Leggendo un libro del contro-economista Domenico De Simone, sono venuto a conoscenza di una proposta che potrebbe rappresentare un modo per sferrare un attacco decisivo al potere finanziario, il grande cancro del sistema di funzionamento dell’economia globale. Approfitta di un buco nell’attuale legislazione che consente agli enti locali di emettere titoli di debito a determinate condizioni. Le condizioni di emissione sono due: questi titoli devono trovare copertura nel bilancio dell’ente locale; il loro tasso d’interesse non deve essere superiore rispetto a quello fissato periodicamente dalla Banca d’Italia. L’emissione di questi titoli a tasso d’interesse positivo non mette in discussione il funzionamento dell’attuale sistema economico, che vede nel debito l’unico strumento di creazione della ricchezza; basta pensare alla crescita esponenziale di finanziarie che offrono credito al consumo per fare
fronte alla caduta della domanda, provocata da crisi economiche e occupazionali. Tuttavia, fermo restando che la Banca d’Italia ha stabilito un tasso di interesse massimo al di sopra del quale è illegale, per gli enti locali, emettere titoli di debito, nulla è stato stabilito dalla legislazione in merito al tasso di interesse minimo. Ciò potrebbe quindi consentire l’emissione di titoli a tasso negativo che adempiono essenzialmente ad una funzione monetaria. Analizziamo attentamente le caratteristiche di questi particolari titoli di debito e delle loro modalità di circolazione. Facciamo un esempio: immaginiamo che un Comune d’Italia (ma anche un ente regionale) ...emetta dei titoli gravati
da un tasso d’interesse passivo del 5%, che li porti all’estinzione entro un determinato periodo di tempo. Questi titoli sono destinati ad estinguersi al trascorrere del ventesimo anno dal giorno in cui sono stati emessi (supponiamo un’emissione di 1000 - 0€: 0,05 * 10000€ = 500€; 500€ * 20 anni = 10000€); a questo punto vediamo realizzarsi l’altra condizione prevista dalla legislazione: la copertura nel bilancio dell’ente locale. Questi titoli, poiché
sono destinati ad estinguersi, non necessitano di ulteriore copertura nel bilancio del Comune. Immaginiamo che il Comune emetta delle marche da applicare sui titoli stessi, pari ad esempio al valore facciale del titolo stesso e che l’apposizione della marca ogni anno rappresenti condizione di circolazione
dei titoli. Nel ventennio la copertura dei titoli sarebbe garantita dall’importo
ricavato dalla vendita delle marche. Il meccanismo di collocamento e circolazione dei titoli non segue la strada usuale dei titoli di debito a tasso positivo, strettamente funzionali alla logica dell’economia del debito. Riportiamo un esempio al riguardo: il Comune emette questi titoli che vengono
consegnati alle imprese che il Comune finanzia. Le stesse imprese alla scadenza si impegnano a restituire in moneta legale l’importo stabilito sul valore facciale dei titoli stessi. L’imprenditore che riceve i titoli dovrà spenderli immediatamente se non vuole che il capitale gli muoia in mano, considerato
che è prevista l’apposizione annuale della marca di valore pari al 5% dell’importo facciale. L’impresa nel più breve tempo possibile si servirà di questi
titoli per acquistare presso altre imprese il materiale necessario ad attivare il ciclo di produzione. Le imprese fornitrici, dal canto loro, dovranno sbrigarsi
ad utilizzare questi titoli per l’acquisto delle loro materie prime presso altri fornitori; qualora non dovessero riuscire entro l’anno a spendere questi titoli presso i fornitori, subiranno una riduzione del valore facciale del titolo in misura pari al 5%, valore per l’apposizione della marca annuale. Ciò corrisponderebbe ad uno sconto sulla merce venduta pari al 5% circa (ciò non sarebbe un grave danno, visto che comunque oggi molte imprese per liberare i loro magazzini concedono sconti per la vendita dei loro prodotti pari al 10-15% circa ed anche oltre) alla scadenza l’impresa che per prima aveva ricevuto i
titoli restituirà in denaro la somma stabilita sul valore facciale degli stessi. Tuttavia, il Comune riceve, alla scadenza, una somma che corrisponde al
doppio del valore facciale dei titoli emessi, in quanto, oltre a ricevere la somma alla scadenza all’impresa per la quale aveva emesso il titolo, troverà
a sua disposizione le somme di denaro ricavate dalla vendita delle marche. Con le prime somme il Comune potrebbe pensare di saldare il debito con l’ultimo portatore del titolo, mentre potrebbe utilizzare la seconda somma ricevuta per
finanziare attività di solidarietà sociale o per garantire a giovani e disoccupati, tanto per fare un esempio, un reddito di cittadinanza. Possiamo enumerare
i vantaggi dell’iniziativa: sottraiamo il finanziamento delle imprese all’attività usuraia dei privati del prestito a tasso di interesse positivo; il Comune trova a disposizione somme che possono essere utilizzate per scopi di utilità sociale; i titoli circolano tra i produttori, assumono le caratteristiche di moneta e servono a riattivare il processo di produzione strozzato da una scarsa domanda; i benefici riguardano il sistema di produzione locale, visto che l’impresa utilizzerà i propri titoli presso altre imprese del territorio che
hanno accettato questi titoli e rientrano quindi nell’area interessata dal progetto di emissione dei titoli. L’accettazione dei titoli dagli operatori del
mercato del territorio è condizione necessaria per la massima circolazione
dei titoli stessi. L’emissione dei titoli potrebbe essere preceduta da una campagna di sensibilizzazione delle imprese e della cittadinanza per spiegargli
il funzionamento e raccogliere il maggiore numero di adesioni (le imprese
avrebbero tutto l’interesse ad accettare i titoli anche perché vedrebbero
crescere il loro fatturato dell’importo degli acquisti effettuati utilizzando i
titoli stessi), potremmo anche prevedere la realizzazione di una stanza di compensazione tra le varie realtà locali che si occupi dir egolare i rapporti tra
i titoli emessi dagli enti locali dei vari territori. La politica, in sostanza si appropria di fare emissioni monetarie necessarie al funzionamento dell’economia produttiva. Come dice De Simone, ogni titolo emesso in questo modo equivale a cento miliardi di vetrine di banche sfasciate e senza farsi
prendere e condannare. La vendetta è un piatto che si mangia freddo.
Salvatore Alessio Ferlitto
Per ulteriori informazioni: http://www.domenicods.tk/