Ricevo e volentieri vi faccio conoscere.
Molti di questi 12 punti io li trovo interessanti.
Spero rappresentino una evoluzione positiva all'interno dei DS.
Spero di sbagliare, ma credo che si tratti solo di "sintomi" di una evoluzione: la mentalita' di molti dei simpatizzanti di quel partito mi pare piu' arretrata rispetto a questi punti.
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12 domande e 12 risposte per motivare il nostro NO
nel referendum costituzionale del 25 e 26 giugno
1 - Votare No significa confermare la fiducia al Governo Prodi?
No, il voto non è un referendum sul governo. Siamo chiamati a giudicare una riforma pasticciata che produrrà guasti ai cittadini e al Paese. Ogni cittadino – comunque la pensi e qualunque sia il suo orientamento politico – può impedire un grave errore votando No.
2 - Quali sarebbero questi guasti?
In primo luogo con la riforma della destra viene meno il principio di eguaglianza dei cittadini. I diritti fondamentali alla salute, alla formazione scolastica o alla sicurezza non sarebbero più garantiti nello stesso modo nelle diverse regioni, e questo a scapito delle aree e dei soggetti più deboli. Gli stessi servizi pubblici finirebbero con il costare di più e i cittadini pagherebbero il prezzo degli inevitabili conflitti tra lo Stato, le Regioni e i governi locali. Non ci sarebbe inoltre alcuna riduzione dei costi della politica. Anzi, avremmo una moltiplicazione delle burocrazie con spese aggiuntive per le famiglie e le imprese.
3 - Ma votare No significa che la Costituzione non va riformata?
No, significa che va bocciata questa riforma perché è sbagliata nel metodo (l’hanno fatta da soli) e nel merito, perché non funziona. Poi, una volta eliminato questo pasticcio sarà interesse di tutti, e nostro per primi, riprendere insieme una discussione sulle riforme istituzionali utili da fare e su come aggiornare la Costituzione all’Italia di oggi
4 - Il No significa che si ferma il federalismo?
No, tutt’altro, tanto più che la destra in questi anni il federalismo lo ha sbandierato solo a parole. Sono stati i governi dell’Ulivo e del centrosinistra a introdurre concretamente le regole di un federalismo solidale, a partire da una chiara ridefinizione delle competenze tra Stato e Regioni. La riforma della destra, al contrario, non chiarisce cosa debbono fare lo Stato e le Regioni (sulle stesse materie si parla di competenze “esclusive” per entrambe) e come debbono collaborare (perché manca un Senato federale). La conseguenza sarà di scaricare inevitabili incertezze e paralisi sui
cittadini.
5 - Il No significa che non vogliamo il federalismo fiscale, un fisco che responsabilizza e che rende solidali?
No, noi vogliamo il federalismo fiscale. È la riforma del centrodestra che rinvia il problema di ben 3 anni, fino al luglio 2009. Invece, se vince il No, la questione si potrà affrontare subito.
6 - Il No significa impedire la riduzione del numero dei parlamentari?
No, la riduzione dei parlamentari sarà tra le nostre priorità e comunque la riforma sottoposta al referendum prevede una riduzione parziale del numero dei parlamentari soltanto a partire dal 2016.
7 - Il No significa che non vogliamo governi di legislatura scelti dai cittadini?
No, significa che non vogliamo una situazione confusa nella quale anche pochi deputati possano minacciare di interrompere la legislatura.
8 – Il NO significa che non vogliamo un Premier forte?
No, significa che vogliamo un Presidente del Consiglio forte ma che esistano i limiti e i contrappesi necessari per garantire la salvaguardia della democrazia. Non vogliamo il Parlamento trasformato in un organo esecutivo della volontà del premier e vogliamo che il Presidente della Repubblica continui a svolgere il delicato ruolo di garante della Costituzione e a vegliare sull’equilibrio tra i poteri costituzionali.
9 - Il No significa che non vogliamo evitare il rischio di Camere con maggioranze opposte?
No, significa stabilità per tutti i cinque anni della legislatura. Vogliamo che possa governare chi ha vinto le elezioni. Vogliamo che le competenze di Camera e Senato siano chiare e non si creino inutili conflitti, come avverrebbe con la riforma proposta dal centrodestra. Vogliamo un Senato Federale vero, composto dai rappresentanti di Regioni, Province e Città.
10 - Il No significa che dovremo aspettare molto per le riforme?
No, visto che quasi tutte le riforme del centrodestra, se vincesse il Sì, entrerebbero comunque in vigore tra il 2011 e il 2016. Se invece vincerà il No, si potrà subito avviare una fase nuova di riforme.
11 - Ma non sarebbe meglio che vincessero i Sì e poi correggere la riforma?
Ma come si fa a far approvare una riforma dai cittadini e poi volerla cambiare subito dopo?O è fatta male e va bocciata o è fatta bene e allora deve restare in vigore. L’unica cosa che non ha senso è invitare a votare Sì con la promessa che dopo la riforma verrà cambiata.
12 - Ma non ha fatto la stessa cosa il centrosinistra nel 2001 con la riforma federalista?
No, noi abbiamo introdotto il federalismo, utilizzando il lavoro comune della Bicamerale e abbiamo avuto il consenso di tutti gli amministratori locali e regionali, anche del centrodestra. Comunque ci siamo impegnati a non riproporre riforme istituzionali o cambiamenti della Costituzione a colpi di maggioranza semplice. Noi proponiamo che d’ora in poi i cambiamenti della Costituzione e le riforme istituzionali debbano essere approvate a maggioranza di due terzi del Parlamento.
Votare NO al referendum costituzionale del 25 e 26 giugno è la condizione per realizzare insieme una buona riforma delle istituzioni e della seconda parte della nostra Costituzione.
IL 25 E IL 26 GIUGNO VOTA E FAI VOTARE NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE