Pagina 1 di 3 12 ... UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 21
  1. #1
    Saloth Sâr
    Ospite

    Post Malcom X, il Gran Muftì e Adolph Hitler

    All'albergo Palace di Gedda, dove nel 1964 alloggiò per qualche giorno
    prima di compiere il Pellegrinaggio alla Mecca, Malcolm X fu testimone degli
    affettuosi omaggi di cui era destinatario un altro pellegrino, suo vicino di
    stanza. "Una folla gli si raccolse intorno per baciargli la mano -scrive
    il capo dei Black Muslims nella sua Autobiografia- (...) Più tardi, nell'albergo, avrei avuto occasione di parlare con lui per una mezz'ora. Era
    un uomo di grande dignità, dai modi molto cordiali, al corrente su tutte le
    questioni internazionali, compresi gli ultimi sviluppi della situazione
    americana" 1. Quell'uomo era al-Hâj Muhammad Amîn al-Husaynî, Gran Muftì di Gerusalemme. Ventitré anni prima di Malcolm X, era stato Adolf Hitler a
    parlarne in maniera ammirata, sottolineando la nobiltà della sua figura e la
    "superiorità della sua intelligenza" e concedendogli un privilegio mai
    concesso a nessuno: lo ospitò nel Palazzo Imperiale di Berlino e diede
    disposizioni affinché sull'edificio la bandiera della Palestina sventolasse
    più in alto di quella del Reich.

    Muhammad Amîn al-Husaynî era nato nel 1897 a Gerusalemme. La famiglia di discendenti del Profeta di cui era originario annoverava tra i propri membri
    tutti quegli esperti di diritto sacro che negli ultimi due secoli avevano ricoperto la carica di muftì nella città santa. Compiuti i primi studi in
    Palestina, all'età di sedici anni Muhammad Amîn frequentò l'università
    islamica dell'Azhar, al Cairo, dove fu tra gli animatori e gli organizzatori
    del movimento antibritannico. Dopo la prima guerra mondiale, nel corso
    della quale fu ufficiale nella 46a divisione dell'esercito ottomano, diventò
    l'ispiratore della lotta dei Palestinesi contro l'occupazione inglese e
    l'immigrazione sionista. Sfuggito alla polizia militare britannica che era
    andata ad arrestarlo, riparò in Transgiordania, dove proseguì nella sua
    attività rifornendo i Palestinesi di armi e munizioni e guadagnandosi una
    condanna in contumacia a dieci anni di carcere. Diventato Gran Muftì di
    Gerusalemme e presidente del Supremo Consiglio Islamico, al-Husaynî
    intensificò la lotta organizzando le sollevazioni del 1929 e del 1936, che
    videro i Palestinesi insorgere contro la presenza anglo-sionista.
    Successivamente continuò l'azione nella Siria sottoposta al controllo
    francese; poi, nel 1939, passò in Iraq. In Iraq i sentimenti anticolonialisti erano largamente diffusi tra la popolazione e un gruppo come al-Futuwwah aveva inviato al Congresso di Norimberga una propria delegazione, mentre il suo capo era stato ricevuto da Hitler. La presenza del Gran Muftì rinvigorì ulteriormente le tendenze indipendentistiche: il 21 marzo 1940 si installò a Bagdad un nuovo governo, presieduto da Rashîd cAlî al-Kilânî, che proclamò di voler mantenere la neutralità del paese riguardo al conflitto scoppiato in Europa. Londra rispose intimando al governo iracheno di rompere le relazioni diplomatiche con la Germania e l'Italia, ma l'autorevole appoggio del Gran Muftì consentì ad al-Kilânî di respingere l'ingiunzione. L'Inghilterra reagì aggredendo l'Iraq, tra l'aprile e il maggio 1941; il governo di Bagdad decretò la mobilitazione totale e il Gran Muftì lanciò un appello alla solidarietà araba, che fu accolto da migliaia di volontari siriani, transgiordani e palestinesi. Tuttavia, data la preponderanza materiale delle forze britanniche e il ritardo dell'intervento italo-tedesco, nel giro di un mese lo status quo coloniale venne ristabilito.

    Il Gran Muftì, insieme con al-Kilânî e i ministri del governo iracheno, dovette riparare in Iran; ma alla fine di agosto ebbe luogo in questo paese l'intervento militare anglo-sovietico che collocò sul Trono del Pavone Muhammad Reza Shâh. Fu così che al-Husaynî e al-Kilânî vennero in Europa.
    Dopo un viaggio rocambolesco attraverso il Vicino Oriente e i Balcani, il 24 ottobre il Gran Muftì è in Italia. A Roma viene ricevuto da Mussolini3 e da Ciano e si incontra coi dirigenti musulmani residenti in Italia; parla dai microfoni di Radio Roma ed esorta tutti i Musulmani del mondo a sostenere la battaglia dell'Asse. Poi, invitato a Berlino, parte per la Germania, dove
    il 20 novembre è ricevuto da Ribbentrop e il 28 è a colloquio con Hitler.
    Giornali e cinegiornali tedeschi lo mostrano all'uscita della Moschea di
    Berlino, a colloquio con Hitler e con i dirigenti del Reich, a contatto con
    la popolazione tedesca. Si registrano numerosi casi di Tedeschi che
    abbracciano l'Islam pronunciando la formula di rito davanti al Gran Muftì4.
    Dai microfoni della Deutscher Rundfunk, che trasmette in lingua araba e
    diffonde attraverso l'etere le parole del Corano, il Muftì dichiara che la
    vittoria della Germania significherebbe non solo la liberazione della
    Palestina, ma l'indipendenza di tutto il mondo arabo, dal Marocco alla
    Mesopotamia. Riportiamo un brano significativo del discorso che
    al-Husaynî pronuncia alla radio tedesca in occasione della Festa dei
    Sacrifici.

    "Oggi il mondo islamico si trova davanti al problema della lotta per
    l'indipendenza. Solo uno sforzo incondizionato e un sacrificio generoso
    giustificano la libertà dell'esistenza. Ai nemici che han fatto di tutto
    per umiliare gli Arabi e assoggettare l'Islam bisogna opporre la massima
    resistenza. Tra i nemici di sempre dell'Islam e degli Arabi si trovano, in
    primo luogo, i giudei; essi hanno avversato l'Islam fin dai suoi esordi e,
    allo scopo di realizzare il loro disegno di egemonia mondiale, hanno
    scatenato contro i popoli una guerra che deciderà della loro stessa
    esistenza. I giudei costringono il popolo arabo ad affrontare questa
    lotta per la vita o per la morte tentando, con tutti i mezzi suggeriti loro
    dall'odio per la nostra gente, di espellere e sterminare la popolazione
    araba della Palestina, che è Terrasanta anche per l'Islam. Già da tempo il
    capo sionista dr. Chaim Weizmann ha dichiarato che un giorno il Nordafrica
    sarà un ponte tra i due massimi centri giudaici: New York e Gerusalemme.
    Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna appoggiano in ogni maniera i piani
    giudaici, soffocando col terrore, col sangue e col fuoco tutte le proteste
    degli Arabi e dei Musulmani. Da un estremo all'altro del mondo islamico
    quattrocento milioni di Musulmani subiscono il dominio delle potenze
    alleate, alle quali si è unito il bolscevismo ateo e distruttore, che
    opprime crudelmente quaranta milioni di Musulmani. Luoghi d'orazione e
    moschee sono stati distrutti, dignitari islamici bestialmente assassinati.
    Anche la politica anglosassone ha mietuto numerose vittime tra i Musulmani:
    uomini, donne, bambini. Tutti questi fratelli, eliminati nell'interesse
    della plutocrazia giudaica in Palestina, nel Hadramaut, in Iraq, in Egitto e
    nell'Unione Sovietica, non saranno mai dimenticati, né dagli Arabi né dai
    Musulmani. La guerra attuale, scatenata dai giudei, è l'occasione che si
    presenta ai Musulmani per liberarsi dalla persecuzione e dal terrore che
    incombono continuamente sulla terra dei loro antenati. Che la Festa dei
    Sacrifici ricordi a ciascuno di voi che è necessario combattere questa lotta
    per la libertà con spirito di sacrificio sempre più grande".

    Nell'aprile del 1943 il Gran Muftì si reca personalmente in Croazia per
    invitare i Musulmani della regione a combattere il gihàd nei ranghi della
    Kroatische SS-Freiwilligen-Division, istituita nel febbraio di quello stesso
    anno. La divisione, forte di 20.000 Bosniaci e di alcune centinaia di
    Albanesi, viene trasferita nella Francia centro-meridionale, a Le Puy, 60
    chilometri a sud-ovest di St. Étienne, dove si addestra agli ordini dell'SS
    Obersturmbannführer bosniaco Husein-Beg Biscevic. Nel febbraio dell'anno
    successivo, quando la divisione musulmana sarà di nuovo in Bosnia, i
    volontari che accoglieranno l'appello del Muftì e correranno ad arruolarsi
    saranno tanto numerosi, che si renderà necessario costituire una seconda
    divisione. E così, accanto alla divisione addestrata a Le Puy, che il 15
    maggio 1944 riceverà la denominazione definitiva di 13.
    Waffen-Gebirgs-Division der SS "Handschar" (kroatische Nr. 1), nascerà la
    23. Waffen-Gebirgs-Division der SS (kroatische Nr. 2), che sarà poi chiamata
    "Kama". Nel settembre 1944 le due divisioni bosniache saranno riunite nel
    IX. Waffen-Gebirgs-Korps der SS, mentre gli elementi albanesi verranno
    inquadrati in una divisione di nuova formazione: la 21.
    Waffen-Gebirgs-Division der SS. Nell'ottobre del 1944, infine, si
    costituirà un altro reggimento musulmano. I residui di queste formazioni
    musulmane continueranno a combattere in Austria fino al 7 maggio 1945,
    quando gli Inglesi li cattureranno e li faranno massacrare tutti dai
    titoisti, a Maribor.

    *

    * *

    Dopo la sconfitta dell'Asse, il Gran Muftì fu arrestato alla frontiera
    francese e poi assegnato al domicilio coatto. Poiché i Francesi rifiutarono
    di consegnarlo ai Britannici, i quali lo avrebbero voluto processare come
    "criminale di guerra", i terroristi sionisti dell'Irgun architettarono un
    sequestro di persona. Avuto sentore di questo progetto, il Muftì fuggì
    dalla Francia e riuscì, il 29 maggio 1946, a raggiungere il Cairo. Anche il
    governo egiziano rispose con un diniego alla richiesta di consegna del Muftì
    avanzata dal console britannico in Egitto, ma si impegnò a tenerlo sotto
    stretto controllo e gli impedì di andare in Palestina.
    L'11 giugno, però, la Lega Araba nominò il Muftì alla presidenza del
    Supremo Comitato Arabo per la Palestina. Ottenuta così una pressoché totale
    libertà d'azione in Egitto e stabilito al Cairo il proprio quartier
    generale, al-Hâj Amîn al-Husaynî riorganizzò l'esercito di liberazione
    palestinese (al-Jihâd al-Muqaddas) sotto il comando di cAbd al-Qâdir
    al-Husaynî, unificò in un solo organismo politico organizzazioni e gruppi
    diversi e istituì un "Tesoro Arabo" incaricato di procurare i fondi per
    finanziare la lotta.

    Il 29 novembre 1947, allorché l'ONU adottò la risoluzione 181 che prevedeva
    lo smembramento della Palestina in uno Stato ebraico e uno palestinese, il
    Gran Muftì e i comitati religiosi della Palestina riaffermarono
    l'indivisibilità della Palestina. Anzi, il Muftì rispose alla risoluzione
    dell'ONU inviando i suoi mugiâhidîn a eseguire una serie di operazioni
    militari in territorio palestinese.
    Il 15 maggio 1948, quando gl'Inglesi lasciarono la Palestina e i sionisti
    proclamarono la nascita di una loro entità politica, gli eserciti arabi
    entrarono nel territorio palestinese. Il Muftì mantenne il comando della
    sua formazione militare e si diresse verso Safad, per fondare uno Stato
    arabo nel nord della Palestina; ma il re giordano cAbdallâh, che agiva nel
    quadro di un piano inglese ed era controllato dal gen. John Bagot Glubb,
    sabotò le mosse del Muftì e favorì i sionisti, sicché il 19 luglio il
    conflitto terminava con la sconfitta araba. Il 22 settembre si formò un
    governo palestinese a Gaza e il Muftì fu eletto presidente del nuovo Stato,
    che venne riconosciuto da tutti i governi arabi, eccetto quello di
    cAbdallâh, finché il Muftì fu costretto dagli Egiziani a tornare al Cairo e
    il re giordano poté procedere all'annessione della Striscia di Gaza.

    Se da una parte tutto ciò causò il declino delle fortune politiche del
    Muftì, d'altra parte quest'ultimo non cessò di impegnare ogni sua energia
    per la causa palestinese, conseguendo una serie di risultati sul piano
    internazionale. Nel febbraio 1951, presiedendo la Conferenza Mondiale
    Islamica a Karachi, egli dichiarò davanti alle delegazioni di quarantacinque
    paesi che la liberazione della Palestina era un dovere della comunità
    islamica, sicché la conferenza adottò una risoluzione che impegnava tutti i
    Musulmani del mondo ad appoggiare la lotta contro il sionismo. Il Muftì
    guidò una delegazione palestinese alla Conferenza Islamica dell'anno
    successivo, che approvò una risoluzione analoga. Il ruolo di al-Hâj Amîn
    al-Husaynî fu riconosciuto anche dall'URSS: alla fine del febbraio 1953, nel
    pieno della campagna stalinista contro i medici ebrei del Cremlino e due
    settimane dopo che Mosca ebbe rotto i rapporti diplomatici con Israele, il
    ministro degli esteri sovietico Andrej Visinskij invitò a Mosca il Gran
    Muftì5. Nel 1955 la delegazione guidata dal Muftì partecipò alla Conferenza
    di Bandung, dove i paesi afroasiatici dichiararono il loro appoggio alla
    causa palestinese.

    Deterioratosi il rapporto con cAbd al-Nâsir a causa del dissidio tra il
    Ra'îs egiziano e i Fratelli Musulmani, il 15 agosto 1959 Amîn al-Husaynî
    trasferì a Beirut il quartier generale del Supremo Comitato Arabo per la
    Palestina. Nel 1961 fu in India, in Pakistan e alla Mecca, dove organizzò
    la Conferenza Mondiale Islamica di sostegno alla causa palestinese che ebbe
    luogo a Bagdad nel maggio 1962.
    Due anni dopo, nel marzo 1964, il primo Consiglio Nazionale Palestinese
    sancì la formazione dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina e
    ne elesse presidente Ahmad al-Shuqayrî. Per quanto convinto che l'unico
    rappresentante del popolo palestinese fosse il Supremo Comitato Arabo e
    quindi non approvasse la nascita dell'OLP, Amîn al-Husaynî diede tutto il
    suo appoggio al nuovo organismo quando vide che questo godeva della fiducia
    dei Palestinesi. Il 27 dicembre fu lui ad assumere, in Somalia, la
    presidenza della sesta Conferenza Islamica, che riconfermò l'appoggio alla
    causa palestinese.
    Dopo essere rimasto trent'anni lontano da Gerusalemme, il Gran Muftì vi fece
    ritorno nel marzo 1967, alla vigilia dell'aggressione sionista contro i
    paesi arabi. Fu un'accoglienza trionfale, superata soltanto
    dall'impressionante corteo di Beirut che sette anni più tardi accompagnò le
    spoglie mortali dell'instancabile mugiàhid: al-Hâj Amîn al-Husaynî accedette
    alla Terrasanta celeste il 4 luglio 1974.

    Claudio Mutti




    1. Autobiografia di Malcolm X, Torino 1967, p. 389.

    2. "Il Gran Muftì è un uomo che in politica non fa del sentimento. Capelli
    biondi e occhi azzurri, sembra, nonostante il viso sparuto, che abbia più di

    un antenato ariano. Non è impossibile che il miglior sangue romano sia
    all'origine della sua stirpe". A. Hitler, Idee sul destino del mondo (trad.
    it. dei Bormann-Vermerke), Padova 1980, vol.III, p. 478.
    3. Sui rapporti del Gran Muftì con Mussolini, cfr. Renzo De Felice, Il
    Fascismo e l'Oriente, Bologna 1988, passim e Luigi Goglia, Il Mufti e
    Mussolini: alcuni documenti italiani sui rapporti tra nazionalismo
    palestinese e fascismo negli anni trenta, "Storia Contemporanea", a. XVII,
    n.6, dicembre 1986, pp. 1201-1253.
    4. Già prima dell'arrivo del Gran Muftì a Berlino, comunque, si erano
    verificate parecchie conversioni all'Islam. Nel novembre 1938 il periodico
    francese "L'Univers" aveva pubblicato un articolo (Les adorateurs de
    l'Islam) che, riprendendo notizie e affermazioni apparse su giornali
    tedeschi ("Der Arbeitsmann", "Fridericus" ecc.), lanciava questo grido
    d'allarme: "Gli Austriaci 'restituiti' al Reich devono sapere che, nella
    loro nuova capitale, le sfere dirigenti preferiscono la religione di
    Maometto al cristianesimo e che questa religione vede accrescersi il numero
    dei propri aderenti anche nei registri ufficiali".
    5. "L'invito, annunciato proprio il primo giorno della festa ebraica dei
    Purim, venne fatto mentre in tutto il Gulag collaborazionisti nazisti,
    ex-guardie fasciste e altri criminali di guerra aggredivano i prigionieri
    ebrei, che si sentivano dire: 'La vostra fine è vicina' ". Louis Rapoport,
    La guerra di Stalin contro gli ebrei, Milano 1991, p.212. Cfr. Yehoshua
    Gilboa, The Black Years of Soviet Jewry 1939-1953, Boston, Little-Brown
    1971, p.318. Così non sarebbe stato, poiché Stalin morì proprio per la

    festa dei Purim, che nel 1953 cadde tra domenica 1 marzo e lunedì 2 marzo.




  2. #2
    L'ultimo Zar
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Saloth Sâr


    2. "Il Gran Muftì è un uomo che in politica non fa del sentimento. Capelli
    biondi e occhi azzurri, sembra, nonostante il viso sparuto, che abbia più di
    un antenato ariano. Non è impossibile che il miglior sangue romano sia
    all'origine della sua stirpe". A. Hitler, Idee sul destino del mondo (trad.
    it. dei Bormann-Vermerke), Padova 1980, vol.III, p. 478.



    Quindi il Gran Muftì di Gerusalemme aveva origini ariane... non lo sapevo




  3. #3
    vado,vinco e torno!!!
    Data Registrazione
    07 Jun 2006
    Località
    acilia(roma)
    Messaggi
    146
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    interessante

  4. #4
    Saloth Sâr
    Ospite

    Predefinito

    Il Führer sulle Razze :

    "E' naturale che ognuno sia orgoglioso della propria razza; ciò non implica alcun disprezzo nei confronti delle altre.

    Non ho mai pensato che i Cinesi o i Giapponesi fossero inferiori a noi.

    Essi appartengono ad antiche civiltà,e ammetto pure che il loro passato sia superiore al nostro.

    Hanno ragione di esserne fieri così come noi siamo fieri della civiltà alla quale apparteniamo.Penso pure che quanto più i Cinesi e i Giapponesi saranno fieri della propria razza, tanto più mi sarà facile intendermi con loro."

    Adolf Hitler, "Ultimi Discorsi", ed. di Ar





    .

  5. #5
    Saloth Sâr
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da L'ultimo Zar
    Quindi il Gran Muftì di Gerusalemme aveva origini ariane... non lo sapevo






    Se lo dice lo Zio

  6. #6
    L'ultimo Zar
    Ospite

    Post Il sangue contro l’oro. La guerra per l’indipendenza irachena.

    “Storia del XX secolo”, n. 10, feb. 1996, pp. 7-9

    Con la spartizione del bottino ottomano al termine della grande guerra, la Gran Bretagna si prese tra l’altro anche la Mesopotamia, regione ricca di giacimenti petroliferi e tappa indispensabile per i collegamenti con l’India. Era nato così il mandato britannico, cui nel 1921 era succeduta la finzione del “Regno dell’Iraq”, affidato al regolo collaborazionista Faysal ibn Husayn. Alla Gran Bretagna restava comunque garantito il controllo del paese grazie ad un trattato che le consentiva di mantenere basi aeree a Habbâniyyah e a Shwaybah, nonché di utilizzare fiumi, porti, aeroporti e ferrovie irachene per il transito di forze armate e rifornimenti militari.
    Alla vigilia del secondo conflitto mondiale, governava l’Iraq il reggente ‘Abd el-Ilâh, zio del re-bambino Faysal II. Tuttavia nel paese erano molto forti il sentimento antibritannico e le simpatie per il Terzo Reich, tanto che proprio a Bagdad si erano rifugiati numerosi militanti palestinesi e lo stesso Gran Mufti di Gerusalemme, Hâjj Amîn al-Husaynî. La rottura delle relazioni diplomatiche con la Germania, decisa dal governo collaborazionista presieduto dal filo-inglese Nûrî as-Sa‘îd, accrebbe l’impopolarità di quest’ultimo, che il 21 marzo 1940 dovette rassegnare le dimissioni. Gli succedette Rashîd ‘Alî al-Kîlânî, che aveva già ricoperto diverse cariche ministeriali. Quando, neanche tre mesi dopo, l’Italia entrò in guerra a fianco della Germania, al-Kîlânî non solo resistette alle pressioni inglesi e rifiutò di rompere le relazioni diplomatiche con Roma, ma vietò la propaganda antitedesca e ristabilì le relazioni col Giappone. In seguito alla caduta della Francia e alla battaglia di Dunkerque, il Comitato per il Coordinamento della Politica Araba, che aveva come animatore il Gran Mufti di Gerusalemme e annoverava tra i propri aderenti anche al-Kîlânî e i suoi ministri, diede inizio a regolari negoziati con la Germania e l’Italia. Un plenipotenziario del Comitato andò ad Ankara a informare Franz von Papen, ambasciatore del Reich in Turchia, che il governo iracheno desiderava riallacciare le relazioni con la Germania e sostenere la lotta dell’Asse contro la Gran Bretagna, scatenando una nuova rivolta in Palestina. Il 23 ottobre Roma e Berlino trasmettevano una dichiarazione congiunta di sostegno alla causa degli Arabi: «La Gran Bretagna, che con crescente preoccupazione vede aumentare le simpatie dei Paesi Arabi per le Potenze dell’Asse, dalle quali essi attendono la liberazione dall’oppressione britannica, cerca di opporsi a questo movimento di simpatia, e in piena malafede afferma che l’Italia e la Germania hanno l’intenzione di occupare e dominare i Paesi Arabi. Per controbattere tale maligna propaganda e tranquillizzare i Paesi Arabi circa la politica italiana nei loro confronti, il Governo Italiano conferma quanto ha già fatto diramare per radio in lingua araba, e cioè che esso è sempre stato animato da sentimenti di amicizia per gli Arabi; che desidera di vederli prosperare ed occupare tra i popoli della terra il posto rispondente alla loro importanza naturale e storica; che ha seguito costantemente con interesse la loro lotta per l’indipendenza, e che, per il raggiungimento di questo fine, i Paesi Arabi possono contare anche in avvenire sulla piena simpatia dell’Italia. L’Italia fa questa dichiarazione in completo accordo con l’alleata Germania». (1)
    Ma nel giro di pochi mesi si fecero sentire anche in Iraq i contraccolpi della fiacca condotta della guerra nel Mediterraneo e dell’offensiva inglese nel Nordafrica: verso la fine del gennaio 1941, al-Kîlânî fu costretto a rassegnare le dimissioni per far posto all’anglofilo Nûrî as-Sa‘îd. Tuttavia, con la riconquista della Cirenaica e l’offensiva nei Balcani, le sorti dell’Asse lasciavano ancora ben sperare, sicché il 1 aprile il cosiddetto “Quadrato d’Oro”, guidato da al-Kîlânî e appoggiato dalla maggior parte degli ufficiali iracheni, si impadronì del potere e depose il Reggente. In tutto l’Iraq, le masse popolari manifestarono il loro entusiasmo; le autorità delle diverse comunità religiose (Sunniti, Sciiti, Cristiani) dichiararono la loro solidarietà con il governo; dignitari islamici e militanti rivoluzionari di altri paesi arabi inviarono messaggi di plauso.
    Benché colta di sorpresa, la Gran Bretagna reagì tempestivamente inviando nel porto di Bassora sette navi cariche di truppe da sbarco; alcuni giorni più tardi, il 18 aprile, sopraggiunse un gruppo di brigate anglo-indiane, mentre un battaglione aviotrasportato veniva dislocato nella base di Shwaybah. Tutti questi spostamenti di truppe, naturalmente, venivano giustificati da parte britannica in base al trattato di collaborazione “liberamente sottoscritto”. Ma quando il 29 dello stesso mese altre truppe coloniali vennero sbarcate a Bassora e alcuni aerei da caccia furono fatti giungere dall’Egitto, al-Kîlânî intimò al governo inglese di sospendere l’invio di forze armate in Iraq e, per dare un concreto segnale della sua risoluzione a difendere l’integrità e l’indipendenza del paese, dislocò un contingente iracheno nei pressi della base RAF di Habbâniyyah. L’ambasciatore britannico protestò contro la violazione del trattato, chiedendo il ritiro delle truppe irachene e minacciando ritorsioni. Fu così che la mattina del 2 maggio le forze aeree britanniche aprirono le ostilità, mitragliando e bombardando le postazioni irachene, mentre a Bassora le truppe coloniali cannoneggiavano la popolazione civile. Allora le autorità dell’Islam (sia sunnite sia sciite) proclamarono il gihâd, che fu salutato da manifestazioni popolari in tutto l’Iraq e in molte città del mondo arabo, anzi, di tutto il mondo dell’Islam (perfino in Cina).
    Le quattro divisioni dell’esercito iracheno, appoggiate da un’aeronautica di cinquanta velivoli e fiancheggiate da una Brigata Araba comandata da ufficiali tedeschi, si trovano a combattere contro i sessanta aerei della base di Habbâniyyah e le sei sezioni di autoblindo e le otto compagnie motorizzate di Shwaybah, rafforzate dal continuo affluire di effettivi anglo-indiani. Gli Iracheni, al fine di privare le armate britanniche del petrolio indispensabile ai loro movimenti, interrompono l’oleodotto Kirkuk-Haifa e convogliano il greggio verso la Siria, la quale ha messo i propri aeroporti a disposizione della Luftwaffe.
    L’epicentro degli scontri è l’altopiano di Habbâniyyah, dove gli Iracheni sono bersagliati dall’aviazione nemica e sono costretti a ritirarsi, il 5 maggio, verso Fallugia. Per avanzare su Fallugia, i Britannici trasferiscono dalla Palestina e dalla Transgiordania un contingente chiamato Habforce, elementi della Legione Araba di Glubb Pascià e tre squadroni motorizzati della guardia di confine transgiordana, che però si rifiutano di combattere una guerra fratricida. Per ostacolare l’avanzata nemica, gli Iracheni provocano allagamenti nelle zone paludose e sabotano le linee ferroviarie. Alla fine, però, Fallugia cade in mano agli Inglesi, nonostante il rifiuto della popolazione di rispondere all’intimazione di resa.
    Nel frattempo la Brigata Araba viene a contatto, nei pressi dell’oasi di Salah, con le truppe coloniali che arrivano dalla Transgiordania. Alla Brigata Araba si affiancano anche tribù beduine che si sono ribellate all’emiro ‘Abdallâh.
    Quanto ai Tedeschi, il 13 maggio sono atterrati a Mosul (800 km. da Bassora) le due squadriglie di bombardieri e cacciabombardieri agli ordini del colonnello Werner Junck. Ma la benzina messa a loro disposizione non è adatta ai motori dei Messerschmitt, sicché gli aerei tedeschi devono aspettare il carburante dalla Siria! Oltre a ciò, il maggiore Axel von Blomberg, che dovrebbe dirigere le operazioni della Luftwaffe in Iraq, il 20 maggio viene colpito da “fuoco amico”. Nonostante tutto, i Tedeschi riescono ad effettuare alcuni bombardamenti nei pressi di Habbâniyyah. Ma si tratta di scarsi risultati, se confrontati con le intenzioni di Hitler, che il 23 dichiara: “Il movimento arabo della libertà rappresenta in Medio Oriente il nostro alleato naturale contro l’Inghilterra. A tale proposito è della massima importanza provocare in Iraq una insurrezione che si estenderà al di là delle frontiere irachene [...] Per questo motivo ho deciso di accelerare lo sviluppo degli eventi in Medio Oriente andando in soccorso dell’Iraq”. Ma è troppo tardi. La partita volge ormai in favore degli Inglesi, che il 29 avanzano su Bagdad, nonostante gli Iracheni abbiano rotto gli argini dei fiumi per proteggere la loro capitale. L’occupazione inglese si protrarrà formalmente fino al 1945 e sostanzialmente fino al 1958, quando il governo collaborazionista fu abbattuto da un gruppo di militari epigoni di al-Kîlânî. E gli Italiani? L’intervento della nostra aeronautica si limitò all’invio di alcuni S 82 carichi di materiale bellico, di qualche S 79 d’appoggio e di una squadriglia di caccia CR 42 agli ordini dei capitani Bertotto e Sforza, la quale riuscì ad abbattere due Gloster Gladiator e a danneggiarne seriamente un terzo. L’Italia, comunque, continuerà ad appoggiare la causa irachena dando asilo a Rashîd ‘Alî al-Kîlânî e al Gran Mufti di Gerusalemme, che in un primo tempo riparano in Iran. «Il popolo iracheno, sotto la guida del governo da Voi presieduto -dirà Mussolini rivolgendosi ad al-Kîlânî-, preferiva affrontare una impari lotta anziché sottostare alle imposizioni britanniche».
    Cinquant’anni più tardi, nello scontro ancora più impari che vedrà l’Iraq aggredito dagli USA e dai loro satelliti, ben diversa sarà la posizione dell’Italia...



    Claudio Mutti


    Note:

    1. “La Tribuna di Roma”, 2 maggio 1943; “Oriente Moderno”, XX, 1940, p. 577; L. Hirszowicz, The Third Reich and the Arab East, London 1966, p. 86 sgg.; E. Rossi, Documenti sull’origine e gli sviluppi della questione araba, Roma 1944, p. 225; S. Fabei, Guerra santa nel Golfo,

  7. #7
    Hrodland
    Ospite

    Predefinito

    Sulle origine ariane del Muftì (ma non solo sue), c'è questo articolo in inglese che può interessarvi:

    http://www.white-history.com/earlson/nordicarabs.htm

  8. #8
    against the modern world
    Data Registrazione
    12 Dec 2005
    Messaggi
    1,472
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito In merito al mio messaggio rimosso...

    Ma insomma, acciderboli! Non capisco questa censura demo-pluto-bolscevica-moderatrice nei confronti dei miei messaggi di razzismo olfattivo a scapito dei nostri amici pitecoidi!...

  9. #9
    EuRussia vs AmeriCina
    Data Registrazione
    02 Dec 2003
    Località
    “Nella lunga serie dei secoli, dalla fondazione della chiesa di Roma in poi, il papato, sempre e poi sempre, è stato il naturale nemico di Roma e d’Italia”. (A. Reghini)
    Messaggi
    1,882
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Scritto in origine da Saloth Sâr


    2. "Il Gran Muftì è un uomo che in politica non fa del sentimento. Capelli
    biondi e occhi azzurri, sembra, nonostante il viso sparuto, che abbia più di

    un antenato ariano. Non è impossibile che il miglior sangue romano sia
    all'origine della sua stirpe". A. Hitler, Idee sul destino del mondo (trad.
    it. dei Bormann-Vermerke), Padova 1980, vol.III, p. 478.

    Se aveva antenati Arya, li ha traditi convertendosi, o accettando, ad una superstitio peregrina.
    Ogni Arya per nascita è predisposto a ricongiungersi ai Numi Indigeti.
    L'Arya monoteistizzato è un disertore dello spirito.

  10. #10
    email non funzionante
    Data Registrazione
    09 Mar 2002
    Messaggi
    14,440
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Finalmente il forum inizia a popolarsi di camerati preparati,e con la giusta impostazione!

 

 
Pagina 1 di 3 12 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 16
    Ultimo Messaggio: 17-09-06, 22:07
  2. Gran mufti Palestina invita alla calma
    Di aprile crudele nel forum Politica Estera
    Risposte: 13
    Ultimo Messaggio: 17-09-06, 20:45
  3. Hitler Gran Mufti di Gerusalemme
    Di Samurai nel forum Destra Radicale
    Risposte: 7
    Ultimo Messaggio: 10-02-06, 02:29
  4. Hitler e il gran muftí
    Di Felix (POL) nel forum Storia
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 15-12-02, 02:28
  5. Arrestato il gran Mufti' di Gerusalemme!
    Di pietro nel forum Comunismo e Comunità
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 15-10-02, 11:04

Chi Ha Letto Questa Discussione negli Ultimi 365 Giorni: 0

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito