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    Arrow "Tra tentazioni secessioniste e contrasti interni la LN alla vigilia del referendum"

    TRA TENTAZIONI SECESSIONISTE E CONTRASTI INTERNI LA LEGA NORD ALLA VIGILIA DEL REFERENDUM



    TRA TENTAZIONI SECESSIONISTE E CONTRASTI INTERNI LA LEGA NORD ALLA VIGILIA DEL REFERENDUM
    LA DENUNCIA DELLA COMMISSIONE EUROPEA CONTRO IL RAZZISMO E L'INTOLLERANZA
    Saverio Ferrari - Redazione Osservatorio Democratico - 13/06/2006



    La Lega Nord è ad un passaggio decisivo della propria esistenza politica. Da mesi è in sofferenza. Le elezioni di aprile e la tornata amministrativa dello scorso maggio hanno evidenziato una forte contrazione elettorale nelle grandi città, soprattutto a Torino e a Milano, dove il risultato alle comunali è oscillato tra il 2,47% ed il 3,7%. Genova, Bologna e Trieste hanno confermato il trend, con il solo capoluogo ligure appena sopra il 3%. E se Venezia ha fatto eccezione con il 6,3%, è anche evidente il confinarsi della presenza leghista in aree circoscritte, pur con esiti ancora rilevanti. In Lombardia, dove la Lega ha ultimamente raccolto più di 744 mila voti, oltre la metà del totale nazionale, i consensi si sono concentrati in gran parte a nord di Milano, dove abbondantemente è stata superata la media regionale dell'11,72%, mentre a sud si è consistentemente al di sotto, in voti assoluti e percentuali. Quasi una linea di confine.


    IL FRONTE INDIPENDENTISTA PADANO
    Da tempo nella Lega è in atto un forte scontro interno. Sul tappeto la stessa leadership, ma soprattutto la definizione di una nuova identità e collocazione politica. Il corpo militante ed il quadro dirigente intermedio sono attualmente scossi da continue scissioni, abbandoni ed espulsioni. Pochi giorni dopo le elezioni politiche, è stato sbrigativamente licenziato Max Ferrari, il direttore di "TelePadania", già decaduto dal suo incarico dopo la partecipazione, in marzo a Belgrado, ai funerali di Milosevic e relativo omaggio ai rappresentanti del partito ultranazionalista serbo. Nelle settimane successive si è invece consumata l'uscita dal Movimento universitario padano del collettivo della cattolica di Milano, da sempre su posizioni intransigenti, con affissioni sistematiche di cartelli nostalgici del Granducato di Parma e di Piacenza, di Pio IX, definito il primo "leghista", ma anche contro Israele e in difesa del negazionista David Irving.

    Ad andarsene, o ad essere cacciati, le frange scontente dal "moderatismo della devolution", convinte dell'imminente sconfitta referendaria a fine giugno. In questo quadro anche la nascita del "Fronte Indipendentista Padano", la nuova sigla per rilanciare il progetto secessionista, battezzata ufficialmente, tra musica celtica, polenta e grigliate, il 1° maggio scorso a Cazzago San Martino, Brescia.

    Qualcosa di più di una semplice seccatura, al punto che si è deciso di spostare al 2 luglio, una settimana dopo il referendum, il tradizionale raduno a Pontida, inizialmente previsto per il 18 giugno. Si temevano, infatti, contestazioni da parte dei "padanisti indipendentisti", oltre che degli ex-azionisti truffati della Credieuronord, un tempo amministrata da parlamentari leghisti e finanziata da alcune migliaia di piccoli risparmiatori che si sono visti bruciare la quasi totalità dei loro risparmi. Una delle tante fallimentari operazioni economiche intraprese all'ombra del "Carroccio".


    IL REFERENDUM AL NORD
    La vera partita si giocherà comunque all'interno dei gruppi dirigenti. Tra maggio e giugno alcune assemblee autoconvocate in Piemonte e in Lombardia hanno dato voce al disagio. In particolare a Brescia, una delle roccaforti, dove si sono vissuti momenti concitati, con contestazioni e manifestazioni promosse da decine di militanti davanti alla sede provinciale. Qui, in un affollatissimo incontro, sono scesi in campo anche esponenti di primo piano del movimento, come Giancarlo Pagliarini, convinti della necessità di un "ritorno allo spirito originario" svincolato dall'alleanza con Berlusconi.

    Da quattro anni non si tiene il Congresso, le "purghe" e le censure sono quasi all'ordine del giorno. In Friuli è stato appena allontanato un folto gruppo di ex-dirigenti. Per arginare il malcontento, in provincia di Alessandria è anche partito un appello, con tanto di raccolta firme, per affiancare a Bossi un triumvirato e garantire il rientro di tutti gli espulsi dal 1996 ad oggi.

    Sarà comunque l'esito referendario a decidere le sorti interne. Diverse le ipotesi in campo, tra chi punta a ridiscutere i legami con Berlusconi, chi prospetta un'opposizione durissima e chi a recuperare un forte autonomia. Importantissimo, in questo quadro, il voto del nord e l'impegno nella campagna referendaria dei partiti del centro-destra. Solo la prevalenza dei "sì" nelle regioni settentrionali o una loro forte concentrazione, potrà, infatti, permettere all'attuale gruppo dirigente di conseguire un risultato, magari per poi virare su posizioni marcatamente indipendentiste. Tornano alla mente le parole di Roberto Maroni all'ultimo congresso dei Giovani padani: "Il progetto di indipendenza della Padania non è stato accantonato: è sempre questo che la Lega vuole fare".


    CAMICIE VERDI
    Nelle scorse settimane è stato prodotto un interessantissimo documentario sulla Lega nord, dal titolo "Camicie Verdi", curato di Claudio Lazzaro un ex-giornalista del Corriere della Sera. Un viaggio dentro la base, con immagini e parole catturate nel corso dell'ultimo anno, in occasione di comizi, cortei e riunioni. Uno spaccato di questa realtà, dove tra ronde notturne e tricolori in fiamme, è possibile cogliere il percorso di questo movimento, sempre più prigioniero di spinte radicali.

    In un dossier del Consiglio d'Europa sull'Italia, l'Ecri, la "Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza", ha ribadito, alla fine del dicembre scorso, "come alcuni membri della Lega hanno intensificato l'uso di discorsi razzisti e xenofobi in ambito politico", tra gli altri, "importanti leader". In questo mix, denso di incognite, tra spinte secessioniste e derive razziste, il futuro della Lega

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