Originariamente Scritto da
Dragonball
Per chi sene fosse dimenticato,ecco per chi stanno manifestando.
Per impedire un corteo neofascista l'ala più dura dei centri sociali
mette a ferro e fuoco il centro città. 45 fermati, 9 agenti feriti
Autonomi scatenati a Milano
Due ore di guerriglia urbana
Alcuni manifestanti aggrediti, hanno rischiato linciaggio
Incendiate 4 auto, motorini e una sede di Allenza Nazionale
Un'auto incendiata durante i disordini in Corso Buenos Aires
MILANO - Milano come Genova durante i G8. Duecento-trecento giovani dell'ala più dura dei centri sociali hanno messo a ferro e fuoco il centralissimo corso Buenos Aires per contestare la manifestazione programmata nel pomeriggio dai neofascisti della Fiamma Tricolore.
Sono state due ore di tensione e guerriglia: vetrine infrante, auto e moto incendiate, edicole date alle fiamme, palazzi anneriti dal fumo, barricate nelle strade. E' stato assaltato e distrutto un punto elettorale di An. Una bomba carta, caricata a chiodi e bulloni, è esplosa all'angolo con Viale Regina Giovanna e Viale Tunisia. I fermati sono 45 e nove (5 poliziotti e 4 carabinieri) sono gli uomini delle forze dell'ordine rimasti feriti.
"Corso Buenos Aires sembrava Beirut", come ha testimoniato un commerciante. Tutto è cominciato poco prima delle 12, quando gli autonomi si sono raccolti all'altezza di piazza Lima, a metà di Corso Buenos Aires. Secondo quanto riferito dalle forze dell'ordine, i dimostranti appartenevano a tre centri sociali: l'Orso, il Vittoria e il Transiti.
I duri hanno dato il via alla violenza.
Caschi o passamontagna scuri sulla testa, bastoni o spranghe in mano, hanno infranto le vetrine, ribaltato i cassonetti della spazzatura, spaccato le fioriere in cemento per ricavarne pietre da lanciare. Hanno aggredito la pattuglia di una 'gazzella' dei carabinieri e dato fuoco a una catasta di materiale raccolto al centro della strada.
Quattro auto, una moto e un'edicola sono state carbonizzate dal fuoco appiccato dalle bottiglie molotov. I pompieri sono stati costretti a far evacuare il palazzo vicino all'edicola. Ridotto in cenere un punto elettorale di An allestito in un negozio. Le fiamme erano così alte che hanno lambito i piani superiori e i negozi vicini: un altro stabile è stato sgomberato e la facciata è rimasta quasi completamente annerita.
Gli agenti con le maschere antigas hanno accompagnato lontano gli inquilini: i bambini piangevano, la gente fuggiva terrorizzata. La Polizia ha sparato i lacrimogeni, poi ha ordinato la carica e isolato i manifestanti più violenti. Questa volta la gente però non è scappata. Erano una trentina, milanesi che abitano nel quartiere, altri che erano andati in Corso Buenos Aires per vedere di persona ciò che stava accadendo. Si sono gettati su cinque giovani e voleva linciarli. Tiravano pugni e gridavano: "Ammazzateli; lasciateli a noi; per comprare case e auto dobbiamo fare sacrifici di anni e questi distruggono tutto".
Un atteggiamento stigmatizzato dal ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu. "Capisco l'indignazione dei cittadini, ma non posso condividere la reazione fisica. La forza legittima dello Stato è solo in mano ai carabinieri e alla polizia, che garantiscono la sicurezza".
Dopo la carica, molti degli autonomi si sono dispersi e la vampata di violenza è andata poco alla volta spegnendosi. Non così la polemica sull'accaduto, in una crescendo di accuse e controaccuse alimentato dal clima preelettorale. "Mi auguro - ha detto ancora il ministro dell'Interno - che ora i magistrati confermino gli arresti". In corso Buenos Aires, i commercianti hanno programmato per giovedì sera una fiaccolata contro la violenza.
La manifestazione della Fiamma Tricolore tanto contestata, si è svolta nel pomeriggio, come voleva il programma, ma il timore che potesse riesplodere la guerriglia si è mostrano vano: centinaia di simpatizzanti dell'estrema destra si sono radunati in Piazza San Babila per cantare Faccetta nera e gridare slogan a favore del Duce ("Viva il Duce") e contro Fini ("Fini boia, Fini boia"). Ma il corteo si è sciolto nel tardo pomeriggio senza altri disordini.
(11 marzo 2006)