Quest’ultima riforma da tempo viene ripudiata perfino da chi l’ha proposta, sostenuta e approvata, e però resterebbe in vigore se prevalessero i No alla prossima tornata referendaria. È da ritenersi sbagliata perché ha moltiplicato le materie di competenza regionale concorrente, e in tal modo ha alimentato i conflitti fra Stato e Regioni, con una mole di ricorsi che hanno ingolfato il lavoro della Corte Costituzionale: circa 450 ricorsi per 380 sentenze. Ha inoltre assegnato alla competenza regionale concorrente materie d’interesse nazionale, o addirittura sopranazionale come le «grandi reti di trasporto e di navigazione», la «distribuzione nazionale dell’energia», la «ricerca scientifica», l’«ordinamento delle professioni»: quasi che possano esistere discipline differenti, regione per regione, per i notai, gli avvocati, i grandi porti o le ferrovie… il tutto senza alcun temperamento in ossequio all’interesse nazionale, assente da quel testo.


QUESTA SINISTRA IPER-FEDERALISTA

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A proposito del «rischio per la democrazia» spesso evocato dal Centrosinistra, che deriverebbe, in particolare, dai poteri del Primo Ministro, giova riportare il testo presentato dal sen. Cesare Salvi, dei Democratici di Sinistra, che presiedeva il Comitato competente, al plenum della Commissione bicamerale presieduta dall’on. Massimo D’Alema, nella seduta del 28 maggio 1997: «La candidatura alla carica di Primo Ministro avviene mediante collegamento con i candidati all’elezione del Parlamento, secondo le modalità stabilite dalla legge elettorale, che assicura altresì la pubblicazione del nome del candidato Primo Ministro sulla scheda elettorale» (art. 1 co. 2); «Il Primo Ministro, sentito il Consiglio dei Ministri, sotto sua esclusiva responsabilità, può chiedere lo scioglimento del Parlamento, che sarà decretato dal Presidente della Repubblica. Il decreto di scioglimento fissa la data delle elezioni» (art. 3 co. 1).

QUESTA SINISTRA FAVOREVOLE AL PREMIERATO FORTE.