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  1. #21
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    si stephen ci mancherebbe.. non mi riferivo a te.. ho citato Roma ladrona perchè ultimamente mi hanno dato del "leghista" in altre sezioni.. (e ripeto cosa detto allora.. magari la lega nord la pensasse come me.. allora sarebbe un partito moderno di destra liberale.. eehehe)

  2. #22
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    Citazione Originariamente Scritto da *-RUDY-*
    bè Ragazzuoli capisco che non tutti abbiate un master in Economia.. ma vi faccio notare quanto segue.

    come si calcola il PIL? guardatevi questo tutorial così vi ripassate http://www.teocollector.com/Lezioni/contnaz.htm

    allora per quanto riguarda il veneto faccio notare che il pil del veneto è quanto viene prodotto in veneto non quanto viene prodotto dai veneti.. e lì sta la sostanziale differenza... per converso il pil del lazio è quanto viene prodotto in lazio ma non quanto prodotto dai laziali..

    penso sia chiaro a cosa alludo.. senza parlare di roma ladroma, è chiaro che molti dei piccoli industriali veneti hanno stabilimenti in altre parti di italia e all'estero.. nel lazio vengono contati tutti i beni di natura "governativa" "ministeriale" enti nazionali, sede della RAI, Alitatlia.. etc.. tutte cose che andrebbero spalmate a livello nazionale ma che invece vengono contate solo per il Lazio..


    poi ha ragione Paul Z. contano i tassi di crescita... che avevo già postato tempo addietro.. non me li ricordo precisamente ma erano qualcosa del tipo per il 2005
    lombardia +1,6% , Veneto +0,8% .. Emilia Romagna crescita zero, Toscana -0.2%.. Lazio +1.5% (ma anche lì perchè sono contati tutti gli investimenti per Roma-Capitale.. che sono stati pagati da tutti in Italia..)
    Rudy, con tutto il rispetto... questi toni li usi da qualche altra parte, grazie.

  3. #23
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    si si... ma erano ironici come quelli che precedevano il mio intervento...

  4. #24
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    cmq ricordando vecchie lezioni mi sono venuti in mente un paio di esempi..
    per le industrie di processo chimico, quali ad esempio l'ENI, il valore della produzione, e conseguentamente il reddito ricavato da essa nella contabilità nazionale viene incluso nel Paese/Regione dove viene ultimato il processo. L'Eni compra il greggio un po' da tutto il mondo, i primi processi di raffinazione vengono fatti anche all'estero, ma viene ultimato in Italia.. da cui i redditi prodotti dall'Eni entrano logicamente nel Pil Italiano. Ora se pensiamo al caso regionale mi viene in mente il seguente paradosso. La raffinazione del greggio viene eseguita solitamente in 3-4 steps che si svolgono tra la Sardegna, Il Veneto (famoso polo chimico di portomarghera) e ultimati con lo stockaggio in Lombardia dove c'è la Sede a San Donato Milanese.. da cui secondo quello che mi ricordo il contributo al PIL dell'ENI dovrebbe contare solo per la Lombardia non per il Veneto o la Sardegna (attenzione: chiaro che gli stipendi pagati dall'ENI in Veneto o in Sardegna entrano rispettivamente nel reddito Veneto o in Sardegna.. ma sto parlando del reddito derivante dal prodotto cioè il petrolio)
    Per le industria di processo discontinuo.. quelle tradizionale invece viene una allocazione dei redditi in base al luogo dove questi sono stati ottenuti/sviluppati.
    Ad Esempio, Benetton produce i suoi bei maglioncini colorati in giro per il mondo, il magazzino centralizzato è a Mogliano Veneto e poi vengono rivenduti in giro per l'Italia e per il Mondo.. in questo caso, al fine del computo del PIL, i redditi derivanti dalla prima produzione, restano nel luogo effettivo di produzione, i redditi derivanti dallo stockaggio imballaggio/disimbalaggio etc. entrano nel Pil del Veneto, I redditi derivanti dalle vendite restano nei luoghi dove sono fatte le vendite.
    Per le Industrie di Servizi, mi pare valga la convenzione
    delle luogo dove vi è la casa madre.. ragion per cui regioni come il Lazio o la Lombardia (pubbliche o private) vengano avvantaggiate. ad Esempio Tiscali, se la si può definire una industria di servizi, entra nella Sardegna, Mediaset in Lombardia anche se il business delle aziende è difficilmente legabile a una singola realtà regionale.

    Tutto questo per dirvi quanto i calcoli del PIL, soggetti a grandi aggregazioni e molto spesso a convenzioni frutto di realtà passate (50 anni fa non si pensava che l'industria di servizio arrivasse oltre al 40% del totale) , nascondono molto spesso le realtà più che renderle chiare e sintetiche..

  5. #25
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    Citazione Originariamente Scritto da *-RUDY-*
    cmq ricordando vecchie lezioni mi sono venuti in mente un paio di esempi..
    per le industrie di processo chimico, quali ad esempio l'ENI, il valore della produzione, e conseguentamente il reddito ricavato da essa nella contabilità nazionale viene incluso nel Paese/Regione dove viene ultimato il processo. L'Eni compra il greggio un po' da tutto il mondo, i primi processi di raffinazione vengono fatti anche all'estero, ma viene ultimato in Italia.. da cui i redditi prodotti dall'Eni entrano logicamente nel Pil Italiano. Ora se pensiamo al caso regionale mi viene in mente il seguente paradosso. La raffinazione del greggio viene eseguita solitamente in 3-4 steps che si svolgono tra la Sardegna, Il Veneto (famoso polo chimico di portomarghera) e ultimati con lo stockaggio in Lombardia dove c'è la Sede a San Donato Milanese.. da cui secondo quello che mi ricordo il contributo al PIL dell'ENI dovrebbe contare solo per la Lombardia non per il Veneto o la Sardegna (attenzione: chiaro che gli stipendi pagati dall'ENI in Veneto o in Sardegna entrano rispettivamente nel reddito Veneto o in Sardegna.. ma sto parlando del reddito derivante dal prodotto cioè il petrolio)
    Per le industria di processo discontinuo.. quelle tradizionale invece viene una allocazione dei redditi in base al luogo dove questi sono stati ottenuti/sviluppati.
    Ad Esempio, Benetton produce i suoi bei maglioncini colorati in giro per il mondo, il magazzino centralizzato è a Mogliano Veneto e poi vengono rivenduti in giro per l'Italia e per il Mondo.. in questo caso, al fine del computo del PIL, i redditi derivanti dalla prima produzione, restano nel luogo effettivo di produzione, i redditi derivanti dallo stockaggio imballaggio/disimbalaggio etc. entrano nel Pil del Veneto, I redditi derivanti dalle vendite restano nei luoghi dove sono fatte le vendite.
    Per le Industrie di Servizi, mi pare valga la convenzione
    delle luogo dove vi è la casa madre.. ragion per cui regioni come il Lazio o la Lombardia (pubbliche o private) vengano avvantaggiate. ad Esempio Tiscali, se la si può definire una industria di servizi, entra nella Sardegna, Mediaset in Lombardia anche se il business delle aziende è difficilmente legabile a una singola realtà regionale.

    Tutto questo per dirvi quanto i calcoli del PIL, soggetti a grandi aggregazioni e molto spesso a convenzioni frutto di realtà passate (50 anni fa non si pensava che l'industria di servizio arrivasse oltre al 40% del totale) , nascondono molto spesso le realtà più che renderle chiare e sintetiche..

    Concordo su quasi tutto per quanto riguarda i redditi prodotti in modo diffuso e contabilizzati nel luogo ove ha sede la casa madre.
    Questo gonfia non poco il reddito della Lombardia : basta pensare alle banche , alle industrie che hanno sede a Milano e plants sparsi sulla penisola.
    E per inciso questo vale anche per le tasse che sono pagate in Lombardia per tutta la struttura : il federalismo fiscale richiedera' anzitutto una riorganizzazione del sistema.

    Dissento sulle tue considerazioni circa le produzioni all'estero : quello e' reddito effettivamente prodotto da quei paesi.

    D'altra parte ti contraddici con i tuoi esempi : prima ti dispiaci che parte del reddito prodotto da Benetton sia attribuito ai paesi ove avviene la produzione ( estero ) , poi ti lamenti che Tiscali centralizzi anche redditi prodotti altrove ( in Italia )
    In altre parole vorresti BENETTON come TISCALI ora e TISCALI come BENETTON ora.
    O uno o l'altra : l'anomalia e' Tiscali e similia.

    Sul reddito prodotto da attivita' delocalizzate a mio avviso occorrerebbe SOLO una piccola correzione : infatti la casa madre , per lasciare capitali per nuovi investimenti all'estero o perche' i profitti e' meglio realizzarli dove sono meno tassati , di solito sovrafattura gli acquisti dalle consociate estere ( gli scambi avvengono con prezzi intercompany ).
    La correzione dovrebbe essere la differenza fra i prezzi intercompany ed i prezzi fear di mercato.

    Penso che se la contabilita' fosse affinata , rendendola piu' coerente con la realta' , la geografia economica del paese subirebbe una quasi rivoluzione.

    Una vera rivoluzione se si traducessero i dati in PPS ( purchasing power standard )
    Il problema non è Berlusconi , il problema sono gli italiani!

    DISSIDENTE POLITICO IN REGIME DA OPERETTA!
    OH CINCILLA' ... OH CINCILLA'!

  6. #26
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    Bah non è solo il PIL pro capite che determina quanto una regione sia sviluppata. A me pare, sinceramente, che in Veneto quasi nessuno stia male. Sicuramente ci saranno problemi nel modello nord est, notevoli, ma da qui a dire che la qualità della vita è tanto peggiore della toscana...
    Sicuramente avremo piu inquinamento atmosferico e un paesaggio devastato dal sistema industriale a gestione familiare che costruisce la fabbrichetta accanto al campo, e la casa vicino al negozio, con la conseguenza che aree commerciali, industriali e residenziali si sommano, ma la qualità c'è cmq
    Tutti ke odiano il veneto, quando è questo che x lunghi periodi ha tirato avanti l'Italia... E in particolare la Sinistra dovrebbe svegliarsi, odiare le aree dove non prendiamo voti non è ke permette una grande crescita...
    Viva il Veneto, malgrado tutto!

  7. #27
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    Citazione Originariamente Scritto da furbo
    Concordo su quasi tutto per quanto riguarda i redditi prodotti in modo diffuso e contabilizzati nel luogo ove ha sede la casa madre.
    Questo gonfia non poco il reddito della Lombardia : basta pensare alle banche , alle industrie che hanno sede a Milano e plants sparsi sulla penisola.
    E per inciso questo vale anche per le tasse che sono pagate in Lombardia per tutta la struttura : il federalismo fiscale richiedera' anzitutto una riorganizzazione del sistema.

    Dissento sulle tue considerazioni circa le produzioni all'estero : quello e' reddito effettivamente prodotto da quei paesi.

    D'altra parte ti contraddici con i tuoi esempi : prima ti dispiaci che parte del reddito prodotto da Benetton sia attribuito ai paesi ove avviene la produzione ( estero ) , poi ti lamenti che Tiscali centralizzi anche redditi prodotti altrove ( in Italia )
    In altre parole vorresti BENETTON come TISCALI ora e TISCALI come BENETTON ora.
    O uno o l'altra : l'anomalia e' Tiscali e similia.

    Sul reddito prodotto da attivita' delocalizzate a mio avviso occorrerebbe SOLO una piccola correzione : infatti la casa madre , per lasciare capitali per nuovi investimenti all'estero o perche' i profitti e' meglio realizzarli dove sono meno tassati , di solito sovrafattura gli acquisti dalle consociate estere ( gli scambi avvengono con prezzi intercompany ).
    La correzione dovrebbe essere la differenza fra i prezzi intercompany ed i prezzi fear di mercato.

    Penso che se la contabilita' fosse affinata , rendendola piu' coerente con la realta' , la geografia economica del paese subirebbe una quasi rivoluzione.

    Una vera rivoluzione se si traducessero i dati in PPS ( purchasing power standard )
    i miei esempi non hanno nulla a che con la mia opinione circa tiscali e benetton, erano solo esempi.. cmq in generale il problema dell'Italia credo che stia nella struttura del capitalismo italiano (lapalissiano ma sarebbe ora che si facesse qualcosa..) quante alle mie opinioni se devo fare una classifica dei meno simpatici in Italia devo dire Benetton risulta senza dubbio tra i primi.. quanto a Soru lo considero un genio per quello che è stato.. come politico sto ancora aspettando prima di dare un'opinione.. Quanto all'ENI .. sono un nostalgico.. vorrei come molti che Mattei fosse ancora vivo.. è stato uno dei più grandi del secolo scorso..

  8. #28
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    sono daccordo con te sulla riforma della contabilità nazionale.. specie in ottica europee introdurre sistemi di monitoraggio su base regionale penso che aiuterebbe molto. sui PPS ai tempi avevo fatto qualche lavoretto, se il tuo problema è solo quello di trovare i dati, non credo di poterti dare una mano, per qualsiasi altra cosa contattami pure..

  9. #29
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    Citazione Originariamente Scritto da *-RUDY-*
    poi ha ragione Paul Z. contano i tassi di crescita... che avevo già postato tempo addietro.. non me li ricordo precisamente ma erano qualcosa del tipo per il 2005
    lombardia +1,6% , Veneto +0,8% .. Emilia Romagna crescita zero, Toscana -0.2%.. Lazio +1.5% (ma anche lì perchè sono contati tutti gli investimenti per Roma-Capitale.. che sono stati pagati da tutti in Italia..)
    Relazione sulla Congiuntura economica 2005
    Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Bologna
    "Nel corso del 2005 l’economia italiana ha sostanzialmente ristagnato, facendo registrare un ampliamento del divario negativo di crescita rispetto agli altri Paesi dell’Area euro. Dal lato della domanda, ad evitare una caduta del Pil hanno contribuito soprattutto i consumi pubblici e l’accumulazione di scorte. Dal lato dell’offerta perdono terreno l’agricoltura e l’industria in senso stretto, mentre crescono i servizi e le costruzioni. Di più difficile lettura è l’andamento dell’occupazione che in numero di persone occupate è cresciuta dello 0,2%, ma l’input complessivo di lavoro misurato in unità standard è calato della 0,4%, risultato che dipende dalla crescente diffusione di posizioni lavorative ad orari ridotti. Si è infine registrato un aumento di produttività di circa lo 0,5%. La stagnazione che ha caratterizzato il 2005 deriva da andamenti abbastanza eterogenei sull’arco dell’anno e in particolare una caduta nel secondo trimestre ha condizionato negativamente l’evoluzione complessiva dell’anno 2005.
    Rispetto a questo quadro di sostanziale stagnazione, l’economia regionale sembra registrare una crescita in termini reali del Pil pari a circa lo 0,5% in leggera decelerazione rispetto agli incrementi rilevati per il 2004.
    ...Tuttavia, nonostante questo lieve rallentamento, la regione Emilia Romagna ha registrato la seconda miglior crescita dopo il Friuli Venezia Giulia. Il sostegno a questa fase moderatamente espansiva e di crescita è venuto principalmente dalla crescita del settore delle costruzioni e fabbricati e dalla ripresa delle esportazioni, che si è concentrata principalmente in alcuni settori produttivi.
    In un quadro di basso profilo congiunturale non mancano, tuttavia, alcuni segnali positivi. Il più importante è senz’altro la ripresa delle esportazioni, che si concentra principalmente in alcuni settori.
    L’industria in senso stretto (manifatturiera, estrattiva ed energetica), nella prima parte del 2005 ha vissuto una fase di sostanziale stagnazione, appena positiva nel primo trimestre, ha subito un cedimento importante nel secondo trimestre per poi riprendere a crescere a valori positivi negli ultimi due trimestri. In particolare le esportazioni sono in decisa ripresa nella seconda parte del 2005, e sembra si mantengano a valori positivi significativi anche nel primo trimestre 2006. La crescita delle esportazioni complessive nel 2005 è pari al 6,79%, con tassi ancor più elevati nei settori dei prodotti delle miniere e delle cave, del cuoio e prodotti in cuoio, dei prodotti petroliferi raffinati, delle macchine ed apparecchi meccanici, e nel settore degli apparecchi elettrici e di precisione."

    Ricapitolando l'Emilia Romagna seconda, nel 2005, dopo FVG
    con un +0,5 e prima nell'aumento dell'export con + 6,79.

  10. #30
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    Citazione Originariamente Scritto da Red Shadow
    Relazione sulla Congiuntura economica 2005
    Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Bologna
    "Nel corso del 2005 l’economia italiana ha sostanzialmente ristagnato, facendo registrare un ampliamento del divario negativo di crescita rispetto agli altri Paesi dell’Area euro. Dal lato della domanda, ad evitare una caduta del Pil hanno contribuito soprattutto i consumi pubblici e l’accumulazione di scorte. Dal lato dell’offerta perdono terreno l’agricoltura e l’industria in senso stretto, mentre crescono i servizi e le costruzioni. Di più difficile lettura è l’andamento dell’occupazione che in numero di persone occupate è cresciuta dello 0,2%, ma l’input complessivo di lavoro misurato in unità standard è calato della 0,4%, risultato che dipende dalla crescente diffusione di posizioni lavorative ad orari ridotti. Si è infine registrato un aumento di produttività di circa lo 0,5%. La stagnazione che ha caratterizzato il 2005 deriva da andamenti abbastanza eterogenei sull’arco dell’anno e in particolare una caduta nel secondo trimestre ha condizionato negativamente l’evoluzione complessiva dell’anno 2005.
    Rispetto a questo quadro di sostanziale stagnazione, l’economia regionale sembra registrare una crescita in termini reali del Pil pari a circa lo 0,5% in leggera decelerazione rispetto agli incrementi rilevati per il 2004.
    ...Tuttavia, nonostante questo lieve rallentamento, la regione Emilia Romagna ha registrato la seconda miglior crescita dopo il Friuli Venezia Giulia. Il sostegno a questa fase moderatamente espansiva e di crescita è venuto principalmente dalla crescita del settore delle costruzioni e fabbricati e dalla ripresa delle esportazioni, che si è concentrata principalmente in alcuni settori produttivi.
    In un quadro di basso profilo congiunturale non mancano, tuttavia, alcuni segnali positivi. Il più importante è senz’altro la ripresa delle esportazioni, che si concentra principalmente in alcuni settori.
    L’industria in senso stretto (manifatturiera, estrattiva ed energetica), nella prima parte del 2005 ha vissuto una fase di sostanziale stagnazione, appena positiva nel primo trimestre, ha subito un cedimento importante nel secondo trimestre per poi riprendere a crescere a valori positivi negli ultimi due trimestri. In particolare le esportazioni sono in decisa ripresa nella seconda parte del 2005, e sembra si mantengano a valori positivi significativi anche nel primo trimestre 2006. La crescita delle esportazioni complessive nel 2005 è pari al 6,79%, con tassi ancor più elevati nei settori dei prodotti delle miniere e delle cave, del cuoio e prodotti in cuoio, dei prodotti petroliferi raffinati, delle macchine ed apparecchi meccanici, e nel settore degli apparecchi elettrici e di precisione."

    Ricapitolando l'Emilia Romagna seconda, nel 2005, dopo FVG
    con un +0,5 e prima nell'aumento dell'export con + 6,79.
    guarda ne avevo già discusso in passato e mi ricordo bene che avevo trovato i dati dal sito della regione emiglia romagna e si parlava di un dato atteso per fine 2005.. può darsi che le cose a consuntivo siano cambiate in meglio anche se mi risulta strano che la prima regione per crescita sia stata il FVG.. mi pareva la lombardia..
    insomma controllerò senza nulla togliere alla fiorente e "cooperativa" economia emiliano-romagnola..

 

 
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