Le recenti decisioni delle corti islamiche somale, hanno dato la possibilità ai vari “think-thank” neo-cons e neo-progressisti di aggiornare le loro invettive anti-islamiche. Il problema però andrebbe studiato con maggio attenzione. In certi paesi islamici dell’africa nera, vige, difatti, una legge assurda, che solo apparentemente si rifà alla shari’a. La shari’a, è secondo gli islamici la legge divina così come viene rintracciata nel Corano e nei detti del Profeta Muhammad. La shari’a è interpretata dai credenti come una legge di stampo soprattutto morale piuttosto che giuridica, difatti in numerosi paesi islamici la shari’a è completata anche da leggi “terrene”. Questo è dato dal fatto che la shari’a è, grazie alle sue garanzie e ai suoi contrappesi giuridici, non attuabile. Per esempio la condanna per adulterio prevede che la donna adultera debba essere denunciata da tre testimoni, maschi e credenti, e che fra i corpi dei due adulteri non possa scorre nemmeno un filo di seta. L’impossibilità delle due ipotesi accusatorie è palese. Ecco che la shari’ è vista soprattutto al punto di vista morale: non fare l’adulterio.
Nei paesi dell’Africa nera, come Nigeria e Somalia la shari’a applicata è solo una drammatica caricatura della shari’a originale, a volte redatta da persone che non conoscono l’arabo e che non hanno la conoscenza dei migliaia di studi giuridici effettuati sulla legge coranica.
Il fatto che si vieti la visione dei mondiali di calcio perché “sport per infedeli” è una clamorosa assurdità. In nessun paese islamico si è mai pensato a nulla del genere (basti vedere quanto è importante il calcio in Arabia Saudita, in Iran o nell’Iraq baatista, esempi scelti non a caso: un paese filo americano, uno sciita teocratico e uno laico).
La legge promulgata da questi paesi non è altro che una forma di autoritarismo becero imposto al popolo sotto la falsa origine divina di codeste giurisdizioni.
In rapporto è come definire fascisti Pinochet o la dittatura militare argentina…
DaBak