Appunti di biologia sociale
NEL “RAZZISMO IDEOLOGICO”
di Carmelo R. Viola
Carlo Marx venne osteggiato ferocemente dall’ufficialità “culturale” (insomma dall’”intellighenzia”) del mondo borghese del suo tempo, che vedeva nelle sue teorie un attentato alla propria “sacralità”. Solo dopo la morte, gli studiosi, specie di economia (tale si chiamava, come tuttora, la “predonomia”) se ne accorsero e accordarono al marxismo l’attenzione che meritava. Con la “caduta del Muro di Berlino” ne è stata decretata la morte, pur conservandolo nelle pagine della letteratura del passato da studiare negli atenei. La storia, come liberatasi da una specie di “influenza virale”, riprenderebbe il proprio cammino. La “comunità scientifica” si sarebbe ricreduta davanti all’evidenza dei fatti.
Ho voluto citare un caso storico emblematico di resistenza al nuovo-diverso e di autodifesa del contenuto della propria identità in cui si vede che la “comunità scientifica” altro non è che l’identità stessa che un soggetto (od ente) si sente a rischio di delegittimazione. L’incidente del marxismo (per la mente borghese un’interferenza temporanea nel percorso della vita sociale) ci riporta alla triste vicenda di Galilei, costretto dall’Inquisizione cattolica ad abiurare alla propria condivisione della teoria copernicana perché la statura scientifica del personaggio, o soltanto il “seme” di una nuova concezione dell’universo, minacciava l’identità dei papi. Freud venne osteggiato dal mondo medico, beghino e timorato da santamadrechiesa per il suo richiamo della sessualità e la rivoluzione della psicologia cognitiva (e quindi anche per coprire la propria ignoranza). Anche qui il pretesto, la menzogna, il fantasma, più precisamente il paravento della “comunità scientifica”, dietro cui i “resistenti” si esimono dal dovere di dar conto di sé agli innovatori di una disciplina.
Cotale “avversione” istintiva, viscerale, aprioristica la si potrebbe ben definire “razzismo ideologico”, chè, in fondo, sempre di idee si tratta, sia pure fondate su ipotesi, ragionamenti intuitivi o esperimenti in fieri. Tale razzismo è molto praticato tanto in campo sociologico che medico, non sempre appariscente ma spesso anche violento. Osteggiato fu Pasteur a proposito della teoria microbica della fermentazione e ancor più Jenner per la vaccinazione. Solo in casi clamorosi viene coinvolto il grande pubblico come in quello della cura anticancro Di Bella, in cui ancora non pochi credono a dispetto della “comunità scientifica” dove, come nel caso specifico, si nascondono anche una o più potenti lobbies di affari industriali (magari in lotta fra di loro ma solidali nella difesa comune) che niente hanno a che vedere con gli interessi della salute. Forse pochi sanno che l’omeopatia, usata in alta percentuale nella Germania, paese d’origine, in Italia non è nemmeno considerata una scienza medica tanto che una recente sentenza della Magistratura ha assolto un tale omeopata, accusato di esercizio abusivo della medicina, per la detta ragione.
Quanto detto dimostra la persistente primitiva istintiva difesa dei valori in cui ci si identifica – si direbbe il contenuto della propria fede – che può acquistare il valore patologico di “razzismo mentale”. Il fedele religioso osteggia il diverso (l’infedele!) per questo fenomeno di “blocco psicologico” che, come abbiamo già visto, non è solo prerogativa delle masse incolte e acefale e che non dovrebbe allignare in una persona che ami dirsi adulta e libera, cioè “in libera evoluzione”.
La biologia ci suggerisce che tutto è in quanto diviene. La stasi si trasforma in settarismo e in conflittualità. La storia, come successione di fatti ed eventi, diviene comunque ma questo divenire non è evolversi: può essere il contrario o come lo scorrere dell’acqua di un fiume che appare sempre lo stesso.
Al presente assistiamo a fenomeni di “stasi aggressiva” che promettono il peggio per il prossimo futuro. Abbiamo fedeli della Santa Inquisizione a riposo che rivendicano tradizioni del nostro paese (di cui dovrebbero vergognarsi) e marxisti che pensano di restaurare situazioni ormai improponibili. Questi ultimi non avendo appreso granché dalla catastrofe del sovietismo e dal connubio capitalismo-potere papale, che l’ha colpito alle spalle “in nome di Dio”, restano fedeli al “verbo del maestro” e semplicemente si rifiutano di leggere pagine di “scienza nuova” come quel tale che si sarebbe rifiutato di guardare dentro il cannocchiale di Galilei! Il fenomeno della repulsione da stagnazione psicoideologica è molto più grave quando viene manifestata da quei sostenitori del materialismo dialettico che, proprio per questo, dovrebbero essere aperti ad ogni tentativo d’innovazione del pensiero e proprio oggi che viene rimessa in discussione ogni certezza del passato. Che ne è dunque della dialettica?
Ebbene, un certo istituto di studi comunisti di Napoli, ricevendo, come tanti altri destinatari (spesso lontani dalla mia, come si suol dire, “Weltanschauung”), miei scritti, destinati alla carta stampata o a siti internet, mi ha pregato di essere cancellato dalla mia lista perché la biologia sociale non è riconosciuta dalla “comunità scientifica” (sic!). Se pensano alla propria “identità”, fanno riferimento ad un sistema chiuso e alla propria incapacità di accorgersi che la biologia, prima della storia, ha decretato la non esistenza del classismo. Al livello proletario ogni “povero diavolo” si arrangia come può e non si perita di prestare servizio, anche elettivo, presso le forze “pretoriane” (alias “dell’ordine”) del sistema borghese e di votare allegramente l’ultimo dei Berlusconi. Altro che classe! Se pensano ad altro, non può trattarsi che dell’intellighenzia della scienza gestita dal potere borghese che oggi pone in auge il neoliberismo come “economia naturale” della civiltà industriale-tecnologica succube della superpotenza predonomica-antropozoica e quindi imperialista degli Usa!
Ho chiesto ai compagni “dialettici” di Napoli – che si rifiutano perfino di leggere elaborati in chiave di biologia sociale – una spiegazione anche in ordine alla “comunità scientifica”: attendo ancora una risposta. Di fronte alla chiusura fideistica da “identità retrògrada” di un marxismo, morto suicida o sopravvissuto settario, la mia collaborazione a non importa quale testata, purché rispettosa delle mie convinzioni, è un vero atto di coerenza etica con me stesso e con i miei simili.
Carmelo R. Viola
Centro Studi Biologia Sociale – crviola@mail.gte.it