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    Talking A Pontida il 2 luglio 3.000 incazzati furiosi con Boss & C. [3d uniti]

    La Bpi non salva la banca della Lega Tremila soci al verde

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    MILANO Con 9 giorni d'anticipo la Popolare Italiana ha decretato quello che si prospetta come il crac della banca della Lega Nord. L'istituto guidato da Divo Gronchi aveva tempo fino al 30 giugno. Ma ieri il consiglio d'amministrazione ha deciso che « non ci sono i numeri per la fusione. Le indicazioni che si hanno ora non corrispondono a quelle iniziali » . Così duemila e settecento persone non rivedranno più i loro risparmi. Già scambiando le loro azioni con quelle di Rete Bancarie Holding, avrebbero perso l' 80% delle somme investite. Ma adesso la situazione è ulteriormente peggiorata. Perché la Euronord Holding, che ha un capitale sociale di circa 2 milioni di euro, dovrebbe risarcirne almeno 10. Un bagno di sangue, che non è riuscito a fermare nemmeno Gianpiero Fiorani, intervenuto a salvare la banca voluta da Umberto Bossi, per « ottenere l'appoggio » del Carroccio nella questione Fazio. Che storia. Nel 2001 le azioni valgono circa 50mila lire, poco più di 25 euro. Il primo esercizio dell'istituto però si chiude in rosso. Così l'anno dopo viene varato un aumento di capitale da 28 euro per azione. Altri soldi quindi. Ma il buco non si chiude. Anzi. Nuova ricapitalizzazione. Questa volta sono chiamati a tirare fuori i soldi parlamentari ( 50 milioni di lire a testa), consiglieri regionali ( oltre 12.500 euro) e consiglieri comunali. Un'operazione inutile. La banca padana è vicina al collasso, con numeri da crac: 13 milioni in crediti inesigibili, 8 di perdite solo nel bilancio 2003 e 12 milioni di sofferenze su circa 47 milioni di impieghi. I risparmiatori, circa 4mila, sono imbufaliti. Chiedono ai vertici della Lega di prendere il toro per le corna e trovare una soluzione. Entra in scena Giancarlo Giorgetti, segretario della Lega Lombarda, nel ruolo di mediatore. E scende in campo anche la Popolare di Milano, che manda Sergio Bortolami come direttore generale. Ma la banca di Mazzotta alla fine lascia. Si fa avanti Gianpiero Fiorani, numero uno della Popolare di Lodi. Siamo nella primavera del 2004. Va in porto l'operazione salvataggio. L'attuale Popolare Italiana chiede innanzitutto la trasformazione della banca da cooperativa a società per azioni. Muore la Credieuronord e nasce la Euronord holding, presieduta dal neo senatore Dario Fruscio ( consigliere di Eni e Sviluppo Italia), dove confluiscono tutti i risparmiatori. Le due filiali di Milano e Treviso invece passano subito sotto le insegne dell'ex Pop. Lodi. E gli ex azionisti? A loro vengono offerte due opzioni: abbandonare l'investimento, dietro un pagamento di circa 4 euro per azione (- 84% del valore iniziale) o accettare il concambio di titoli ex Credieuronord con azioni Reti Bancarie Holding, la spa controllata dalla Bpi. Solo il 10% dei risparmiatori aderisce alla prima opzione. Gli altri aspettano invece la chiusura dell'operazione concambio. Tutto è pronto per giugno 2005. Ma improvvisamente si blocca tutto. Per Pop. Italiana salta la conquista di Antonveneta. L'inchiesta giudiziaria entra nel vivo. E Fiorani va in carcere. La Bpi aveva appunto tempo fino a fine mese per decidere se inglobarsi i risparmiatori leghisti o lasciarli al loro destino. Nel contratto di cessione infatti Fiorani era riuscito a inserire una clausola: se ci saranno procedimenti pendenti entro il 2005, la vendita di Credieuronord sarà annullata. I procedimenti per l'ex padre- padrone della Lodi sono scattati. E ieri la nuova Bpi non ha fatto altro che rispettare il contratto. Nessun salvataggio. Adesso alcuni dei 2.700 risparmiatori faranno causa contro gli ex amministratori. Ma tutti vorrebbero « che la Lega crei un fondo di solidarietà - spiegano - per risarcire i militanti che hanno creduto in Bossi » .

    GIULIANO ZULIN
    Libero 22/06/06

  2. #2
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    Finanza - Non ci sarà più la fusione con la Credieuronord e i 2700 soci non prenderanno un euro
    BPI "scarica" la banca della Lega. Holding CreditNord verso il fallimento


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    Triste epilogo per i 2.700 soci dell'ex "banca della Lega" Credieuronord. Con nove giorni di anticipo la Popolare Italiana ha decretato quello che si prospettava come il crac della banca della Lega. L'ex Lodi dice no alla fusione perchè le condizioni sono cambiate. Il Cda della BPI ha decretato ieri che "non ci sono i numeri per la fusione. Le indicazioni che si hanno ora non corrispondono a quelle iniziali".
    Una decisione che era nelle cose dopo la condanna di alti dirigenti della banca per riciclaggio di denaro.
    Fiorani nel salvataggio di Credieuronord aveva inserito una clausula che permetteva a BPI di evitare la fusione qualora, entro la fine del 2005, fossero sopravvenute questioni di carattere legali. E queste ci sono state eccome.
    Tutta la vicenda è una complicata storia di intrecci tra politica e finanza. La Credieuronord, nata nel 2000 per forte volontà della Lega nord non ha mai avuto lo sviluppo che prefigurava il senatur nella sua lettera di invito a tutti i segretari di sezione del Carroccio e la crisi emerse con chiarezza già nel 2003 quando dal 10 marzo al 23 maggio la Banca d’Italia realizzò un’ispezione trovando una situazione disastrosa tanto che il 5 dicembre del 2004 l’ex ministro Giulio Tremonti, su proposta dell’istituto di vigilanza decretò una serie di sanzioni amministrative a tutti i vertici della banca.
    La situazione era però già completamente compromessa e a nulla era valso aumentare il capitale nel giugno dello stesso anno. L’assemblea dei soci il 20 novembre 2004 approvò la cessione della Crediteuronord alla Popolare di Lodi e la trasformazione della società in Holding CreditNord. I soci che hanno scelto di recedere dalla nuova società e quindi non convertire il capitale sono stati liquidati con 2,69 euro a fronte dei 25,8 del valore iniziale. Per gli altri l’odissea ha avuto il peggiore degli epiloghi: non vedranno più un euro.
    Su tutta questa vicenmda ha svolto un grande lavoro di informazione Rosanna Sapori attraverso un sito internet e diversi articoli. La giornalista, attualmente a Tele NordEst, ha lavorato per quattro anni a Radio Padania raccogliendo centinaia di lettere di militanti del Carroccio che erano entrati nella banca avendo piena fiducia del movimento. "Sono contenta che emerga tutta la verità perché sono davvero tanti quelli che hanno creduto alle parole della Lega. Ora che ci sono le prime condanne per riclicaggio di denaro emergono le responsabilità di quanti hanno diretto quelle operazioni".




    Giovedi 22 Giugno 2006
    Marco Giovannelli

  3. #3
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  4. #4
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    Pare che alla POntida del 2 luglio si presenteranno diverse centinaia di soci della CEN per chiedere "gentilmente" a Bossi,GG & C chiarificazioni ....

  6. #6
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    Talking E sul pratone dei giuramenti dopo l'ipoteca ecco i sassi sacri

    Da "La Repubblica"



    di FILIPPO CECCARELLI


    Il pratone di Pontida (Bergamo)
    QUANTO costa il sacro? Quanti euro? Quanta fede?
    Con qualche azzardata inventiva, si può perfino ammettere che il pratone di Pontida sia, per quanti vogliano crederci, sacro. La parola è impegnativa, ma i leghisti che qui, per la diciannovesima volta, si ritrovano oggi a giurare fedeltà al Bossi risanato e alla Padania, non si sono mai fatti troppi scrupoli dall'invocare un che di religioso, d'inviolabile e mirabolante su quei 20 mila quadrati: "il sacro suolo della libertà" si trova scritto nella pubblicistica padana, "Pontida è la culla della nostra storia", "è nostra madre", "uno spazio magico" e così via.

    Il cerimoniale quest'anno appare ancora più ricco di risonanze simboliche e televisive. Così, oltre allo sventolio di una bandiera monstre, sulla venerabile radura è prevista l'elevazione di un cumulo di pietre. Ogni leghista recherà la sua e l'alta massa minerale, alla fine, dovrebbe riassumere lo sforzo ritmico e concentrato d'innumerevoli cammini.

    Questa dei sacri sassi non è del tutto nuova. O almeno: alcuni frammenti di roccia furono prelevati sul Monviso nel settembre 1999, ai tempi della fase pagana della Lega, e poi nascosti alle telecamere per timore che facessero cortocircuito visivo con i sassi che proprio allora venivano tirati dai cavalcavia. Ora, Giuseppe Leoni, che è molto cattolico, ha spiegato che l'idea del mucchio di pietre s'ispira a quello cui i pellegrini hanno dato vita fuori dal santuario di Santiago de Compostela. E insomma, vista la santità di Santiago, del giuramento, della madre Padania, delle rocce e di tutto il resto, compresa l'indimenticabile ampolla, ecco, non sembrerà troppo strano che già nel 1998 la Lega decise di comprarsi il benedetto pratone di Pontida.

    "Compriamoci Pontida" fu lo slogan. Vennero quindi emessi dei Btp, Buoni Terreno Pontida, da 20-50-200 mila lire per tre distinte pezzature del terreno. Superbo imbonitore, il gran capo: "Ohé - gridò Bossi dal palco - mentre io sto qui a parlare, questi mi si comprano tutte le quote del terreno e non me ne lasciano nemmeno uno spicchio! Tenetemene via sei - ordinò - per mia moglie e per ognuno dei miei figli!". Ed ebbe i lotti dal 496 al 501.

    L'operazione politico-finanziaria venne affidata nelle mani di Calderoli. Agli acquirenti delle zolle venne consegnata una pergamena: "Ogni padano potrà raccontare ai nipoti non solo di esserci stato - proclamò l'ineffabile ministro nella cerimonia di consegna - ma anche di aver contribuito a conservare per sempre un sacro luogo di libertà". In tutto, nell'arco di un paio d'anni, furono venduti Btp per 500 milioni. Ma la Lega si era impegnata per 2 miliardi e 750 milioni più Iva. E qui, come già s'intuisce, le cose cominciano a complicarsi.

    Perché dei leghisti tutto si può dire meno che siano portati per gli affari. Ogni volta che hanno chiesto soldi per investimenti politici, comunque e regolarmente questi soldi finiscono per incontrare un sacco di difficoltà e disavventure, non di rado creando impicci non sai bene se più buffi o crudeli, considerata la buona fede dei militanti. E' probabile che non sia cattiveria, ma ingenuità e pressapochismo. Ci hanno provato con le cooperative del made in Padania (liquidate in perdita); poi riprovato con le sale del Bingo (chiuse con ignominia); quindi con i villaggi turistici in Croazia (falliti, con grane giudiziarie).

    Il capolavoro dello spirito imprenditoriale leghista resta comunque la banca padana, battezzata Credieuronord, lanciata "per liberarci del giogo romano" proprio in contemporanea con i Btp del prato di Pontida. Nella vicenda Credieuronord la voragine è stata anche più seria, e 2.500 risparmiatori padanisti sono rimasti con un palmo di naso, tanto che mesi orsono è dovuta intervenire in soccorso la Banca Popolare di Lodi.

    Nel frattempo, ancorché ipotecato alla banca di Fiorani, il pratone ha continuato a ospitare comizi, feste celtiche e perfino sposali tra militanti, reclamizzati sulla Padania con lo slogan "Un giuramento d'amore". Nel 2000 furono emesse e distribuite sul sacro suolo di Pontida delle banconote celebrative, coloratissime e con il volto di Bossi. In verità, anche una stele avrebbe dovuto ricordare, incisi su pietra, i nomi dei singoli sottoscrittori. Poi più modestamente si è parlato di un cartellone. Ora siamo agli anonimi sassi sostitutivi. E al debito da onorare.

    Ma il punto vero, al di là delle valutazioni contabili, è che il delicatissimo rapporto fra devozione e denaro va spesso a parare là dove si confrontano fede e credulità. Lo insegnano vecchie favole: "E il campo dei miracoli dov'è?" domandò Pinocchio. "E' qui a due passi". Detto fatto traversarono la città e, usciti fuori dalle mura, si fermarono in un campo solitario che, su per giù, somigliava a tutti gli altri campi.

    Ma la "pratoneide padana" non è ancora finita perché nel 2002 l'amministrazione centrista di Pontida stabilì che proprio lì, nel sacro recinto ai cui margini s'erano intanto sistemati un supermercato e delle villette, doveva passare una strada. "Oltraggio!" si ribellò allora l'iperbolico Calderoli, scagliando contro la sindachessa Donadoni tanto di giacobini, Stalin e talebani: "Sarebbe come costruire in piazza del Duomo abbattendo la cattedrale". Si bloccò dunque la variante del piano regolatore che però rendeva il terreno edificabile aumentandone di gran lunga il valore.

    L'anno scorso, con il sindaco Vanalli, la Lega ha riconquistato Pontida: e quindi nessuna strada minaccia più, in teoria, l'inviolabilità e l'inedificabilità del pratone. Il guaio è che in pratica questo vale molto di meno, mentre il debito con la banca rischia di costare molto di più.

    (19 giugno 2005)

  7. #7
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    Credieuronord. I leghisti rivogliono i soldi della banca padana furbetta

    IL CARROCCIO E BANCOPOLI. C’E’ ANCHE CHI CONTINUA A CREDERE IN CALUNNIE E COMPLOTTI
    I leghisti rivogliono i soldi della banca padana furbetta
    «Eravamo con loro ma non importa: li portiamo in tribunale»
    16/1/2006


    MILANO. «Basta. Li portiamo in tribunale», dice Corinna Zanon. Lei è fra i promotori del «Comitato amici della Credieuronord», e il termine «amici» è ingannevole. Il comitato, infatti, raduna i 3 mila e 500 soci che in Credieuronord (conosciuta anche come banca della Lega) hanno perso venti milioni di euro, in media 5 mila e 700 euro a testa. Lanciata nel 1999 dal testimonial Umberto
    Millitanti della Lega a Pontida
    Militanti della Lega
    con le bandiere padane a Pontida
    Bossi, la banca andò presto a gambe all’aria, poi fu salvata dalla Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani che si prese a 4 euro le azioni pagate dai soci il sestuplo. «Nei prossimi giorni partiranno le prime cause civili», dice Corinna Zanon e spiega che non si guarderà in faccia a nessuno, né a sindaci né a revisori dei conti, e nemmeno ai membri del comitato di amministrazione, «neanche se si chiamano Stefano Stefani e Maurizio Balocchi e sono dirigenti della Lega».

    In internet, nei gruppi di discussione, si leggono frasi così: «E’ la prova che chi va a Roma diventa romano». Oppure: «Sono tutti uguali». O ancora: «Se hanno fatto robe del genere, massima condanna». Credieuronord non c’entra. Qui i leghisti commentano i rapporti fra il partito e la Popolare di Lodi. Anche se la maggioranza non si rassegna, e crede siano calunnie e complotti, e che se porcheria c’è stata è porcheria per legittima difesa, tutti gli altri (non pochi) soffiano di rabbia. «Sono furenti. Furenti», spiega Rosanna Sapori. E’ stata una voce storica di Radio Padania. L’hanno allontanata nel 2004 dopo quattro anni da Co.co.co: «Davo spazio ai truffati di Credieuronord. E alla Lega dava fastidio». TelePadova Adesso Rosanna lavora a TelePadova, e continua a consegnare i microfoni a scontenti e indignati: «Aumentano, e la Lega sbaglia a trascurarli». Lo pensa anche Roberto Poletti, conduttore di una trasmissione quotidiana sulla milanese Antenna 3.

    I telespettatori telefonano in diretta destreggiandosi fra lo scoramento e la collera: «C’è la banca, ci sono i maneggi con Fiorani, e poi le pensioni d’oro per i senatori votate dai leghisti insieme a tutti gli altri. Non tira un’aria meravigliosa», dice Poletti. «Non è questione di reati», osserva l’ex sindaco socialista Paolo Pillitteri, uno che dovette misurarsi col tambureggiante leghismo delle origini, «ma ora sappiamo che i bossiani hanno relazioni non sempre limpide, si muovono nel sottobosco, nella zona grigia compresa fra politica e affari. Magari fanno quadrare i conti con qualche artificio. E insomma, si dedicano a quello che, scendendo in politica, volevano combattere». La percezione degli osservatori combacia straordinariamente. Soltanto Massimo Fini (scrittore e giornalista nemico della modernità e della globalizzazione, molto affascinato quindici anni fa dagli esordi leghisti) ha convinzioni un po’ dissimili: «La base è molto spaccata, metà innocentista e metà colpevolista. Ma continua a credere fideisticamente nella diversità della Lega, pensa che i cattivi comportamenti, se ci sono stati, servivano al perseguimento di obiettivi nobili e superiori. E anche gli intransigenti, e non mancano, hanno l’aria di aspettare il pretesto per perdonare e passare oltre».

    Nella provincia di Bergamo Altrettanto straordinariamente convergono le analisi nel partito - e sono ben più rassicuranti - che provengano da uno sgobbone di provincia, da un semplice parlamentare o da un ministro. Lo sgobbone è Daniele Belotti, ex coordinatore della Lega a Bergamo, oggi consigliere regionale lombardo: «Io i nostri li incontro, e c’è assolutamente fiducia. Hanno capito che i giornali scrivono certe cose per coprire qualcun altro». Il deputato è Giancarlo Pagliarini: «Da quello che ho letto, le accuse non stanno in piedi. Sono diffamazioni così confuse da non poterci danneggiare». Il ministro è Roberto Maroni: «Se qualcuno scrive che Bossi ha intascato cento milioni di lire, e Bossi smentisce, secondo voi l’elettore leghista a chi crede?». Il vigoroso ottimismo non accetta obiezioni. Nemmeno quando si parla di «Etere padano», iniziativa di qualche anno fa. Venne aperto un conto (alla solita Popolare di Lodi) per raccogliere i fondi necessari a potenziare l’informazione leghista: il giornale, la radio, la tv. Negli anni sul conto sono transitati denari a profusione. In cambio dell’anonimato, un leghista confida le preoccupazioni di alcuni militanti: «Fanno due più due, si ricordano che era un conto della Bpl, si chiedono come sono stati spesi quei soldi». Per Pagliarini non c’è stranezza: «Immagino siano serviti per tenere in piedi i nostri media.

    Le radio e le tv non rendono...», dice, e sorride pensando a quanto abbiano reso a Berlusconi. E continua a sorridere malgrado lui stesso abbia perso 20 mila euro in un’avventura immobiliare promossa da colleghi di partito in Croazia: «Un vero bidone, sono ancora incazzatissimo. Ma che c’entra la Lega? Era un investimento sballato, e io, asino, non me ne sono accorto». I poverini, conclude, sono quelli di Credieuronord, e il sorriso svanisce. «Certo che sono poverini» «Certo che sono poverini. Fanno bene a promuovere azioni civili, e chi ha sbagliato paghi. E so che noi della Lega dovremmo trovare il modo di aiutarli», prosegue Maroni. Ma la questione, dice, elettoralmente è già stata metabolizzata: «Alle Europee abbiamo preso il 5 per cento contro il 3,9 del 2001. E ad aprile andremo oltre, vedrete».

    E succederà, secondo Maroni, specie se continueranno a girare panzane come quella di un asse Fiorani-Maroni per salvare il Varese calcio: «Bene, una calunnia buona per regalarci i voti degli ultrà. Come si può vedere, è tutto inutile: la Lega è sana, e intrattiene certe relazioni perché non sta chiusa sotto una campana di vetro». Intanto, però, il giudizio di Massimo Fini è bruciante: «Se intrattiene certe relazioni è perché, in democrazia, le oligarchie politiche sono strutturalmente legate alle oligarchie finanziarie. Per competere hai bisogno di quattrini, e ne ha anche la Lega. Non solo in questo, purtroppo, il partito di Bossi è diventato come gli altri». «Anzi, parte della base ormai reputa la Lega una sottomarca di Forza Italia», è la lapide di Gigi Moncalvo, ex direttore della Padania.

    17/01/2006

  8. #8
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  9. #9
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    ......... Der, eddai, unisci i 3d che parlano tutti di Pontida e della Credieuronord...

  10. #10
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    Senti DER CAXXO perkè la rassegna stampa non la fai su etno e magari in tedesco... così tutti i nazi come te potranno leggersela in santa pace.

 

 
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