"Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels
21 gennaio 1921. Veniamo da lontano.
Riportiamo dal bellissimo "sitocomunista" la storia in breve del Partito Comunista d'Italia (PCI), lasciando sia i link d'approfondimento che le meravigliose immagini storiche. Visto che per "puro caso" il racconto si ferma alla nascita di rifondazione e alla successiva nascita dei Comunisti Italiani, le considerazioni su dove stiamo andando le lasciamo a domani. Oggi è un giorno di festa.
Auguri compagni.
Nel 1921 si tenne a Livorno il XVII Congresso del Partito Socialista: la frazione comunista guidata da Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci, che non riteneva più possibile continuare a rimanere nel vecchio partito, abbandonò i lavori e il 21 gennaio si riunì nel congresso fondativo del Partito Comunista d'Italia - sezione dell'Internazionale Comunista.
Su come si realizzò la scissione, gli stessi Gramsci e Togliatti espressero più tardi un giudizio parzialmente autocritico, e in effetti nel breve periodo essa contribuì ad indebolire ulteriormente la capacità di resistenza del proletariato che, pur continuando in gran parte a far riferimento al PSI, rimase disorientato dalla durissima lotta intestina apertasi a sinistra.
Il primo Segretario del partito fu Amadeo Bordiga, ma la sua direzione, settaria ed estremista, fu messa sotto accusa al III congresso del PCd'I (Lione, 1926) ed egli fu estromesso dal gruppo dirigente: prevalse, cioè, la linea elaborata da Gramsci e Palmiro Togliatti nelle Tesi di Lione, dove si ponevano le premesse per la costruzione di un partito di massa e veniva svolta un'acuta analisi del fascismo, cogliendone le tendenze all'imperialismo e alla guerra. Questo ragionamento venne poi ripreso da Togliatti qualche anno più tardi in quella che resta sicuramente la riflessione più lucida sul regime, Le lezioni sul fascismo: qui troviamo una delle più limpide definizioni del fascismo, "regime reazionario di massa".
Con le leggi speciali, "fascistissime", del 1926 tutti i partiti e i sindacati furono dichiarati illegali e anche il PCd'I fu parzialmente decapitato, coi suoi dirigenti imprigionati o inviati al confino: lo stesso Gramsci restò in carcere dieci anni e morì subito dopo essere stato liberato, nel 1937; molti quadri, però, riuscirono ad espatriare, concentrandosi soprattutto a Parigi e a Mosca e il PCd'I si organizzò nella clandestinità: nonostante la repressione fascista riuscì a sopravvivere, e fu anzi l'unica forza politica antifascista che per tutto il ventennio continuò tenacemente ad operare. Questo fu dovuto essenzialmente a due fattori: il grande spirito di sacrificio e la ferrea organizzazione del partito leninista, ovvero la capacità, che il PCd'I conservò anche nei momenti più difficili, di mantenere profondi legami con il popolo.
Di rilievo alcuni momenti di forte tensione all'interno del gruppo dirigente: nel 1938, dopo la firma del patto di non aggressione fra URSS e Germania, alcuni esponenti di primo piano come Umberto Terracini e Camilla Ravera giudicarono inaccettabile questo accordo e furono espulsi dal partito (salvo venir riammessi appena finita la guerra). Prima ancora Gramsci aveva esplicitamente dissentito sul modo in cui veniva gestito il PCUS dopo la morte di Lenin e per questa ragione, pur mantenendo formalmente la carica di Segretario, fu di fatto emarginato: evidentemente la grande acutezza di Gramsci, oltre al fatto che si trovava in carcere, gli aveva consentito di cogliere nel Testamento di Lenin ciò che altri non seppero o non vollero vedere.
Assai numerosi furono i militanti comunisti che accorsero nelle Brigate Internazionali, formatesi in appoggio della Repubblica durante la guerra civile spagnola, e molti dirigenti del PCd'I ebbero un ruolo di primissimo piano (oltre a Togliatti, Luigi Longo, Vittorio Vidali - il leggendario Carlos, comandante il 5° Regimiento - Giuliano Pajetta e tanti altri).
Decisivo fu il contributo dei comunisti durante la Resistenza: le Brigate Garibaldi furono le principali formazioni combattenti (a cui si affiancarono i raggruppamenti organizzati da Giustizia e Libertà, dal PSI e dalla DC, e quelli senza uno specifico orientamento politico) e dei circa 45.000 partigiani morti oltre 30.000 erano comunisti.
I partiti antifascisti
Democrazia cristiana: fu costituita nel 1942 da dirigenti del disciolto Partito Popolare Italiano, la formazione cattolica fondata nel 1919 da don Luigi Sturzo; nel 1994 si è sciolta, e i suoi dirigenti hanno dato vita a varie formazioni, legate alla coalizione di centrosinistra (in particolare il PPI, poi Margherita, e l'UDEUR) o a quella di centrodestra (CCD, CDU, riunitesi nell'UDC).
Partito d’Azione: fu fondato da Mazzini nel 1853 con un programma repubblicano, laico e riformista: ad esso si ispirarono i gruppi dell’area liberale e socialista (soprattutto il movimento Giustizia e libertà) che nel 1942 si costituirono in Partito; nell’immediato dopoguerra questa forza si sciolse: l’ala più moderata, guidata da Ugo La Malfa, confluì nel rinato Partito Repubblicano Italiano, mentre gli esponenti della sinistra entrarono nel PCI o nel PSI.
Partito Democratico del Lavoro: formazione minore di tipo liberal-socialista che ebbe brevissima vita.
Partito Liberale Italiano: fondato nel 1942 ispirandosi al liberalismo post-risorgimentale, nel 1956 vide la scissione della sua ala sinistra che formò il Partito Radicale; guidato per molti anni da Giovanni Malagodi, si è sciolto nel 1994. Va precisato che il PLI fu un partito decisamente conservatore, assai distante dal liberalismo progressista di Gobetti (1901-1926) e della sua Rivoluzione Liberale.
Partito Socialista Italiano: fondato nel 1892 come Partito dei Lavoratori Italiani, l’anno successivo prese il nome di PSI; ne fece parte anche Mussolini (che addirittura fu direttore de l'Avanti!) fino allo scoppio della prima guerra mondiale; i suoi capi storici furono Filippo Turati durante il fascismo e Pietro Nenni nel dopoguerra, e subì la scissione dell’ala destra nel 1947 (da cui nacque il Partito Socialdemocratico di Saragat) e di quella sinistra nel 1964 (PSIUP); guidato dal 1976 al 1993 da Bettino Craxi, dimessosi in seguito a Tangentopoli, si è sciolto, disperdendosi in varie formazioni, nel 1994. Una ricchissima bibliografia sul socialismo in: socialisti.net/.
Segue 21 gennaio 1921. Veniamo da lontano.