Venerdì 16 Giugno 2006
giornale di vicenza
Doppia indagine Ipab. Il procuratore Nelson Salvarani ha concluso gli accertamenti
Archiviazione per il “caso-delibera” Nei guai per l’“assunzione-Stefani”
Meridio rischia il processo per aver dato un posto di lavoro alla figlia del senatore
Il presidente Meridio «Sono sereno, convinto che alla fine la vicenda sarà chiarita e delineata»
di Ivano Tolettini
Il presidente dell’Ipab Gerardo Meridio rischia il processo per l’assunzione in odore di clientela, ipotesi dell’accusa, della figlia del senatore leghista Stefano Stefani. Se da un lato il procuratore capo Ivano Nelson Salvarani ha chiesto all’Ufficio del giudice per le indagini preliminari l’archiviazione della posizione del manager pubblico e dei due dipendenti dell’ente “Proti-Salvi-Trento” Roberto Borghero e Maria Zordan per la famosa delibera mai approvata dal Cda per aumentare di 1.500 euro l’indennità dei consiglieri dell’Ipab, dall’altro lato ha inviato a Meridio l’avviso di conclusione delle indagini preliminari che, di solito, è propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio e di fissazione dell’udienza preliminare per l’inizio del processo.
Ma quale sarebbe stata la colpa del presidente forzista dell’Ipab, identificata dal presunto abuso in atti d’ufficio? Sarebbe stata quella di assumere con un contratto a tempo determinato Stefania Stefani in violazione delle norme che regolano l’ente. In tesi d’accusa, peraltro da dimostrare, è che l’unico merito della giovane laureata sarebbe stato quello di essere la figlia dell’influente politico leghista che, a suo tempo, sarebbe stato favorevole alla nomina di Meridio ai vertici dell’istituto pubblico.
«Non possiamo condividere questa impostazione - risponde l’avv. Maurizio Borra, che con il collega Lucio Zarantonello difende Meridio - perché l’iter che ha portato all’assunzione della dott. Stefani è stato regolare. Il futuro iter giudiziario lo dimostrerà, ne siamo convinti».
Delibera. La lunga e articolata fase investigativa condotta dalla polizia della procura voleva verificare che cosa fosse realmente avvenuto nell’ormai famosa riunione del consiglio del 19 settembre 2005. Cioè se fosse stato raggiunto o meno quell’accordo di massima per l’aumento “incriminato”. Le ipotesi di reato parlavano di abuso in atti d’ufficio e falso per soppressione.
Lo schema della delibera era stato predisposto, come riferì Maria Zordan agli inquirenti, indicando l’ammontare dell’aumento e la decorrenza. Il problema era se fosse stata sottoscritta o meno.
Per il procuratore non è stata raggiunta la prova che la delibera sia stata formalmente sottoscritta, anche se per l’inquirente numerosi sono stati i comportamenti anomali. A cominciare dalla circostanza che il brogliaccio del consiglio con le annotazioni di Borghero venne ritrovato a casa della dott. Zordan ed erano riportate le cifre che erano state inserite con la penna nello schema della delibera allegata al verbale.
L’indagine si è sviluppata per comprendere se la delibera fosse stata adottata e poi, di fronte alle polemiche politiche, anziché essere ritirata nelle forme di legge, sarebbe stata nascosta per sfuggire alle critiche del Consiglio comunle.
Meridio, quando fu ascoltato dal procuratore con l’assistenza dei legali Zarantonello e Borra, spiegò che c’era stata una ampia discussione sull’aumento del gettone presenze e venne stabilito di rinviare al 2006 la decorrenza. Con Borghero c’era stato un fraintendimento che aveva portato ad avviare la procedura di preparazione della delibera nella quale si era impegnata la Zordan. Quindi lo stesso Meridio intervenne per spiegare a Borghero che non si sarebbe fatto nulla.
Per il procuratore è emerso che all’Ipab, in questo caso, non s’è operato con la dovuta trasparenza che dovrebbe uniformare l’attività amministrativa e che, l’ente, per rispettarla, avrebbe dovuto ricorrere a una procedura di rettifica.
Assunzione. Per il secondo ipotetico abuso in atti d’ufficio il presidente rischia invece il processo. Al termine delle indagini il procuratore gli ha manifestato questa intenzione. La figlia del senatore Stefani - che a fine giugno lascerà l’Ipab - fu assunta con un contratto a tempo determinato con un provvedimento urgente per eseguire uno studio sulla figura del fondatore dell’Ipab. Nell’istituto non ci sarebbe stata nessuna professionalità in grado di farlo e pertanto venne individuata la neolaureata.
Dai controlli eseguiti dai carabinieri, per completare la monografia la dott. Stefani avrebbe copiato da due libri e, inoltre, sarebbe stata integrata nello staff della segreteria del presidente pur non avendo competenze specifiche. In questa maniera, sostiene la Procura, si sarebbe contravvenuto il criterio d’urgenza posto all’origine dell’assunzione.
Quando le fu rinnovato l’incarico, che scade a fine giugno, venne assunta per l’attività di segreteria del presidente in base alla professionalità nel frattempo acquisita, ampliando un organico che sarebbe stato di per sé eccedente.
Fin qui la tesi dell’accusa. «Non è stata violata alcuna norma - ha sottolineato a suo tempo l’avv. Zarantonello - e il comportamento dell’Ente è stato lineare». Per parte sua il presidente Meridio ha più volte detto: «Sono sereno sugli atti compiuti dall’Ente, alla fine l’intera vicenda si chiarirà. A originarla sono state manovre poco chiare da parte di colui che è stato individuato come il corvo e per il quale ho presentato in Procura delle denunce».