farsi carico del proprio strazio……


Mi sono -con tristezza –reso conto che,a partire ovviamente da me, l’intera nostra testimonianza di cristiani della Chiesa e nella Chiesa Una ed Indivisa all’interno del nostro territorio di vita usuale e quotidiano,sia come singoli sia come congregazioni è oggettivamente – con tutta la pesantezza del vocabolo- tributaria di una logica identitaria difensiva e sostanzialmente apologetica dovendo sempre ma proprio sempre marcare le differenze dalla comunione romano-cattolica in particolare ma anche dalle comunioni di tradizione riformata e poi – e qui ovviamente il problema esiste- al nostro interno l’egemonia ,si l’egemonia ormai mondiale comunque e dovunque della comunione romano-cattolica diventa il parametro delle nostre scelte e delle nostre resistenze .

Mi sono stancato di questo: .la mia fede nel Signore Triadico ,Teantropo e Risorto dai Morti non si può svilire o ridurre ad una sorta continua,ad una lotta continua,di elenco di differenze,di elenco di chiarificazioni,di estenuanti iter storici,di esoteriche(per prime le mie) analisi teologiche sottili,le mie fin troppo .

In fondo –so bene che ora comincio a navigare in pieno pensiero debole(non è che il pensiero debole sia la forma specifica della mia preghiera?) con tutti i rischi e le eventuali nobili proteste dei fratelli e delle sorelle di fede-dico a me stesso che proprio all’interno della relazione totale ed inesausta(non trovo vocaboli migliori)tra la Chiesa e il Cristo,la Chiesa stessa non può né deve annunciare se stessa ma deve annunciare il Signore nella totalità del pleroma del suo evento e delle sue consegne e questo lo può e lo deve fare in assoluta autonomia e in assoluta libertà e ove non l’avesse non resterebbe( e sul serio) che la strada del e al martirio .Ma assoluta autonomia ed assoluta libertà per obbedire al proprio Signore (un notevole ossimoro e l’ossimoro non è anche la forma narrativa dello svuotamento,della kenosis?) implica e deduce la libertà e l’autonomia del proprio narrarsi,della propria biografia ,della propria autobiografia ,il narrare e annunciare secondo se stessi e per la chiesa secondo se stessa( e non secondo altra alterità) l’evento Gesù di Nazareth reso Cristo e Messia dalla potenza del Padre nello Spirito,figlio coeterno e coessenziale,il Teantropo,il Risorto dai Morti,dalle incredibili e cosmiche viscere di misericordia .

Si tratta qui (Forse è atopia allo stato puro e quindi demenza senile) di sognare,desiderare,invocare ,chiedere ripetutamente al Signore che la nostra testimonianza,il nostro essere esistenzialmente e concretamente chiesa in un dato territorio sia “a prescindere” dal riferimento quasi costretto ed obbligato all’esistenza maggioritaria o minoritaria –poco importa- dei cristiani eterodossi ,un esodo allora da una sudditanza psicologica e sostanzialmente esistenziale e culturale,un voler fuoriuscire(un bel verbo,dagli antichi sapori ...) dalle prigionie.Non credo(la mia modesta esperienza di parroco in questo mi è di conforto) che gli uomini e donne al cui cuore e alla cui intelligenza(prima il cuore…) parlare di Cristo della e nella Chiesa vogliano subito l’elenco tematizzato delle aporie e delle differenze,ma vogliono questo si vedere all’opera –nella nostra vita personale e congregazionale-le meraviglie di Dio ,vogliono che sia presentato e vissuto il tempo e il luogo del santo,del recupero della e alla misericordia ,il dono della consolazione,l’infinita libertà dei figli di Dio riscattati a caro prezzo .Gli uomini e le donne chiedono e piangono per il santo e per la presenza della chiesa madre coraggiosa e porto degli affaticati fuori da ogni matrignità

Tutto questo implica e deduce un coraggio pastorale totale per tutti noi (canonici e non canonici- discorso sempre scivoloso e sempre nascosto nel tabuistico inibitorio di ciascuno di noi) perché tutti noi dobbiamo cambiare registro

So bene che il discorso o meglio la debolezza dell’invocazione è border line ,so bene che c’è il rischio della deriva di tipo carismatico- emozionale. Ho presente .Ma qui per quel che mi riguarda sotto aspetti diversi di profezia e di scatto in più (aspetti diversi ma non concorrenziali e mai più di inimicizia) dico che questa ministerialità border line che invoco(proprio nell’attuale caotico incasinato momento dell’ortodossia totale) convoca proprio per le loro storie (la sto dicendo grossa) e in campi assolutamente diversi ( e non è necessario pranzare insieme ,non è obbligatorio ma è sempre un discorso border line ) sia la Metropolia di Oropòs Fili sia l’Ecumenico Patriarcato di Costantinopoli Sto parlando del ministero del riordino e della serietà

Ma questa è altra narrazione

Padre Giovanni Festa