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Risultati da 21 a 30 di 49
  1. #21
    motan
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    Citazione Originariamente Scritto da Augustinus
    La questione è molto semplice: i diritti di libertà non sono diritti indisponibili. Possono essere benissimo auto-limitati da una libera scelta personale. L'importante è che non si perseguano finalità riprovate dall'ordinamento. E nel nostro caso, stante la distinzione degli ordini tra Stato e Chiesa, non vi è alcuna riprovazione. Anzi, si tratta di situazioni che, in ultima analisi, trovano la loro ragione di tutela nell'art. 19 Cost. (che, come noto, prevede quale unico limite che non si pratichino riti contrari al buon costume, cioè al pudore sessuale).
    La questione non è invece affatto semplice. Per esperienza diretta (un mia cugina è suora di clausura) il suo noviziato è stato compiuto in un altro monastero rispetto a quello da lei scelto.
    Per "verificare la vocazione" queste donne venivano sottoposte ad una serie di privazioni, su decisione della badessa, che erano insandacabili (e secondo me da psicolabili e da tendenze sadiche represse, altro che controllo della vocazione). Sono stato tentato di fare una denuncia, ma sono stato preceduto.. un'ala di quel monastero era pericolante, per cui le novizie sono poi rientrare alla loro "base".
    Comunque, senza offesa, e sempre per conoscenza diretta, la quantità di psicofarmaci usati in alcuni di questi posti è da far paura.. comprese le malattie psicosomatiche e affini..

  2. #22
    motan
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    Citazione Originariamente Scritto da solozero
    Sull'aumento delle giovani donne che decidono di votarsi alla clausura, Tonini è molto cauto. «Sì è vero che il fenomeno è in aumento, ma è bene dire che molte delle giovani donne che scelgono questa via, molto spesso decidono di tornare indietro».
    Verissimo... anche tra chi ha preso i voti definitivi ce ne sono molte che "alla distanza" lasciano.
    Io seguo in particolare le vicende di un monastero dal 1990.. di quelle che sono entrate da allora (almeno una trentina) non ne ricordo più di 3 che sono rimaste.
    E devo dire che molta colpa è delle suore stesse (oltre che dei superiori maschi), che vivendo isolate dal mondo si trovano incapaci di gestire ragazze giovani che scelgono questa strada.
    Una persona tra i venti e trent'anni si trova spesso a gomito a gomito per 24 ore al giorno con donne magari cresciute con una mentalità da anni '40, e che non hanno vissuto il mondo di oggi, le quali fanno molta fatica a capire le difficoltà delle "nuove".
    Spesso vengono viste come delle "sovversive" che cercano di cambiare schemi consolidati (e rassicuranti per chi li vive) all'interno della comunità.. e purtroppo se le perdono poi per strada nel corso dei mesi e degli anni, dando la colpa al fatto che "non avevano la vocazione". Ne ho viste parecchie di queste vicende (purtroppo), per l'ottusità di chi voleva gestire il "potere" e la suddivisione delle mansioni nel monastero o rifiutarsi di rivedere lo stile di vita della comunità.

  3. #23
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    Bisogna camminare molto nel buio della notte per trovare la luce del giorno.
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    Citazione Originariamente Scritto da motan
    Verissimo... anche tra chi ha preso i voti definitivi ce ne sono molte che "alla distanza" lasciano.
    Io seguo in particolare le vicende di un monastero dal 1990.. di quelle che sono entrate da allora (almeno una trentina) non ne ricordo più di 3 che sono rimaste.
    E devo dire che molta colpa è delle suore stesse (oltre che dei superiori maschi), che vivendo isolate dal mondo si trovano incapaci di gestire ragazze giovani che scelgono questa strada.
    Una persona tra i venti e trent'anni si trova spesso a gomito a gomito per 24 ore al giorno con donne magari cresciute con una mentalità da anni '40, e che non hanno vissuto il mondo di oggi, le quali fanno molta fatica a capire le difficoltà delle "nuove".
    Spesso vengono viste come delle "sovversive" che cercano di cambiare schemi consolidati (e rassicuranti per chi li vive) all'interno della comunità.. e purtroppo se le perdono poi per strada nel corso dei mesi e degli anni, dando la colpa al fatto che "non avevano la vocazione". Ne ho viste parecchie di queste vicende (purtroppo), per l'ottusità di chi voleva gestire il "potere" e la suddivisione delle mansioni nel monastero o rifiutarsi di rivedere lo stile di vita della comunità.
    non capisco cosa intendi dire con quanto riporti.
    Di certo la clausura non è una "gita turistica".
    E' una scelta difficile che va rinnovata ogni giorno.
    La FEDE in Cristo risorto viene messa a dura prova ogni giorno, nelle attività umane e quotidiane.
    (tanti sono i chiamati, pochi gli eletti)

  4. #24
    motan
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    Citazione Originariamente Scritto da solozero
    non capisco cosa intendi dire con quanto riporti.
    Di certo la clausura non è una "gita turistica".
    E' una scelta difficile che va rinnovata ogni giorno.
    La FEDE in Cristo risorto viene messa a dura prova ogni giorno, nelle attività umane e quotidiane.
    (tanti sono i chiamati, pochi gli eletti)
    Intendo dire che, proprio perchè non è una gita turistica, richiede uno sforzo di comprensione umana tra le sorelle del monastero.
    Ribalto la tua prospettiva: spesso non è un problema di FEDE in Cristo che fa abbandonare questa scelta, ma l'utilizzo inappropriato di questo tipo di "risposta".
    La quale viene usata come alibi per mettere a tacere le voci dissonanti dal coro o per liquidare chi non ce la fa come persona "senza vocazione". E non parlo di reinterpretare il magistero.. parlo della capacità di avere buon senso, elasticità mentale.
    La vita di clausura è scandita in modo ultraripetitivo, con orari ben precisi per ogni attività, dove le possibilità di "stacco" non sono propriamente quelle di una persona che vive nel mondo.
    Uno psicoterapeuta mi diceva una cosa con cui concordo perfettamente: chi riesce a vivere tutta la vita in clausura o ha un grande equilibrio mentale, oppure è una persona nevrotica.
    E i nevrotici stanno bene in quanto la ripetizione senza cambiamenti delle azioni quotidiane riesce a tenere sotto controllo l'ansia.
    Aggiugiamoci pure che nei monasteri la tendenza a non voler modificare la propria routine è accentuata dalla presenza di persone anziane.. le quali sono anche quelle che gerarchicamente contano di più..
    Ne consegue che le nuove, con la motivazione dell'obbedienza, vengono spesso messe a "tacere" quando vogliono proporre cambiamenti all'interno della comunità.
    Così poi accadono cose al limite del paradossale: alta incidenza di malanni fisici in persone che fuori stavano benissimo. Stando male, possono uscire per farsi curare, e spezzare in modo accettabile (per se stesse, senza colpevolizzarsi, e per le altre sorelle) il rigido schema delle giornate claustrali. La malattia che diventa il metodo per trovare lo spazio per se stesse per me è un'aberrazione in una vocazione.
    E indice di mancanza di capacità di chi, al di sopra dei singoli monasteri, dovrebbe vigilare e se il caso indicare cambiamenti di rotta..
    Altrimenti quelle che restano non sono poche ma buone, ma poche, anziane e spesso nevrotiche (e incapaci di accompagnare le nuove nella loro scelta).

  5. #25
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    Fai troppo affidamento alle capacità umane, e il tuo ragionare è molto meccanicistico. Non sempre le stesse cose danno le stesse conseguenze.
    Bhe, ad esempio
    Quando a Padre Pio, ora Santo, gli fu ordinato di non celebrare la SS Messa, dovette resistere per due anni (mica lo sapeva a priori la durata), però ha resistito. Non contiamo tutte le altre angherie che ha dovuto sopportare dalla Chiesa e dai suoi pari.

    Poi
    amare Gesù fa diventare una persona, vista con gli occhi materialistici, un pazzo, un nevrotico. Ma è dentro che quella persona sente la pace e riesce a trasmetterla a chi lo avvicina e lo conosce bene. Ma chi lo conosce "per sentito dire" gli risulta che sia nevrotico.

  6. #26
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    X MOTAN

    Tu di vita monastica e/o consacrata non capisci una mazza: la tua piccineria mentale, che ti fa vedere tutto da un punto di vista meno che umano (vale a dire positivista e materialista), non ti permette di intuire neanche lontanamente la grandezza di una tale scelta ed i reali problemi che tali "vocati" si trovano ad affrontare. Le ridicole accuse di nevrosi, di chiusura al cambiamento e simili sono già state affrontate, discusse, smentite e superate dalla Chiesa. Già da moltissimi anni. Sei un po' retrò "gatto rumeno"...
    "In girum imus nocte et consumimur igni"

  7. #27
    motan
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    Citazione Originariamente Scritto da solozero
    Fai troppo affidamento alle capacità umane, e il tuo ragionare è molto meccanicistico. Non sempre le stesse cose danno le stesse conseguenze.
    Bhe, ad esempio
    Quando a Padre Pio, ora Santo, gli fu ordinato di non celebrare la SS Messa, dovette resistere per due anni (mica lo sapeva a priori la durata), però ha resistito. Non contiamo tutte le altre angherie che ha dovuto sopportare dalla Chiesa e dai suoi pari.

    Poi
    amare Gesù fa diventare una persona, vista con gli occhi materialistici, un pazzo, un nevrotico. Ma è dentro che quella persona sente la pace e riesce a trasmetterla a chi lo avvicina e lo conosce bene. Ma chi lo conosce "per sentito dire" gli risulta che sia nevrotico.
    Vabbè, ma mica a tutti si può chiedere di essere come Padre Pio.. sta di fatto che molte giovani non reggono uno stile di vita in cui i loro bisogni umani vengono messi in secondo piano rispetto all'amore verso Dio.
    E' questo che voglio sottolineare.. io non credo che la preghiera, o la relazione con l'Altro debba avere una funzione sostitutiva o compensatoria di quello che non funziona nelle comunità e delle relazioni tra le persone. Può in certi casi servire anche a questo, ad avere una "consolazione" temporanea, ma non può essere il collante per tenere in piedi una vocazione.
    Altrimenti alla distanza (opinione personale) non regge, in scelte particolari come quella claustrale, dove le "compagne di viaggio" non si scelgono liberamente.
    Inoltre non volevo dire che chi fa una scelta del genere la fa in quanto pazzo o nevrotico (almeno non ai miei occhi).. semplicemente chi ha una struttura psicologica nevrotica si adatta meglio alla ripetitività dei ritmi di un monastero, in quanto essi fanno da contenitore alle ansie e agli imprevisti. Con questo non sostengo che tutte le suore siano persone "problematiche", ci mancherebbe, ma una combinazione di certi fattori favorisce storie che sono tutt'altro che di pace interiore..
    Io ti cito un altro esempio (però in negativo): qualche anno fa, quando ci fu il terremoto in Umbria, le clarisse del monastero dove sta tutt'ora mia cugina sono uscite perchè c'era il rischio di crolli.. metà non sono più rientrate.. io non credo fossero senza fede, o senza amore verso Dio.. e neanche che per tutte fosse un problema di vocazione (purtroppo)..

  8. #28
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    ce lo spieghi, professore, ci illumini di grazia
    non aspetto altro che la sua esposizione.

  9. #29
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    Citazione Originariamente Scritto da motan
    Vabbè, ma mica a tutti si può chiedere di essere come Padre Pio.. .............
    ma allora essere Cristiani cosa vuol dire se non essere seguaci di Gesù.
    He, ma siccome Gesù è Gesù, è impossibile diventare come Lui.
    Allora ci accontentiamo di essere quasi cristiani ("c" minuscola).
    Nocaromio. Questa tesi non mi piace.

  10. #30
    motan
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    Citazione Originariamente Scritto da Eymerich
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    Tu di vita monastica e/o consacrata non capisci una mazza: la tua piccineria mentale, che ti fa vedere tutto da un punto di vista meno che umano (vale a dire positivista e materialista), non ti permette di intuire neanche lontanamente la grandezza di una tale scelta ed i reali problemi che tali "vocati" si trovano ad affrontare. Le ridicole accuse di nevrosi, di chiusura al cambiamento e simili sono già state affrontate, discusse, smentite e superate dalla Chiesa. Già da moltissimi anni. Sei un po' retrò "gatto rumeno"...
    Guarda, come ho già detto è una cosa che mi ha toccato in famiglia.. per cui prima di dirmi che vedo le cose da un punto di vista al di sotto di quello umano forse dovresti pensarci due volte..
    Altro che problemi superati e smentiti.. forse a livello teorico a chi fa comodo che certe cose NON vengano a galla, per raccontarsi che tutto va bene.. Senza per questo dire che ogni comunità è uguale ad un'altra o sminuirne il valore.

    E ripeto che non sto mettendo in discussione questo tipo di scelta vocazionale, ma la gestione di tale scelte e le conseguenze di questi stili di vita. In un convento a ******* qualche hanno fa (dove c'era una mia amica) a causa di continue incomprensioni (ma tanto questi conflitti interni non esistono) sono arrivate addirittura ad una scissione, con parte delle suore che in dissenso con altre se ne sono andate ed hanno fondato un'altra comunità (vicino a Piacenza, poi "approvata" dalla Chiesa). Cosa che magari si poteva evitare se qualcuno non avesse voluto tenersi costantemente le fette di salame sugli occhi, dando la colpa a chi non capiva il significato delle regole, l'obbedienza e via discorrendo..
    Non è che chi prende i voti smette all'improvviso di dover affrontare i bisogni e i problemi umani, vivendo su una nuvoletta del cielo.. o li risolve semplicemente pregando.. Il "prega che ti passa" lo trovo uno degli usi più strumentali e autoreferenziali del rapporto con il trascendente.
    Oltre al fatto che non credo assolutamente che rimangano solo le vere "vocazioni" in questi luoghi. La trovo una magra (e falsa) consolazione per nascondersi dietro ad un dito, e per non affrontare i problemi che ci sono (e sempre ci saranno, anche se di tipo diverso), visto che comunque la nostra parte umana non va mai in soffitta.

    ps
    non scrivo queste cose per rancore, o per critica fine a se stessa, ma perchè vorrei veramente vedere chi fa queste scelte essere felice..
    ...non solo riservare molte volte i sorrisi a trentadue denti solo agli ospiti nei parlatoi.. ma non averli nel cuore..
    ...o vedere queste donne tornare indietro nella vita del "mondo" dopo anni con la paura del giudizio altrui.. e con una vita da rifare da capo, dopo aver lasciato tutto..

 

 
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