¨TorinoPride2006¨ chi non sfila puritano è...
Un discorso senza peli sulla lingua.
Sia chiaro che a non esserci o a non sentirsi a "proprio agio" si è subito bollati come provinciali, o come "novelli puritani", così, infatti, scrivono quelli del Manifesto "Quella (la manifestazionefe gay pride ndr) che novelli puritani come l'ex vicesindaco (Margherita) del comune volevano "nascondere" agli occhi delle famiglie, deviandola in periferia. Quella sfilata sulla quale, in campagna elettorale, il sindaco Sergio Chiamparino ha per giorni evitato di commentare per poi decidere (…) che la manifestazione ci sarebbe stata e che avrebbe sfilato per le vie del centro come fanno scioperi sindacali e cortei dei centri sociali. In verità Chiamparino negli ultimi giorni ha detto che lui probabilmente non ci sarà perché non si sentirebbe "a suo agio". Ci sarà invece il presidente della camera, Fausto Bertinotti"
Esserci, indossare la spilla del gay pride, sorridere e fingere di non vedere gli eccessi che sfilano sui carri allegorici, non lasciarsi infastidire da ammiccamenti e da provocazioni che spesso hanno come oggetto la Chiesa e il Papa, questo è considerato "in", progressista, politicamente corretto.
Qui le cose sono chiare, o si è d'accordo o si è d'accordo, dissentire non è previsto.
La Stampa del 13.6.06. ci informa che alla manifestazione "Ci saranno le famiglie di San Salvario che aderiscono all'Asai. L'associazione di ispirazione cristiana – di fatto, un esempio doc di laicità inclusiva". (…) "Spiegheremo ai nostri ragazzi, che educhiamo al rispetto delle diversità religiose e culturali, che ogni persona ha diritto ad avere qualità della vita indipendentemente dal proprio orientamento sessuale", dice Lucia Portis, una mamma-volontaria. "La decisione di partecipare al corteo deriva dalla nostra coerenza", aggiunge Sergio Durando, punto di riferimento dell'associazione di via Sant'Anselmo e animatore della Pastorale Migranti. Dietro lo striscione dell'Asai sfileranno anche ragazzi originari di paesi musulmani, dove l'omosessualità è tabù. Ma se da una parte al Pride arrivano adesioni che fanno ben sperare, dall'altra c'è amarezza per quelle che sono definite "chiusure".
Chiamatele "chiusure", qui si fa la solita confusione, rispettare le diversità, non vuol dire equipararle, le differenze vanno riconosciute, quello che gay, lesbiche, trans chiedono non è di essere rispettati, ma "ignorati" tollerati, chiedono che si faccia finta che le differenze non esistano, e questo non è cosa buona in primis per loro, è più umiliante che chi mi sta di fronte finga di non vedere che sono grassa piuttosto che invece notandolo non ne faccia una discriminante ma mi accetti per come sono.
Mi pare che qui si voglia arrivare a una mistificazione del reale. Una pera è differente da una mela, ma non dico che sono la stessa cosa per evitare che si sentano a disagio sul banco del fruttivendolo.
Così per non essere considerati bigotti, provinciali o peggio, si finisce per dire che due uomini sono una famiglia, che chi non la pensa così è omofobico e siccome è "peccato" (sono i nuovi peccati laicisti) essere omofobici, ci deve essere una legge che vieta e punisce l'omofobia.