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di seguito inserisco la presentazione di un progetto politico di quartiere che si sta sviluppando a Torino. Aperto a tutti i compagni che condividono una certa prassi politica fatta di militanza seria.
Per gli interessati abbiamo un sito di riferimento: http://www.rashtorino.org/is/ismain.htm
Se avete delle domande, ponetele tranquillamente come commenti al topic, proverò a rispondere.
Introduzione - stat sua cuique dies
Un nuovo programma organizzativo è sorto dalla volontà di cambiare radicalmente il modo di fare politica dal basso, in virtù di diverse valutazioni inerenti agli evidenti limiti espressi dalla quasi totalità delle realtà antagoniste o pseudotali, extraparlamentari e non.
Analisi - ut sementem feceris ita metes</H3>Lo staticismo strutturale pare essere attualmente una peculiarità diffusa, ciò lo si evince dalla fondamentale difficoltà nel catalizzare ed integrare soggettività nuove, anche in ambiti in cui le lotte sociali appaiono vivaci e promettenti. Rapidi cambiamenti sociali, anche a livello locale, hanno effettivamente reso obsoleti gran parte degli approcci politici da sempre considerati universalmente validi, adducendo ad un cambiamento di metodo che raramente è stato percepito.
Noi vogliamo riporre al centro della questione il dinamismo organizzativo, ovvero la necessaria capacità di adattare l'organizzazione al contesto e alle contingenze, seguendo attentamente gli sviluppi complessivi in seno alla società, apparentemente refrattaria ad ogni tipo di attività militante. Reputiamo erroneo attribuire tali problematiche ad una congiunturale mancanza di conflittualità, ma bensì a gravi limiti operativi, sempre più amplificati, che hanno portato ad un lento ma inevitabile isolamento degli schieramenti politici anticapitalisti.
Se da una parte i partiti politici, sono ormai predestinati a tramutarsi in comitati elettorali (per motivi storici non certo nuovi), centri sociali e spazi occupati non riesco ad uscire da una empasse presente già da parecchi anni. Se al momento della loro nascita, lo stabile autogestito poteva essere una roccaforte isolata, dove poter assorbire passivamente i rimasugli di un movimento di massa ormai esauritosi, per poi lanciare a propria discrezione nuove campagne di lotta; oggi appare come un impedimento, un vincolo che obbliga a coordinare le proprie attività in base alla sua indiscutibile presenza. L'interesse giovanile per i csoa è crollato verticalmente, parallelamente a forme subculturali ad esso legate, ma paradossalmente i metodi e gli strumenti da essi utilizzati per fare politica sono rimasti immutati, sia a livello teorico che pratico.
Ne discerne una sostanziale impotenza di fronte all'abulicità giovanile nei quartieri, una evidente penuria di militanti fra le proprie fila, una imbarazzante difficoltà nel radicarsi territorialmente, un alto rischio di estromissione dal panorama sociale e un cronico incappare in campagne repressive di ampia portata.
IS - primum facere, deinde philosophari
Per superare le suddette problematiche, diverse individualità, provenienti da realtà organizzate di differente natura, hanno deciso di avviare un processo organizzativo indipendente, suffragato da un programma alternativo, reputato fondamentale per la costruzione di una realtà efficiente, in grado di operare longevamente nel sociale.
La socializzazione deve fungere da propulsore per alimentare partecipazione e consenso all'interno dei quartieri, ambiti completamente trascurati, dove però tacitamente fratture di classe insanabili stanno maturando con velocità. La mancanza di spazi di aggregazione, di svago e di confronto sono ancora oggi un fardello che grava sulla cittadinanza della stragrande maggioranza dei quartieri, ma appurato questo, bisogna constatare la necessità di adattarsi agli interessi predominanti, rompendo con i soliti schematismi escludenti, e privilegiare un'attività espansiva in ogni ambito locale: dalla scuola, alla piazza, al bar.
Oltretutto, l'enorme flusso di migranti, ha reso complicata la comunicazione, la quale oggi va imperativamente diversificata, viste le marcate differenze linguistiche e culturali. Il quartiere si pone quindi come cardine e come collante che può favorire il contatto con tutti i soggetti, compresi lavoratori e maestranze, sempre più isolati in microstrutture quali il cantiere o la piccola impresa.
Altresì anche come contenitore al cui interno ricollocare, come punto di partenza e non di approdo, la politica dei bisogni primari (carovita, spazi sociali, emergenza abitativa), mettendo da parte congetture teoriche e politiche futili nel breve periodo, operando in un clima sociale fondamentalmente asettico. Troppo spesso è stata sottovalutato il ribadire la propria presenza nei movimenti sociali, anche se non percepiti come tradizionalmente propri o di impronta palesemente progressista, ma che in ogni caso accolgono componenti sociali importanti, almeno per quanto concerne il trasversale rafforzarsi del consenso. La ricorrente mancanza di quest'ultimo ha ciclicamente arginato le possibilità di manovra delle realtà organizzate, inducendole ad un modus operandi fallimentare, o comunque improduttivo, anche in settori classici e iperesplorati come l'antifascismo.
L'espansione progressiva e graduale è concepita da Idea Sherwood come un percorso continuo, inestricabile dal rifiuto di imporsi una struttura interna livellare e settaria, a vantaggio di una crescita complessiva delle proprie componenti sotto ogni punto di vista. L'agire politico lo concepiamo come la compenetrazione fra analisi, presenza sul territorio, e azione sociale e culturale al tempo spesso. La sottovalutazione anche solo di uno fra questi aspetti, ha generato scompensi talvolta grotteschi, dalla propaganda metapolitica fortemente aleatoria, fino ad arrivare all'azione cieca e intransigente, con tutti i danni del caso.
Il collasso del sistema produttivo classico, la formazione di nuovi blocchi di classe e un'incalzante pauperizzazione societaria stanno aprendo importanti spiragli di conflittualità, ora latenti a livello nazionale, ma che già hanno iniziato a manifestarsi con intensità in altri paesi europei, rivelando con quanta stentezza tali contraddizioni vengano contenute, nonostante la gabellata vicinanza fra stati e società civili (sintomo di ineluttabile stabilità).
È nostro compito saper far fronte a queste nuove sfide in modo lungimirante, tagliando i ponti con il tradizionalismo, non più in grado di assurgere a compiti di tale complessità.
La sintesi fra obiettivi e strumenti per perseguirli, la convergenza fra la critica al sistema capitalistico e azione ad esso implicita ha dato il via ad un nuovo progetto militante: Idea Sherwood.