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    Predefinito Mastella e Napolitano:Esempi da "La Serieta' al Governo"!

    Napolitano chiama Gemma Calabresi

    Mastella, non ho avvertito famiglia Calabresi, chiedo scusa

    (ANSA) - ROMA, 1 GIU

    Il Presidente della Repubblica Napolitano ha avuto 'una cordiale conversazione telefonica con la Signora Gemma Calabresi'.Il capo dello Stato ha ragguagliato la vedova Calabresi sulla decisione presa di firmare il decreto di concessione della grazia a Bompressi, rinnovando il profondo rispetto per la memoria del marito. Il ministro Mastella a sua volta chiede scusa alla famiglia Calabresi 'se non c'e' stata l'iniziativa di telefonare per anticipare questo gesto di clemenza'.

  2. #2
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    Grazia,"Scuse a famiglia Calabresi"

    Mastella torna su caso Bompressi

    "Alla famiglia Calabresi chiedo scusa se, come leggo dai giornali, non c'è stata l'iniziativa di telefonare per anticipare questo gesto di clemenza": lo ha detto, tornando sulla grazia a Ovidio Bompressi, il ministro della Giustizia Clemente Mastella.

    Il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto che parla di "atto di giustizia": "trovo francamente scandaloso le reazioni scomposte di settori del centrodestra sia nei confronti del Presidente della Repubblica che nei confronti di un atto di clemenza che si attendeva da tempo".

    Favorevole anche il segretario del Prc, Franco Giordano: "siamo molto d'accordo con il Presidente della Repubblica e con il ministro Mastella. Questa deve essere la strada per aprire finalmente un ragionamento sull'amnistia che nel nostro Paese è un provvedimento molto sentito".

    da TGCom

    Ci mancavano le esternazioni "francamente ridicole" del solito Diliberto...

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    L'esordio in politica estera del Presidente della Repubblica

    di Anna Bono da Ragionpolitica

    Anni fa la sinistra italiana prendeva in giro il futuro presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ignorante - così si diceva - fino al punto di non sapere neanche che cosa o chi fossero i talebani e di storpiarne il nome. Spiace dirlo, ma, se l'agenzia di stampa MISNA ha riportato correttamente il testo integrale del discorso pronunciato da Giorgio Napolitano per celebrare la Giornata dell'Africa svoltasi il 25 maggio, l'esordio in politica estera del nuovo presidente della Repubblica italiana è stato caratterizzato da una imbarazzante svista che fa apparire, al confronto, la presunta ignoranza del suo omologo americano minor cosa. A meno di un errore di trascrizione da parte di qualche giornalista o dipendente del Quirinale, il nostro Capo di Stato ha infatti concluso il suo discorso rivolgendo gli «auguri di buon lavoro al Presidente della Repubblica Democratica del Congo, Denis Sassou-Nguesso, cui quest'anno è affidata la Presidenza dell'Unione Africana, unitamente all'assicurazione che egli potrà contare, nella sua missione, sul determinato sostegno dell'Italia» e ringraziandolo «del messaggio appassionato che ha voluto far pervenire per la nostra odierna cerimonia».

    (MISNA, 25 maggio 2006).

    Il punto è che Denis Sassou-Nguesso è il presidente della Repubblica del Congo, il piccolo stato con capitale Brazzaville che fu colonia francese, e non della Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire, che fu colonia belga e ha per capitale Kinshasa. Per inciso, considerando la sua biografia, c'è da dubitare degli intenti della «missione» a cui si sta dedicando l'attuale guida dell'Unione Africana: ex colonnello dell'esercito, Sassou-Nguesso è diventato presidente della Repubblica e del comitato centrale del partito unico marxista-leninista congolese, Parti Congolais du Travail, nel 1979; sconfitto nel 1992 nel corso delle prime elezioni multipartitiche del Paese, nel 1997 è tornato al potere dopo una breve ma violentissima guerra civile, che ha vinto con il sostegno dell'Angola. In altre parole, il presidente di turno dell'Unione Africana è uno dei tanti dittatori africani personalmente responsabili delle disgrazie dei loro connazionali: e senza attenuanti, tenuto conto che la Repubblica del Congo è un ricco stato produttore di petrolio.

    Andando alla sostanza del discorso di Giorgio Napolitano, chi in Africa lotta per la libertà e la vita, e ha assistito con ansia al duplice avvicendamento alle maggiori cariche politiche italiane, vi ha trovato conferma alle proprie preoccupazioni. Il testo è un insieme di generiche e talvolta imprecise frasi di circostanza: esortazione a riscoprire le radici comuni di Europa e Africa, culla dell'umanità e di civiltà millenarie, denuncia delle responsabilità della «comunità internazionale» - e relativo dovere di riparazione - per essersi dimenticata dell'Africa dopo la fine della guerra fredda (in realtà l'ha sommersa di aiuti economici, come tutti sanno, e continua a farlo, n.d.a.), un accenno alle sfide causate innanzi tutto dalla crescita demografica (che invece al momento è l'ultimo dei problemi del continente, n.d.a.), entusiasmo per il Nepad (il «nuovo partenariato africano» vale a dire il solito, vago impegno in favore dello sviluppo grazie al quale i leader africani hanno ottenuto nuovi crediti, n.d.a.), auspicio di un maggior peso dell'Africa sui mercati mondiali e nell'ambito degli organismi internazionali, cancellazione del debito estero, elogi ai volontari italiani ai quali si impegna a dar slancio...

    Quanto alla rielezione di Romano Prodi alla carica di presidente del Consiglio, in Africa la notizia deve aver ricordato l'oltraggio del 1996. Quell'anno si svolse a Roma il Vertice mondiale della Fao sulla lotta alla fame. Poiché l'agenzia delle Nazioni Unite ha sede a Roma, i suoi vertici sono tradizionalmente presieduti dal premier italiano in carica che allora era Romano Prodi: il quale assegnò l'onore della vicepresidenza in rappresentanza dell'Africa al leader sudanese, Omar el Bashir, notoriamente responsabile, per aver inasprito la più lunga guerra civile del continente, della morte di centinaia di migliaia, forse milioni di suoi connazionali, vittime di fame, violenze e malattie.
    In rappresentanza dell'America Latina Romano Prodi aveva affidato una seconda vicepresidenza al leader cubano Fidel Castro. Magari oggi sceglierebbe Hugo Chavez?

 

 

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