Continua, incessante, l'esasperazione della politica italiana. Ogni giorno che passa sembra che i nostri potenti vogliano scendere di un gradino la scala della serietà e del rispetto nei confronti della decenza e dell'intelligenza umana. Pochi giorni fa si commemorava Bettino Craxi, leader del PSI e capo del governo, morto 10 anni or sono. Secondo le ricostruzioni di chi gli era e gli è tutt'ora vicino (avvicinandosi dunque anche a Silvio Berlusconi) la fine di Craxi fu dovuta non al fatto che egli si intascasse delle tangenti, delle quale dovette giustamente rispondere davanti ai tribunali, bensì al fatto che Craxi era inviso ad alcuni potentati italiani e internazionali, in particolare quelli vicini a USA e Israele. Questi paesi infatti ce l'avrebbero avuta con Craxi a causa della sua politica non conciliante come quella democristiana di qualche anno prima.

Quello che questi craxisti - berlusconisti non spiegano è come mai queste terribili forze, che avrebbero progettato la fine di Craxi assumendo già qualche anno prima Antonio Di Pietro esattamente con questo scopo (e viene da pensare anche la mafia, quella delle bombe che abbatterono la prima Repubblica), non siano poi riuscite a evitare l'ascesa al potere di Berlusconi, che era l'uomo più vicino a Craxi. La sua Forza Italia divenne il rifugio di moltissimi socialisti e si alleò con ex missini e leghisti, non certo gente famosa per l'appoggio incondizionato a USA e Israele. A meno che queste potenze non fossero talmente potenti da sapere con largo anticipo quanto piacesse il potere agli ex fascisti di AN e ai fascisti della Lega Nord.

Al Senato invece si è sfiorato il ridicolo, dando modo a chi avesse ancora dei dubbi, di chiarirsi le idee nei confronti del presidente Schifani. Mentre si stava discutendo la riforma del processo penale, quella cosiddetta del processo breve, i senatori dell'IDV stavano mettendo in scena la consueta opposizione colorita, tipica dei partiti più caldi e populisti, un pò come quella che metteva in scena lo stesso Schifani quando, durante la scorsa legislatura, era a capo del gruppo parlamentare di Forza Italia al Senato. Ebbene, durante questa messinscena dell'IDV un parlamentare del PdL ha lanciato un fascicolo, colpendo in testa un collega. A questo punto il presidente ha avuto la bella idea di richiamare l'IDV, colpevole di fare opposizione. La teoria della reazione viene così portata e glorificata in Senato. Se uno si lamenta di ciò che fate, picchiatelo pure: la colpa sarà sua.

Il massimo della demenza però si raggiunge alla Camera, dove è stato presentato un emendamento che prevede la possibilità per uno studente di andare a lavorare a 15 anni come apprendista, assolvendo in questa maniera l'obbligo dell'istruzione. Io penso che, per quante buone intenzioni abbia avuto il deputato che ha presentato questa proposta, sia necessario pensarci un pò sopra. Prima di tutto perchè l'italiano medio è già di suo poco istruito, dunque sarebbe meglio studiare di più e meglio e intervenire nella scuola per ottenere questi risultati. In secondo luogo perchè bisogna invogliare la gente a impegnarsi, e dire a un ragazzo che può andare a lavorare se non ha voglia di studiare non è esattamente un modo per incentivarlo all'impegno.

Nessuno dice che il lavoro non è anche una scuola, tutt'altro. Ma è una scuola diversa, che può benissimo essere affrontata nei momenti durante i quali non c'è la necessità di studiare. Sicuramente gli studenti bravi non lasceranno la scuola per fare gli apprendisti, ma questo emendamento conferma, ancora una volta, quale sia la cultura dominante di certa destra italiana, ovvero quella secondo cui la scuola è inutile e, talvolta, pure dannosa. Non sia mai che qualcuno non studi troppo, mettendo magari in dubbio le ferree convinzioni cristiano - leghiste - berlusconiste che pervadono la nostra società (anche per chi è di sinistra, non solo per chi è di destra). Non che esse siano di per sè il male assoluto, ma perchè quelle culture, così affini, ce l'hanno così tanto con l'istruzione?

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