Vittorio Emanuele: prometto, non mi suicido Nella notte era caduto dal letto. Indagini, in campo anche il Sisde
POTENZA — È scivolato dal letto, l'altra notte, il principe Vittorio
Vittorio Emanuele (Omega)
Emanuele. Letto a castello, sotto di lui dormiva tranquillo il suo compagno di cella. Voleva scendere per andare in bagno, ha messo male il piede su uno sgabello ed è caduto. Niente di grave, solo un livido a un braccio, un incidente, però ieri mattina lo psicologo del carcere, con tono scherzoso, per non drammatizzare, una domanda comunque gliel'ha voluta fare: «Maestà — così l'ha chiamato — mi date la vostra parola d'onore che non vi suiciderete?». Vittorio Emanuele di Savoia l'ha guardato sorridendo e gli ha detto: «Certo che vi do la mia parola, state tranquillo, non accadrà». Nessun disagio, nessun cedimento. È stata già presentata una relazione al Gip: «Situazione non incompatibile con il regime di detenzione». All'onorevole Giampiero Catone, Democrazia cristiana, che più tardi è andato a trovarlo, il principe ha confessato la sua unica debolezza: «Mi manca tanto la mia nipotina (Vittoria, la figlia di Emanuele Filiberto e Clotilde, ndr) e spero di poter vedere da vicino anche l'altro maschietto quando nascerà (la coppia avrà un figlio in agosto, ndr)... ». Ma intanto l'inchiesta dei giudici di Potenza va avanti e adesso si muove anche il Sisde. Perché i servizi segreti in questa storia vogliono vederci chiaro: troppi faccendieri in giro, troppe figure losche, troppi traffici strani tra l'Italia e la Libia, la Somalia, la Bulgaria.
Oggi cominceranno gli interrogatori davanti al Gip Alberto Iannuzzi: toccherà a Massimo Pizza, sedicente «capo dell'ufficio K» del Sisde. E poi a Rocco Migliardi, considerato vicino alla criminalità organizzata siciliana. Verrà sentito Achille De Luca, coinvolto anche lui nell'inchiesta sulle truffe e infine Nicolino Narducci, collaboratore stretto del principe, quello che in un'intercettazione chiariva che «il Capo (Vittorio Emanuele, ndr) vuole le bionde... ». Domani sarà il giorno di Vittorio Emanuele. È già iniziato davanti al carcere il presidio degli aderenti alla Guardia d'onore alle tombe reali del Pantheon: per ora sono solo in 4, ma giurano che stanno arrivando pullman da tutta Europa. Le volgarità pronunciate dal principe intercettato? «Espressioni gergali — dicono —. Chi non ha mai parlato così al telefono?». Ma il figlio del principe, Emanuele Filiberto, indagato per pirateria informatica, è durissimo: «Mi dà molta amarezza leggere brandelli di conversazioni telefoniche private della nostra famiglia sui giornali. Non pensavo ci potesse essere una violazione così intima e sconvolgente. Spero comunque che la giustizia italiana faccia il suo corso e che la nostra famiglia possa ritrovarsi insieme in pochi giorni». Domani, probabilmente, interpretando le parole di uno dei suoi avvocati, Piervito Bardi, Vittorio Emanuele dirà di essere stato «raggirato», usato, in sostanza di essersi fidato delle persone sbagliate. Dopo di lui, saranno interrogati l'imprenditore veneziano Ugo Bonazza e il sindaco di Campione d'Italia, Roberto Salmoiraghi. Inchiesta con più filoni: mazzette e videopoker truccati, appalti e tangenti, associazione a delinquere, sfruttamento della prostituzione.
Il procuratore capo, Giuseppe Galante, ha parlato ieri di «reati molto gravi rispetto ai quali è stato raccolto un amplissimo quadro probatorio». Leggendo le intercettazioni, ha aggiunto, «ho provato un senso di disagio». Quindi, il procuratore capo ha difeso il suo pm d'assalto, Henry John Woodcock, dall'accusa di mania di protagonismo: «È un bravo magistrato e un fine segugio, ha rispettato il codice». Eppure l'avvocato Piervito Bardi continua a mettere in dubbio che ci fossero gli estremi per la custodia cautelare: «Non c'era alcun pericolo di fuga». Il procuratore Galante è di diverso parere: «Sicuramente c'era la reiterazione del reato, la vicenda corruttiva era in evoluzione, il principe di Savoia, inoltre, è un cosmopolita e quindi avrebbe potuto ben sottrarsi. Se poi sia una persona perbene come ha affermato, io non ho alcuna difficoltà a crederlo». Assai difficile, però, dopo quello che ha scritto il Gip nella sua ordinanza («Indizi gravissimi»), che il principe possa essere scarcerato in 24 ore. Si dovrà aspettare, allora, fino al 27 giugno quando ci sarà l'udienza del Tribunale del Riesame. Nel caso gli venissero accordati gli arresti domiciliari, Vittorio Emanuele ha già indicato una soluzione: un appartamentino di famiglia vicino al mare, a Sabaudia.
Fabrizio Caccia
19 giugno 2006