«Sì al referendum, ma no a Berlusconi»: Udc divisi e scontenti
La spaccatura dell´Udc si consuma, come atteso, nella direzione nazionale sul referendum. Una spaccatura più dolorosa di quanto non dicano i numeri: 48 a favore della relazione del segretario Lorenzo Cesa e solo cinque con la minoranza di Bruno Tabacci e Marco Follini. Più profonda perché a partire dal tema decisivo della riforma costituzionale investe il futuro del partito e di tutto il centrodestra.
A poco vale il tentativo compiuto da Cesa per nascondere l´immagine di una netta frattura: «I singoli hanno libertà di coscienza, ma il partito è impegnato e scegliere per il sì», sostiene il segretario centrista, spiegando che «oggi abbiamo preso una decisione di coerenza perchè il no sarebbe stato un disastro».
La replica di Follini è avvelenata: «Mi pare un sì con la coda di paglia: non mi sta bene né il sì, né la coda di paglia». L´ex segretario parla di «pretesti» per il sì alla devolution leghista. E ammonisce: «O si accetta di riconoscere qualche differenza fra noi e i nostri alleati, o si fanno crescere le differenze tra di noi. Stiamo diventando un partito liquido, privo di linea e di spessore, incapace di dare forma agli eventi politici che ci chiamano in causa. Rischiamo di diventare una forza residuale, che gioca negli interstizi, ma che non prova più neppure a fare la differenza, perché nelle differenze vede una minaccia».
Sulla necessità di cambiare il centrodestra si dice in realtà d´accordo anche Pierferdinando Casini: «Parlare di leadership oggi è prematuro, ma ho ascoltato quello che ha detto Follini e mi è sembrato convincente», afferma, non negando che con gli alleati «il disagio c'è stato. Se parliamo di un partito moderato ingessato su Berlusconi e la sua leadership a noi interessa un altro partito. Popolare, aperto, che dovrà necessariamente dipendere da quello che succederà con il partito democratico».
Sì, ma quando? Tabacci annota: «Il problema non è che la minoranza del partito ha avuto cinque voti, il problema è fuori e questo Casini lo sa. Quindi, calma e gesso. Aspettiamo e vediamo». Intanto, però, i suoi comitati per il no al referendum, così come l´associazione Formiche di Follini sono già al lavoro. Oltre la Cdl.