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  1. #11
    presbitero cristiano ortodosso
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    ed eretico perfino di se stesso -contraddisse e si contraddisse
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    sempre per l'ermeneutica di Dreyer che mi sembra essere pienamente in linea con l'indicazione delle e sulle chiese sorelle che il Vescovo di Roma Benedetto XVI lancia e rilancia

    Mi scuso sempre per la lunghezza del documento



    Padre Justin (Popovic)
    La Chiesa, Pentecoste permanente



    Chi è dunque, il Dio-Uomo, il Cristo? Chi è Dio in Lui, e chi è l'uomo? In cosa sarà possibile riconoscere Dio nell'uomo, e in cosa l'uomo in Dio? Quali doni Dio ci ha concesso nel e con il Dio-Uomo? Tutto ciò, è lo Spirito Santo a svelarlo: è dunque lo "Spirito di verità" che ci rivela la Verità circa Dio in Lui, circa l'uomo, e riguardo a tutto ciò che è stato donato per mezzo di Lui. Che significa questo? Ciò supera di molto quello che gli occhi umani hanno mai potuto vedere, quello che le orecchie hanno potuto sentire, ciò che il cuore ha mai potuto intuire 1.
    Per mezzo della sua vita terrestre, nella nostra carne, il Dio-Uomo ha fondato la Chiesa, il suo corpo divino-umano. In questo modo ha preparato la discesa, la vita e l'attività dello Spirito Santo nel corpo della Chiesa, anima di questo stesso corpo. Nel giorno della Santa Pentecoste, lo Spirito Santo è disceso nel corpo divino-umano della Chiesa per dimorarvi in eterno come anima vivificante 2. Già gli Apostoli, per mezzo della loro fede nel Dio-Uomo, il Signore Gesù Cristo Salvatore del mondo, Dio e uomo perfetto, costituivano il corpo divino-umano della Chiesa. Ora, questa discesa, come del resto l'intera attività dello Spirito Santo nel corpo divino-umano della Chiesa, è possibile solo per mezzo e grazie al Dio-Uomo 3:"Per opera sua, lo Spirito Santo è entrato nel mondo" 4. Nell'economia divino-umana della salvezza tutto è condizionato dalla Persona divino-umana del Signore Gesù Cristo; niente potrebbe prodursi al di fuori di questa categoria della divino-umanità. Persino l'attività dello Spirito Santo nel mondo non potrebbe essere dissociata dall'opera divino-umana della salvezza compiuta dal Cristo. Tra tutti i doni eterni della Trinità e dello stesso Spirito Santo, la Pentecoste appartiene alla Chiesa dei santi Apostoli, alla santa Tradizione apostolica, alla santa gerarchia apostolica, a tutto ciò che è apostolico e divino-umano.
    Il "giorno dello Spirito Santo" 5 - che inizia con l'alba della Pentecoste - si diffonde, inarrestabile, nella Chiesa attraverso la pienezza indicibile dei doni divini e delle divine potenze vivificanti 6: nella Chiesa ogni cosa esiste per mezzo dello Spirito Santo, dal minimo dettaglio a ciò che è fondamentale. Quando il sacerdote benedice l'incensiere prima di accingersi ad incensare, prega il Signore Gesù di "far discendere la grazia dello Spirito Santo", e quando si procede al rinnovamento dell'indicibile mistero divino della santa Pentecoste, durante la consacrazione di un vescovo, con il proposito di conferirgli tutta la plenitudine della grazia, appare evidente come l'intera vita si trovi posta sotto lo Spirito Santo. Indubbiamente, è in virtù dello Spirito Santo che Cristo è nella Chiesa - parimenti lo Spirito Santo dimora nell'anima 7. Sin dall'apparire dell'economia divino-umana della salvezza, lo Spirito Santo è stato sigillato nelle fondamenta della Chiesa, nella fondamenta del corpo di Cristo, portando a compimento l'Incarnazione: Lo Spirito Santo che ha prodotto dalla Vergine l'Incarnazione del Verbo (toû Logou ktisan tèn sarkosin) 8.
    In realtà, i santi Misteri e le sante virtù costituiscono, in piccolo, un "giorno del Spirito Santo": difatti, da tali Misteri e virtù discende fino a noi lo Spirito Santo. Vi scende sostanzialmente (ousiodôs) 9 - vale a dire veramente e realmente attraverso tutte le sue energie divine e sostanziali, Lui che è "il tesoro della divinità", "il mare aperto della grazia", "la grazia e la vita di ogni essere".
    La Buona Novella del Nuovo Testamento resta in eterno: il Signore per mezzo del Spirito Santo dimora in noi e noi in Lui. Ne è testimone la presenza dello Spirito stesso in noi: per mezzo dello Spirito santo, viviamo nello Spirito allo stesso modo in cui lo Spirito vive in noi: questo lo sappiamo proprio secondo lo Spirito Santo che ci è donato; grazie allo Spirito, l'anima umana accede all'autentica e veritiera conoscenza di Cristo: ciò che è in Dio, nel Dio-Uomo lo sappiamo attraversalo Spirito che ci è dato 10.
    Per conoscere il Dio-Uomo, il Cristo, l'Uno della Santa Trinità, ci è necessario l'aiuto delle altre due sante Persone, l'aiuto di Dio Padre e dello Spirito Santo 11. Lo Spirito Santo è lo Spirito di sapienza 12: se l'uomo lo riceve ottiene la saggezza divina; ma lo Spirito Santo è anche lo Spirito di rivelazione 13: grazie alla sapienza divina, lo Spirito rivela e mostra al cuore del credente il mistero del Dio-Uomo Gesù, affinché colui che porta lo Spirito (lo pneumatoforo) possa pervenire all'autentica conoscenza di Cristo. Nessun spirito umano, malgrado i suoi sforzi, è in grado di conoscere il mistero di Cristo in tutta la sua perfezione e pienezza divina salvifica: soltanto e unicamente lo Spirito Santo può rivelarlo allo spirito umano e questo è il motivo per il quale è chiamato "Spirito di rivelazione" 14. Infatti, è in virtù dell'illuminazione del suo spirito che all'Apostolo fu possibile annunciare questa Buona Novella: "Nessuno può chiamare Gesù Cristo Signore, se non è nello Spirito Santo" 15. In quanto "Spirito di verità" e in quanto "Spirito di rivelazione", lo Spirito Santo ci inizia ad ognuna delle verità sulla Persona divino-umana di Cristo e sulla sua economia divino-umana della salvezza; è Lui che viene ad insegnarvi tutto ciò che proviene da Cristo 16. Per questo motivo tutto il Vangelo di Cristo è chiamato "Rivelazione", con tutte le sue realtà divino-umane; conseguentemente, qualsiasi azione sacra nella Chiesa, qualsiasi opera, servizio, mistero e atto, niente di tutto ciò è possibile se non per mezzo dell'invocazione, dell'"epiclesi" della potenza e della grazia dello Spirito Santo.
    Quindi, in tutte le innumerevoli realtà e manifestazioni divino-umane, l'intera vita della Chiesa è condotta e guidata dallo Spirito Santo, che è lo Spirito del Dio-Uomo, Gesù Cristo 17. Perciò, nel santo Vangelo, è detto che colui che non ha lo Spirito di Dio non Lo possiede 18. Immergendosi al pari di un cherubino nel mistero divino-umano della Chiesa come in tutto l' amabilissimo mistero di Dio, san Basilio il Grande può annunciare questa veritiera Buona Novella: "lo Spirito Santo edifica la Chiesa di Dio (To Pneûma to Hagion architektoneî Ekklesian Theoû)" 19.
    La santa Pentecoste ha completato l'opera dell'Incarnazione di Dio: al momento della sua prima discesa; lo Spirito Santo aveva compiuto nella santa Vergine l'Incarnazione di Dio Verbo, permettendo che il Dio Verbo divenisse, nel corpo, il Dio-Uomo, per esserlo nell'eternità. Al momento della sua seconda discesa, durante la Pentecoste, lo Spirito Santo discende sulla carne del Dio-Uomo per dimorare nel suo corpo che è la Chiesa. Tra questi due avvenimenti si svolge l'economia salvifica, una e indivisibile: lo Spirito Santo discende sull'intero corpo della Chiesa per dimorarvi completamente nella vita ecclesiale. Come nel corpo dell'uomo niente può esistervi senza l'anima che lì dimora, così nel corpo della Chiesa niente potrebbe avere esistenza senza lo Spirito Santo che è l'anima della Chiesa- così sarà per tutti i secoli e per tutta l'eternità. In verità, la Chiesa si trova costantemente nel "giorno dello Spirito Santo": lo Spirito Santo è infatti eternamente presente in essa, in quanto forza vivificante e immortale, ed è Lui a discendere continuamente sui cristiani: esso discende attraverso i santi Misteri, le sante virtù, i Misteri divini, attraverso ogni Kyrie eleison pronunciato, come attraverso ogni sospiro di nostalgia per Cristo.
    Il "giorno dello Spirito Santo" è dunque il giorno in cui si festeggia la Chiesa; parimenti, è il giorno di festa per ogni cristiano. Difatti, chi è il cristiano? Un uomo che possiede lo Spirito Santo: "Colui che possiede lo Spirito Santo è da Lui" 20. Attraverso lo Spirito Santo, Cristo è rivelato e riconosciuto; e dal momento che il Dio-Uomo, il Cristo, è la Chiesa, non possono esserci cristiani fuori della Chiesa, né senza Chiesa- e quindi fuori dallo Spirito Santo, né senza lo Spirito Santo. Il mistero dei misteri - il mistero della Santa Trinità - si trova totalmente nella Chiesa; in essa, tutto proviene dal Padre, nel Figlio e attraverso lo Spirito Santo. Questo è il Regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è il regno del Padre, per il Figlio e nello Spirito Santo.
    Il "giorno del Salvatore" 21 rivela divinamente e nel modo più perfetto all'uomo tutto il mistero, tutto il senso e il fine della carne, che è quello di vivere nel Dio-Uomo, alla destra della Divinità trinitaria. Il giorno della Santa Pentecoste ci rivela altresì il mistero, il senso e il fine dello spirito umano che è quello di santificarsi, di perfezionarsi, di rendersi compiuto, di divino-umanizzarsi e, infine, di acquisire lo spirito di Cristo. Abbiamo lo Spirito di Cristo 22. Questa buona novella, annunciata a tutti gli uomini nel giorno di Pentecoste, è realmente immortale, in quanto nel corpo divino-umano della Chiesa, lo spirito umano è chiamato a trasfigurarsi nello spirito divino, l'intelletto umano nell'intelletto divino, l'anima umana nell' anima divina, la coscienza umana nella coscienza divina, la volontà umana nella volontà divina. Privato dello Spirito Santo, l'intelletto umano non è altro che malattia, morte e inferno, e, parimenti, l'anima, la coscienza e la volontà dell'uomo. In breve: se l'uomo non si rende perfetto, se non diviene compiuto attraverso Dio - per mezzo dello Spirito Santo - non è altro che un inferno.
    Durante il servizio divino del "giorno dello Spirito Santo", la santa Pentecoste viene chiamata "la festa del compimento". Come si giustifica una tale espressione? Perché è con la Santa Pentecoste che si porta a compimento la Rivelazione: è infatti l'economia divino-umana della salvezza che si compie, è l'eterna Verità, l'eterna Giustizia con la Vita eterna. Ciò che ci viene mostrato in occasione di tale festività è la Buona Novella divino-umana colta nella sua totalità: qui la Santa Trinità è tutto in tutti, poiché la trasfigurazione, la cristificazione, la divino-umanizzazione, la divinizzazione, la trinitizzazione provengono dal Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo. - E donde fu l'origine? Fu a Natale, nella mangiatoia…un neonato che scappò in Egitto…Quale cammino percorso da Betlemme all'Ascensione e sino al giorno dello Spirito! Il Bambino Gesù ci ha dato la Trinità intera - e con essa tutto, in ogni cosa. Nel suo indicibile amore per l'uomo, si è consegnato in quanto Chiesa, in quanto corpo divino-umano e attraverso di Lui e in Lui è tutta la Santa Trinità che ci è stata data. Per questo motivo dopo gli otto articoli del Simbolo della fede che ci rivelano interamente la verità divina circa il Signore Gesù Cristo e la Santa Trinità, viene un nono articolo che ci annuncia la Buona Novella della vita immortale in seno alla Chiesa. "La festa del compimento": essa ci istruisce sul senso di tutte le altre feste, attraverso le feste che ci hanno permesso di rivivere l'esistenza del Salvatore: il Natale, la Teofania, l'Annunciazione, la Trasfigurazione, la Passione, la Resurrezione e l'Ascensione. Per quale motivo è avvenuto tutto ciò? Era necessario alla fondazione della Chiesa, perché in essa potesse venire la salvezza del mondo, per mezzo della sua cristificazione, della divino-umanizzazione, della spiritualizzazione, della divinizzazione, della trinitarizzazione.
    Il Dio-Uomo, il Signore Cristo, in quanto Egli stesso Chiesa, ci ha aperto la via che può condurci alla Verità eterna e alla Vita eterna: questa è la Vita nella Santa Trinità. Ora, questa vita nella Santa Trinità non è altro che il manifestarsi della nostra trinitarizzazione per mezzo della grazia e delle virtù: è infatti con l'aiuto dei santi Misteri e delle sante virtù che è possibile vivere per il Dio-Uomo, il Signore Gesù Cristo, e, per Lui, in Dio Padre e nello Spirito Santo, e parimenti, nelle membra del corpo divino-umano della Chiesa, come già annunciava il Salvatore: "Io sono nel Padre mio, e che voi siete in me ed io in voi"23. Dunque, l'amore divino-umano è questa grande forza capace di realizzare la trinatirizzazione: tale amore fa risiedere, nelle membra della Chiesa, il Signore Gesù Cristo 24; e con e per Lui, Dio Padre e Dio lo Spirito Santo 25 - tutta la vita proviene così dal Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo.
    Simultaneamente al manifestarsi della trinitarizzazione avviene il dispiegarsi della cristificazione e della spiritualizzazione. Attraverso questa triplice manifestazione, l'uomo raggiunge il culmine della virtù, compiendo i comandamenti del Salvatore. Or dunque, tali comandamenti sono le virtù, ovvero la fede, la speranza, la preghiera, il digiuno, l'umiltà, la benevolenza, la bontà 26 …In tutto ciò, il supremo maestro è lo Spirito Santo; è Lui infatti che, a motivo del Signore Gesù Cristo e per il Signore Salvatore, ci inizia a "tutto" quello che è Chiesa, e Dio in essa, e uomo in essa. Nella Chiesa infatti tutto è rapportato al Dio-Uomo; in essa, ogni cosa proviene da Lui, tutto si muove a partire dal suo incomparabile amore per l'umanità. In essa, Egli è l'Alpha e l'Omega. (…)
    Se il Signore Gesù Cristo è divenuto Chiesa è stato allo scopo di dare a tutti coloro che fossero giunti a far parte del suo corpo la vita eterna per mezzo dello Spirito Santo e, attraverso di Lui, per la Santa Trinità - poiché la vita eterna è anche la conoscenza della Santa Trinità, ovvero un essere vissuti nella Santa Trinità 27. Per la Chiesa=Dio-Uomo, tutto ciò che appartiene a Dio diviene dell'uomo e tutto ciò che è dell'uomo diviene di Dio. Questa è la Buona Novella proclamata dal Signore Gesù per mezzo delle parole che rivolge al Padre che è nei cieli: Ogni cosa mia è tua, e ogni cosa tua è mia 28. Tutto ciò che appartiene all'uomo può quindi divinizzarsi nel corpo divino-umano della Chiesa di Dio per divenire santo, "ricevendo lo Spirito Santo" 29 che si trova interamente nella Chiesa, a causa del Dio-Uomo.
    Presente nella Chiesa come anima di questo corpo divino-umano, lo Spirito Santo agisce ininterrottamente in essa: è lo Spirito infatti che reca testimonianza al Signore Gesù come Salvatore e come salvezza 30, è sempre Lui che guida alla verità 31, per iniziare a tutto ciò che proviene da Cristo 32; inoltre, è lo Spirito che unisce nella sostanza tutti i membri della Chiesa in un'unità divino-umana 33, che parla per bocca dei santi Apostoli e dei veri fedeli 34; è sempre Lui che porta a compimento tutti i miracoli 35 e che opera i santi Misteri e le sante virtù. Ciò è provato dal Vangelo del Signore Gesù, ovvero dal Nuovo Testamento e dalla tradizione ortodossa, presa nel suo insieme.
    Se lo Spirito Santo possiede una biografia e una storia terrena, queste sono indubbiamente gli "Atti degli Apostoli", poiché tale testo rappresenta la prima storia della Chiesa, come essa è stata fondata, realizzata, condotta e diretta dallo Spirito Santo. Qui infatti è reso manifesto come lo spirito umano può entrare in contatto con lo Spirito Santo, come può assimilarLo e collaborare con Lui e, infine, elevarsi sino alle sommità divino-umane per mezzo dello Spirito Santo, attraverso i santi Misteri e le sante virtù. Del resto, la regola di vita divino-umana è questa: Poiché è parso buono allo Spirito Santo e a noi 36. Noi uomini sempre al secondo posto, Dio certo al primo, tale è la regola di tutto ciò che è proprio del Dio-Uomo, e, in primo luogo, del suo Corpo divino-umano- la Chiesa; prima Dio, poi l'uomo.Sempre in tale direzione, mai in senso contrario; mai io, poi Dio - è questa infatti la parola d'ordine di ogni genere di demonismo e di miope umanismo.
    Quindi, appare chiaro che gli Atti degli Apostoli sono degli Atti divino-umani: sono infatti gli atti che il Signore Gesù produce nell'uomo, come sono, allo stesso modo, gli atti dell'uomo prodotti per mezzo dello Spirito Santo. Ora, tutto è creato umanamente e tutto è divinamente innalzato. Ciò che si compie nel giorno dello Spirito Santo è il battesimo della Chiesa attraverso lo Spirito Santo: battesimo conferito nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Cosicché è nella Chiesa che si può aprire, per ogni uomo, la via della trinitarizzazione, una via dove tutto viene dal Padre per il Figlio, nello Spirito Santo. Tale via della trinitarizzazione è in realtà la via della divinizzazione, la via della divino-umanizzazione. Qui si realizza la Buona Novella annunciata dall'apostolo Pietro il Teoforo: nella Chiesa ci sono date tutte le potenze divine necessarie per la vita eterna e la pietà, ed è con il loro aiuto che abbiamo parte alla natura divina (theias koinonoi physeos) 37.
    Gli "Atti degli Apostoli" ci mostrano e ci provano questa divina verità, secondo la quale, la vita nella Chiesa è una vita nello e per lo Spirito Santo, una vita calata nei dogmi evangelici e innanzitutto nel dogma della risurrezione. I cristiani sono tali quando vivono il dogma della resurrezione approfonditamente - e questo avviene per la grazia dello Spirito Santo e per la loro volontà che applicano nell'esercitare le virtù. La vita evangelica, la vita apostolica non sono altro che un vivere i santi dogmi, le sante verità evangeliche. Sono ancora gli "Atti degli Apostoli" che ci forniscono il materiale utile per condurre una siffatta vita. Sotto i nostri occhi si compie nella Chiesa la trasfigurazione per opera dello Spirito Santo, la trasfigurazione divino-umana dell'uomo -a cominciare dagli Apostoli. Secondo la testimonianza di san Giovanni Crisostomo, quando i santi Apostoli ricevettero, nel giorno della santa Pentecoste, lo Spirito Santo, divennero diversi dagli altri esseri umani: "Ogni perfetta virtù è venuta a regnare in loro" 38.
    Nel giorno della Pentecoste, gli Apostoli furono riempiti di Spirito Santo 39 per l'eternità; divennero per sempre la fonte inesauribile della grazia dello Spirito Santo nella Chiesa, nei secoli e per l'eternità 40. Da ciò deriva l'esclusività [exaireton] del diritto posseduto dagli Apostoli: il diritto di trasmettere, di donare lo Spirito Santo ad altri uomini [Pneûma didonai hetérois] 41. Nel "giorno dello Spirito Santo", la Chiesa si riempie di tutte le divine "forze dell'alto" 42, queste forze che le permettono di compiere i più diversi miracoli, di vincere i peccati, di uccidere ogni genere di morte, di disarmare i diavoli, di fare tutto ciò che è utile agli uomini per la loro salvezza, per la loro santificazione, per la loro trasfigurazione, per la loro cristificazione, per la loro divino-umanizzazione, per la loro divinizzazione, per la loro trinitarizzazione. A testimoniare che gli Apostoli siano per la Chiesa i messaggeri della Buona Novella e del Vangelo di Cristo è il fatto che sono stati rivelati agli uomini attraverso delle lingue di fuoco che si sono ripartite su ognuno di loro 43. È giusto dire "delle lingue come di fuoco", perché non si creda che lo Spirito sia qualcosa di materiale44. La grazia che la Chiesa ha ricevuto è una e la medesima a Pentecoste e tutt'oggi 45. Invero, la Chiesa è una Pentecoste permanente, un incessante "giorno dello Spirito Santo" 46.
    Tratto da La Lumière du Thabor n. 38 pp. 37-67
    Trad. dal francese di Chiara Ruth Rantini
    pubblicata su La Pietra n. 1 / 2001 pp. 6-18
    [1] Cfr. Gv. 15,26; 16,13; 1 Cor. 2,4; Ef. 3,5
    [2] Atti 2,1-47.
    [3] Cfr. Gv. 16,7-13; 15,26; 14,26.
    [4] Preghiera conclusiva dell'Inno Acatisto al dolcissimo Gesù
    [5] Questo è il nome dato dai Serbi alla festa di Pentecoste (N. d. T.)
    [6] Cfr. Atti 10,44; 11,15-16; 15,8-9; 19,6.
    [7] Cfr. 1 Cor. 12,1-28. Tuttavia dobbiamo sempre conservare nello spirito questa verità neo-testamentaria, ovvero che il Dio-Uomo, il Signore Gesù possiede in quanto uomo perfetto una propria anima umana.
    [8] Octoico, tono 1 del Mesonitico, Canone della Tutta Santa Trinità, Ode prima.
    [9] Pentecostario, il martedì della Pentecoste, al Mattutino, gli Apostichi.
    [10] Cfr. Gv. 4,13; 1 Cor. 2,4-16.
    [11] Cfr. Mt. 11,27; 1 Cor. 2,12.
    [12] Ef. 1,17.
    [13] Ef. 1,17.
    [14] Ef. 1,17; 3,6; 1 Cor. 2,10.
    [15] 1 Cor. 12,3.
    [16] Gv. 16,13; 14,26; 1 Cor. 2,6-16.
    [17] Gal. 4,6.
    [18] Rom. 8,9.
    [19] Su Isaia, 3 (PG 30,289 D)
    [20] Rm. 8,9
    [21] Spasovdan: questo è il nome con il quale i Serbi indicano la festa dell'Ascensione. (N. d. T.)
    [22] 1 Cor. 2,16
    [23] Gv. 14,20
    [24] Gv. 14,21
    [25] Gv. 14,23
    [26] Gv. 14,23; 1 Gv. 5,23-24
    [27] Gv. 17,1-7
    [28] Gv. 17,10
    [29] San Giovanni Crisostomo, Omelie su Giovanni, 82,1 (PG 59,413)
    [30] Gv. 15,26
    [31] Gv. 16,13-14
    [32] Gv. 14,26; 16,13
    [33] Gv. 17,11.21.22-23
    [34] Mt. 10,20; Mc. 13,11; Lc. 12,12
    [35] Mt. 12,28-32; Mc. 3,29; Lc. 12,10
    [36] At. 15,28
    [37] 2Pt. 1,3,4
    [38] Omelie sugli Atti degli Apostoli, 1,1 PG 60,15
    [39] At. 2,4; 8,18; 9,17; 10,44,47; 11,15; 19,5
    [40] Ibid. Omelie 4,2 (45)
    [41] Ibid. 18,3 (144)
    [42] Lc. 24,49; At. 1,8
    [43] At. 1,3
    [44] Ibid. Omelie 4,1 (43)
    [45] Ibid. Omelie 1,6 (22)
    [46] At. 10,44-48; 11,15-16; 15,8-9; 19,6

  2. #12
    presbitero cristiano ortodosso
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    Proprio per non far mancare a Dreyer il materiale su cui potere esercitare tutto il suo carisma e tutto quanto il suo ministero di ermeneuta in totale sintonia


    mi scuso sempre per la lunghezza del documento



    B]Vescovo Alexander (Mileant)
    Breve commento al Credo
    [/B]

    Cos'è il Credo?

    Il termine "Credo" proviene dal latino "credo", che significa appunto "io credo". Nella Chiesa Ortodossa Credo è usualmente detto il Simbolo della Fede, cioè l'"espressione" o "confessione" della Fede.
    Un uomo senza la fede è come un cieco. La fede dà all'uomo una visione spirituale per mezzo della quale egli può vedere e capire l'essenza di tutto ciò che lo circonda: come e perché ogni cosa è stata creata, quale è il senso della vita, cosa è giusto e cosa non lo è, ed infine verso cosa ci si deve sforzare di tendere.
    Dai tempi antichi, i Cristiani del periodo apostolico usarono il Credo per ricordarsi dei principi della Fede Ortodossa. Nella Chiesa antica esistevano vari brevi Credi. Ma nel quarto secolo apparvero dei falsi insegnamenti riguardo al Figlio di Dio e al Santo Spirito. Così si rese necessario completare questi brevi Credi e definire più accuratamente gli insegnamenti della Chiesa.



    Quadro storico
    Il Credo Niceno fu composto dai Padri del primo e del secondo Concilio Ecumenico. I primi sette articoli del Credo sono stati scritti durante il primo Concilio Ecumenico, e gli ultimi cinque durante il secondo Concilio Ecumenico. Il primo Concilio si riunì a Nicea nel 325 d.C. per confermare i veri insegnamenti riguardo al Figlio di Dio e per opporsi alle false dottrine di Ario. Ario credeva che il Figlio di Dio fosse stato creato da Dio Padre. Il secondo Concilio si riunì a Costantinopoli nel 381 d.C. per confermare i veri insegnamenti riguardo al Santo Spirito ed opporsi alle false dottrine di Macedonio che rifiutava l'origine divina del Santo Spirito. Il Credo è denominato "Niceno-Costantinopolitano" a derivare dalle due città nelle quali i Padri si raccolsero per il primo ed il secondo Concilio Ecumenico. Il Credo consiste di dodici articoli. Nel primo articolo si parla di Dio Padre; dal secondo al settimo articolo si parla del Figlio; nell'ottavo articolo del Santo Spirito; nel nono della Chiesa; nel decimo del Battesimo; e infine, nell'undicesimo e nel dodicesimo della resurrezione dei morti e della vita eterna.



    Il Credo
    1 Credo in un unico Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, e di tutte le realtà sia visibili che invisibili.
    2 E un unico Signore: Gesù Cristo, il Figlio di Dio, l'unigenito, il generato dal Padre prima di tutti i secoli. Luce da Luce; Dio vero da Dio vero; generato, non creato; coessenziale al Padre; mediante cui tutte le realtà presero esistenza.
    3 Che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli e si incarnò dallo Spirito santo e dalla Vergine Maria, e si fece uomo.
    4 E fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, e soffrì, e fu sepolto.
    5 E risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture.
    6 E risalì ai cieli e siede alla destra del Padre.
    7 E di nuovo verrà con gloria a giudicare i vivi e i morti; il cui regno non avrà fine.
    8 E nello Spirito, che è santo, Signore, vivifico, procede dal Padre, insieme con il Padre e con il Figlio è adorato e glorificato, parlò per mezzo dei Profeti.
    9 Ed un'unica, santa, cattolica e apostolica Chiesa.
    10 Confesso un unico Battesimo per la remissione dei peccati.
    11 Aspetto la risurrezione dei morti.
    12 E la vita del secolo venturo. Amen.


    Cominciamo il Credo con "(Io)Credo" questo perché l'essenza delle nostre convinzioni religiose non dipende da esperienze esterne ma dal nostro accettare verità date da Dio. Sicuramente non si possono provare con un esperimento di laboratorio verità del mondo spirituale. Queste verità appartengono alla sfera dell'esperienza religiosa personale. Più una persona cresce nella vita spirituale - più prega, pensa a Dio, compie il bene - più cresce la sua esperienza spirituale interiore, e più chiara diventa per lui la verità religiosa. In questo modo, la fede diviene per lui soggetto di esperienza personale.

    In cosa dobbiamo credere secondo il Credo?
    Noi crediamo che Dio sia pienezza di perfezione; crediamo che Egli sia uno Spirito perfetto, senza tempo, senza principio, onnipotente e onniveggente. Dio è dappertutto, vede tutto, e sa in anticipo quando qualcosa accadrà. Egli è Bene sovrabbondante e l'unico tuttosanto. Non ha bisogno di niente ed è la ragione di tutto ciò che esiste.
    Noi crediamo che Dio sia uno in essenza e una Trinità nelle Persone (questo per dire che l'unico vero Dio ci è apparso come Padre, Figlio e Santo Spirito). Il Padre, il Figlio e il Santo Spirito sono la Trinità, una in essenza ed indivisibile. Il Padre non è generato e non procede da altri. Il Figlio è stato generato dal Padre prima di tutti i secoli il Santo Spirito procede eternamente dal Padre.
    Noi crediamo che tutte le Persone della Santa Trinità sono eguali in perfezione divina, grandezza, potenza e gloria. Cioè noi crediamo che il Padre è Dio vero e perfetto, il Figlio è Dio vero e perfetto, il Santo Spirito è Dio vero e perfetto. Quindi nelle preghiere glorifichiamo contemporaneamente il Padre, il Figlio e il Santo Spirito come un solo Dio.
    Crediamo che l'intero mondo visibile ed invisibile sia stato creato da Dio. In principio Dio creò il grande mondo invisibile degli Angeli, altrimenti noto come Cielo. Come specificato nella Bibbia, Dio creò il nostro mondo materiale o fisico dal nulla. Questo non fu fatto istantaneamente, ma gradualmente durante i periodi di tempo che nella Bibbia sono chiamati "giorni". Dio creò il mondo non per necessità o bisogno ma a derivare dal Suo buon desiderio di fare ciò affinché le sue altre creazioni potessero godere della vita. Essendo Egli stesso infinitamente buono, Dio creò buone tutte le cose. Il male apparve nel mondo a causa del cattivo uso della libera volontà, che Dio ha dato sia agli angeli che agli uomini. Per esempio, il Diavolo (Satana) e i suoi demoni erano una volta angeli di Dio. Ma essi si ribellarono contro il loro Creatore e divennero demoni. Essi furono cacciati dal Cielo e formarono il proprio regno denominato "inferno". Da allora in poi, essi hanno tentato gli uomini al peccato e sono diventati i nemici nostri e della nostra salvezza.

    Noi crediamo che tutte le cose siano sotto il controllo di Dio; cioè egli provvede ad ogni creatura e guida ogni cosa ad una buona meta. Dio ama e bada a noi come una madre bada al suo bambino. Per questa ragione niente può accadere ad una persona che abbia fiducia in Dio.

    Noi crediamo che il Figlio di Dio, il nostro Signore Gesù Cristo, discese dal cielo per la nostra salvezza. Venne sulla terra e assunse la nostra carne per mezzo dello Spirito Santo e della Vergine Maria. Essendo Dio da tutta l'eternità, Egli nel tempo del re Erode assunse la nostra natura umana, sia anima che corpo, ed è quindi veramente Dio e veramente uomo, o Dio-uomo. In un'unica divina Persona Egli combinò due nature, la divina e l'umana. Queste due nature rimarranno sempre con Lui senza cambiamento, né mescolandosi né cambiando dall'una nell'altra.

    Noi crediamo che il nostro Signore Gesù Cristo, mentre viveva sulla terra, ha illuminato il mondo col Suo insegnamento, il suo esempio ed i miracoli. Egli insegnò agli uomini cosa essi devono credere e come devono vivere per poter ereditare la vita eterna. Per mezzo delle Sue preghiere a Suo Padre, della Sua completa obbedienza alla Volontà del Padre, della Sua sofferenza a morte Egli sconfisse il demonio e redense il mondo dal peccato e dalla morte. Per mezzo della Sua Resurrezione dalla morte, pose le basi per la nostra resurrezione. Dopo la Sua Ascensione nella carne al Cielo, che avvenne quaranta giorni dopo la Sua Resurrezione dalla morte, il nostro Signore Gesù Cristo sedette alla destra di Dio Padre; cioè ricevette uguale potenza di Dio Padre e da allora insieme con Lui egli governa la faccia del mondo.

    Noi crediamo nel Santo Spirito, che procede da Dio Padre dall'inizio del mondo, insieme con il Padre ed il Figlio dà esistenza a tutta la creazione e governa tutto. Egli è la sorgente di una vita spirituale piena di grazia, per gli angeli come per gli uomini, ed ugualmente al Padre ed al Figlio è degno di tutta la gloria e adorazione. Nel Vecchio Testamento il Santo Spirito parlò per mezzo dei Profeti. Quindi, nel principio del Nuovo Testamento, Esso parlò attraversò gli Apostoli ed ora vive nella Chiesa di Cristo, guidando i suoi pastori ed il suo popolo nella verità.

    Noi crediamo che il nostro Signore Gesù Cristo fondò la Chiesa sulla terra per la salvezza di tutti coloro che credono in Lui. Egli mandò lo Spirito Santo agli Apostoli alla Pentecoste. Sin da quel tempo lo Spirito Santo rimane nella Chiesa, quella comunità piena di grazia o unione dei credenti Cristiani Ortodossi e la preserva nella purità degli insegnamenti di Cristo. La grazia del Santo Spirito rimane nella Chiesa, purifica coloro che si pentono dai peccati, aiuta i credenti a crescere nelle opere buone e li santifica.

    Noi crediamo che la Chiesa è Una, Santa, Cattolica ed Apostolica. Essa è Una poiché tutti i Cristiani Ortodossi, sebbene appartengono a diverse chiese nazionali e locali, sono un'unica famiglia insieme con gli angeli ed i santi nel Cielo. L'unicità della Chiesa è determinata dall'unicità della Fede e della Grazia. La Chiesa è Santa poiché i suoi figli fedeli sono santificati dalla parola di Dio, dalla preghiera e dai Sacramenti. La Chiesa è Cattolica poiché ciò che noi crediamo è il medesimo insegnamento che è ritenuto essere vero da tutti i Cristiani Ortodossi, sempre e dovunque. La Chiesa è chiamata Apostolica poiché conserva l'insegnamento e la successione degli Apostoli. Dai tempi antichi questa successione apostolica passa avanti senza interruzione da Vescovo a Vescovo nel Sacramento dell'Ordine. La Chiesa rimarrà del nostro Signore e Salvatore sino alla fine del tempo.
    Noi crediamo che nel sacramento del Battesimo il credente ottiene il perdono di tutti i peccati. Il credente diventa un membro della Chiesa. In questo momento è aperto per lui l'accesso agli altri sacramenti di salvezza. Nel sacramento della Crismazione il credente riceve la grazia del Santo Spirito. Nella Confessione o Penitenza sono perdonati i peccati. Nella Santa Comunione, offerta durante la Divina Liturgia, il credente riceve il reale Corpo e Sangue di Cristo. Nel sacramento del Matrimonio è creata un'unione indissolubile tra un uomo e una donna. Nel sacramento dell'Ordine sono ordinati Diaconi, Preti e Vescovi per servire la Chiesa. Nella Santa Unzione è offerta la cura della malattia fisica e spirituale.

    Noi crediamo che prima della fine del mondo Gesù Cristo, accompagnato dagli angeli, verrà nuovamente nella gloria sulla terra. Ogni persona, secondo la Sua Parola, risorgerà dalla morte. Come per un miracolo, le anime di coloro che sono morti ritorneranno nei corpi che possedettero durante la loro vita terrena. Tutti i morti ritorneranno alla vita. Durante la Resurrezione Generale, i corpi dei santi, sia quelli che risorgono che quelli ancora viventi, saranno rinnovati e diventeranno spiritualizzati nell'immagine del Corpo Risorto di Cristo. Dopo la resurrezione, ognuno apparirà davanti al giudizio di Cristo, per ricevere ciò che è dovuto, secondo quanto egli fece quando viveva nel suo corpo, bene o male. Dopo il giudizio, i peccatori senza pentimento entreranno nei tormenti eterni ed i giusti entreranno nella vita eterna. Questo segnerà l'inizio del Regno di Cristo, che non avrà fine.

    Il Credo è letto da un catecumeno (chi si prepara a ricevere il battesimo). Il Credo è cantato durante la Liturgia e dovrebbe essere letto quotidianamente durante le Preghiere del Mattino. Un'attenta lettura del Credo rafforza grandemente la nostra fede. Questo accade perché il Credo non è semplicemente una formale dichiarazione di fede ma una preghiera. Quando diciamo "Credo" in uno spirito di preghiera, insieme con le altre parole del Credo, noi ravviviamo e rinforziamo la nostra fede in Dio e in tutte quelle verità che sono contenute nel Credo. Ecco perché è così importante per il Cristiano Ortodosso recitare il Credo quotidianamente o almeno regolarmente

  3. #13
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    La Chiesa è UNA, perché UNO è il Suo fondatore: non esistono Chiese "sorelle"
    Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui.

  4. #14
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    sempre per consentire a Dreyer di progredire ampiamente nell'applicazione dell'ermeneutica e nel suo ministero di interpretazione e scusandomi sempre per la lunghezza del documento cristiano-ortodosso che vado a postare

    Padre Giovanni




    Psicopatologia dell’Uniatismo Appunti di P. Clementi :

    Il brodo di coltura Nell’Africa sconvolta da integralismo e spinte secessioniste, al tramonto della Civiltà romana e con i barbari alle porte, il vescovo Agostino d’Ippona scrive ai Donatisti: “Non voglio che alcuno sia costretto a essere in comunione con un altro” (Ep. 23). Poco dopo, tuttavia, lo stesso s’impunta nervoso: “Non è importante sapere se sia bene o male costringere qualcuno, ma se sia bene o male ciò cui è costretto” (Ep. 93). Pescando nel suo retroterra spirituale (la religione manichea, in cui s’era formato e di cui era stato tra i principali esponenti), infine Agostino sbotta: “C’è una persecuzione giusta… La Chiesa perseguita per amore… In virtù del potere che Dio le ha conferito, la Chiesa forza ad entrare nel suo seno coloro che trova sul suo cammino” (Ep. 183). L’occhio manicheo vede in bianco e nero: il bene è tutto e solo da una parte, il male è tutto e solo dall’altra parte. L’altro è nel male; l’altro è il Male. “Disse il padrone al servo: Esci per la strada e compélle intráre, costringi a entrare”: ma Agostino non intende Lc 14, 15-23 nel significato autentico; ascolta solo la conclusione letterale (ut impleátur domus mea, per riempire la casa). Per amore della verità bisogna costringere e fare ricorso alla forza, pensa Agostino (Ep. 93 e 185) e, involontariamente, inocula un virus letale nell’anima della cristianità occidentale: un giorno, milioni di uomini, per il bene dell’umanità, saranno costretti ad entrare nei campi di sterminio. Una disperata solitudine. Con il golpe dell’800 (l’incoronazione di Carlomagno), il patriarcato dell’Antica Roma ha la sua vittoria di Pirro. Dov'è la Roma dei Cesari che avevano dominato il mondo? La basilica dell’apostolo Pietro e le sue adiacenze sono trasformate in Scholae, bivacchi di soldati Franchi e Sassoni. Quasi tutta la penisola italiana, dal Garigliano in giù, e la Sardegna, e la trinacride Sicilia non hanno seguito il Papa nella sua avventura secessionista dall’Impero romano per costruire una parodia d’impero, romano di nome e francogermanico di fatto. E’ solitaria la Città ricca di popolo; è vedova la grande tra le nazioni: un tempo signora, è sottoposta a tributo e i suoi avversari ora sono i suoi padroni (Lamenti 1, 1-5). I Franchi riducono in schiavitù – con il feudalesimo – i Romani d’Occidente e, da padroni, trasformano la Catholica Ecclesia di Roma Antica in una Chiesa Nazionale: la Chiesa della Nazione Franca. I chierici formati nelle Scuole di Carlomagno e il monachesimo benedettino – capillare strumento di politica culturale – impongono, in pochi anni, tutte le innovazioni che i Franchi ritengono utili a separare la loro Chiesa dalla comunione dell’Una Santa Cattolica e Apostolica Chiesa. Il patriarcato di Roma Antica fa scisma, si separa dai patriarcati di Nuova Roma, di Antiochia, di Alessandria, di Gerusalemme. Con sublime sprezzo della logica e del ridicolo, gli storici occidentali spiegano che la torta si è separata dalla fetta, il più dal meno: parlano d’uno scisma dell’Oriente e non dall’Oriente. La Chiesa di Roma Antica scopre d’essere in disperata solitudine, in visibile minoranza: può contare solo su un pugno di fedeli e su un fazzoletto di terra. Dagli acquitrini malarici del Lazio alle brumose rive del Reno: il territorio all’epoca più povero e meno abitato, è tutto quanto continui a riconoscersi in comunione più o meno consapevole con il Papato. Compélle intráre La cocente sconfitta causa tra golpisti e scismatici un comprensibile complesso d’inferiorità, sublimato in astioso spirito di rivalsa: compélle intráre, bisogna costringere quanta più gente possibile all’unione, ut impleátur domus, per riempire la casa tristemente vuota. La lezione d’Agostino: in virtù d’un potere (che si presume) ricevuto da Dio, il cattolicismo costringe all’unione quanti incontra sul cammino. Compélle intráre diventa allora il gemito del cuore d’una nobile schiera di missionari, spesso votati al martirio e di fronte ai quali chiunque s’inchina riverente. Senza dimenticare, però, che i missionari si muovevano al seguito delle grandi Potenze militari e commerciali, le Multinazionali del tempo (ma anche l’Italietta ebbe le sue Colonie e Missioni). Compélle intráre è stato anche il grido di battaglia contro Moriscos e Marranos, musulmani ed ebrei (cattolici a forza) del Portogallo e della Spagna e, quindi, anche di gran parte del Sud Italia spagnolizzato. Ci deve pur essere un motivo se le Leggi razziali sono un prodotto DOC della Civiltà occidentale, importato anche nei Paesi ortodossi ma da Sovrani illuminati dalla cultura occidentale. Compélle intráre è stata, soprattutto, la parola d’ordine usata contro gli Ortodossi, a partire dal popolo che ebbe la mala sorte di trovarsi più a portata di mano: la Nazione romana e ortodossa della Sicilia e del resto della Grande Grecia. Il Concordato del ‘59 A fine agosto 1059 il bavarese Gerardo de Chelone (papa Nicola II), celebra un “concilio” a Melfi di Potenza: gli è accanto il famigerato cardinale Ildebrando di Soana (il futuro Gregorio VII ) e un imponente seguito di cardinali, vescovi, abati. Motivo di tanta pompa: la stipulazione d’un Concordato con i baroni normanni impegnati nella conquista dell’Italia Meridionale. Esibendo il Constitutum Constantini, vale a dire un falso documento , Nicola II concede a Roberto il Guiscardo il possesso di tutta la Grande Grecia e della Sicilia, nominandolo Legato Apostolico, suo personale alter ego. Da parte sua, Roberto giura su Dio e sul Vangelo che sarà alleato del Papa contro qualsiasi avversario; s’impegna a non avanzare in guerra senza l’autorizzazione del Papa; promette di consegnare la popolazione conquistata dell’Italia Meridionale, mantenendola nell’obbedienza alla Santa Romana Chiesa. I metodi impiegati per ridurre all’obbedienza l’ortodossa Nazione romana, durante e dopo la conquista militare, sono noti: · Pulizia etnica: sterminio degli abitanti d’intere città, poi ripopolate da coloni della stessa etnia degli invasori, fatti affluire dalla Provenza. · Evacuazione e deportazione in massa da una parte all’altra del territorio occupato (tra 12° e 15\16° secolo, scompaiono dalle città i cognomi greci). · Esproprio di case e campi (tranne qualche collaborazionista, tutti i proprietari terrieri dell’Italia Meridionale già nel 12° secolo sono baroni - i gattopardi - anglo-franco-sassoni). · Sequestro e distruzione di libri (tra 12° e 17° secolo scompaiono dalla Calabria, uno dei maggiori centri di produzione libraria dell’Impero romano, tutti i manoscritti sia di contenuto sacro, sia profano). · Sostituzione dei vescovi romani e ortodossi del luogo con gerarchi di fiducia (normanni proprio di sangue; inglesi, come il Walter off the Mills di Palermo). · Soppressione dei monasteri ortodossi e insediamento, nelle stesse strutture, di nuove organizzazioni religiose (per esempio, benedettini nel Monastero di San Filippo di Agira, presso Enna) oppure sottomissione dei monasteri ortodossi all’autorità feudale di cattolici vescovi\principi o abati\baroni (per esempio: il Salvatore di Messina al vescovo cattolico della città; il Monastero del Theristì all’abate della Chartreuse fondata nel 1091 in Calabria dal nobile Bruno Hartenfaust, nato a Köln, già chierico della cattedrale di Reims, già consigliere del nobile Eudes de Châtillon-sur-Marne ). · Latinizzazione o, per meglio dire, cattolicizzazione della popolazione locale (non è un caso se, a conquista ancora in corso, in tutta l’Italia Meridionale spuntano come funghi chiese e monasteri cattolici dedicati al dogma trinitario). Dopo lunghissimi secoli di Turcocrazia, in Grecia si parla greco, i monasteri ortodossi sono centinaia e migliaia le chiese ortodosse piccole e grandi, la popolazione è pressoché interamente ortodossa. Nell’Italia Meridionale sottoposta alla Francocrazia: è sparita in un batter d’occhio la lingua greca, gli ortodossi sono un’insignificante minoranza; di chiese e monasteri ortodossi, si vedono soltanto ruderi (spesso, neppure quelli). Il vescovo Lucifero di Crotone e il vescovo Gioieni di Agrigento, che nel 16° secolo fecero abbattere stupendi templi, volevano distruggere la memoria, l’anima “greca” e ortodossa del popolo loro sottoposto. Un loro “compagno” , il vescovo Giulio Stavriano di Bova, distrusse persino le reliquie dei santi a lui poco graditi. Per quanto riuscito in Italia Meridionale, il Metodo Normanno ut impleátur domus non sempre è applicabile: una volta saccheggiato tutto quel che c’era da saccheggiare, non è stato più tanto facile trovare Crociati. La Chiesa cattolica ha preferito impiegare e perfezionare – per il suo compélle intráre – il Metodo Uniata, una tecnica per “disinfettare” il rito bizantino dalla fede ortodossa, per produrre una schiera di zombi (corpi privi dell’anima ortodossa). Cattolici vestiti da ortodossi. Un felice neologismo Uniati o Uniti è un felice neologismo per indicare quei gruppi – e i singoli – che, abbandonando la Chiesa ortodossa, si sono uniti alla religione cattolica, accettandone tutti i dogmi. L’icastico lemma è preferibile all’accademico e chilometrico “cattolico di rito bizantino-greco” (o serbo, georgiano, ecc.) che mescola teologia, liturgia e dati etnico-linguistici, edulcorata espressione che i professionisti dell’ecumenismo hanno escogitato allo scopo di far scomparire dall’uso un appellativo da loro aborrito. Il “cattolico di rito bizantino” è brillante ecclesialese, sottoprodotto del politically correct, imposto dal sentire – paradossalmente - come offesa l’essere unito al Papa e alla Chiesa cattolica. L’anomalia degli Uniti è già palese nell’acrobazia semantica ed è rilevata dalla necessità di caratterizzare (razzialmente) alcuni cattolici. Nessuno si sognerebbe di dire che mons. Martini è il vescovo cattolico di rito latino-ambrosiano di Milano. In apnea, invece, si è costretti a dire che mons. Lupinacci è il vescovo italo-albanese cattolico di rito bizantino-greco di Lungro. La differenza tra i due non sta nella professione di fede: entrambi - ci mancherebbe - aderiscono agli stessi dogmi. Entrambi fanno parte della stessa Conferenza Episcopale ed entrambi – non guasta ricordarlo - sono stipendiati dalla stessa cassa (l’Otto per mille destinato alla Chiesa Cattolica) . La differenza sta in aspetti marginali: la foggia dell’abito ecclesiastico (come la talare del clero milanese è diversa da quella del clero napoletano), l’uso della barba (come, all’interno dello stesso Ordine Francescano, i Cappuccini hanno la barba che invece si radono i Minori) e così via. Neppure il “Rito” differenzia molto: sacerdoti cattolici di entrambi i riti, normalmente celebrano insieme, seguendo indifferentemente le prescrizioni dell’uno o dell’altro (vale a dire, celebrando la messa latina o quella detta bizantina). La differenza tra un cattolico comune e un cattolico di rito bizantino sta dunque soltanto nel fatto che il secondo appartiene a un “ghetto” con proprie, suggestive usanze: una minoranza etnica, un’appendice di cui, forse, si prova persino vergogna . Da Lyon a Kiev Primi uniti potremmo considerare quei tre o quattro ortodossi che nel 1274, in Francia, a Lyon, firmarono un trattato d’unione con il Papa. Era stato l’imperatore Michele 8° Paleologo a volere l’Unione, sperando così di evitare l’aggressione dei Crociati. L’Unione fu rifiutata dal popolo ortodosso, nonostante violente persecuzioni, e fallì miseramente grazie anche all’insurrezione popolare partita dalla Sicilia nel 1282 (Guerra del Vespro). In seguito, l’imperatore Costantino 11° firmò a Firenze (1439) un nuovo trattato, questa volta nella speranza di salvare Costantinopoli e l’Impero romano dai Turchi. Il popolo di Costantinopoli si votò allora al martirio e la Nuova Roma, il 23 maggio 1453, cadde in mano a Maometto 2°. Le due Unioni - Lyon e Firenze – servirono al Papa per asservire gli ortodossi dell’Italia Meridionale: non solo la popolazione originaria del luogo e già sottoposta al dominio pontificio, ma anche i profughi che, scappando all’avanzata turca, giunsero in Italia nei secoli 15\16° dal Peloponneso, dalla Morea, dall’Epiro, e si stabilirono per lo più nella Sila cosentina e nelle Madonie palermitane. Si trattò di un’unione di fatto; non in conseguenza di un trattato ufficiale, ma per il fatto stesso che quei “greci” o “albanesi” vivevano o si erano stabiliti in diocesi cattoliche: come mercenari, contadini o mercanti ma pur sempre per concessione delle locali autorità cattoliche, civili o religiose. Sulla falsariga dell’Unione di Firenze, furono incorporati anche molti ortodossi che si trovavano in territori retti da sovrani cattolici. L’Unione di Brest-Litivsk (1596) incorpora alla Chiesa cattolica gli ortodossi del cattolico Regno di Polonia e del cattolico Granducato di Lituania; nel 1646 e 1698, gli ortodossi della Subcarpazia e della Transilvania, possedimenti del cattolico re d’Ungheria. Qualche ortodosso si è forse unito per sincera convinzione; certo che i più non abbiano potuto farne a meno: gli ortodossi sudditi di re cattolici avevano meno diritti civili dei sudditi di Sultani o Califfi musulmani. E’ certo, poi, che le Unioni furono realizzate in un clima non proprio “ecumenico”: è tristemente noto, a proposito, quanto operato in Ucraina negli anni 1617\23 dal gesuita Giosafat Kuncewycz. Altre Unioni sono avvenute per interessi economici, ambizione personale, beghe non di rado fomentate e foraggiate dal personale diplomatico straniero (vedi, per esempio, in territori a forte influenza francese, quei vescovi ortodossi di lingua araba - Melkiti -che nel 1724 si unirono a Roma). E’ ovvio che l’unione “convinta” sia avvenuta in un secondo momento, grazie alla predicazione dei primi sacerdoti formati (sin dall’infanzia) nei Pontifici Collegi (Greco, Ruteno, Ucraino, ecc.) di Roma e all’immediata, massiccia, penetrazione degli Ordini religiosi cattolici (anche i Normanni, avanzando, si guardavano le spalle fondando monasteri nuovi di zecca, pullulanti di Benedettini fatti affluire in tutta fretta dalla Normandia). E’ appena il caso, infine, di ricordare – accanto agli Uniti in Servizio Permanente Effettivo - gli Uniti di Complemento: il monastero benedettino di Chevetogne in Belgio, per esempio, o i gruppuscoli a conduzione familiare di simpatizzanti del rito bizantino. Si tratta di cattolici latini che hanno adottato stabilmente o saltuariamente il “rito bizantino” al fine di proselitismo mimetizzato , oppure per snobistica contestazione alle continue riforme liturgiche della Chiesa Cattolica (una sorta d’esotismo d’accatto) oppure per una presunta impossibilità di fare scelte chiare , preferendo restare nel limbo di sedicenti ortodossi con passaporto cattolico, sempre in partenza ma sempre fermi in stazione. Nella migliore tradizione del melodramma italiano (Vorrei e non vorrei…) o arrogandosi un ruolo tra l’archeologico e il “profetico”: quello d’incarnare un’ipotetica Chiesa indivisa del primo Millennio e di prefigurare una rap-Chiesa che va da san Serafino di Sarov a madre di Teresa di Calcutta, da Chiara Lubich a san Gregorio Palamas. Da Kiev al “Metodo cinese” San Giovanni di Matera, condannato al rogo dai cattolici (dopo la conquista di Bari, 1071), evade e si rifugia nelle impenetrabili selve tra Lucania e Calabria; qui incontra Guglielmo da Vercelli – fondatore dei Benedettini di Montevergine – in procinto di partire missionario per l’Oriente e lo persuade che ciò non è gradito al Signore. Il metodo missionario, tuttavia, è stato quello più impiegato ut impleátur domus: ancora nel 20° secolo si vedevano tra gli ortodossi “missionari” cattolici i quali mutavano d’abito per la bisogna e persino i dati anagrafici (è celebre il caso del dotto francese Charles Charon, ribattezzatosi Kyril Korolevskji). Per comunità disperse in una maggioranza latino-cattolica e negli Stati assolutisti (come, per esempio, i “greci” dell’Italia Meridionale, colonia della Spagna) poteva bastare la Perbrevis instructio di Clemente VIII (1596) che regolava alcune usanze più o meno “ortodosse” che agli occhi dei locali vescovi cattolici apparivano più stravaganti. Per comunità più vaste e con solide strutture – con vescovi e monasteri - il proselitismo doveva essere meglio organizzato. Non sarebbe bastato legiferare super aliquibus ritibus graecorum, come faceva l’Istruzione Clementina, ma era necessario un metodo tecnicamente più efficace: il Metodo cinese, ancor oggi lodato da Giovanni Paolo II come “rispondente al decreto Ad Gentes del Concilio Vaticano II” e “quanto mai vero e attuale” . Nel 16\17° secolo i gesuiti Adam Schall, Fernand Verbiest e Matteo Ricci, dopo aver imparato alla perfezione il cinese e vestiti da mandarini – con tanto di ventaglio e codino – si recarono in Cina. Chiamavano Tien (= cielo) il Signore Dio, riverivano Confucio e accendevano bastoncini d’incenso agli Antenati. Abolirono alcuni riti cattolici che urtavano la sensibilità o le abitudini cinesi (per esempio, l’osservanza della domenica) e, soprattutto, distribuirono quadretti con il senso della prospettiva (ancora sconosciuta agli artisti cinesi), mappamondi, binocoli, orologi, occhiali e chincaglieria varia, insieme a lezioni di medicina, matematica ed astronomia. Non diversa è stata l’attività missionaria tra gli ortodossi: quasi tutti i grandi Ordini religiosi cattolici avevano (e forse hanno ancora) una sezione esperta in “riti orientali” (a Roma, per esempio, c’è una chiesa gestita da Gesuiti di rito bizantino-slavo). Certo: oggi non si distribuiscono più collanine, specchietti e orologi a cucù ma - forse - cellulari e PC. Alla fine del 20° secolo, tuttavia, il Metodo cinese non è sembrato produttivo: ai cattolici non basta più lavorare ut impleátur domus; sono costretti a sgobbare perché la loro stessa casa non si svuoti. Dalle Missioni alle Chiese sorelle E’ nata così la Dottrina delle Chiese Sorelle, frutto della logica fuzzy scoperta, sul finire del 20° secolo, dai ricercatori della University of California. Da essa deriva l’algoritmo secondo il quale, ad esempio, le diocesi italo-albanesi cattoliche di rito bizantino-greco non sarebbero una bizzarria liturgica, ma Chiese sorelle e particolari. Così particolari da non avere missioni: devono restare chiuse come in uno zoo, in un recinto geografico-etnico. Un indigeno dell’Amazzonia e un pigmeo dell’Africa possono diventare cattolici di rito latino ma non cattolici di rito bizantino; un sacerdote italo-albanese cattolico di rito bizantino-greco può, per ipotesi, “lavorare” tra gli ortodossi greci di Torino ma non aprire una missione nel Burundi. Un ucraino cattolico di rito latino può fare il parroco a Casalpusterlengo o il missionario in Papuasia; un ucraino cattolico di rito bizantino può volgersi, tutt’al più, agli ucraini ortodossi. La dottrina delle Chiese Sorelle è nata, in effetti, allo scopo di legittimare l’unitismo con nobili parole e familistici accenti, e il repertorio anatomico della dottrina dei Due Polmoni serve a inibire il ritorno dei cattolici alla Chiesa ortodossa. Gli ortodossi sono il tessuto muscolare che forma il polmone destro – orientale – della Chiesa; i cattolici formano il polmone sinistro (il tessuto cardiaco forse è il Papa): per bizzarro assioma parascientifico, un ortodosso può essere prelevato e innestato nella Chiesa Cattolica ma la Chiesa Ortodossa deve rigettare il cattolico che le si avvicini. Secondo la dottrina dei Due Polmoni – suggestiva, anche se non si sa cosa ne pensi il cervello della Chiesa Cattolica, l’ex Sant’Ufficio - la Chiesa Ortodossa è un organo condannato ad auto-alimentarsi oppure all’atrofia; solo il polmone cattolico può far circolare anche l’aria ortodossa, non viceversa. Che fare? Molti ex-ortodossi o Uniti o Cattolici di rito bizantino o comunque li si voglia chiamare, conservano alcune usanze proprie della Chiesa Ortodossa e non si sono ancora assimilati del tutto ai loro (nuovi) fratelli di fede, grazie all’attaccamento alle tradizioni, all’isolamento dei villaggi (in Transilvania come nella calabra Sila d’un tempo), grazie ad isterismi nazionalistici e grazie, soprattutto, alla politica unionista del Vaticano. Saldamente radicata in Età moderna dal lungo pontificato di Leone XIII (1878\1903), nel 20° secolo la politica unionista portò – in Italia - alla creazione di una Badia Greca (alle porte di Roma) e delle diocesi di Lungro (1919), con parrocchie staccate dalle diocesi di San Marco, Cassano, ecc. e Piana dei Greci (1936, in seguito detta degli Albanesi) con parrocchie staccate dalle diocesi di Palermo, Monreale e Agrigento . L’inevitabile scomparsa, nel 20° secolo, degli Uniti come realtà rituale, avrebbe automaticamente privato il cattolicesimo d’una sorta di corsia preferenziale per l’accesso degli ortodossi alla Casa Cattolica. Non si può costringere gli Uniti a tornare alla Chiesa ortodossa: solo Israele è stato capace del ponte aereo per rimpatriare i Falascià d’Etiopia. Non si può pretendere che il Vaticano sciolga le comunità unite: rinunzierà all’uniatismo solo a parole. Quando qualche “missionario” sarà scoperto con le mani nella marmellata, la gerarchia cattolica risponderà che si tratta d’iniziativa privata (quasi come, nel secolo scorso, la “missione” di mons. D’Herbigny in Unione Sovietica). Ma qualcosa bisogna pur fare, specie di fronte al problema delle adozioni e alla diffusa presenza di luoghi di culto unito. Da più d’un decennio è in atto un tragico pedomazoma : il futuro delle Chiese Ortodosse, specie slave, è di continuo irreparabilmente dragato e drenato: centinaia – migliaia? – di bambini ortodossi, adottati da famiglie italiane, sono sottratti alla Chiesa Ortodossa. Dostoevskij aveva già visto le migliaia di Caritas – per carità, indispensabili e benefiche – diffuse fin nelle minime parrocchie cattoliche e che, bypassando le diocesi e le parrocchie ortodosse, avvicinano direttamente i singoli ortodossi che, disperati, approdano sulle coste e sui marciapiedi italiani. Da Palermo a Milano, poi, esistono in Italia centinaia di chiese unite, mentre sono appena cinque gli edifici di culto ortodosso esteriormente visibili, facilmente individuabili . Gli ortodossi più semplici, più ingenui (i deboli, i milioni di deboli che ti amano, innumerevoli come i granelli della sabbia del mare, dice l’Inquisitore, a noi sono cari), entrano in una chiesa unita e vedono celebrare più o meno come in una chiesa ortodossa. E sono tratti in inganno: i sacerdoti uniti praticano l’intercomunione unilaterale: chi informa i deboli che loro non possono e non devono ricevere i sacramenti che gli Uniti vogliono e devono distribuire così generosamente? Di certo, la Chiesa Ortodossa non può (e non deve) rispondere con la guerra alla guerra, riesumando – per esempio – progetti di una Ortodossia di rito latino: progetti legittimi, ma superati dall’esperienza storica. Forse può solo non stancarsi mai di spiegare che gli Uniti non sono ortodossi e neppure quasi ortodossi: prima di tutto agli stessi Uniti. --------------------------------------------------------------------------------------------------- Carlomagno chiama “greci” gli ortodossi Romani: fa il primo passo verso l’animalizzazione dell’altro. Nel 20° secolo qualcuno chiamerà “pidocchi” i dissenzienti politici. Ci sarà pure un motivo, se teorici e pianificatori di tali “inviti” – da Marx a Pol Pot passando per Hitler – sono tutti padri e figli dell’intellighenzia nordeuropea. Dal Filioque in poi, la cristianità occidentale non guarirà più dalla riformite acuta. Gregorio VII e Francesco d’Assisi, Martin Lutero e il Vaticano II: ognuno vorrà fare la sua riforma e il suo “aggiornamento”. Dopo Agostino, non si rinuncia più alla coercizione o a metodi di persuasione più o meno occulta: al cattolicismo – e alla sua versione secolarizzata, il marxleninismo - non interesserà la salvezza dell’uomo quanto la stabilità della Chiesa - Partito, nel suo indiscutibile ruolo di guida delle masse di tesserati-battezzati o del gregge-proletariato. Nella II Guerra Mondiale, le Forze Armate italo-tedesche inquadravano Preti cattolici e Pastori evangelici che non si trovavano lì per caso o di passaggio ma in divisa e grado d’Ufficiale: come capi. Ci sarà pure un motivo se, nel corso dei conflitti esplosi nella Federazione Iugoslavia, l’Occidente è stato pronto ad ascoltare le sacrosante ragioni dei cattolici croati o dei musulmani bosniaci, ma è rimasto sordo alle sacrosante ragioni degli ortodossi croati e bosniaci. Il Gregorio-pensiero, condensato nell’autografo Dictatus Papae: il Papa è vescovo del mondo intero (§3) e ha il diritto esclusivo d’usare le insegne degli imperatori (§8); tutti gli devono baciare i piedi (§12) e solo il suo nome deve essere pronunciato in chiesa (§10) perché il suo è l’unico nome al mondo (§11) e nessuno può giudicarlo (§19); la Chiesa di Roma non ha mai sbagliato né mai sbaglierà (§22) e nessuno, se non è d’accordo col Papa, può essere considerato cattolico (§26).l Un falso medievale secondo il quale l’imperatore Costantino avrebbe abdicato a favore del Papa, infeudando l’Italia Meridionale come Patrimonium sancti Petri, primo nucleo dello Stato Pontificio. Eudes – Oddone è quel papa Umberto II che nel 1095 scatenò la prima Crociata, facendosi carico della direzione tecnica. Trattò personalmente con la Repubblica di Genova l’affitto della flotta necessaria al trasporto dei militari, ponendovi a capo il vescovo Aymar de Monteil. Sarebbe offesa quell’unione esibita come un vanto e difesa da molti Uniti, come inalienabile libertà individuale, anche a spese della vita. Il clero unito non ama essere chiamato unito ma non disdegna le provvidenze economiche frutto del suo essere unito. La pecunia non olet ed è pure ecumenica. Un vescovo unito, in ossequio alle norme liturgiche orientali (?), non si inginocchia davanti al Corpo e Sangue di Cristo: in piazza San Pietro lo vediamo inginocchiarsi di fronte al romano pontefice. Alla messa papale nel Palazzetto dello sport d’Atene, gli Uniti (minoranza della minoranza cattolica di Grecia) sono stati lasciati in cucina; l’indomani, erano schierati in prima fila a Damasco (dove sono la maggioranza della minoranza cristiana di Siria). Lo stesso Regno di Napoli era soltanto un feudo del Papa-Re (e, di fatto, colonia della cattolicissima Spagna). Vedi, ad esempio la mini-diocesi con sede ad Atene in uno stabile di via Acharnon 246, o la Badia “Greca” di Grottaferrata presso Roma, entrambe nate nel 19°\20° secolo grazie a chierici latini. Ma non poche comunità unite – ad esempio, alla fine del 19° secolo, l’ultima parrocchia greca di Messina – ritornarono prontamente in seno alla Chiesa ortodossa appena si profilò all’orizzonte una qualche libertà di culto. Non parole in libertà ma dichiarazione ufficiale pubblicata in Acta Apostolicae Sedis, 75 (1983), pp. 39-46. Nel 20° secolo, i missionari cattolici in Albania erano stati preceduti dall’occupazione militare, e questa era iniziata come missione umanitaria gestita da un contingente del Corpo di Sanità. Un singolare caso di “uniatismo”: i cattolici veteroritualisti provenienti dallo Scisma Lefevbriano. Il principio di non contraddizione della logica aristotelica (bianco \ nero, ortodossi \ eretici), è superato dalla logica fuzzy (= sfumata) del “quasi” e del “circa”, che consente la costruzione di circuiti operativi più versatili di quelli tradizionali. Se mai la Russia diventerà cattolica, c’è motivo di credere che gli Ucraini uniti diventeranno in massa ortodossi. Una diocesi rituale o personale non è molto dissimile da un’Oasi Naturale per la salvaguardia della foca monaca. Spalancati gli angusti confini territoriali, inevitabilmente perso il collante linguistico, c’è da chiedersi quanto gli Uniti potranno conservare la loro identità, dispersi tra una maggioranza di correligionari. Il folklore non basta a tenere gli Uniti in comunione con la Chiesa Ortodossa; basterà ad arginare la completa assimilazione alla maggioranza dei loro fratelli di fede cattolica? La soppressione del “rito greco” in Italia Meridionale è di solito attribuita ai singoli vescovi post-tridentini, come se questi avessero potuto anche solo respirare senza permesso dall’alto. Raccolta di bambini (lett.), crudele usanza dei turchi di sequestrare, a intervalli regolari, i ragazzi-bambini dei popoli a loro sottomessi al fine di educarli all’Islam ed arruolarli nell’esercito. I migliori venivano a far parte del corpo dei Giannizzeri, soldati esperti fanatici. Ci cercheranno, ci troveranno e ci invocheranno … E saremo solo noi a sfamarli, nel tuo nome... Senza di noi non riusciranno mai, mai a sfamarsi! … Essi ci guarderanno come dèi, ma noi diremo di essere tuoi servi e di governare nel tuo nome, dice l’Inquisitore a Cristo nei “Fratelli Karamazov” di Dostoevskij. Solo le chiese ortodosse (slave) di Trieste, Firenze, San Remo, Bari e Merano si distinguono dagli edifici circostanti. Da qualche decennio, invece, tutte le chiese unite sono state sottoposte ad accurato maquillage per farle sembrare, almeno all’interno, quanto più “ortodosse” possibile. In incontri di preghiera comune, preti e vescovi uniti sono a volte invitati a “rappresentare” gli ortodossi

  5. #15
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    Citazione Originariamente Scritto da ITALIANO
    La Chiesa è UNA, perché UNO è il Suo fondatore: non esistono Chiese "sorelle"
    Sono perfettamente d'accordo.

    La testa è una (Cristo) e il Corpo è e rimarrà sempre uno (la Chiesa) anche se nel tempo molti ambienti di Chiesa non sono stati uniti tra loro. Ma questo è dovuto all'assenza dello Spirito Santo nella vita dei credenti. Se Dio e il suo Spirito prevalgono tutto il resto immediatamente perde la sua presa, fossero i beni di questo mondo, le cariche e i "privilegi", le accuse e i torti subiti da una parte e dall'altra...
    L'UNITA' che Dio da alla sua Chiesa è PRIMA DI TUTTO una esperienza mistica di UNIONE con Lui. Da qui discende quel modo di vivere che crea l'unità con gli altri.
    Se sostituiamo una UNITA' esteriore ed amministrativa alla Unità che Dio da nello Spirito abbiamo traviato la Chiesa.
    L'unità amministrativa si fa sempre DOPO che è stata raggiunta e vissuta l'UNITA' nello Spirito (come una coppia che si sposa DOPO che ha capito che si ama). A quel punto l'umano diviene segno significativo del divino altrimenti diviene un vuoto segno che non significa nulla come una coppia che si è sposata ma che non si ama...

    AGGIUNGO: la Chiesa è sempre stata una (perché nei suoi ambienti è sempre stato possibile raggiungere il DIO UNO) ma dal momento in cui è nata con la Pentecoste si è sempre divisa a causa della miseria umana.

    Le parti divise erano IMPOTENTI a fare raggiungere ai suoi membri l'esperienza del DIO UNO, pur dandosi giustificazioni di tipo dogmatico, ecclesiologico e morale.

    Per questo si è sempre detto che in quelle parti non era manifesta la presenza della CHIESA UNA.
    Viceversa solo le varie membra dell'Unico Corpo della Chiesa UNA possono veridicamente dirsi "Chiese sorelle" dal momento che hanno lo stesso "dna", la stessa capacità di porre i loro fedeli a contatto con il DIO UNO, non in modo legale, moralistico e quindi umano, ma in modo reale e sperimentale un poco come i discepoli al Monte Thabor...

    Se questo non c'è un evidente SEGNO DI NON COMUNIONE è stabilito dall'INCOMUNICABILITA': si parla infinitamente e non ci si riesce a capire, come una nuova Babele. Spesso su questo forum succede proprio questo. Questo non è dato solo da fattori culturali, come spesso si dice pensando di esaurire così il discorso...

    Viceversa nella Chiesa "Una" pur essendoci molte lingue (e quindi molte culture) c'è una perfetta comprensione perché l'esperienza spirituale è UNA. Già all'inizio lo si vedeva, con la Pentecoste: molte erano le lingue ma tutti si capivano e i primi cristiani erano un "cuor solo e un'anima sola".
    Questo è il MIRACOLO dell'esperienza nello Spirito che una unità UNICAMENTE ESTERIORE E AMMINISTRATIVA non potrà mai dare.

    Per questo una unità ecumenica che prescinde dalla vita nello Spirito sarà sicuramente destinata a fallire come molte volte è successo nella storia. A quel punto è logico che ci siano stati cristiani per cui era meglio il turbante che la mitria latina. Entrambi avevano a monte dei poteri puramente umani ma, in quel tempo, il turbante rappresentava un potere più tollerante rispetto alla prima...



  6. #16
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    Citazione Originariamente Scritto da ITALIANO
    La Chiesa è UNA, perché UNO è il Suo fondatore: non esistono Chiese "sorelle"
    Sono d'accordo fratello.

  7. #17
    Ashmael
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    Come le chiamiamo, allora? Succursali? Gesù ha fondato il Cristianesimo, che ha cominciato a dividersi (fra Pietro e Paolo) al momento della nascita.

  8. #18
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    Citazione Originariamente Scritto da Ashmael
    Come le chiamiamo, allora? Succursali? Gesù ha fondato il Cristianesimo, che ha cominciato a dividersi (fra Pietro e Paolo) al momento della nascita.

    ma perché invece di non sparare cavolate non ti leggi quello che scrivevano i Papi (pre-conciliari, ovviamente.... )?
    Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui.

  9. #19
    Ashmael
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    Non sono cavolate: la Chiesa è una e molteplice, come disse Gesù "Infinite sono le dimore del Padre Mio". Siamo tutti fratelli in Gesù.

  10. #20
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    ITALIANO ha ragione. Prima di parlare bisogna studiare o, quanto meno, chiedere.
    Però se uno legge SOLO quello che scrivevano i papi preconciliari ha il suono di una sola campana che in alcuni casi è un suono ossessivo..
    In realtà non si può negare alle cosiddette chiese scismatiche o eretiche un certo qual ruolo nella storia della salvezza.
    Pregare Cristo, invocarne il nome con cuore sincero, non è cosa da poco.
    Ci si può chiedere quanta efficacia possa avere in un ambiente che ti orienta dogmaticamente e spiritualmente in modo poco consequenziale. Questo sì...
    L'impossibilità di "comprendersi" da parte delle confessioni è data proprio da una reale NON COMUNIONE intesa in senso profondo, ossia non comunione PROFONDA con l'UNO.
    Questo si può verificare anche all'interno di una singola Chiesa dove ogni vescovo è nominalmente in perfetta comunione con il suo Patriarca o con il Papa.
    La comunione ecclesiale non si esaurisce, infatti, in un insieme di atti esteriori il senso dei quali è presupposto da tutto un orientamento e lavoro interiore di ogni singolo fedele.

    Così si può dire che le altre Chiese sono più o meno "sfocate" dalla visione dell'obbiettivo della salvezza e delle reali cose essenziali della CHIESA UNA SANTA CATTOLICA E APOSTOLICA, ossia dal reale Corpo di Cristo Salvatore.

 

 
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