La Bpi non salva la banca della Lega Tremila soci al verde
--------------------------------------------------------------------------------
MILANO Con 9 giorni d'anticipo la Popolare Italiana ha decretato quello che si prospetta come il crac della banca della Lega Nord. L'istituto guidato da Divo Gronchi aveva tempo fino al 30 giugno. Ma ieri il consiglio d'amministrazione ha deciso che « non ci sono i numeri per la fusione. Le indicazioni che si hanno ora non corrispondono a quelle iniziali » . Così duemila e settecento persone non rivedranno più i loro risparmi. Già scambiando le loro azioni con quelle di Rete Bancarie Holding, avrebbero perso l' 80% delle somme investite. Ma adesso la situazione è ulteriormente peggiorata. Perché la Euronord Holding, che ha un capitale sociale di circa 2 milioni di euro, dovrebbe risarcirne almeno 10. Un bagno di sangue, che non è riuscito a fermare nemmeno Gianpiero Fiorani, intervenuto a salvare la banca voluta da Umberto Bossi, per « ottenere l'appoggio » del Carroccio nella questione Fazio. Che storia. Nel 2001 le azioni valgono circa 50mila lire, poco più di 25 euro. Il primo esercizio dell'istituto però si chiude in rosso. Così l'anno dopo viene varato un aumento di capitale da 28 euro per azione. Altri soldi quindi. Ma il buco non si chiude. Anzi. Nuova ricapitalizzazione. Questa volta sono chiamati a tirare fuori i soldi parlamentari ( 50 milioni di lire a testa), consiglieri regionali ( oltre 12.500 euro) e consiglieri comunali. Un'operazione inutile. La banca padana è vicina al collasso, con numeri da crac: 13 milioni in crediti inesigibili, 8 di perdite solo nel bilancio 2003 e 12 milioni di sofferenze su circa 47 milioni di impieghi. I risparmiatori, circa 4mila, sono imbufaliti. Chiedono ai vertici della Lega di prendere il toro per le corna e trovare una soluzione. Entra in scena Giancarlo Giorgetti, segretario della Lega Lombarda, nel ruolo di mediatore. E scende in campo anche la Popolare di Milano, che manda Sergio Bortolami come direttore generale. Ma la banca di Mazzotta alla fine lascia. Si fa avanti Gianpiero Fiorani, numero uno della Popolare di Lodi. Siamo nella primavera del 2004. Va in porto l'operazione salvataggio. L'attuale Popolare Italiana chiede innanzitutto la trasformazione della banca da cooperativa a società per azioni. Muore la Credieuronord e nasce la Euronord holding, presieduta dal neo senatore Dario Fruscio ( consigliere di Eni e Sviluppo Italia), dove confluiscono tutti i risparmiatori. Le due filiali di Milano e Treviso invece passano subito sotto le insegne dell'ex Pop. Lodi. E gli ex azionisti? A loro vengono offerte due opzioni: abbandonare l'investimento, dietro un pagamento di circa 4 euro per azione (- 84% del valore iniziale) o accettare il concambio di titoli ex Credieuronord con azioni Reti Bancarie Holding, la spa controllata dalla Bpi. Solo il 10% dei risparmiatori aderisce alla prima opzione. Gli altri aspettano invece la chiusura dell'operazione concambio. Tutto è pronto per giugno 2005. Ma improvvisamente si blocca tutto. Per Pop. Italiana salta la conquista di Antonveneta. L'inchiesta giudiziaria entra nel vivo. E Fiorani va in carcere. La Bpi aveva appunto tempo fino a fine mese per decidere se inglobarsi i risparmiatori leghisti o lasciarli al loro destino. Nel contratto di cessione infatti Fiorani era riuscito a inserire una clausola: se ci saranno procedimenti pendenti entro il 2005, la vendita di Credieuronord sarà annullata. I procedimenti per l'ex padre- padrone della Lodi sono scattati. E ieri la nuova Bpi non ha fatto altro che rispettare il contratto. Nessun salvataggio. Adesso alcuni dei 2.700 risparmiatori faranno causa contro gli ex amministratori. Ma tutti vorrebbero « che la Lega crei un fondo di solidarietà - spiegano - per risarcire i militanti che hanno creduto in Bossi » .
GIULIANO ZULIN
Libero 22/06/06