POTENZA«Un equivoco basato sul fatto che singoli atti sono stati inquadrati in un contesto non corretto». Pier Vito Bardi, uno dei due difensori di Vittorio Emanuele insieme all'avv. Lodovico Isolabella, si mostra fiducioso sull'esito della vicenda facendo affidamento, in particolare, sul risultato del Riesame al quale i legali già si sono appellati chiedendo l'annullamento del provvedimento e, in alternativa, la scarcerazione. Una fiducia che, del resto, pare trovare forza proprio da quella cella numero uno al primo piano del carcere di Potenza dove il principe Savoia è rinchiuso. «Mi ha detto - riferisce Bardi - "perderò certamente due chili: qui dentro si mangia male e poi non ci sarà la possibilità di bere altro che acqua. Qualche giorno qui dentro non può che farmi bene». Un uomo di gran temperamento quello descritto dall'avvocato Bardi. «Ha detto espressamente che non voleva che si avanzassero istanze di attenuazioen delle misure cautelari per esigenze di salute. Non vuole che la gente pensi che possa aver cercato una scorciatoia per non affrontare la Giustizia. del resto lui, in una vicenda passata pur risiedendo in Svizzera ha accettato di presentarsi davanti ai giudici in Francia in manette per essere sottoposto al giudizio. Questo rende chiaro che anche in questo caso non c'era pericolo di fuga. Ed è strano se i magistrati non lo hanno considerato». La linea difensiva, comunque, va ancora più a fondo. I legali, nel ricorso al Riesame, contestano la validità dell'ordinanza, chiedendone l'annullamento per incompetenza territoriale. «Gli atti alla base dei provvedimenti - spiega Bardi - erano già stati utilizzati in un altro procedimento e il Tribunale del Riesame, pronunciandosi su quel caso, già aveva ordinato il trasferimento degli atti per incompetenza territoriale. Non credo sia possibile procedere alla richiesta di nuove ordinanze in questa situazione. L'eventuale competenza qui è fuori e a poco valgono le contestazioni mosse a qualche potentino. È come se in un'indagine su un pascolo abusivo a Roma ci si imbattesse in un intercettazione su un'ipotesi di dieci omicidi a New York e il giudice romano avesse la pretesa di gestire lui il giudizio». Un parlare composto ma colorito quello del penalista lucano. E un ragionamento che va oltre le questioni procedurali per arrivare alla sostanza delle contestazioni. «Il principe Savoia - afferma l'avvocato - è totalmente estraneo agli addebiti mossi. Me lo ha detto chiaramente: "avvocato - ha detto - io sono una persona da cui lei non deve attendersi sorprese. E quello che le dico non sarà mai messo in discussione: innanzitutto il gioco d'azzardo va contro i miei principi morali. Non l'ho mai fatto, nemmeno per divertimento, lo trovo odioso e le mie frequentazioni del Casinò non sono mai state riconducibili al gioco d'azzardo. E poi per l'altro reato (lo sfruttamento della prostituzione, ndr) la mia alta considerazione delle donne non mi permetterebbe mai di immischiarmi in qualche modo a qualcosa del genere"». Dall'ordinanza, tuttavia, qualche momento di digressione «rosa» per il principe emerge, l'avvocato non lo nega e non lo nega nemmeno l'interessato. «Lui stesso - spiega Bardi - mi ha detto qualcosa, ma ha spiegato: "Pensavo che per quel che ho fatto potessi avere problemi con mia moglie, non certo con una Procura"». Volontà, insomma, di aspettare, tenendo un «profilo basso» a partire dall'aver chiesto ai diversi parlamentari che avevano chiesto di visitare il principe di rinunciare. «Abbiamo voluto evitare che ci potessero essere colorazioni politiche di una vicenda anche perchè il principe, al momento, non mostra il bisogno di incontrare qualcuno e la vicenda potrebbe chiarirsi molto presto». E il primo scoglio è quello dell'interrogatorio di garanzia già fissato per martedì. Il legale, l'unico ieri a Potenza, (Isolabella è arrivato solo in serata e oggi con Bardi sarà in carcere a visitare Vittorio Emanuele di Savoia) anche dopo la prima sommaria lettura dell'ordinanza si mostra oltremodo tranquillo sull'esito della vicenda. E se di preoccupazioni parla, lo fa solo quando si torna a parlare delle condizioni di salute del suo assistito. «Abbiamo prodotto un certificato - dice mostrando l'attestato di un medico francese - il principe deve assumere necessariamente dei medicinali, e su questo abbiamo raccolto la massima disponibilità da parte dei magistrati». Ma non è solo un problema di medicinali. «Martedì - riprende - era in programma un accertamento clinico al cuore (emerge dallo stesso certificato in cui si fa riferimento anche a cure presso un oncologo, ndr) e dobbiamo capire se si tratta di qualcosa di rinviabile per qualche giorno o di urgente. Se così fosse dovremmo eseguirlo all'ospedale di Potenza, con tutte i disagi che un'operazione del genere comporterebbe. Ma anche qui siamo certi della collaborazione dei magistrati». Il principe, come detto, di trasferimento in ospedale non vuole sentirne parlare, «ma come difensori - aggiunge Bardi - qualora dovessimo renderci conto dell'incompatibilità del suo stato di salute col regime carcerario per coscienza saremmo obbligati a chiederlo. Oggi, ad esempio, quando è salito in sala colloqui (ha percorso due piani di scale e un corridoio, ndr) con i faldoni in mano è arrivato che non respirava più e abbiamo dovuto chiedere dell'acqua. Mi sono preoccupato». Elementi che complicano ulteriormente una storia già intricata. «Un vero e proprio romanzo - dice Bardi riferendo parole del principe - per il quale lo stesso mio assistito ha pensato un titolo che vuole svelare quando uscirà. Ma è qualcosa del tipo "Un pasticciaccio infame"». Giovanni Rivelli
18/06/2006