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Discussione: io regalo soldini

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    Predefinito io regalo soldini

    Cada il muro di omertà su Telecom Italia

    --------------------------------------------------------------------------------

    Quanti sanno dell'inchiesta della Procura di Milano sulle intercettazioni illegali di utenze da parte del responsabile della centrale intercettazioni di Telecom (cioè di quella struttura che opera in Telecom al servizio della magistratura per le esigenze investigative)?

    Quanti conoscono il "dossier" sulla quantità di pratiche anticoncorrenziali e di abusi comessi da Telecom Italia per impedire il passaggio della propria clintela ai conocrrenti e il contenzioso aperto pressi i Tribunali della repubblica.

    http://www.aduc.it/dyn/comunicati/co....php?id=146835

    Chi conosce quello che si sarebbe dovuto fare e che è stato fatto ad es in Gran Bretagna eviatare che il canone Telecom diventasse una sorta di ciambella di salvataggio per le operazioni sgangherate di manager e governi (d'alema) trasformatisi in merchant bank??

    Chi ritiene che la separadione societaria dell'infrasttura dell'ultimo miglio (con affidamento all'AGCOM) non sia la soluzione per portare finalmente la concorrenza in un settore in cui se n'è vista poca e si è visto invece il consolidarsi di una gigantesca rendita di posizione pagata da 24 milioni di utenti a cui viene chiesto un canone???

    e perchè anche chi ha affidato i servizi di telefonia a un concorrente di telecom deve continuare a pagare un canone???

    lo deve proprio perchè l'infrastura dell'ultimo miglio è monopolisticamente in mano Telecom, la quale così tiene alla gola i suoi concorrenti e per le palle i suoi clienti.

    perchè politici e associazioni di consumatori tutte tranne aduc hanno bocciato la proposta fatta autorevolmente dal presidente dell'Autorità delle Telecomunicazioni, Calabrò e ripresa dall'esperienza inglese??

    http://www.legnostorto.it/legnostort...006_10374.aspx



    di Oscar Giannino-Caro direttore, ieri ne è successa un'altra di quelle divertenti, di quelle che spiegano più di mille libri la realtà dei cosiddetti poteri forti italiani. Poiché si tratta di materia un po' tecnica, mi consentirai di procedere sorvolando sui dettagli - anche se in queste vicende di mercato sono decisivi - mirando subito alla sostanza, per far capire i nostri lettori. Dunque ieri il presidente dell'Autorità per le comunicazioni, il prudentissimo Corrado Calabrò, ha avuto un'alzata d'ingegno e coraggio. Si trova a guidare il regolatore di settore più politicizzato e discusso, per i criteri stessi con cui è formato rispecchia al millimetro i rapporti tra partiti in Parlamento, visto che vigila sui business più politici del nostro Paese, la tv da una parte e i telefoni dall'altra. Stanco dunque di essere accusato di essere troppo al laccio degli interessi forti, Calabrò ieri ha dato un'intervistona di una pagina intera al Sole 24 Ore. A dei giornalisti che seguono professionalmente da anni il settore, non gente che inventa per sparare un titolo tanto per. E nell'intervista, come niente fosse, Calabrò ne ha detta una di quelle che in Italia ti fanno subito passare per estremista liberista della concorrenza: ha osato toccare la Telecom di Marco Tronchetti Provera. Come niente fosse, Calabrò ha detto che - dopo la sentenza ordinanza della Corte d'Appello di Milano, che ha definito «penalmente rilevanti » i comportamenti messi in atto da Telecom contro i suoi concorrenti - sta pensando a introdurre anche in Italia il modello britannico. Una rivoluzione.

    In che cosa consiste? Semplice. In Gran Bretagna un annetto e mezzo fa l'autorità corrispondente, la Ofcom che a dire il vero gode di una reputazione un po' più solida di quella italiana, si è rivolta a muso duro all'ex monopolista, British Telecom, e gli ha notificato che le cose non andavano niente bene, perché sull'accesso paritario ai concorrenti nell'ultimo tratto di infrastruttura fisica, il cosiddetto "ultimo miglio" del doppino che ci entra in casa, Bt faceva troppo la furba. Di conseguenza, o Bt provvedeva di suo o ci avrebbe pensato la stessa Ofcom. Com'è puntualmente avvenuto: l'autorità ha provveduto a ordinare che l'intera infrastruttura di ultimo miglio di Bt venisse concentrata in una divisione separata della società. Di questa divisione - chiamiamola "divisione libero accesso al mercato" - è la Ofcom stessa a nominare i manager responsabili, è lei a dettarne il piano industriale, è lei a stabilirne la redditività definendo le tariffe di accesso praticate alla concorrenza. In cambio, Bt ci ha guadagnato, non ci ha perso. Perché la proprietà della divisione resta sua, ma la differenza è che il suo fatturato - consolidato nei conti di Bt - si è moltiplicato perché è fatto della somma di tutti i concorrenti che passano per il doppino. Dunque Bt ha estratto valore da un proprio asset, e posto termine alle accuse di concorrenza sleale da parte degli avversari di mercato.

    Sembra l'uovo di Colombo. Applicato al caso italiano, oltretutto, risolverebbe pressoché automaticamente anche tutti gli antipatici casi delle decine di migliaia di intercettazioni illegali di cui gli uomini- sicurezza di Telecom come Giuliano Tavaroli sono oggi indagati di aver praticato per anni. Insomma non renderebbe solo il mercato più aperto, ma anche la democrazia e la libertà degli italiani più sicura. Ma che cosa avviene, dell'inopinata prova di coraggio data da Calabrò? La Telecom non ha reagito neanche con una parola di comunicato. Ha ben altre armi, nelle concreta geografia dei poteri italiani. Infatti in meno di due ore dall'uscita dei giornali, è stato lo stesso Calabrò a doversi produrre in un'imbarazzata e imbarazzante autosmentita. Da dentro e da fuori l'Autorità, i suoi telefoni erano roventi dall'alba: tutti a chiedergli se per caso non fosse impazzito, a osare dire una simile pazzia. In più, nel giro di poche ore, le agenzie di stampa sono state intasate da una sfilza di dichiarazioni di esponenti politici dei partiti più vari e diversi, della maggioranza e dell'opposizione, tutti impegnati nella nobile gara di difendere Telecom dall'iniquo e proditorio assalto. Maurizio Gasparri di An ha sottolineato che la rete Telecom è un asset economico di grande rilievo per trattarlo così. Enzo Carra della Margherita ha aggiunto che non ci sono affatto i presupposti per pensare neanche lontanamente alla separazione della rete Telecom.
    Persino il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti, è sceso in campo dicendosi preoccupato del ritorno dello Stato nella rete Telecom. Come si vede, i meriti che Telecom si è guadagnata nell'arena pubblica italiana sono assai vasti, e i suoi difensori abbondano. L'unica che si è sottratta all'abbraccio dell'ex monopolista - nonché sospetto intercettatore di massa - è stata la Lega: «La più micidiale barriera all'ingresso di altri soggetti sul mercato» ha detto il leghista onorevole Caparini «è la proprietà della rete». E tuttavia anche lui non si è sottratto dal riconoscere che con le nuove tecnologie si realizzerebbe uno scavalcamento delle barriere da parte dei soggetti esclusi dal mercato tali da dover far riflettere molto bene, prima di una separazione della rete Telecom «che potrebbe risolversi in una misura inutilmente punitiva ».

    L'ironia della sorte, caro direttore, è che come al solito in Italia il servo encomio ai poteri intoccabili di chi è forte delle proprie presenze in banche e Rcs - come Tronchetti Provera - non solo va a sfavore del libero mercato e di noi tutti che ne siamo consumatori. In questo caso, commette anche un errore di bestialità irriguardosa verso la Telecom stessa. Se per caso si dovesse mai realizzare anche in Italia, la separazione dalla rete Telecom di una "divisione accesso al mercato" in cui concentrare la sua infrastruttura di ultimo miglio, esattamente com'è avvenuto in Gran Bretagna per Bt sarebbe il bilancio di Telecom a guadagnarci. A occhio e croce, una divisione simile varrebbe in Italia sugli 8-9 milardi di euro. Il che significa - rispetto ai 40 miliardi di debiti sospesi sulla testa di Tronchetti Provera e dei suoi consoci - che gran parte dei problemi di sostenibilità dei relativi oneri sarebbero finalmente alleggeriti. Senza dover tutti tremare se un giorno o l'altro arriva un grande gruppo straniero che si pappa Telecom per salvarlo dai debiti: perché è questo il grande terrore di tutti, nella politica italiana, che spinge maggioranza e opposizione a chiudere gli occhi di fronte agli eccessi e agli abusi del monopolista.

    da:Libero

  2. #2
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    Predefinito "Sbrachi reali"

    Desolante è, per chi scrive, constatare ancora una volta il livello culturale miserevole della classe politica italiana se solo si pone la mente a due casi che potrebbero avere il medesimo oggetto: le interecettazioni telefoniche e ambientali. In due recetissimi casi che danno all'oggetto due sfaccettature diverse. Nel caso dell'inchiesta sul rampollo della dinastia Savoia, il non più giovane principe Vittorio Emanuele, si tratta di intercettazioni disposte a norma di legge dalla magistatura inquirente italiana il cui contenuto è, per dovere di cronaca e in violazione delle diposizioni i legge, "filtrato", come da prassi consolidata, sui quotidiani e strillato a mari e monti. Ne è uscito, ancora una volta, il nauseante commercio di autorizzazioni pubbliche pagate a mezzo di un faccendiere, questa volta, blasonato che intermedia in simile modo un vita che meglio non sa organizzare: se sia più avvilente il faccendiere o l'apparato autorizzatorio che induce all'illegale commercio dei permessi lo decida la sensibilità personale del lettore. Su questa vicenda il mondo poltico italiano, anche a mezzo di personggi illustri e rispettabili, come il Presedente Emerito della Repubblica, on. sen. Francesco Cossiga, ha, al solito, sbracato in modo indegno e nauseante pure al palato di un garantista a forte matrice individualista. Sarà per le qualità, non proprio eccelse, di inquirente dimostrate dal titolare dell'inchiesta, il p. m. dal nome albionico, Woodcock, che ci premuriamo di dichiarare la nostra intenzione di non commentare oltre. Quello che a noi interessa è l'eccesso dello sbraco, figlio della rete di rapporti che si diparte da alcuni personaggi coinvolti e toccano alti papaveri politici. Uno "sbraco" simile, ma molto più attenuato nella eco esterna ai "palazzi del potere", è quello che ha accolto quella che nella plastica dialettica di Oscar Giannino, è "l'alzata d'ingegno" del presidente dell'Autorità delle comunicazioni, Corrado Calabrò, che deve essersi stancato di convivere col peso della eredità sanguinante, dal punto di vista dell'utente dei servizi di telecomincazione, lasciata dal predecessore, l'"illustre" prof. Enzo Cheli (della cui "incompetenza" in fatto di liberalizzazioni, mercati, monopoli e posizioni dominanti, non è più ammesso dubitare). In un nostro precedente intervento (http://www.neolib.it/index.php?optio...d=49&Itemid=32) abbiamo dato uno schizzo della situazione desolante, in Italia, di quello che dovrebbe essere il settore più dinamico e innovativo, in termini di servizi resi all'utente di internet: quello dell'accesso in modalità broadband. Abbiamo anche spiegato quella che secondo noi è la ragione del mancato decollo di questo mercato: la posizione dominante creata da Telecom Italia per la colpevole inerzia di AGcom che ha, con modalità da manuale, esrcitato la più varia gamma di pratiche anticoncorrenziali frenate solo da deboli interventi a posteriori dell'Antitrust (una multa per una cifra superiore ai 100 mln €). Di fronte a questa situazione nauseante per il consumatore, che più volte ha dato spontanemente segni di insofferenza, la reazione del mondo politico e delle associazioni a tutela dei consumatori (ad eccezione dell'ADUC) è stata quella di tirare le orecchie al pres di Agcom, Calabrò, reo di avere proposto una saggia, a nostro parere, soluzione. La saggia soluzione, che ha il "difetto" di precludere per sempre la possibilità alla TI di Tronchetti Provera di continuare a essere insensibile alla concorrenza, consiste nella separazione societaria delle attvità operative relative alla rete dell'ultimo miglio (dal momento che le tratte "long distance" sono già state replicate dai concorrenti e, quindi, quel settore gode già di un regime di concorrenza: lo si deduce dal ribasso subito dalle telefonate internazionale). Un ulteriore elemento che l'Agcom avrebbe potuto prendere in considerazione per aprire il mercato, seguendo sempre il modello adottato da Ofcom, il corrispondente regolatore inglese, è il canale virtuale permanente ( in gergo bitstream) che costituisce una soluzione di unbundling non fisico dell'ultimo miglio. Inoltre dovrebbe essere definitivamente abbandonata la pericolosissima pratica delle autorizzazioni alla commercializzazioni di servizi rilasciate a TI in assenza della possibilità, richiesta dalla legge in via generale, per gli operatori alternativi di replicare l'offerta dell'incumbent. Su questi temi e sull'assordante silenzio dei rappresentanti politici e delle categorie di interessi (associazioni dei consumatori e delle fasce deboli della società) svetta la campagna pubblicitaria di TI che ci ricorda quanto l'ex monopolista e detentore di un monopolio di fatto sulla rete di telecomunicazioni e di una posizione dominante, nel settore dell'accesso a internet, germinata dal succitato monopolio, faccia in termini di investimenti, per lo più pubblicitari, per molte realtà del nostro paese. Certo la rete di supporto di cui gode TI, anche a fronte delle più anticoncorrenziali fra le pratiche da essa poste in atto in spregio ai principi comunitari del cd. New Framework (dall'ostruzionismo, protratto fino all'untimo grado di giudizio, nel consentire il passaggio ad operatori alternativi di clienti, che ne hanno fatto richiesta; alla scarsa e stanca collaborazione ai "tavoli tecnici di lavoro" istituiti presso l'AGCOM al fine di definire il quadro regolatorio per l'implementazione della concorrenza; alla raccoltà illegale di informazioni sulle abitudini dei clienti.). Come ha scritto Giannino, sul Libero il 10 giugno 2006, questa vicenda "è un'altra di quelle che spiegano più di mille libri la realtà dei poteri forti italiani".

    postato da: iceanarchy (pseudonimo di Hayekfilos)

 

 

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