Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 16
  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    07 Jan 2004
    Messaggi
    261
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Alle radici del Mondialismo

    Dopo la vittoria a Sedan sui francesi, nasceva, nel 1870 il Reich germanico. In quello stesso anno Roma era capitale d'Italia. In Estremo Oriente, proprio in quello stesso periodo, si affacciava alla modernità il Nuovo Giappone. Il destino delle tre nazioni rimane abbastanza simile anche negli anni successivi. Ciascuna di esse fa quanto può per portarsi al livello delle Grandi Potenze. I migliori risultati furono quelli ottenuti dalla Germania. Il possesso di ricche colonie in Africa, ma soprattutto lo spettacolare sviluppo industriale e il grande attivismo nella politica estera, erano però destinati a suscitare le preoccupazioni e la reazione anglo-americana, francese e russa.Col primo conflitto mondiale e la pace di Versailles, la Germania fu spogliata di tutti i suoi possedimenti esterni, condannata a versare enormi, punitive somme a titolo di riparazioni di guerra, smembrata e accerchiata da Stati ostili, cui i vincitori avevano dato vita unicamente allo scopo di impedire, per il futuro, un ritorno tedesco verso l¹Est e i Balcani. All'epoca della prima guerra mondiale, né l'Italia, né il Giappone avevano la forza per recitare un loro ruolo autonomo; scelsero perciò di accodarsi alle Grandi Potenze, ricavandone, contro gli Imperi Centrali, vantaggi di poco conto. Col crollo dell'Impero Zarista sia la Germania, che il Giappone avevano cercato di allargarsi, ma la Germania sconfitta a Occidente, dovette ritirarsi, ed anche il Giappone, su pressione degli Stati Uniti, fu costretto ad evacuare la Siberia. Già allora evidentemente gli Stati Uniti avevano deciso di farsi paladini dell¹integrità della Russia comunista. L'ingiusto trattamento ricevuto, e la conseguente nascita di regimi nazionalisti, portarono Roma e Tokyo a rivendicare per i loro popoli pari opportunità di spazio e di risorse. Era una politica che doveva spingere i due paesi ad affiancare la Germania, che si stava muovendo con le medesime finalità, e che voleva in primo luogo riunire sotto un'unica bandiera tutto il popolo tedesco. Le tre nazioni vennero così a trovarsi in rotta di collisione con gli anglo-americani, i quali, arroccati ai loro privilegi, si rifiutavano di riconoscere, ai nuovi venuti, gli stessi loro diritti.

    Basti pensare alle scandalizzate, ipocrite proteste perché l'Italia si era fatta in Etiopia il suo impero, perché il popolo austriaco aveva voluto entrare a far parte della Grande Germania, perché il Giappone cercava di estendere la sua sfera di influenza nei mari vicini alle sue isole. Mari nei quali vi erano vaste colonie inglesi, francesi, americane e olandesi. Germania ed Italia furono trascinate, separatamente ed in modo pretestuoso, in una guerra che non avevano voluto e che non avevano i mezzi per vincere. Il Giappone fu a sua volta costretto, dall¹arroganza americana, a reagire con un gesto disperato. La grande coalizione tra le ricche potenze coloniali e la Russia, tra democrazia e comunismo, segnò le sorti del conflitto. I rapporti tra le forze in campo non potevano lasciare del resto dubbi sull¹esito dello scontro. La tesi che la Germania avesse ambizioni di dominio mondiale è, per gli storici competenti, strumentale e provocatoria. La formula della resa incondizionata, scelta dagli Alleati, consentì invece la distruzione del potenziale industriale europeo e fu alla base della totale occupazione del Continente, che fu spartito, e che grazie alla Politica dei Blocchi e all'imbroglio della Guerra Fredda, rimase diviso per cinquant'anni in due zone di influenza, quella americana e quella sovietica. Il resto del mondo, ai nuovi padroni non poteva dare fastidio. Era costituito da paesi privi di peso politico ed economico, abitati da popolazioni arretrate o imbastardite, paesi facilmente controllabili attraverso il guinzaglio di regimi parlamentari e di classi dirigenti corrotte. La decolonizzazione dell'Africa e l'ingresso nel Continente Nero, al posto degli europei, che non l'avevano snaturato più di tanto, del neocolonialismo americano, misero il destino di altre decine di milioni di uomini nelle mani degli Stati Uniti. Le monoculture, alle quali erano interessate le multinazionali, dovevano segnare la fine dell'agricoltura familiare e dell'autosufficienza alimentare; aprire le porte alla miseria, all'indebitamento, all'emigrazione.

    Poiché gli Stati Uniti avevano messo le mani anche sulle risorse petrolifere del Medio Oriente subentrando ai britannici, il dollaro era intanto diventato la moneta unica degli scambi internazionali. Tutte le economie deboli, quelle non in grado di reggere la concorrenza internazionale, furono intanto messe, dall'ingannevole formula della libertà di mercato, alla mercé di quelle forti. Gli stati minori cominciarono a questo punto a perdere colpi, ebbero bisogno, così come la plutocrazia aveva pianificato, di aiuto e, per la propria esistenza, si trovarono a dipendere dai consigli e dai dollari elargiti dall¹Occidente. Ovviamente su insindacabile giudizio della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, cioè degli Stati Uniti.È facile capire come, con tali premesse, gli ultimi cinquant¹anni di storia abbiano registrato la progressiva perdita di sovranità dei vari paesi, la loro sudditanza economica e monetaria verso l'America, e la corrispondente diffusione di un modello super nazionale, quello liberalcapitalista, interessato alla globalizzazione politica ed economica. Ma, al di là della incombente presenza americana e del ricatto della grande finanza, per capire l¹avvento del Nuovo Ordine Mondialista e le ridotte resistenze che esso incontra, è necessario prendere in considerazione l¹inesausta pressione culturale che si è riversata sui popoli per annullare in essi ogni capacità critica di giudizio autonomo, ogni orgoglio etnico, ogni capacità di reazione.Si è colpevolizzata, manipolando la Storia, qualsiasi tendenza etnocentrica. Si sono combattute, all¹insegna del cosmopolitismo e della libertà di mercato, l¹idea della preferenza interna, e quella della tutela dell¹industria, dell¹agricoltura e del lavoro europei.Si è soprattutto incoraggiato l'imbastardimento razziale, e ciò attraverso la demagogia dell'uguaglianza, la cultura dell¹integrazione e dell'accoglienza, la diffusione del buonismo e, al suo interno, di un fenomeno di eccezionale gravità pedagogica, quello dell¹adozione internazionale.

    La scuola, la Chiesa, lo spettacolo, l¹editoria, hanno dato il meglio di sé in questa campagna, che ha visto destra e sinistra collaborare per lo stesso obiettivo: trasformare i popoli in una massa amorfa di consumatori, interessati unicamente al problema della sopravvivenza, e spinti dal miraggio di un irraggiungibile benessere economico. L'esistenza di un preciso disegno teso ad imporre la società multirazziale non abbiamo la minima esitazione a parlare di vero e proprio complotto è sotto gli occhi di chiunque si sia piazzato negli ultimi mesi davanti a un televisore a seguire il telegiornale.Mentre un cittadino italiano è costretto ad attendere per mesi un passaporto, entrare nel nostro paese, per i clandestini, è uno scherzo. Basta essere avvistati al largo in acque internazionali da una vedetta della marina militare, e subito escono dai nostri porti mezzi navali che premurosamente portano a riva gli stranieri, i quali vengono accolti dalle autorità locali, dalla Caritas, rifocillati, ospitati ed accuditi.Vengono anche curati, ma con discrezione perché le loro malattie lebbra, tubercolosi, scabbia e AIDS non diventino occasione di violazione della privacy. Da mesi i servizi televisivi sono incentrati sulle drammatiche scene dei disagevoli sbarchi sulle nostre coste, sulle commoventi disgrazie riguardanti zingari o albanesi; sulle proteste inscenate nelle strade e nelle piazze delle nostre città da curdi, somali, kossovari, gente che nessuno ha mai invitato e che nessuno vuole in casa nostra. Ultimamente, a supporto delle farneticazioni della Turco e dei vari Mentana, Lerner, Mimun, Colombo e Costanzo, sono sopraggiunte le interviste a quegli imprenditori che sostengono la necessità di importare mano d¹opera straniera. Interessanti anche le notizie che riguardano l'implicazione di immigrati in fatti di criminalità. Pochi giorni fa abbiamo appreso dalla TV che una banda di marocchini, pescata a Roma dai carabinieri con centinaia di documenti falsi, carte di identità, patenti, timbri e tutto l'armamentario per estendere l'attività, è stata denunciata a piede libero. In casi di maggior gravità l'esecutivo democratico giunge però a minacciare l'espulsione.

    Per gli albanesi, dediti a pascolare le loro greggi di prostitute, il severissimo presidente del Consiglio ha addirittura proposto di castigarli multando i clienti delle loro spose e delle loro sorelle.I telegiornali sono così diventati il bollettino di una guerra che l'Italia ha perso in partenza perché il governo democristiano e comunista rifiuta di battersi. Nono ci si dica che è impossibile fermarli. Quanta gente passava i confini comunisti? Quanta gente riesce a sbarcare oggi sulle coste israeliane.Per capire a fondo la fissazione monomaniacale della nostra classe dirigente ci pare utile riferirvi di un servizio TV nel quale sono comparsi pochi giorni fa i nuovi modelli di uniforme per le donne che presteranno servizio militare. Ebbene la sfilata è iniziata con una negra che sculettava con la divisa dell'Accademia di Modena, e questo sotto l'occhio ebete e compiaciuto di alti ufficiali in uniforme.Altrettanto emblematico l'atteggiamento di un giudice cui è toccata l'indagine su un minore stuprato e strangolato da alcuni zingari. Ebbene, questo imbecille, il Procuratore Generale di Cassino Gianfranco Izzo ha dichiarato al giornalista del Corriere della Sera che lo intervistava: "Quando ad un certo punto le indagini si sono indirizzate verso quei due ragazzi nomadi, mi si è stretto il cuore. Mi creda, sospettare due nomadi, per me, è stato un vero sacrificio". La perdita di sovranità politica ed economica è legata anche al fatto che i singoli Stati hanno dovuto accettare una collocazione subordinata rispetto alle istituzioni internazionali, le quali stanno imponendo a getto continuo e, come piovessero da un Olimpo incontestabile, una serie di superleggi cui tutti si devono adeguare. Solo il rispetto di queste leggi quadro, che recepite alla chetichella assumono però rilievo costituzionale, consente agli stati di sopravvivere, sia pure con il ridotto margine di autonomia consentito dalla loro attuale natura di provincie dell'Impero americano.

    La prepotenza è sostenuta ancora una volta dal controllo assoluto, a livello mondiale, dei mezzi di formazione dell'opinione pubblica, talché, alle centrali d'oltreoceano riesce agevole imporre, urbi et orbi, il proprio punto di vista, punto di vista che gli Stati, pena l'estromissione dalla comunità internazionale, non possono più contestare. Ecco perché oggi completamente omologate l'informazione e la cultura sono diventate il cimitero della verità e della libertà. Tutti dicono ormai le stesse cose; e poiché le opinioni nascono nelle masse a seguito di riflessi condizionati, tutti credono alle stesse cose. I giornali, lo spettacolo, la televisione, l'editoria sono la negazione del pluralismo e proprio questa è la ragione per cui è loro concessa agibilità. Se vogliono vivere, essi devono essere politicamente corretti, cioè democratici, liberisti, ossequiosi dei cosiddetti Diritti Umani, ma soprattutto dell'Intervento Umanitario posto a sanzionarli. E devono essere riconoscenti verso chi sceglie anche per conto nostro il nemico e si sobbarca la decisione e il peso dell'intervento, ossia gli Stati Uniti.Contenti quindi del ruolo guida degli americani, e contenti di stare nella NATO, anche perché tutti hanno capito che questa è, al momento, l'unica ricetta sicura per non farsi bombardare. Quello fornito dalla società americana è dunque oggi il modello universalmente perseguito. Ma che vantaggi possiamo trarre imitando una società che, pur avendo a detta degli esperti un'economia fortissima, si indebita al ritmo di un miliardo di dollari al giorno, nella quale droga e psicofarmaci la fanno da padrone, una società multietnica nella quale l'integrazione razziale resta ovviamente un'utopia, una società col record mondiale di omicidi e di persone incarcerate, che respinge qualsiasi solidarietà sociale e nella quale è crescente il numero di emarginati, di senza casa, ma anche di gente incapace di nutrirsi in modo civile, con le disastrose conseguenze estetiche che tutti abbiamo sott'occhio.

    E che prospettive si aprono per la politica estera europea restando a rimorchio di una nazione come gli Stati Uniti, simbolo in tutto il mondo di violenza e di sopraffazione? È un ragionamento questo che va approfondito considerando il particolare impegno americano nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente.Con la tipica incoerenza di chi si crede al di sopra di ogni legge e al riparo di ogni critica, gli americani, che vietano con la dottrina di Monroe alle altre potenze ogni intervento nel loro Continente, esercitano sul Nostro, e sulle regioni petrolifere del Medio Oriente, un vero e proprio protettorato. Essere alleati degli USA vuol dire oltretutto inimicarsi l'intero mondo arabo, rischiare senza alcun tornaconto la ritorsione del terrorismo. Se quelle che abbiamo visto sono le radici storiche ed ideologiche della globalizzazione, e l'Europa vuole sottrarsi ai suoi disastrosi effetti, è suo dovere fare precise scelte di campo. La strategia della liberazione non può che partire dalla constatazione degli errori commessi, dall'esame di quanto sia stato dannoso coordinare la nostra politica con chi era portatore di interessi etici, geopolitici e commerciali diversi dai nostri, con chi scatenava, nella direzione sbagliata, sanzioni economiche, attacchi armati e interventi umanitari. Ci auguriamo che nella prossima legislatura, la Lega e quelle forze che specie al centro e al sud si coauguleranno intorno a Rinascita Nazionale, abbiano i numeri per imporre i grandi cambiamenti necessari. Questi dovranno riguardare tanto la collocazione internazionale del nostro Paese e il problema della Sovranità quanto i temi interni di maggior rilievo.Tra questi quello dell'immigrazione che dovrà essere regolata in modo estremamente rigido con una nuova legge.

    A questa dovranno affiancarsi nuove norme riguardanti la cittadinanza. Il diritto di cittadinanza non è la tessera di un club da acquisirsi a semplice richiesta, deve restare un diritto legato al sangue e al suolo. Non è possibile che il destino dei nostri figli possa essere deciso dal voto degli immigrati stranieri. Non deve succedere che i nostri nipoti parlino la nostra stessa lingua, portino il nostro stesso cognome e siano dei mulatti. Il problema è urgente. Nel giro di pochi anni i rapporti etnici di una regione, di uno Stato, possono essere sovvertiti. È il caso del Kosovo, è il caso della Florida e della California. È il caso della Palestina e di Londra che, nel 2010, avrà una maggioranza di colore. È la genetica ad insegnare che la società multirazziale è irreversibile; la freccia del tempo ha una sola direzione. Se dobbiamo batterci occorre farlo subito. Pentirsi domani di quanto non si è fatto oggi non servirebbe a nulla. Nessuna razza inquinata può tornare quel che era; nessun popolo che abbia perso la sua identità etnica potrà mai più recuperarla. Quel che è certo anzi è che in esso scompare l'interesse all'indipendenza politica e la voglia di difendere, per i figli, quella economica. Un popolo privo di identità diventa un gregge che si muove docile nella direzione voluta dalla Grande Finanza. È per questo che a noi non interessa che gli immigrati siano regolari, istruiti, magari cattolici. La presenza di masse di stranieri inassimilabili per ragioni di razza, di religione, di cultura, è comunque, per qualsiasi Paese, assolutamente negativa. Le nuove leggi dovranno perciò eliminare la necessità di mano d'opera straniera, svuotare dagli extracomunitari le carceri e mettere a disposizione dei nostri connazionali gli alloggi necessari per favorire il necessario sviluppo demografico. Il boom delle nascite oggi vantato dai giornali è unicamente effetto dell'immigrazione. Andate a Milano alla Mangiagalli, la sala parto è quasi tutta occupata da negri, da cinesi et similia. Ogni contributo statale dovrà essere tolto a quelle associazioni di volontariato che oggi assistono i clandestini e favoriscono nuovi arrivi.Vogliamo chiudere con una nota ottimistica. Siamo convinti che il rientro in massa degli immigrati nei loro Paesi sarà motivo di tensione ed accelererà quei cambiamenti rivoluzionari che sono l'unica possibilità per certe nazioni, specie africane, di uscire dall'attuale incontrollato marasma.

    Piero Sella (Intervento a Università d'estate, Erba)

  2. #2
    Registered User
    Data Registrazione
    12 Dec 2005
    Messaggi
    518
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Grazie Bushido.

    Io leggerò con attenzione.

  3. #3
    email non funzionante
    Data Registrazione
    11 Oct 2013
    Messaggi
    6,289
     Likes dati
    29
     Like avuti
    160
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    bah ...

  4. #4
    Registered User
    Data Registrazione
    12 Dec 2005
    Messaggi
    518
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da iproscritti
    bah ...
    Ipro, perchè non parli delle motivazioni che ti contrappongono a questa analisi?
    Bisogna iniziare le discussioni, altrimenti de che se parla? ai una contro analisi, è piacevole leggerti.


  5. #5
    email non funzionante
    Data Registrazione
    11 Oct 2013
    Messaggi
    6,289
     Likes dati
    29
     Like avuti
    160
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da angelo.nero
    Ipro, perchè non parli delle motivazioni che ti contrappongono a questa analisi?
    Bisogna iniziare le discussioni, altrimenti de che se parla? ai una contro analisi, è piacevole leggerti.

    mi sembra un discorso confuso, tutto qui

  6. #6
    Registered User
    Data Registrazione
    12 Dec 2005
    Messaggi
    518
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da iproscritti
    mi sembra un discorso confuso, tutto qui
    E' un discorso troppo lungo da leggere, è una relazione, andrebbe ascoltata, probabilmente.

  7. #7
    email non funzionante
    Data Registrazione
    11 Oct 2013
    Messaggi
    6,289
     Likes dati
    29
     Like avuti
    160
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da angelo.nero
    E' un discorso troppo lungo da leggere, è una relazione, andrebbe ascoltata, probabilmente.
    meglio di no che mi verrebbe voglia di replicare e dal vivo sono molto meno pacato

    comunque, quando io preparo una conferenza, il testo collegato esprime sempre gli stessi concetti sviluppati verbalmente, al netto di eventuali interlocuzioni

  8. #8
    Registered User
    Data Registrazione
    12 Dec 2005
    Messaggi
    518
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da iproscritti
    meglio di no che mi verrebbe voglia di replicare e dal vivo sono molto meno pacato

    comunque, quando io preparo una conferenza, il testo collegato esprime sempre gli stessi concetti sviluppati verbalmente, al netto di eventuali interlocuzioni
    Allora replica per iscritto, tutto andrà bene.

  9. #9
    macht geht vor recht
    Data Registrazione
    24 Mar 2006
    Località
    Regno d'Italia > They challenge science to prove the existence of God. But must we really light a candle to see the sun?
    Messaggi
    7,000
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Germania ed Italia furono trascinate, separatamente ed in modo pretestuoso, in una guerra che non avevano voluto e che non avevano i mezzi per vincere.
    Non scherziamo perfavore.

  10. #10
    email non funzionante
    Data Registrazione
    11 Oct 2013
    Messaggi
    6,289
     Likes dati
    29
     Like avuti
    160
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da angelo.nero
    Allora replica per iscritto, tutto andrà bene.
    lascio fare a W Von Braun
    me pare più motivato
    io mi limito a dire che la chiarezza nell'esposizione è un valore

 

 
Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 33
    Ultimo Messaggio: 13-08-07, 11:39
  2. No alle radici cristiane?...ma c'è la Bandiera!
    Di normanno nel forum Cattolici
    Risposte: 22
    Ultimo Messaggio: 11-04-07, 23:26
  3. Alle radici del Mondialismo
    Di Bushido (POL) nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 07-06-06, 08:25
  4. alle radici del comunismo
    Di ariel nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 21-06-03, 05:16

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito