell’Armageddon) e sospinti nell’azione politica conservatrice dal livello di permissivismo morale nella vita Americana. La legalizzazione dell’aborto nella causa Roe v. Wade ha fatto sicuramente scattare la molla, ma questa decisione è stata maturata in seguito all’effetto cumulativo della rivoluzione sessuale, del movimento omosessuale “fuori dagli stanzini” e in mezzo alle strade, dalla diffusione della pornografia e dal visibile degradodella scuola pubblica. L’ingresso della Maggioranza Morale ha trasformato le politiche Americane, soprattutto fornendo ai quadri dell’elite neocon una massa di base da guidare e dirigere.

    Nelle questioni economiche i neocons non hanno mostrato un maggiore amore per la libertà, sebbene ciò è nascosto dal fatto che i neocons desiderano potare gli eccessi del welfare state degli anni ’60, in particolar modo perché questi furono appositamente studiati per aiutare la popolazione nera. Quello che vogliono i neocons è un welfare state più piccolo e più “efficiente”, all’interno del quale sia consentito al mercato di operare. Il mercato è accettabile come dispositivo strettamente strumentale; la loro visione della proprietà privata e del libero mercato è fondamentalmente identica a quella di Gorbaciov in Unione Sovietica.

    Perché la Destra si è lasciata imbrogliare dai neocons? Principalmente perché i conservatori stavano virando inesorabilmente verso lo Stato nella stessa maniera. In seguito alla sconfitta di Goldwater la Destra era diventata perfino meno libertaria e meno ferma nei principi, e perfino più a suo agio con le “responsabilità” e moderazioni del Potere. E’ un lamento che dura da tre decenni, da quando Bill Buckley era solito dire che anche lui era un “anarchico”, ma che si dovevano mettere da parte tutte le considerazioni sulla libertà finchè la “cospirazione Comunista internazionale” non fosse stata sconfitta. Quei vecchi giorni libertari di Chodorov sono finiti da un pezzo e lo stesso è stato per National review e qualunque altro rifugio per le idee libertarie. Propaganda della guerra, militarismo, teocrazia e “libero” mercato controllato – questo è ciò che il Buckleyismo ha realmente ottenuto a partire dalla fine degli anni ’70.

    I rigogliosi neocons sono riusciti a confondere i Democratici, entrando nell’Amministrazione Carter e , allo stesso tempo, mettendogli pressione dall’interno con successo. I neocons hanno formato due gruppi rumorosi, la Coalizione per una Maggioranza Democratica e il Comitato sul Pericolo Presente. Con i mezzi di questi due gruppi e i loro contatti con i media importanti, i neocons sono riusciti a mettere pressione addosso all’Amministrazione Carter interrompendo la distensione con la Russia sull’affare Afghanistan e influenzando Carter per sbarazzarsi della colomba Cyrus Vance come Segretario di Stato e mettere il potere degli affari esteri nelle mani dell’emigrato Polacco, e Trilateralista di Rockfeller, Zbigniew Brzezinski. Contemporaneamente i neocons hanno sospinto il rapporto del Team “B” della CIA, che metteva in guardia riguardo una presunta superiorità nucleare Sovietica, che in pratica ha preparato la strada per le grandi donazioni all’apparato militare –industriale della futura Amministrazione Reagan. L’Afghanistan e l’isteria provocata dal Team “B”, sommati allo smacco rifilato dall’Ayatollah, hanno fatto in modo non solo di eliminare la tormentata Amministrazione Carter, ma anche di farla finita con il non-interventismo e di preparare la nazione all’uscita dalla “sindrome post-Vietnam” e al ritorno del militarismo dell’Era pre-Vietnam.

    La candidatura di Reagan del 1980 è stata brillantemente studiata per unire le due anime della coalizione: si è accontentata l’istintiva indole anti-governo della gente con retorica libertaria ampia, ma totalmente non specifica, come conveniente copertura per le politiche diametralmente opposte stabilite per soddisfare i membri di buon senso e politicamente effettivi di tale coalizione: i neocons, i Buckleyite cons, la Maggioranza Morale, i Rockfeller, il complesso militare-industriale, gli interessi speciali dell’Establishment sempre annidati nella politica.

    Corruzione Intellettuale

    Di fronte ad un simile elenco di fatti, come hanno fatto i Reaganites a cavarsela? Dove si è procurato Ronnie il suo spesso strato di teflon? Perché ha potuto perseguire politiche stataliste e tuttavia convincere tutti, compresi molti supposti libertari, che stava compiendo con successo una “rivoluzione” per levarci di torno il perso del governo?

    La risposta essenziale l’ha fornita Lysander spooner un secolo fa. Perché il popolo ubbidisce allo Stato e si spinge oltre per approvare politiche stataliste che portano beneficio all’Elite al Potere a spese dello stesso popolo? La risposta, ha scritto Spooner, è che lo stato è supportato da tre gruppi potenti: furfanti, che sanno come stanno le cose e traggono benefico dalle regole dello Stato; stupidi, che sono indotti a pensare che la legge dello Stato è nell’interesse loro e di chiunque altro; e codardi, che conoscono la verità ma hanno paura di dire che l’imperatore è nudo. Ritengo che si possa affinare l’analisi di Spooner e accorpare le categorie dei furfanti e dei codardi; dopo tutto, il rinnegato che si è venduto confronta la carota e il bastone: la carota del benessere, dei lavori piacevoli, e del prestigio che avrebbe andando con l’Imperatore, e il bastone dello scorno, della esclusione dal benessere, dai lavori e dal prestigio – e forse peggio ancora – se mantiene la sua integrità. Il motivo per cui Reagan se l’è cavata – oltre alla sua “amabilità” – è che diversi gruppi di potere erano pieni di stupidi o di furfanti/codardi pronti ad acclamare i suoi presunti trionfi e ad ignorare i suoi evidenti fallimenti.

    Innanzitutto i potenti media, formatori di opinioni. Si ritiene in genere che i giornalisti siano favorevoli al liberalism, senza alcun dubbio. Ma questo non è importante, perché i media, specialmente quelli di elite che hanno di più da perdere, sono anche particolarmente soggetti alla sindrome dei furfanti/codardi. Se i media appoggiano il Reaganesimo, ottengono l’approvazione delle masse deluse, i loro clienti, e un accesso privilegiato al Presidente e agli altri parrucconi del governo. E questo significa scoops, fughe di notizie esclusive accuratamente pianificate, ecc. Qualunque tipo di opposizione al Presidente significa, d’altra parte, la perdita delle esclusive; la furia delle masse deluse da Reagan e anche l’ira dei loro capi, i proprietari della stampa e della televisione, che sono addirittura molto più conservatori dei loro giornalisti.

    Uno dei più notevoli successi di reagan è stata la castrazione dei media liberal, a causa della sua popolarità con le masse. Si noti, ad esempio, lo scialbo trattamento dei media del caso Iran-Contra confrontato con il loro glorioso attacco ai tempi del Watergate. Se questa è la tendenza dei media liberal, allora i liberal devono essere protetti dai loro stessi amici.

    Se i media sono desiderosi di sostenere la doppiezza e le stupidaggini di Reagan, allora lo stesso si può dire dei nostri leaders intellettuali quasi-libertari. E’ vero delle masse con tendenze libertarie ciò che è sempre stato vero per le masse conservatrici: non sono molto svelte nel comprendere le idee. Verso la fine degli anni ’70 gli intellettuali libertari e gli economisti di libero mercato stavano aumentando, ma erano comunque pochi e non avevano ancora stabilito legami solidi con il mondo giornalistico e l’opinione pubblica. Pertanto lo spirito, ma non il pensiero organico, delle masse era pronto per essere co-optato, specialmente se ciò avveniva tramite un Presidente carismatico e adorato.

    Ma non dobbiamo sottostimare l’importanza del tradimento degli intellettuali quasi-libertari e degli economisti di libero mercato durante gli anni di Reagan. Finchè le loro istituzioni erano piccole e relativamente deboli, la forza e la consistenza del pensiero libertario hann reso loro possibile raggiungere un considerevole prestigio e influenza politica, fino al 1980 – specialmente in quanto proponevano un’attraente e consistente alternativa ad un sistema statalista che stava collassando.

    Ma parliamo adesso dei vostri Furfanti! La storia dei movimenti ideologici è piena di individui desiderosi di vendere le loro anime e i loro principi. Ma non è mai successo che in così tanti si siano venduti per così poco. Orde di libertari, intellettuali di libero mercato e attivisti hanno invaso Washington per prostituirsi in cambio insignificanti impieghi, misere sovvenzioni e qualche sporadica conferenza. E’ già abbastanza brutto vendersi; ma è molto peggio essere una prostituta da due soldi. Ma il fondo, in questo spettacolo nauseabondo, è stato raggiunto da quelli che si sono venduti senza avere ricevuto un’offerta: il tradimento dei valori e dei principi sostenuti da una vita per guadagnare un posto al sole nella speranza di essere notato. E così si aggirano attorno alle poltrone del comando a Washington. La corruzione intellettuale si è diffusa rapidamente, in proporzione al livello e alla durata degli impieghi nell’Amministrazione Reagan. Oppositori del deficit di bilancio hanno rimarchevolmente iniziato a tessere sofisticate e assurde apologie, ora che il grande Reagan li stava raccogliendo attorno a sé, dichiarando, proprio come gli odiati Keynesiani di sinistra di un tempo, che “il deficit non conta”.

    Sono venuti a sommarsi la fine del supporto intellettuale, gli istinti libertari incompleti delle masse Americane soddisfatti dalla retorica di Reagan e le politiche attuali diametralmente opposte.

    Il Lascito di Reagan

    Potreste chiedere se l’Amministrazione Reagan non ha fatto nulla di positivo durante i suoi otto terribili anni di esistenza. La risposta è: si, ha fatto una cosa positiva; ha tolto il dispotico limite di 55 miglia orarie sulle autostrade. E questo e tutto.

    Il Gipper, cavalcando via verso il tramonto, ci lascia una terribile eredità. E’ riuscito a distruggere lo spirito libertario degli ultimi anni ’70 e a sostituirlo con simboli minacciosi e fatui della Nazione-Stato, in particolar modo la Bandiera, che è stata subito utilizzata durante la vuota rielezione del 1984, con l’aiuto della sfortunata coincidenza delle Olimpiadi a Los Angeles. (Chi, a breve, ricorderà i rauchi latrati delle folle scioviniste: “USA! USA!” ogni volta che qualche Americano arrivava terzo in qualche evento insignificante?) E’ riuscito a corrompere gli intellettuali e le istituzioni libertarie e pro libero mercato, sebbene, in difesa di Ronnie, si debba dire che la colpa ricade sui corrotti e non sui corruttori.

    Gli analisti politici sono generalmente d’accordo nel ritenere l’opinione pubblica, dopo otto anni di Reaganesimo, a favore di un liberalismo economico (cioè di un welfare state esteso), e di un conservatorismo sociale (cioè della soppressione dei diritti civili e della repressione teocratica dei comportamenti immorali). E, in politica estera, ovviamente, sono a favore dello sciovinismo militaristico. Dopo otto anni di Reagan la tendenza delle masse Americane è quella di aumentare i benefici del welfare state (senza aumentare però le tasse), di fare gli spacconi in giro e comportarsi da veri duri con nazioni che non possono reagire e di eliminare le libertà di quei gruppi che non piacciono, che non condividono i loro valori o con i quali sono in disaccordo culturale.

    E’ sicuramente un posto non attraente e non libertario, quest’America del 1989, e chi dobbiamo ringraziare per questo? Diversi gruppi: i neocons che l’hanno organizzato; i poteri forti e le elites che l’hanno diretto; i libertari e i liberisti che si sono venduti; e primo fra tutti l’amato da tutti Ronald Wilson Reagan, Colui che l’ha reso possibile.

    Mentre si ritira, splendente dell’amore del pubblico Americano, lasciandosi dietro la sua odiosa eredità, uno potrebbe chiedersi cosa potrebbe eventualmente fare adesso questa santificata testa vuota per valorizzare il resto della sua carriera politica. Quali altre “partite per il Gipper” dovremmo vincere?

    Ho appena letto che, non appena avrà lasciato la Presidenza, il Gipper terrà un tour di banchetti per promuovere l’abrogazione del 22esimo Emendamento (che si oppone al terzo mandato) – l’unica cosa decente fatta dai Repubblicani. Negli ultimi quarant’anni. Il 22esimo Emendamento è stato uno schiaffo, ben meritato, a FDR. E’ tipico della bassezza che ha raggiunto il GOP che negli ultimi anni i Repubblicani si siano dati da fare per l’abrogazione dell’emendamento. Se avranno successo Ronald Reagan potrebbe essere eletto di nuovo, e rieletto ancora nel 21esimo secolo.

    In quest’epoca di grande tecnologia sono sicuro che la sua semplice morte fisica possa essere facilmente gestita dai suoi manipolatori e dai media. Ronald Reagan verrà mummificato nella manier più opportuna, messo in bella mostra davanti ad una gigantesca bandiera Americana, qualche esperto burattinaio gli farà fare la sua affascinante mossa con il capo e qualche ventriloquo imiterà i suoi tipici: ”Be-e-ene…” (Perché no? In fondo il suo comportamento da vivo degli ultimi quattro anni non è stato molto diverso.)

    Forse, dopo tutto, Ronald Reagan e noi (quasi) tutti vedremmo realizzato il nostro desiderio più profondo: l’elezione eterna del conservatore mummificato, King Ronnie.

    Ora c’è un lascito per i nostri discendenti!

  8. #8
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    Bellissimo.
    Questo forse,tra gli articoli di Rothbard su Reagan e reagonomics,e' quello piu' completo.
    Con un' eccezione pero':
    C'e' poco o nulla sul primissimo tradimento dell'amministrazione Reagan rispetto alle promesse elettorali.
    LIl tradimneto della promessa di ritornare al Gold Standard avvenuto giorni dopo il suo insediamento.
    Il primissimo tradimento.

    Fantastico,interessantissimo e ben tradotto.
    " Democracy is currently defined in Europe as: " A country run by Jews " . E.P.

  9. #9
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    mi aggiungo a coloro che hanno ringraziato Nick Rivers per il cospicuo lavoro che ha svolto.
    non ho ancora letto perchè voglio gustarmelo.

    grazie per la nobiltà d'animo dei nostri traduttori anglofoni e anglofili

  10. #10
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    Vi ringrazio a mia volta. A questo punto non posso certo fermarmi qua con le traduzioni...

 

 
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