9 giugno 2006
Asta per il 5% del Guglielmo Marconi
Le prospettive del network
Angelo Conti
Caselle vuol comprare una quota dell’aeroporto di Bologna. La Sagat avrebbe presentato un’offerta per l’acquisizione del 5% del «Guglielmo Marconi». Se non ci saranno colpi di scena (un rumor parla di un interessammento anche dell'Aeroporto di Vienna) l’acquisizione povrebbe andare in porto già nelle prossime ore. La volontà di acquisire una quota dell’aeroporto emiliano (che a sua volta già possiede il 4,13% della Sagat) aveva preso corpo dopo l’annuncio dell’aumento di capitale deciso dalla società bolognese.
La connessione Torino-Bologna costituirebbe un prezioso sviluppo del progetto del network di aeroporti, tanto caro alla famiglia Benetton (maggior azionista privato della Sagat) ed unica strada per gli aeroporti medi per contrastare lo strapotere degli hub (in Italia Malpensa e Fiumicino). La conseguenza più immediata di questo progetto sarebbe lo sviluppo della politica già innescata con il Firenze-Torino-Amsterdam di Meridiana, cioè l’istituzione di voli a «doppia toccata» verso destinazioni anche intercontinentali.
Bologna e Torino, in chiave aeronautica, hanno molto da dirsi. Sono infatti scali che si somigliano per volumi di traffico (3,6 milioni di passeggeri/anno Bologna e 3,1 milioni Torino) ed hanno anche, in comune, una strategia operativa che vede interesse per le low-cost ma anche volontà di trattenere le grandi compagnie di bandiera europee. Il passo successivo potrebbe essere la condivisioni di voli intercontinentali: da Bologna decollano infatti collegamenti per New York, Cuba, Zanzibar, Capo Verde e Cancun. Non è fantasia pensare ad eventuali «toccate» torinesi per i collegamenti con il Nord America, Cuba, Cancun od a «toccate» bolognesi per voli originati a Torino e diretti verso Oriente o verso l’Africa.
La possibilità di operare su un doppio bacino potrebbe inoltre indurre anche grandi compagnie ad introdurre voli che sarebbero in perdita se riferiti ad uno scalo solo ma che diventerebbero redditizi potendo attingere ad entrambi. In questo contesto, almeno per il momento, Firenze avrebbe ruolo solo marginale: il problema dello scalo fiorentino è infatti la pista, troppo corta per ospitare gli aerei adatti a collegamenti intercontinentali, e costretta ad applicare limiti operativi (meno passeggeri e meno carburante a bordo) anche ad aerei più piccoli. Ma in futuro qualche buona nuova potrebbe arrivare anche da qui. Non è un mistero che, ad esempio, un Bologna-New York capace anche di sfruttare una opportuna coincidenza da Firenze (magari proprio quella generata dal Firenze-Torino-Amsterdam di Meridiana) potrebbe improvvisamente diventare una fattibile realtà.
La Stampa