Atene sotto processo a Bruxelles - LASTAMPA.it
Jean-Claude Trichet, presidente della BCE
Merkel furiosa: avete messo l'euro in crisi. I 27: da rivedere i criteri dei conti pubblici
MARCO ZATTERIN
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
I tedeschi sono i più furiosi. «Il caso della Grecia ci sta mettendo sotto pressione, una grande pressione», ha tuonato nel fine settimana la cancelliera federale Angela Merkel, preoccupata del fatto che «l’euro si trova in una fase difficile che rischia di durare anni». Inevitabile che fra stasera e domani i ministri economici dell’Ue mettano in un angolo il collega greco George Papaconstantinou, invitandolo a riportare i conti pubblici di Atene, e la sua economia, su un cammino virtuoso. Sono attesi senza mezze misure. Fra le altre cose, secondo la bozza della dichiarazione finale, i Ventisette chiederanno «di rivedere i criteri di contabilità pubblica e migliorare l’amministrazione delle istituzioni» che ad essa sovrintendono.
Il problema è che il fiasco finanziario ellenico stimola i mercati a dubitare della solidità delle fondamenta su cui sui basa l’unione monetaria, troppe volte ispirata da politiche e strategie nazionali diverse, nonostante la valuta comune che dovrebbe cementare tutti. Fresco è il ricordo del documento della Commissione Ue secondo cui i numeri del bilancio greco sono «inaffidabili». Vuol dire che nel gioco di squadra pilotato dal club di Bruxelles ci sono delle lacune. Il governo Papandreou ha inviato giovedì a Bruxelles un piano di consolidamento che promette un deficit sotto il 3% entro il 2012, dall’attuale 12,5%.
I ministri economici ne discuteranno in due riprese, in vista del rapporto della Commissione esecutiva. Salvo colpi scena, sarà il nuovo mister Economia dell’Ue, Olli Rehn, a esprimere le raccomandazioni ai greci. Avverrà nella prima quindicina di febbraio, un esordio insidioso per il finlandese destinato a sostituire Joaquin Almunia. Bruxelles lancerà probabilmente anche una procedura di infrazione e darà 4 mesi al premier Papandreou per rimettersi in regola. Quindi scatteranno le sanzioni del patto di Stabilità, per la prima volta nella storia dell’euro. L’Unione deve mostrare rigore nel colpire i fuorilegge dell’economia.
Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ripete per questo che non ci saranno interventi di sostegno per i greci. Lo fa perché glielo impone il mandato e perché non solo la Grecia a far tremare le giunture dei ministri europei. Le incertezze di bilancio portoghesi e irlandesi allungano il menu della crisi fiscale intavolato da Atene. Tutti escludono comunque l’uscita di un paese dall’area euro. Trichet dice che è «assurdo». Nella attuali circostanze c’è da credergli. Ovvio che stasera non avremo un Eurogruppo tranquillo. Forse aiuteranno i brindisi per la riconferma del lussemburghese Jean-Claude Juncker alla guida dell’Eurozona per due anni e mezzo. Essere il premier dello Stato Ue che più assomiglia a un paradiso fiscale non lo ha danneggiato, del resto non c’erano rivali e anche la candidatura dell’italiano Giulio Tremonti, sempre smentita dall’interessato, non è andata oltre i titoli dei giornali e le dichiarazioni politiche.
Sarà per questo che il leader lussemburghese non ha chiuso la porta a una tassa come quella che Obama propone per i gruppi bancari, per recuperare i soldi pubblici spesi per stabilizzare il sistema finanziario. Non gli costava nulla, ora come ora. Sul fisco l’Europa decide all’unanimità. Juncker è troppo esperto per temere che il progetto possa andare in porto durante il suo mandato.