Ragione e sindacato
Come andare oltre le vecchie ideologie e la conservazione
Ci ha colpito nella relazione del segretario della Uil, Luigi Angeletti, al 14 congresso dell'associazione, una frase in particolare, che si potrebbe usare con successo come uno slogan persuasivo. Essa recita: "Andiamo oltre le ideologie e la conservazione".
Anche per noi, un sindacato moderno, all'altezza delle nuove sfide che si presentano in una società tanto articolata e complessa, non si promette di cambiare il mondo, ma, semmai, di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori: la stessa cosa che la Uil pensa di se stessa, tanto da dimostrare a proposito di avere le idee chiare e di meritare il nostro apprezzamento.
Venendo poi alle questioni dirimenti nel campo delicatissimo dell'economia, Angeletti ha perfettamente ragione quando dice che non è sufficiente tagliare la spesa pubblica per rilanciare l'economia del paese, e bene fa anche a ricordare che non sono state sufficienti nemmeno le tanto decantate privatizzazioni volute dal centrosinistra, senza le necessarie e complementari liberalizzazioni. Bisogna liberalizzare e tagliare le tasse sul lavoro, innanzitutto, se si vuole ripartire. E questa è la nostra stessa posizione. E comprendiamo il fatto anche che Angeletti punti molto sulla lotta all'evasione fiscale. E' più che mai necessaria, ma nessuno si illuda che possa rivelarsi da sola come una condizione sufficiente di rilancio economico. A volte abbiamo l'impressione che il nuovo governo sia invece convinto del contrario.
Angeletti fa bene invece a guardare con attenzione al complesso occupazionale del paese, cogliendo l'importanza delle misure adatte a raggiungere una maggiore flessibilità, e rifiutando ogni demonizzazione delle stesse.
Possiamo preoccuparci di trovare i giusti ammortizzatori, gli incentivi necessari, una normativa più esauriente. Ma il principio del posto fisso, così come lo conosceva la società degli anni '60, di memoria "fordista" per intenderci, non è più emblematico di una sicurezza lavorativa, e non è più plausibile, a fronte dell'espansione della concorrenza. E forse tutto il sindacato dovrebbe riflettere sulla trasformazione del mercato del lavoro, a fronte di una produzione mondiale che comprende aree fino agli anni '90 ingessate dalle economie di Stato.
Vogliamo anche aggiungere che sono i molti giovani in occidente come in oriente, in Italia come in Europa, a rifiutare il mito del posto fisso, perché esso rappresenta per loro non una condizione di sicurezza, ma quasi la rassegnazione ad ogni possibilità ulteriore di carriera e di movimento nel vasto mondo del lavoro. La Uil, comunque, mostra di essere il sindacato che vede meglio a riguardo. Lo invitiamo a tener ferma la sua posizione, per evitare tentazioni restauratrici che si rivolgerebbero contro la legge Biagi, che segue invece un principio utile.
Se poi guardiamo al sostegno della Uil dato al processo di infrastrutturazione del Paese, con il suo sì al ponte sullo Stretto di Messina, nonché alla sua cauta apertura al nucleare in campo energetico, ci sarebbe da chiedersi se Angeletti intenda mai sostenere il governo.
E' vero che egli ha detto di non volere una Uil "ancella" del nuovo esecutivo, e a ragione. Però ha detto anche che "questo governo non può fallire e se fallisse sarebbe un grave danno per il Paese". Eppure a noi sembra che il programma del governo, in niente o in poco, tenga a mente le raccomandazioni della Uil, o, per lo meno, essendo presenti nel governo tre diverse linee di politica economica (più quella della Uil) ancora non sappiamo come l'esecutivo si orienterà. La Uil ha riconosciuto l'esigenza di un giusto tempo per capire gli sviluppi del governo, ma visto il margine di dissenso che Angeletti ha evidenziato, non solo con alcune delle posizioni che sono emerse a riguardo nell'esecutivo (è chiaro con chi ce l'abbia Angeletti quando dice no alla "mistica dei sacrifici", ma anche come si rivolga su alcuni punti specifici e qualificanti con la Cgil, a testimonianza di una questione annosa ed irrisolta che corre fra i due sindacati), forse è bene che la Uil si prepari, e in fretta, a considerare l'idea del fallimento dell'attuale governo, che non sarà poi così drammatico, soprattutto se sosterrà ipotesi, come sta facendo finora, che la Uil non condivide, e che se mai fossero realizzate, rischierebbero solo di peggiorare le condizioni del paese.
Roma, 26 giugno 2006
tratto dal sito del Partito Repubblicano
http://www.pri.it